PIETRO, MI SEI DI SCANDALO
di Maria Caterina Jacobelli*

* nata a Roma nel 1928, laureata in antropologia culturale all'Università La Sapienza di Roma. Con p. Bernard Haering consegue il dottorato in teologia morale presso l'Accademia Alfonsiana della Pontificia Università Lateranense. Vive e lavora a Roma. Tra le sue pubblicazioni: Sacerdozio, donna, celibato. Alcune considerazioni antropologiche, Borla 1981; Il risus paschalis e il fondamento teologico del piacere sessuale, Queriniana 1991 (tre edizioni in Italia e varie traduzioni); Onestà verso Maria, Queriniana 1996.

Anno A 1 settembre 2002- XXII Domenica del Tempo Ordinario
(Ger 20,7-9 Sal 62 Rm 12,1-2 Mt 16,21-27)

"Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai (Mt 16,21-27)"

Pietro aveva il cuore grosso già da un po' di tempo. Non riusciva a capire quei presagi di morte, quegli accenni sempre più espliciti che Gesù faceva. Un giorno si fa coraggio e lo prende da parte, a quattr'occhi. C'è tutta la sua amicizia in questo gesto che ciascuno di noi avrebbe fatto: se un amico ci avesse annunciato la sua morte imminente per mano altrui, avremmo cercato di rassicurarlo, gli avremmo promesso che ogni nostra forza, ogni nostra capacità sarebbe stata da noi posta a sua difesa, a sua protezione. Aveva ragione di far così, Pietro. E la discussione non dev'essere stata breve, perché Gesù ad un certo punto la tronca girandogli le spalle. Ma Pietro continua a parlare. Ed è allora che Gesù si volta e lo blocca con una frase durissima, con le stesse parole che aveva usato con il demonio all'inizio della sua predicazione: Vattene via, Satana! Ed aggiunge: Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!
Una violenza sconcertante. Gesù sembra non capire ciò che passa nel cuore dell'amico ed arriva addirittura a chiamarlo Satana. E che poteva saperne del piano di Dio quel povero pescatore che, sentendo parlare di un pericolo mortale per il suo maestro, cercava solo di aiutarlo con tutte le sue capacità di brav'uomo? Come poteva sapere che la vita del mondo avrebbe dovuto passare attraverso la morte del Cristo?
È una pagina di Vangelo che ci tocca nel profondo, perché ci fa scoprire un aspetto intimo di Gesù: la sua paura. Siamo abituati - orrenda parola!- a vederla nel Getsemani, ci tornano alla mente alcuni altri momenti in cui Gesù riflette su quell'evento pauroso che si avvicina sempre più; ma qui siamo di fronte alla paura concreta, palpabile, quella che fa momentaneamente offuscare la nostra razionalità, che spezza il nostro equilibrio, che ci rende violenti. Gesù diventa violento con Pietro, diventa quasi irrazionale.
Ha paura.
Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce…Chi vuol salvare la propria vita la perderà… Sono parole che dice soprattutto per sé: deve seguire la strada che Dio gli ha tracciato.
Gesù ha bisogno di ricordare a se stesso che è venuto per quest'ora, che a nulla sarebbe servita la sua vita se si fosse tirato indietro proprio nel momento supremo; Gesù deve tenere strette tutte le sue forze di fronte all'angoscia che comincia ad assalirlo: per questo caccia via brutalmente Pietro che gli offre la sua amicizia ma che, involontariamente, potrebbe aprigli una breccia in quella decisione che è tragicamente difficile mantenere intatta.
Non tocca a noi gestire la nostra salvezza, non dobbiamo vivere proteggendoci, chiudendoci al mondo e ai fratelli nel timore di sporcarci le mani; non siamo noi ad "acquisire meriti" per la nostra vita eterna che è nelle mani misericordiose di Dio. Per Gesù perdere la vita è compiere un gesto totale e tragico che rifà nuovo l'universo; per noi può essere solo un piccolo gesto, purché al centro di esso ci sia l'amore e non la difesa delle nostre virtù, come quello di Caterina da Siena che un giorno incontrò per la strada un poveretto lacero e intirizzito che le chiese per amor di Dio il suo mantello. Era una richiesta compromettente, perché a quel tempo ad una donna per bene non era permesso uscire senza. Caterina non ebbe dubbi: "Meglio senza mantello - cioè senza buon nome - che senza carità". E coprì quel povero mendicante.
La paura di Gesù così profonda e umana; l'amicizia di Pietro, così sincera e così fragile; le nostre vite, le nostre anime da perdere o da ritrovare, da affidare a Dio o da tenere gelosamente fra le nostre mani; il disegno di Dio su Gesù e su ciascuno di noi. Panorami immensi aperti da quel semplice, affettuoso gesto: lo trasse in disparte e cominciò a protestare… Grazie, Pietro.