GESÙ E LA SAMARITANA: IL VANGELO SECONDO LA DONNA
di Elena Lea Bartolini

Cristiana di origini ebraiche da parte materna, specializzata in Teologia ecumenica di indirizzo biblico-giudaico, saggista, docente e consulente nell'ambito di iniziative locali e nazionali per il dialogo fra i cristiani e gli ebrei, collabora con diverse Istituzioni Accademiche tra le quali la Pontificia Facoltà Auxilium di Roma. Fra le sue recenti pubblicazioni: Anno sabbatico e giubileo nella tradizione ebraica, Ancora, Milano 1999. Come sono belli i passi... La danza nella tradizione ebraica, Ancora, Milano 2000. Dialogo interreligioso con particolare riferimento alla Teshuvah, in AA. VV., Icone di riconciliazione (Dalla parola alla vita 14), Paoline, Milano 2001, pp.169-196.

Anno A - 3 marzo 2002 - III Domenica di Quaresima
(Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42)

L'incontro fra Gesù e la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe ci viene presentato da Giovanni nel contesto di una serie di particolari dialoghi che si articolano fra "segni straordinari": il dialogo fra Maria e Gesù durante le nozze di Canaa che sfocia nel primo miracolo (Gv 2,1-12); quello - provocatoriamente violento - fra Gesù e i mercanti presso il Tempio di Gerusalemme (Gv 2,13-22); quello di Gesù con il fariseo Nicodemo, durante il quale stabilisce una relazione fra sé e il serpente innalzato da Mosè nel deserto per la salvezza del popolo (Gv 3,1-21; cf. Nm 21,8-9); quello fra Giovanni e un giudeo riguardo al battesimo di conversione (Gv 3,22-36). È a questo punto che si colloca il dialogo fra Gesù e la Samaritana (Gv 4,5-42), che sarà a sua volta seguito dall'incontro fra Gesù e un funzionario reale che otterrà da lui la guarigione del figlio (Gv 4,46-54).
Fra gli elementi significativi rilevabili da tali narrazioni, e tra loro connessi, possiamo sottolineare i seguenti: l'aspetto nuziale e conviviale, che rimanda all'Alleanza fra Dio e gli uomini, e che colloca Gesù nell'orizzonte di un rapporto personale fra il Dio di Israele e la storia; il richiamo alla necessità di conversione, di ritorno sincero a Dio, in attesa del manifestarsi di nuovi eventi di salvezza; il richiamo allo Spirito di Dio, che agisce da sempre nella storia e sta per manifestarsi in maniera inaspettata; l'aspetto polemico, che caratterizza il dibattito interno al popolo di Israele su come vivere gli impegni che dall'Alleanza derivano aspettando i "tempi messianici", aspetto non necessariamente negativo in quanto segno di una dialettica che fa parte del modo semitico di rapportarsi; infine il rapporto fra ebrei e non ebrei "timorati di Dio" che sanno riconoscere i "segni divini".
Sullo sfondo dell'incontro fra Gesù e la Samaritana si intrecciano dunque miracoli, polemiche, divisioni che manifestano una situazione di forti tensioni, le stesse che il dialogo fra i due lascia trasparire: fra giudei e samaritani i rapporti infatti non sono buoni, e uno degli elementi di scontro è relativo al luogo ove adorare Dio: a Gerusalemme o sul monte Garizim?
Gesù, in linea con la tradizione profetica, ribadisce che le "vie di Dio" non sono necessariamente le "nostre vie" (cf. Is 55,8), e rimanda ad una manifestazione dello Spirito al contempo tradizionale e straordinaria: come insegna la tradizione rabbinica, lo Spirito Santo di Dio può posarsi su chiunque, pagano o ebreo, uomo o donna, schiavo o schiava… E chi lo riceve è investito di Spirito profetico, condizione considerata superiore a quella del Sommo Sacerdote del Tempio (cf. Jalkut Shimeoni, Shofetim, 1). Non deve dunque meravigliare che lo Spirito di Dio, attraverso Gesù, si riveli alla Samaritana e, attraverso la sua testimonianza, a molti altri; nello stesso tempo tale Spirito rimanda al mistero che in Gesù si compirà attraverso la sua morte e resurrezione: il dono di "un'acqua viva per la vita eterna", evidente "segno" messianico.
Ancora una volta lo Spirito di Dio agisce al di là delle nostre aspettative, al di là delle nostre divisioni, ma soprattutto al di là delle istituzioni con le quali tentiamo di "afferrare" il mistero per garantirci "l'esclusiva". Gesù non è presso il Tempio ma nel luogo suo antagonista, in compagnia di una donna che appartiene ad un gruppo scismatico, e il suo mistero, al quale tutto il discorso rimanda, si compirà secondo segni assolutamente perdenti. Lo Spirito di Dio non ama lo sfarzo e il potere, ma si manifesta sempre attraverso segni poveri, scomodi e imprevedibili: pensiamo al roveto ardente (Es 3,2), alla situazione disperata in cui la moabita Ruth "vede" il Dio di Israele nel rapporto con la suocera Noemi, a tutta la tradizione profetica che si è manifestata contro corrente denunciando le contraddizioni sociali permesse dai re di Israele.
Lo Spirito di Dio è libero, si manifesta dove e quando vuole; sta a noi saperlo riconoscere uscendo dai nostri schemi, dalle nostre sicurezze, dalle nostre scelte rassicuranti, per lasciarci interpellare da una storia che continua a parlarci soprattutto là dove si presenta come una storia scomoda. La Samaritana inizialmente è sorpresa dalla domanda di Gesù: "dammi da bere" (Gv 4,7), in quanto è una domanda insolita da parte di un Giudeo e per di più verso una donna… ma il coraggio, o l'intraprendenza, nel continuare un dialogo che poteva diventare scomodo le svela la salvezza. È un grande monito per tutti: lasciamoci provocare dallo Spirito che agisce spesso là dove non penseremmo mai di poterlo incontrare, e preferiamo il sano confronto dialettico all'uniformità che appiattisce.