RALLEGRARSI DEL GRANO NONOSTANTE LA ZIZZANIA
di Maria Gloria Ladislao

Anno A - 21 luglio 2002 - XVI Domenica del Tempo Ordinario
(Sap 12,13.16-19; Sal 85; Rm 8,26-27; Mt 13,24-43)

Come tante altre volte, Gesù presenta in questa parabola il Regno di Dio con una immagine di vita quotidiana. Una scena rurale, un uomo, i suoi servitori e un nemico che semina zizzania. La farina di zizzania è velenosa.
Tanto il padrone del campo come il suo nemico lavorano e seminano la terra. Il nemico ha dovuto compiere lo stesso lavoro del padrone del campo. La parabola però non ci dice il perché.
In questo modo il male compie il suo operato. Non solo intorpidendo l'azione del bene, il che è già grave. Potrebbe sembrare che semini al massimo erbacce. Però il nemico semina veleno, causa di danni, malattie e morte. Perché lavorare con del buon seme se alla fine dei conti anche il nemico lavora, distrugge e contamina?
Gesù confida nel fatto che alla fine la zizzania non avvelenerà nessuno e finirà nel fuoco. Un lavoro in più al momento di preparare la farina, separandola prima dall'erbaccia. Però l'erbaccia è lì per niente, non produrrà nulla. Eppure sembra avere tanto potere! Non soltanto non ci permette di vedere che c'è ancora del grano, ma in più ci fa perdere la speranza che qualche giorno avremo finalmente la farina.
Gesù, come sempre, è ottimista. Il suo operato terreno era segnato dalla presenza della zizzania. Gesù diceva ai suoi contemporanei: "Il Regno è vicino". Come credere a quest'uomo che assicura che il Regno è vicino, se vediamo tanta zizzania? Per caso è questo il Regno? Gesù compie dei miracoli, guarisce, risolve alcune situazioni personali, però c'è tanta altra erbaccia da strappare, moltissima ancora, e lui rimane a pulire un po' il campo di Palestina…
Gesù è ottimista. Primo: la zizzania non impedirà al grano di crescere. È stata seminata sopra, tuttavia il grano germoglierà ugualmente. È sorprendente il modo in cui Gesù può combinare questo realismo che gli viene dall'osservare intorno a sé - basta aprire gli occhi e accertarsi che c'è effettivamente la zizzania - con l'ottimismo che nasce dalla fiducia che Gesù ha nel Padre. Il Padre vuole attuare il Regno, pertanto non solo la buona semente continuerà a crescere nonostante tutto, ma in più la zizzania non arriverà ad avvelenare: sarà infatti bruciata.
Ed è coerente che Matteo abbia unito questa parabola a quella del granellino di senape. Così piccolo, così infimo, però porta in sé la forza della crescita che niente potrà arrestare. Questo è il Regno: da questa piccolezza nella quale ci risulta difficile intravederlo, fino alla grandezza di questa frondosità dove tutti avranno un posto. Da questa miscela nella quale si incrociano la cattiva e la buona semente, fino ad un raccolto di farina abbondante e sostanziosa. Un uomo seminò buon seme; alla fine raccoglierà grano.
Che sfida credere a Gesù! Che sfida non cadere nell'avvilimento, nello scoraggiamento del "a che serve seminare buon seme se alla fine ci sarà zizzania"! Che tentazione passare dalla parte del nemico, se la sua semente si estende tanto da sembrare che guadagni sempre più terreno!
L'ottimismo di Gesù non è ingenuo, per questo motivo è solido. È l'ottimismo che nasce dalla fiducia in quel Dio che, come padre e madre, non darà veleno ai suoi figli ma solo farina buona. È l'ottimismo che desideriamo ci trasmetta Gesù per credere fino in fondo che è vero; che il Regno è effettivamente tra di noi.