VERITATIS... O AUCTORITATIS SPLENDOR?


Il testo della Veritatis Splendor ingenera nel lettore il sospetto, per non dire la convinzione, che il vero motivo ispiratore dell'enciclica non sia  tanto la ricerca e l'insegnamento verità evangelica, quanto l'esigenza del recupero di un'autorità in declino, che desta nella Chiesa istituzionale la preoccupazione e il timore della perdita dell'egemonia delle coscenze.
La finalità sembra essere quella di reiterare, ancora e sempre, il consolidamento del potere.
La concezione che ci si fa della Chiesa, della posizione e della responsabilità dei suoi membri, emerge dall'orientamento, sempre più iper monarchico del vertice che trascura il contributo insostituibile del popolo, orientamento che non risulta conforme né al Vaticano II, né alla Buona Novella di Gesù Cristo.
Non c'è quindi da stupirsi se nella prospettiva dell'enciclica, nessuno spazio venga riservato, non soltanto ai fedeli, ma neanche, nonostante il conclamato ecumenismo, alle Chiese sorelle, alle altre Chiese cristiane, le cui posizioni morali sono molto spesso divergenti.
Che povera Chiesa, quella che pretende di essere autosufficiente, che non vede nel mondo che rischio di perversione, che si crede la sola in grado di impedire all'umanità di perdersi, che pensa di avere la piena comprensione di ciò che è Dio e della sua volontà!
Come può una tale Chiesa altera, fondamentalmente magisteriale e marcatamente maschile, far valere la sua presenza nel mondo moderno?
Il contributo della comunità dei fedeli è indispensabile affinché le determinazioni del Magistero siano effettivamente parola della Chiesa. Quante volte, invece, nell'enciclica, la Chiesa viene identificata totalmente nel solo Magistero! Che fine ha fatto la Chiesa-popolo di Dio?

1. Solo Dio può rispondere alla domanda sul bene, perché egli è il bene. ( § 9), ma tuttavia, non solo nell'ambito della fede, ma anche e in modo indivisibile nell'ambito della morale, interviene il Magistero della Chiesa, il cui compito è di discernere, mediante giudizi normativi per la coscienza dei fedeli, gli atti che sono in se stessi conformi alle esigenze della fede e ne promuovono l'epressione della vita, e quelli che al contrario, per la loro malizia intrinseca, sono incompatibili con queste esigenze.(§ 110)... Il compito della ... interpretazione (delle prescrizioni morali) è stato affidato da Gesù agli Apostoli e ai loro successori, con l'assistenza speciale dello Spirito di verità: "Chi ascolta voi, ascolta me" (Lc 10,16) (§ 25)

2. Nella tradizione morale della Chiesa, vi sono atti intrinsecamente cattivi che lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e delle circostanze. (§ 80) ... Il "male intrinseco": non è lecito fare il male a scopo di bene (cfr. Rm 3,8) Nessun male compiuto con buona intenzione può essere scusato. ( § 78) Tra gli atti intrinsecamente cattivi  vanno annoverate le pratiche contraccettive mediante le quali l'atto coniugale è reso intenzionalmente infecondo. (§ 80)

3 bis. La dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e indotto da convinzioni personali e non per un cieco impulso interno e per mera coazione esterna. (§42) L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore: obbedire a essa è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato (cfr. Rm 2, 14-16). (§54). ...Tale è la "legge naturale" che altro non è che la luce dell'intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie a essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. (§ 12) Però All'affermazione del dovere di seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l'affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza... si è giunti così a una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale. (§ 32)... nell'ambito delle discussioni teologiche postconciliari si sono sviluppate però alcune interpretazioni della morale cristiana che non sono compatibili con la sana dottrina (2 Tm 4,3) (§  29) ... nei giudizi della nostra coscienza si annida sempre la possibilità dell'errore. Essa non è in giudice infallibile: può errare. Nondimeno l'errore della coscienza può essere il frutto di una ignoranza invincibile, cioè di un ignoranza di cui il soggetto non è consapevole e da cui non può uscire da solo. (§ 62) Il male commesso a causa di una ignoranza invincibile, o di un errore di giudizio non colpevole, può non essere imputabile alla persona che lo compie; ma anche in tal caso non cessa di essere un male, un disordine in relazione alla verità sul bene. (§ 63). In conclusione, un grande aiuto per la formazione della coscienza i cristiani l'hanno nella Chiesa e nel suo Magistero... infatti per volontà di Cristo la Chiesa cattolica è maestra di verità, e il suo compito è di annunziare e di insegnare in modo autentico la verità di Cristo... (§ 64)

4. Quando gli uomini pongono alla Chiesa le domande della loro coscienza, quando nella Chiesa i fedeli si rivolgono ai Vescovi e ai Pastori, nella risposta della Chiesa c'è la voce di Gesù Cristo, la voce della verità circa il bene e il male. (§ 117)

3. Il dissenso è contrario alla comunione ecclesiale e alla retta comprensione della costituzione gerarchica del Popolo di Dio. (§ 113)


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