MARIA, UN MODELLO
(autori vari)
Senza polemizzare contro certi indubbi eccessi del culto
mariano in precedenti epoche della Chiesa, e in particolare negli anni di Pio XII, il
Concilio prendeva le distanze da certa malaccorta mariologia e in particolare ribadiva con
forza che unico mediatore era Cristo, unico redentore Cristo e che solo in senso
traslato e spirituale - ma con termini che dopo il Vaticano II non avrebbero dovuto
più avere corso nella Chiesa - Maria poteva essere chiamata "mediatrice"
e "corredentrice".
Sembrava questo un passo indietro rispetto ad una teologia che, sulla base
dell'affermazione, enfatica ma teologicamente dubbia, De Maria numquam satis aveva
in parte perduto il senso della distinzione, in qualche modo abissale, che intercorre tra
Dio e l'uomo, fosse pure la creatura più alta e più degna, appunto Maria. Uno solo era
il Salvatore, tutti gli altri - Maria compresa - i salvati: e la Lumen gentium lo ribadiva
con forza (nn. 55 ss.). (Giorgio Campanini, cattolico)
Si può esagerare l'importanza delle apparizioni, le quali non sono che
un episodio, un complemento della fede. Questi fatti eclatanti possono dare l'illusione
che abbiano più positività del Vangelo e dell'Eucaristia.
Non si deve dimenticare la loro relatività: si tratta di un fenomeno molto particolare.
Spesso domandiamo troppo alle apparizioni: "troppi oracoli ai credenti e facilmente
si darà loro un valore assoluto". Ricordava giustamente il vescovo di Mostar: "la
Vergine non è l'impiegata allo sportello del cielo".
Si può avere troppa fame di apparizioni. Questo è ciò che gli antichi chiamavano
ingordigia spirituale. (Renè Laurantin, teologo cattolico)
Si sarebbe portati a pensare che alla diffusione così ampia della
devozione mariana corrisponda un accrescimento adeguato di vita cristiana: il che molto
spesso non avviene.
L'osservazione è giusta e ripropone il problema di certe deviazioni in cui sono
prevalenti il sentimentalismo e l'interesse privato.
Ma ciò accade proprio "quando noi distinguiamo la Madonna da Dio, quasi che ci
possa essere una bontà distinta da quella di Dio, e non sia Lui la sorgente unica e
suprema della bontà. Separiamo la Madonna da Dio e crediamo di dare onore alla Madonna
quasi dimenticandoci del suo divino Figlio e confrontando quale dei due si debba onorare
di più." (Paolo VI).
Il culto reso a Maria deve apparire secondo le parole di Paolo VI "introduzione e
conseguenza del culto unico che dobbiamo a Gesù Cristo nostro Signore
... imitare la Madonna nelle sue virtù, tanto sublimi e tanto umane, in quella
soprattutto della fede, dell'accettazione della parola di Dio, che inizia nelle nostre
anime la vita di Cristo."
Devoti a Maria: Sì e senza esitazione alcuna, ma sulla traccia segnata dalla Chiesa e dal
Vangelo. Quindi, né fautori di una esclusività liturgica della pietà mariana, né
sostenitori dichiarati di qualsiasi forma di devozione popolare.
Anche la fede di Maria fu messa a dura prova (Mc. 3), ma da tutte le oscurità di essa
uscì sempre più illuminata e temperata. Il Vaticano II non esita ad affermare che "avanzò
nella peregrinazione della fede" (Lumen Gentium 53-58).
Nonostante i suoi privilegi, il Signore ha voluto che ella restasse una donna del popolo,
umanamente in tutto simile alle altre creature.
La sua vocazione era quella di ascoltare, di apprendere quotidianamente il mistero suo e
del suo figlio, di dare agli uomini, ai piccoli della comunità, un supremo esempio di
fiducia e di abbandono a Dio. (Giulio Villani)
La mariologia è uno dei punti sui quali più
marcatamente si manifesta la rottura tra la Chiesa cattolica romana e le chiese sorte
dalla Riforma. L'antimarianesimo radicale di tanti protestanti successivi a Lutero si può
spiegare forse per una sorta di reazione a catena.
I protestanti detestavano tutto ciò che sembrava loro eccessivo nell'atteggiamento
devozionale dei cattolici verso la Madre di Dio. I cattolici per contro, traumatizzati
dalla reazione protestante, che appariva loro oltraggiosa e quasi sacrilega, hanno
moltiplicato per rivalsa le manifestazioni esteriori verso la Vergine, creando uno
squilibrio all'interno della religiosità stessa.
In questa situazione la presa di posizione polemica degli uni esasperava la sensibilità
degli altri e viceversa. Oggi però l'atmosfera delle controversie si è placata e Roger
Schultz, priore protestante di Taizè , ha potuto scrivere: "Noi domandiamo ai
nostri fratelli cattolici ed ortodossi di purificare la pietà mariana da ogni esuberanza,
affinché la Vergine Maria sia sempre tenuta in grande umiltà, come appare nella Sacra
Scrittura, in una vita nascosta a fianco di Gesù".
Il criterio biblico-cristologico, che costituisce il cardine della Riforma
protestante, è recepito dal cattolicesimo. Paolo VI nella Marialis cultus
raccomanda: "E' volontà della Chiesa cattolica che in tale culto, senza che ne
sia attenuato il carattere singolare, sia evitata con ogni cura qualunque esagerazione,
che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della
Chiesa cattolica e sia bandita ogni manifestazione cultuale contraria alla retta prassi
cattolica.". (Franco Molinari)
Né Lourdes né Fatima sono il Vangelo.
Benché trasmettano messaggi evangelici, non possono sostituire la parola di Dio.
Nella predicazione e in certe pubblicazioni spesso si è data troppa importanza alle
"rivelazioni private". Molte volte i lamenti del Cuore di Gesù, le
richieste della Madonna o le "parole di Maria ai sacerdoti"
(libro azzurro) sono stati presi come fossero autentica parola di Dio cui non si può non
dare retta. Si tratta di esagerazioni.
Presupposto necessario per accettare qualsiasi messaggio proveniente da rivelazioni
private è che esso sia conforme alla dottrina ufficiale rivelata. Qualunque insegnamento
che si opponga o pretenda di completare la rivelazione definitiva data in Cristo non è
accettabile.
Nessuno è obbligato a credere come dato di fede né l'autenticità di un'apparizione né
il messaggio religioso che proclama.
Molta gente che non legge la Bibbia, che frequenta poco la messa e non gradisce le
prediche, visita invece con fervore i santuari mariani e si sente commossa dal loro
messaggio, dalle processioni, dalle celebrazioni.
La pratica religiosa diminuisce, ma i pellegrinaggi aumentano. (Domiciano Fernandez)
Il movimento mariano della Controriforma cattolica (1600-1958) ('mariologia'
è un neologismo risalente al 1602) con i suoi eccessi ha fatto della Vergine un segno di
contraddizione tra gli stessi cattolici.
Esso si vantava di dire cose sempre nuove su Maria: De Maria numquam satis! Questo
ha causato come reazione il sentimento che ora ciò bastava, anzi era troppo: De
Maria, nunc est satis (cardinale Seper al Congresso mariologico di Zagabria,
1971).
Il movimento pneumatologico ha denunciato la sostituzione della Vergine allo Spirito
Santo, il cui oblio aveva provocato un curioso trasferimento dei suoi titoli e funzioni a
Maria (Consolatrice, avvocata dei fedeli davanti a Cristo, che sarebbe un giudice
terribile; madre grazie alla quale non siamo più orfani; rivelatrice di Gesù, che a sua
volta rivela il Padre. Ella forma Gesù in noi, ruolo attribuito allo Spirito Santo...
Alcuni la chiamano "anima della Chiesa", altro titolo attribuito allo
Spirito. Infine, molti parlano di una presenza di Maria in loro che li guida, prerogativa
dello Spirito...).
Questa constatazione è stata fatta propria sia dal padre Congar che dal cardinale
Suenens.
La descrizione delle funzioni mediatrici di Maria in termini pneumatologici, infine,
poneva in ombra lo Spirito Santo al quale le funzioni di corredentore, di sorgente
universale di grazia, di paràcleto o avvocato devono essere riservate in base al Vangelo.
Il movimento biblico si sviluppò in reazione ad un tempo di ostilità violenta verso le
"Bibbie protestanti", quando correva lo slogan: "La Bibbia è
all'indice". Questo ritorno alla Bibbia non andava nel senso del movimento
mariano. (Renè Laurantin)
Certe espressioni di autori spirituali cattolici sono criticabili nella
misura in cui vedono in Maria una sorgente immediata e diretta di grazia e di vita
spirituale. Esse finiscono per attribuire a Maria ciò che è inalienabile opera di Dio e
dello Spirito Santo.
Il ruolo di Maria, invece, si situa in quello dello Spirito Santo, che l'ha resa
madre del Verbo incarnato, che è il principio di ogni santità e della comunione dei
Santi. I protestanti hanno ragione di rifiutare l'attribuzione a Maria di tutto ciò che
non appartiene che a Dio, ma è pure vero che essi hanno torto quando si chiudono davanti
alla considerazione dei benefici che i cattolici e gli ortodossi dichiarano di ricevere
nella loro vita spirituale da una discreta influenza mariale.
La preghiera di San Idelfonso di Toledo (667 d.c. ) è illuminante in questo senso:
"Ti prego, ti prego, Vergine Santa: che da questo Spirito
che ti ha fatto generare Gesù riceva io stesso Gesù. Che la mia anima riceva Gesù da
questo Spirito che ha reso possibile alla tua carne il concepimento di questo stesso Gesù
(...) Che io ami Gesù in questo Spirito nel quale tu stessa l'adori come tuo Signore, e
lo contempli come tuo Figlio." (Yves Congar, teologo cattolico)