E A NATALE ANCHE DIO 
FINISCE NEL MENU NATALIZIO

(Fausto Marinetti, già missionario in Brasile)
[tratto da ADISTA del 2 gennaio 2002]

Natale notte. Vado a Messa. Fa bene stare, una tantum, dalla parte del popolo, nella zona d'ascolto, tra i 'discenti'. I templi della zona sono zeppi come un uovo: non c'è posto. Anch'io, tra gli ultimi 'natalini', tento di forzare l'entrata.
Il popolo è come i pastori: porta in cuore una naturale sete di bontà, di 'Oltre'. 
È un bambino che cerca il Bambino, l'innocenza. Ogni simile cerca il suo simile.
Fa specie questa gente che accalca le chiese la notte di Natale. La stessa che riempie gli shopping. Fa specie l'umanità che si ferma davanti ad una culla in cerca di vita. Pare cercare sé stessa.
Nella chiesa stipata. Ed io, sulla soglia (il posto che mi spetta), mezzo dentro, mezzo fuori. A respirare il fenomeno 'chiesa'. Ad abbracciare, con lo sguardo, il senso di quelle volte ampie, segno e simbolo della sua struttura visibile. Che nervature possenti le organizzazioni cattoliche! Quanto potere nelle arcate giuridiche, nei contrafforti di catechismi universali, nei pilastri delle teologie onniscienti...! E le congregazioni romane?
Quanto diversa una grotta, una stalla, poca paglia e... un bambino a sorridere. Con lo sfarzo d'una stella. Con il potere d'una madre e d'un padre di famiglia. Un pugno di pecore e di pastori. Il blasone della povertà e della innocenza: le braccia dell'amore?
Nel racconto evangelico l'esaltazione dell'umano. Attraverso un bambino. Non ha sapore di divino ogni 'cosa' che nasce, un'alba, un bocciolo, un pulcino? Non è sufficiente nascere da una mamma per dire che si viene da Dio? Il prete non fa che arzigogolare su 'dio'. Più ne parla, meno si capisce. Ha perso il gusto dell'uomo? Aveva ragione don Zeno: "Bisogna proibire di parlare di Dio nelle chiese. Per qualche secolo. Fino a quando non ci sarà più un uomo, al quale non sarà permesso di vivere 'da uomo'."
Dio? Uno che ha pietà dell'uomo. Invece ti presentano come uno che, dal piedistallo della sua gloria, si degna di far piovere briciole di grazia... si compiace d'usare i poverelli per la soddisfazione di fare del bene, per sentirsi buono...
Oh la ricchezza della teologia!... nulla in comune con la grotta e il presepe! Un presepe impastato di connotati occidentali: angusto, provinciale. Non respira globalizzazione. Il bambinello bianco, etereo, quasi spiritualizzato.
L'unico presepe possibile? Quello con gli ingredienti della favela, della pedofilia, degli organi dei bambini poveri mercificati per salvare i bambini dei ricchi... La verità fa paura. Meglio occultarla. Anche con il sacro. Parlare di Dio per non dire nulla di Lui. Lui, quando parla, parla sempre dell'uomo e noi, quando parliamo, pretendiamo di parlare di Lui. E fiumi d'inchiostro per definirlo l'Inconoscibile, l'Apofatico.
L'umanità prosegue la sua marcia alla periferia di tutte le Betlemme. Dove sono andati i pastori, in questa fuga planetaria verso le invivibili megalopoli? Odi etnici e razziali, fondamentalismi vecchi e nuovi, nuove 'guerre umanitarie': le autostrade del cosmo.
Tutti offrono ricette e certificati di salvezza. Salvacondotti fasulli, incapaci di salvarci dalla noia e dall'alienazione: 900mila suicidi all'anno. Dalle navate, tra muri d'incenso, il bambino si fa largo... Potere indiviso ed ignoto sul suo volto: semplicità, impotenza, innocenza, essenzialità. L'unica cosa che manca nel nostro menù natalizio.

  Ikthys