LA RESURREZIONE
QUI E ORA
di Doranna Lupi
(della Comunità cristiana di Base
di Pinerolo)
Anno A - 7 aprile 2002 - II Domenica
di Pasqua
(At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31)
Siamo in chiusura del racconto
di passione-morte-resurrezione. Qui in pratica termina il
vangelo di Giovanni. Dall'immobilismo che accompagna la
morte ora la scena si ravviva con un andirivieni di personaggi
che iniziano a muovere i primi passi: dalla casa al sepolcro,
dal sepolcro alla casa.
Si mettono in movimento Pietro e il discepolo prediletto,
si incammina Maria di Magdala, ma, soprattutto, torna in
scena Gesù che, con le apparizioni, irrompe nuovamente
nelle loro vite.
L'angoscia paralizzante della morte lascia spazio al travaglio
fecondo della vita. Esplode la resurrezione! E la ricchezza
di questi racconti sta proprio nel mantenere viva la memoria
di percorsi di fede molto umani, contrassegnati ognuno da
tempi e modi differenti, da esperienze concrete, dove mediocrità
e grandezza ci rimandano ai nostri limiti.
Per questo, nel quadro delle apparizioni del risorto non
è possibile omettere l'apparizione di Gesù
alla Maddalena, che in Giovanni precede ogni altra apparizione
e assume toni amorosi di un'intimità struggente.
Maria, che gli aveva cosparso il capo di unguento prezioso,
che lo aveva accompagnato alla croce sostando sino all'ora
della morte, che di buon mattino era corsa al sepolcro per
ungerne il corpo, è la prima testimone di un'apparizione
del risorto. Gesù la chiama teneramente per nome
e le parole che le rivolge sono appassionate come le lacrime
che lei sta versando. Egli la prega: "Non mi trattenere"
rivelando la profonda comunione che li lega. Quanta intimità
in questo incontro! Il sogno di un'umanità diversa,
rinnovata dall'amore, era stato da loro due profondamente
condiviso. Maria non lo trattiene, bensì, forte della
sua generosa capacità di cospargere il mondo di profumi
e lacrime, di passioni forti e azioni concrete, riparte
da qui per annunciare la resurrezione.
Intanto, nel chiuso di una casa, ancora sotto l'effetto
della paura per ciò che è successo a Gesù,
stanno riuniti gli apostoli. È un momento di dolore,
di distacco ma anche di elaborazione e di sintesi. Ognuno
di loro è personalmente coinvolto e ad ognuno toccherà
partire da sé, da ciò che ha visto e sperimentato,
dai propri desideri e dalle proprie paure. Per tutti, il
punto di partenza è stato la relazione con Gesù,
l'entusiasmo e la passione nella condivisione dell'annuncio.
Ognuno però con i propri tempi, ognuno con il proprio
bagaglio di esperienze. Per loro è più difficile
accettare lo scacco della morte. Nessuno sguardo, nessuna
lacrima, nessun gesto di cura hanno potuto mediare e alleviare
il distacco. Ora si trovano riuniti ma ancora immobili,
nel chiuso di una casa, bloccati dalle loro paure. Gesù
attraversa le porte chiuse e appare, pronunciando parole
di pace e mostrando le mani e il costato. "E i discepoli
gioirono a vedere il Signore". Il pianto di Maria e la paura
degli apostoli si trasformano in gioia. Grazie al risorto,
qualcosa in loro è cambiato. Una percezione nuova
della realtà, un dispiegamento di energie vive, uno
slancio verso il mondo che ora appare più che mai
come degno di condividere l'annuncio della resurrezione.
Ma questa irruzione del divino nelle nostre vite passa solo
attraverso il coinvolgimento totale. Mente, cuore, corpo,
tutte le emozioni e tutti i sensi sono coinvolti nel cammino
di ricerca verso Dio. Come è possibile dare torto
al povero Tommaso che non ha visto e non ha toccato? Egli
non accetta il semplice racconto di un'esperienza di trasformazione
e di presa di coscienza. E perché dovrebbe accontentarsi?
Nelle sue parole risuona l'esperienza di Giobbe: "Io prima
ti conoscevo per sentito dire, ma ora ti ho visto faccia
a faccia." La sua ostinazione è la stessa di chi
sa prendere in mano la propria vita, porsi interrogativi
e tentare di trovar risposte, cercando di cogliere lo sguardo
di Dio nella complessità dell'esistenza. È
il travaglio di una vita intera, uno spazio inviolabile
di libertà a cui nessuna chiesa o dottrina possono
sostituirsi.
Non si tratta di una facile impresa, ma è l'unica
strada possibile per sperimentare la resurrezione "qui e
ora", nella nostra vita di tutti i giorni, trovando così
la forza di vivere e annunciare la follia di un messaggio
assolutamente controcorrente.
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