LA CHIESA SULLA PIETRA
di Maria Caterina Jacobelli

Anno A - 25 agosto - XXI Domenica del tempo Ordinario
(Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20)

"A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (…) (Mt 16,13-20)

Sembra che non ci sia più nulla da dire su questo passo del vangelo: tutto è stato detto, tutto è stato codificato, stabilito, deciso, reso istituzione. Al centro visibile del mondo cristiano, alla base della cupola di san Pietro, lettere gigantesche sfolgoranti di mosaico ricordano: tu es petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam.
La chiesa afferma la propria forza in nome di Cristo. Le chiavi del Regno sono lì, deposte nelle mani dei pontefici che se le passano l'un l'altro attraverso i secoli. Extra ecclesia nulla salus, fuori della chiesa non c'è salvezza. È il "potere delle chiavi", tenacemente difeso da una casta che ha istituzionalizzato l'annuncio evangelico.
Sulle rive tranquille del lago di Tiberiade, Gesù chiacchiera con i discepoli: sono uomini e donne che lo seguono, lo ascoltano, lo guardano operare. Capiscono chi egli sia? Che cosa pensano di lui? E Gesù pone loro la domanda, precisa, diretta: "Al di là di ciò che dice la gente, voi, voi che mi state accanto, che partecipate della mia vita, chi credete che io sia?" Risponde Pietro: Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente. Ma non è merito suo, quella risposta. Glielo dice chiaro, Gesù: né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Pietro, da solo, non avrebbe saputo cogliere il mistero di Gesù, né per questo erano bastati i prodigi che gli aveva visto compiere, come non basteranno quelli cui assisterà in futuro. Di fronte a Gesù di Nazareth, figlio di Maria e di Giuseppe, Parola eterna del Padre donata agli uomini, la carne e il sangue nulla possono per comprendere.
Gesù è venuto ad annunciare il Regno di Dio, che verrà ma è già compiuto in lui; e affida a Pietro, e agli altri undici che si era scelto, il compito di portare l'annuncio e la testimonianza fino agli estremi confini della terra. Ora non è in grado di capire, ma quando ti sarai convertito, sostieni i tuoi fratelli. E Pietro farà tutto quello che potrà, donerà la sua parola e testimonierà il suo amore a Cristo fino a morire crocifisso come lui.
Pietro porterà sempre nel cuore la luce serena del lago di Tiberiade, lo sciabordio dell'acqua sulla riva in quel giorno in cui testimoniò a Cristo la sua fede. Nel suo ministero mai si definirà "sacerdote", ma anziano come voi, testimone delle sofferenze di Cristo per cui attende nella parusìa di essere partecipe della gloria che deve manifestarsi; Pietro, a Cornelio che si era inginocchiato ai suoi piedi comanda: Alzati! Sono un uomo come te!; Pietro, memore dell'insegnamento di Cristo, vede tutti i cristiani come la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose. Pietro si pone a servizio di questo popolo di Dio in cammino, tutti insieme, tutti fratelli. Non ci sono classi, clero e laici, nell'ekklesìa del Signore, nel corpo mistico del Cristo Sacerdote Sommo che con il suo sangue ha concluso l'epoca dei sacrifici e dei sacerdoti.
Milioni e milioni di persone a Roma da secoli sollevano lo sguardo sulla basilica di san Pietro. Chissà se qualcuno avrà notato che sull'immensa facciata della chiesa più grande della cristianità non c'è il nome di Dio. A lettere enormi vi si legge: in honorem principis apostol. Paulus V burghesius romanus Pont: max. An.MDCXII Pont. VII. Il nome del papa, il suo casato nobiliare, campeggiano al centro.
La liturgia di questa XXI domenica, prima del vangelo, ci presenta un brano del profeta Isaia. Così dice il Signore (…) Ti rovescerò dal tuo posto. In quel posto chiamerò il mio servo (…) lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua sciarpa e metterò il potere nelle sue mani.(…) Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà: se egli chiude, nessuno potrà aprire. L'evangelista Matteo riprenderà queste parole antiche, questo modo di dire che nulla ha a che fare con l'"amministrazione" della grazia di Dio. E' una saggia preparazione per ascoltare il vangelo che segue senza impossessarsene.