UNA DONNA STRANIERA "CONVERTE" L'EBREO GESÙ
di Maria Caterina Jacobelli*

* nata a Roma nel 1928, laureata in antropologia culturale all'Università La Sapienza di Roma. Con p. Bernard Haering consegue il dottorato in teologia morale presso l'Accademia Alfonsiana della Pontificia Università Lateranense. Vive e lavora a Roma. Tra le sue pubblicazioni: Sacerdozio, donna, celibato. Alcune considerazioni antropologiche, Borla 1981; Il risus paschalis e il fondamento teologico del piacere sessuale, Queriniana 1991 (tre edizioni in Italia e varie traduzioni); Onestà verso Maria, Queriniana 1996.

Anno A - 18 agosto - XX Domenica del tempo Ordinario
(Is 56,1.6-7; Sal 66; Rm 11,13-15.29-32; Mt 15,21-28)

"E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù replicò. "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri" (Mt 15,21-28).

Anche se il testo greco usa effettivamente il diminutivo kunariòs, cagnolino, la durezza della risposta di Gesù sconcerta non poco. Si è voluto vedervi una specie di prova di fede cui egli ha voluto sottoporre la donna cananea prima di esaudirne la richiesta; ma questo significherebbe interpretare ogni azione, ogni parola di Gesù, il figlio di Giuseppe, il figlio di Maria, il carpentiere di Nazareth, come se egli avesse agito sempre in vista di, come se recitasse sempre una parte prestabilita, come se ogni suo dire e fare facesse parte di un copione già scritto cui egli si atteneva scrupolosamente.
Certamente Gesù non ha insegnato soltanto attraverso le sue parabole, i discorsi, le ammonizioni, i rimproveri; certamente aveva uno scopo davanti a sé. Ma non si deve farne una specie di attore costantemente impegnato, o una specie di icona, o una figura bloccata entro una sacralità fissa, immobile, onnicomprensiava. A ben guardare, sarebbe uno sminuirne l'umanità cadendo nell'eresia docetista.
Gesù è un giovane uomo ebreo, un rabbi che ha da poco iniziato a girare per i vari paesi insegnando sotto un portico, o dovunque ci fosse un po' d'ombra. E anch'egli, come dirà 2000 anni dopo il concilio Vaticano II (AG 10), era figlio della sua cultura che ne informava il comportamento, il pensiero, il linguaggio. Sapeva di avere una missione da compiere verso Israele, conosceva il rigore con il quale Dio stesso voleva che il suo popolo restasse separato da qualsiasi pericolo di contaminazione che altre genti e altre fedi avrebbero potuto dargli. Conosceva come il popolo della terra di Canaan fosse stato per secoli il grande pericolo per la purezza della fede ebraica. Tutto questo faceva parte della sua conoscenza, della sua identità di maschio ebreo osservante della Legge.
È logico che, trovandosi improvvisamente di fronte ad una richiesta che lo avrebbe impegnato in favore di una donna e per giunta cananea, abbia risposto da buon ebreo opponendo un diniego che affermava bruscamente la sua appartenenza ad un popolo che con È cananei non aveva buone relazioni.
E' il problema della progressiva autocoscienza di Gesù. L'odierna cristologia ritiene che la missione cui era stato chiamato si sia chiarita, definita in lui gradualmente, seguendo l'evolversi della sua crescita, della sua storia, delle sue esperienze. E fra le esperienze che, come ogni uomo, anche Gesù è stato chiamato a fare durante la vita, questa dell'incontro con la donna di Canaan fu una svolta determinante, da cui si aprirà un orizzonte più vasto, come qualche anno dopo sarà il sogno di Pietro in casa di Cornelio.
Donna, davvero grande è la tua fede! Grande, sì, ma soprattutto capace di squarciare un velo che l'uomo Gesù aveva ancora in sé. E non è difficile cogliere la riconoscenza di Gesù in quel "davvero grande": egli guarisce la bambina ammalata ed esaudisce la donna straniera, ma a quella donna Gesù dice "grazie".
Una donna straniera, in qualche modo anomala e discutibile nel quadro sociale in cui si svolgeva la missione di Cristo. Anomala e determinante, come altre donne dell'Antico Testamento; come Tamar, la prostituta dalla cui discendenza nascerà Gesù stesso; come Rahab, l'altra prostituta che salvò gli esploratori inviati da Giosuè; come Giuditta, che mise in gioco il proprio onore per salvare il suo popolo; straniera come sarà la donna di Samaria a cui Gesù chiederà da bere in un dialogo che spalancherà un orizzonte infinito. Una donna con una grande fede, ma anche con una grande intelligenza, un grande coraggio; e con quella particolare sensibilità che la rende capace di trovare le parole giuste per ottenere l'intervento che avrebbe salvato sua figlia. Una donna come infinite altre, che vanno da Gesù direttamente, con la forza della loro situazione, senza intermediari. E sono sempre affascinanti gli incontri che pongono la realtà umana della donna di fronte alla realtà umana di Gesù, il Cristo figlio di Maria.