LETTERA APERTA A IKTHYS

Pubblichiamo una e-mail inviataci da

Daniele Gandi  aectga@tin.it


che per i suoi contenuti critici e per i rilievi riteniamo significativa e utile per la comprensione dell'orientamento confessionale e del pensiero della corrente conservatrice della Chiesa cattolica romana. 
In allegato, un testo che, secondo lo stesso autore, 
« a Dio piacendo potrà esservi di aiuto a credere ed a convertirvi alla Vera Religione di Nostro Signore Gesù Cristo, che è l'unico Vero Dio, tutto il resto è del diavolo ».         

Firenze, Venerdì 7 Dicembre 2001   

Salutando cordialmente gli autori del sito, pongo subito la domanda che mi è spontaneamente nata, e per la quale vi scrivo, rubandovi un pò del vostro tempo: "Dite di essere cristiani, ma come fate quindi a scrivere: liberi nei confronti di ogni istituzione che desiderano creare uno spazio che sia un punto di riferimento per chiunque sia alla ricerca della Verità e desideri approfondire con onestà intellettuale (sic!) la conoscenza di Gesù ed il suo Messaggio ? come si può ricercare la Verità e quindi il Vero Dio che si è già trovato nominandosi (sfrontatamente) Cristiani?". Se ti dici Cristiano hai già trovato e la tua anima ha riconosciuto (in quanto già conosceva, proveniendo da Lui) in Gesù il Vero Cristo, e pertanto lo conosci come vero Uomo, ma grazie alla Fede, che è dono dello Spirito Santo, come vero Dio; a meno che voi non adorate un altro cristo. Ora francamente, questa decantata onesta intellettuale, abbinata all'ambigua testimonianza che date di essere liberi nei confronti di ogni istituzione (anche dalla Santa Chiesa Cattolica? voi non lo specificate, probabilmente per un eccesso di buonismo ecumenico nei confronti degli eretici e dei pagani, ai quali certamente non testimonierete la Vera Fede Cattolica in questa maniera, occultandone la Santa Tradizione, se avete avuto la Grazia di essere stati fatti Cattolici...mah!), non mi pare molto presente, infatti se leggeste meglio quelli articoli che pubblicate, la avreste già dovuta trovare la Verità, ma sembra che sia invece più la voglia di cercarla o come scrivete voi ricercarla, a motivare il sito e quindi gli ideatori; strana teoria questa, purtroppo molto diffusa... per la quale vi è virtù e nobiltà, nel cercare la Verità per tutta la vita, senza mai trovarla, perché se trovassi Dio poi subentrerebbe la fatidica domanda? che vuoi oggi da me Signore?, che implicherebbe morire a se stessi, sottomettendosi alla Sua Maestà, non potendo più quindi vivere pacificamente, servendo due padroni e convivendo, senza magari rendersene conto, col turpe peccato, infatti se sei di Cristo non pecchi ed il maligno non ti tocca, e rifuggendo le occasioni di peccato, lotti contro satana, vincedolo solo per Grazia di Cristo Gesù nostro Signore, che lo ha già sconfitto nella Sua morte e Resurrezione. Ma, se non mi sbaglio, il focus della teoria, consiste proprio nel cercare la Verità, che però non potendo essere trovata solo con il pensiero libero, ed onesto intellettualmente, risulta quindi scalzata alla radice, facendo soltanto perdere tempo al cercatore, il quale però risulterà "onorato" di essere stato una persona che ha dato importanza a dio, ed partendo dal suo Io lo ha cercato e magari trovato, ma attenzione! un dio ad immagine e somiglianza sua e non viceversa. Chi parte dall'uomo, elogiandone l'onestà intellettuale ed il "lecito dubbio", per cercare, se ne avrà voglia, Dio, non potrà assolutamente trovarLo da sé, perchè materialmente incapace, essendo intriso di peccato inseguito alla sua offesa originale a Dio che lo ha degradato allontanandolo dalla Sua Grazia, quindi cosa mai potrà trovare? sicuramente dèi falsi e mentitori, come è satana, ma molto probabilmente scivolerà semplicemente nell'eresia se è stato fatto Cattolico, senza neanche accorgersene, e difficilmente qualcuno lo aiuterà a caversene fuori. E' cosa Vera che l'uomo giusto è colui che cerca di fare la volontà di Dio, ma partendo da Lui, il quale ha scritto nell'animo dell'uomo la Sua Legge, il Decalogo; conoscendo Dio scopriremo noi stessi e quindi potremo andare oltre; ma per chi trova e riconosce in Gesù il Cristo e si sottomette alla Sua Santa Chiesa Cattolica, che è sempre stata assistita dallo Spirito Santo, non esiste il problema di trovare la Verità, perché infatti la conosce in pienezza, se voi foste onesti intellettualmente, vi chiedereste a cosa credete, ed se vi siete realmente convertiti a Nostro Signore Gesù Cristo che Regna, Impera e Vince, a prescindere da voi e dalle eresie ed apostasie anche di parte dell'attuale Magistero. La Verità non potendo essere contenuta dall'uomo necessità di Rivelazione, alla quale aderire e sottomettersi in tutto, diventando così pazzi per Cristo, Iddio ci dà da vivere quanto vuole solo per adorarlo e servire il Suo Regno instaurando ogni parte della propria vita  in Lui, ma anche testimoniando la propria conversione nella sottomissione alla Sua Autorità, che si manifesta nei sui servi consacrati della Santa Chiesa Cattolica!       
Più di una volta ho avuto la Grazia di testimoniare la Santa Tradizione al prossimo, ma ogni volta noto gli stessi schemi, si parte sempre dal presupposto che tutti hanno diritto alla libera scelta di professare qualsiasi cosa, anche se falsa, ed ammantati di questa convinzione, sostenuta anche da alcuni documenti del Concilio Vaticano II, queste persone si adagiano attorno al "focolare" dell'umanesimo, che appunto partendo dall'uomo, arrogandoli diritti e "onori", si interessa anche a Dio, magari con passione e fervore, ma sempre pensando, magari senza malizia, di potere avere un chi sa quale rapporto speciale con Dio, come se fosse un loro amico, al quale tutto sommato si può obbedire più o meno, infatti a gli amici si porta rispetto ed ascolto, ma certo non cieca e fedele obbedienza, come si porta al Signore degli eserciti ed d'immensa vanità Gesù Cristo, Nostro Re. 
Queste persone non sono cattoliche, ed offendaoo e tentano Iddio nel nominarsi Cristiani, non vi è onore in loro e neanche onestà intellettuale, perché sostengono il diritto di professare false religioni e liberi pensieri, come se ogni uomo fosse un dio, ed in quanto tale abbia gli stessi diritti di Nostro Signore Gesù Cristo; dovrebbero invece dire un giorno, oggi non ascolto più le mie menzogne e la mia voglia di essere come Dio, ero cenere e cenere tornerò, la mia anima immortale non perirà, perché ho conosciuto Dio ed al Suo cospetto senza esserne degno oso avvicinarmi, ed il Signore Onnipotente nella Sua infinita misericordia, avrà pietà di me, accogliendomi nel Suo Regno, dopo la sua Parusia, con la resurrezione dei morti. Chi ama realmente Iddio, vuole che tutti lo adorino come lui, e senza fare torto a nessuno, portare tutti a Cristo, Suo Figlio Gesù, confidando con coraggio nel Paracleto Spirito Santo, che sostiene solo coloro che Cristo ha chiamato a sé, i successori di Pietro, degli Apostoli ed il Popolo di Dio dei Cristiani fedeli soldati della Sua Sposa senza ruga e peccato e colpe Santa Romana Chiesa. Se bastasse la sapienza degli uomini, sostenuta dalla loro onestà intellettuale, a salvarci, non avremmo bisogno di Rivelazione, quindi di Cristo... ma il Signore ha pietà per i Suoi Figli, ed ha mandato il Suo unico Figlio Gesù a patire molto, per poi morire, nella morte di Croce, per i nostri peccati, l'amore di Dio non è l'amore degli uomini, che seguono solo i loro desideri cattivi e fanno la volontà del padre loro che è satana.   Che Iddio vi benedica tutti ed abbia pietà di noi.  

Cordiali saluti.   

Gandi Daniele aectga@tin.it     

Vi allego un testo che a Dio piacendo potrà esservi di aiuto a credere ed a convertirvi alla Vera Religione di Nostro Signore Gesù Cristo, che è l'unico Vero Dio, tutto il resto è del diavolo.  


Cos'è la fede? "Un sentimento, un dono di Dio, una scoperta, un moto spontaneo di assenso alla verità che viene dal cuore". Oggi dicono così anche i preti: pare che la fede non abbia nulla a che vedere con la ragione; che sia una "scelta" irrazionale. Certo, è una visione poetica,alla Pascal ; però prospettando questa idea parziale, la si scalza sin dalle radici, la fede.

Esiste una religione spontanea che viene dal cuore, c'è una legge iscritta nelle cose che ogni uomo può in qualche misura vedere e sentire seguendo il proprio istinto. A volte Dio stesso fa leva su queste sensazioni per convertire un'anima. Ma non puoi fondarti su di una impressione per aderire ad una fede; può essere importante, ma assolutamente non basta!

Se segui sempre il sentimento, se non ti fermi pacato a pensare e corri ovunque ti porti il cuore, non metterai mai radici, non crescerai.

E' così difficile procurarsi un sentimento, una sensazione che poi, impadronendosi di te, inizi a tiranneggiarti? E come puoi dire se il fuoco che provi di dentro è buono o invece cattivo? Lasci il vecchio per il nuovo; poi il nuovo ti parrà vecchio ed il passato tornerà ad essere nuovo...senza un perché. Già i filosofi greci e romani avevano compreso quanto sia sterile e pericoloso questo modo di vivere.

Senza ragione che significato ha la fede, che significato ha la morale? Perché seguire una morale oggettiva e non decidere di propria testa quali principi seguire?

Non mi pare che tu abbia ragione. Oggi il professore di filosofia ci parlava proprio della relatività delle cose, del fatto che non esiste una ragione assoluta, una verità oggettiva. Una strada che porta in montagna è in salita per chi sale, in discesa per chi scende. Chi ha ragione chi dice che è salita o chi parla di discesa? Tutti e due!

No, non è come dici tu. La strada è quel che è: ha una sua pendenza che resta eguale indipendentemente dalla posizione da cui la si guarda. E' lo spettatore che si pone in un punto diverso. La strada è sempre in salita per chi sta in basso; sempre in discesa per chi sta in alto. E' sempre la stessa ma sono diverse le prospettive. Ti faccio un esempio: se Tizio riceve una raffica di bastonate da Caio la realtà è sempre eguale, ma la prospettiva è molto diversa: Tizio le bastonate se le prende, Caio le bastonate le dà. Eppure il bastone resta sempre lo stesso!

Come puoi dubitare della ragione, non credere che possa esserti utile? Ci pensi, ne discuti, valuti: insomma tu ragioni, e dopo aver ragionato concludi che la ragione non vale nulla. Ma se la ragione a nulla vale come può valere a distruggere se stessa? Come può dirsi ragionevolmente che la ragione inganna?

Se pretendi di essere ragionevole ammetti l'utilità della ragione; ma se non lo pretendi perché parli?

Ecco il primo grande errore dell'uomo di oggi! Ha uno strumento donatogli da Dio e che lo rende simile a Dio stesso, ma lo disprezza contraddicendosi miseramente. Eppure la logica "di" Aristotele, "di" S. Tommaso d'Aquino reggono ancora oggi: nei tribunali, nei laboratori chimici, nelle sale degli ospedali, nella vita di ogni giorno.

Tutti parlano astrattamente di ragione, vogliono aver ragione; spiegano il perché delle proprie ragioni e dell'altrui torto. Quando però si parla di Dio, o di religione, non ci sono più ragione o torto. A Dio ci crede chi ha il dono della fede - dicono - non si può dimostrare l'esistenza di Dio e quindi non c'è un perché nella fede. Sai per quale motivo parlano così? Perché ammettere che l'esistenza di Dio è dimostrabile crea l'ansia di conoscere chi sia Dio e che cosa voglia da noi: è più facile e comodo relativizzare!

Così iniziano col demolire la ragione.

Quando però si accorgono che è impossibile negarne in linea di principio la utilità, la ammettono tutt'al più come ragione soggettiva, particolare: cioè non la ragione, ma la mia, la tua ragione; e di conseguenza non la verità, ma la mia, la tua verità...Pure il tuo prof pretende di avere la sua ragione, la sua verità.

Si scordano purtroppo che se la ragione fosse soggettiva tutti avrebbero ragione (avrebbero la propria ragione), e dunque, aderendo alla propria ragione, agirebbero bene comunque e qualsiasi cosa facessero. E ciò sarebbe come dire che nessuno ha ragione, che nessuno agisce bene: ha ragione il criminale che uccide ed ha ragione lo Stato che punisce il criminale; ha ragione il cattolico ed ha ragione il satanista; ha ragione chi dice bianco così come chi dice nero.

Perché queste ridicole affermazioni? Perché chi vuole contraddire un principio che corrisponde alla realtà delle cose (il principio di ragione in questo caso) giunge inevitabilmente all'opposto risultato di esaltare quello stesso principio sino all'assurdo. Nel nostro caso arriva a dire che tutti hanno ragione quando originariamente voleva negare il principio di ragione.

E chi mi dice quale sia la ragione?

La ragione è Dio, anzitutto, e si manifesta nella legge di Dio. Inizialmente è più facile vedere la ragione nella realtà che ci circonda. La natura di ogni cosa ha una legge, e chi nega quella legge con le parole cadrà in contraddizione. Chi la nega nei fatti pagherà concretamente la propria ostinazione. Vogliamo vedere? Prova a negare, nei fatti, la legge di gravità: buttati dal terzo piano! Non lo fai? No di certo: è pericoloso, non si sa mai...

Ebbene allora sappi che anche se non ti accorgi subito degli effetti di un pensiero che contrasta con la legge dello spirito, gli effetti spirituali ci sono lo stesso.

Ma a tante persone tutto ciò non importa. Hanno sempre la frase pronta per tappare la bocca a chi crede in Dio, a chi tende all'Assoluto. Come il tuo prof che risponde obiettando che "tutto è relativo", che non esiste una verità, e che non esiste di conseguenza, a livello spirituale, una legge precisa da rispettare. Ma dimostrano una ben sciocca presunzione: pretendono infatti che tutto sia relativo tranne la loro affermazione che impongono come assoluta. La verità - per questi "Aristoteli" - sarebbe quella per cui non esiste la verità. Bel ragionamento! Vorrebbero negare la verità ma per farlo impongono come assoluta ed esclusiva la propria verità.

E così nell'atto del parlare, del meditare, anche chi non crede o non si pone il problema di credere, non riesce a prescindere da questo richiamo all'Assoluto. E' Dio l'Assoluto che ha dato la legge ad ogni realtà, al nostro essere, al nostro ragionare: ed il marchio di Dio appare in ogni opera del suo Creatore: è insopprimibile!

Infatti avviene che tutti, o quasi, dicano di volere il bene, vedendo nel bene un ideale che supera il singolo individuo, un principio per cui magari lottare sino alla morte: a volte amano di più l’idea della stessa vita. Ma poiché non hanno una idea oggettiva di bene si creano un ideale di vita (o forse lasciano che siano altri a crearlo per loro) e finiscono col dibattersi nelle angosce di una risposta che non trovano.

Perché, vuoi forse dire che nessun ideale umano è buono?

Un ideale puramente umano no! E neppure sono buoni gli ideali di questa società che potrebbe conoscere Cristo ma preferisce ideali propri, autocostruiti.

Perché un ideale che sia il prodotto della mente d'uomo è inferiore all'uomo e non può soddisfare. La mente difatti è come una fucina in cui si possono forgiare mille diversi ideali, ed essendo creatrice è superiore a ciò che crea. L'uomo ha sete di infinito e la somma di ideali e gioie finite non sazia. L'ideale, se non hai Dio, è come un orizzonte sempre eguale e sempre nuovo: ti affanni come un disperato per varcarlo, ma dopo una vita di sforzi l'orizzonte starà lì, eguale a se stesso, immenso; e crescerà in te una sorda sensazione di sgomento. La meta non la raggiungerai mai, semplicemente perché non esiste: la hai creata tu, con la tua mente.

Dio è la meta e il bene; ma trovare il bene in un falso dio equivale a trovare una falsa legge, un falso bene...un male. Ebbene, solo la fede in Dio può salvarti dal senso vuoto che rischia che aprirsi dentro di te. Bada bene: non ti sto proponendo la fede come se fosse una illusione, una convenzione creata ad arte per superare un ostacolo, o per vivere meglio. S. Agostino diceva che ci sono dei preambula fidei, cioè degli elementi razionali che sono di base alla fede. Non ti si chiede di credere ciecamente. Altrimenti che differenza ci sarebbe tra Cristo e la sanguinaria dea Kalì; tra l'atto di amore e quello di odio? Come potrebbe Dio giudicare gli uomini se la fede proposta da Gesù valesse quanto un'altra, agli occhi di chi onestamente è alla ricerca della verità?

Sì, ma prima devi dimostrarmi che Dio esiste, mentre al giorno d'oggi tutti i filosofi insegnano che in Dio ci crede chi ha fede: Dio non si dimostra.

D'accordo, il primo passo che si deve compiere è quello di vedere se effettivamente Dio esiste. Se così fosse e se l'uomo potesse capire razionalmente qualcosa di Dio, solo allora la fede potrebbe avere una sua profonda ragion d'essere. Una ragione per credere: dalla conoscenza nasce la fiducia, la fede...

Si può ben dare qualche prova dell'esistenza di Dio: c'è un testo piuttosto bello ed avvincente in commercio, delle edizioni paoline, intitolato "La creazione non è una favola", di Domenico Ravalico. Parla della complessità del mondo, della perfezione dei suoi meccanismi...leggilo ti darà un motivo in più per credere.

Ebbene: ogni cosa che tu vedi, nel mondo che ti circonda, ha come presupposto un'altra cosa. Difatti l’acqua non può scaldarsi senza calore; l'uomo non può nascere se nessun altro uomo lo precedette nella esperienza della vita; un albero non nasce dal nulla.

E la scienza si basa proprio su questo, sulla ricerca dei perché: ogni effetto, cioè ogni risultato, viene prodotto da una causa, cioè da una realtà che agisce e provoca l’effetto! Chi ti ha fatto? I tuoi genitori...e i tuoi genitori? I loro genitori. E così via. Arriva al primo uomo, alla prima donna. Chi li ha fatti? Se fossero stati infiniti non avrebbero avuto bisogno di un creatore; ma erano finiti! Tu non sai quando iniziarono ad esistere, ma sai che sono morti. Chi muore è finito nel tempo. Sai che avevano una statura, un peso: chi ha dimensione è finito nello spazio. Se sono finiti, dunque, sono iniziati. Dal nulla? E come avviene qualcosa dal nulla? L'aria che tu respiri è ben più di nulla, però può servire al paragone. Ti do un metro cubo di aria, cento, mille metri cubi e più ancora, se vuoi. Poi ti dico: da quest'aria creami un fiore, da quest'aria traine il cibo per il tuo sostentamento; un bimbo che respiri, rida, pianga... E se dall'aria, che pure è qualcosa, tu che sei un essere intelligente ed operante non ottieni niente di ciò che si è detto, come può venire l'universo intero dal nulla? L'universo con tutte le sue leggi, la sua perfezione: dai massimi sistemi planetari al sistema solare; dai ritmi delle stagioni alla perfezione di un atomo; dalla intima armonia delle facoltà spirituali e corporee che compongono un uomo, al perfetto meccanismo di "conoscenze" e doti istintive utili alla sopravvivenza delle varie specie animali. Quanto poco potrebbe bastare per distruggere tutto: se soltanto il sole si avvicinasse o si allontanasse un attimino dalla terra tutto morirebbe congelato, o bruciato; se non ci fosse perfetta sintonia tra le tante ghiandole del tuo corpo che immettono nel sangue ormoni, endorfine, sostanze necessarie nella corretta proporzione, saresti un rudere, o persino moriresti...

Il nulla non può essere creatore di tutto ciò, perché non è, non esiste. Ciò che non esiste non agisce, non produce. Non può gioire il nulla, non essendo; non patisce, perché per patire dovrebbe essere; non si vede, non si tocca, infatti non ha consistenza. Dal nulla, in definitiva, non può nascer nulla.

Questo significa che ogni cosa esistente è causata, cioè prodotta da qualche cosa che esisteva prima. A creare l'universo, allora, può essere stato solo un creatore che, essendo infinito, non ha limite nel tempo e nello spazio, che non chiede prima di sé un altro creatore.

Sì, certo, una causa infinita, immateriale, che crea l'uomo, gli dà il soffio vitale, le facoltà spirituali: una ragione, un sentimento. L'infinito sempre fu, è, e sempre sarà.

Eppure l’universo stesso è sconfinato, infinito...

No, l'universo essendo composto da cose finite, è a sua volta finito, limitato: la somma di cose limitate non può dare un risultato illimitato, infinito. Aggiungi mille miliardi di oggetti a miliardi di miliardi di miliardi di altri oggetti, e poi ancora...avrai un numero pazzescamente alto, ma pur sempre un numero. Il numero è espressione della limitatezza delle cose: la realtà dei numeri può essere aumentata, ridotta, mentre all'infinito non puoi aggiungere né togliere nulla! Pertanto, o l'universo, essendo limitato, nacque dal nulla, o fu creato da una causa prima di somma intelligenza, che dispone sommamente di tutte le facoltà che tu, come suo prodotto, hai ricevuto da lei in misura limitata: non può essere altrimenti!

E pensa a quant'è profonda la coscienza che tu pur piccola realtà nell'universo hai della tua dignità, della tua importanza. Quant'è forte la tensione all'infinito che ogni uomo sente in sé: nella gioia e nel dolore, nella meditazione e nella disputa. anche il più stupido degli esseri umani percepisce la propria grandezza e si sente diverso ed unico. A volte quando noto queste cose in una persona semplice mi viene da sorridere, eppure ciò vale anche per me: chissà quante volte si è sorriso proprio di me e della mia presunzione.

E quest'anima che tanto si esalta e tende all'infinito, lo fa perché è attirata dalla fonte in cui nacque: da Dio! Non ingannarti, non stringerti nelle spalle perché così è più comodo. Quante volte l'ho fatto anche io e ancora lo farò, pensando che tanto c'è il domani per affrontare il discorso. Come diceva Persio, la ruota posteriore del carro segue sempre quella anteriore ma non la raggiunge mai: se rimandi a domani, domani rimanderai al giorno dopo. E così via, senza speranza di cambiare.

Tu, che non saresti mai così folle da sostenere che questo computer con tutti i suoi sistemi operativi e di collegamento in rete, si sia formato così, per caso, non puoi fingere di non sapere nulla, di non capire: se Dio c'è, se Dio è perfezione, bontà, giustizia - come vedremo - non può non volere che tu ti uniformi a Lui.

Andiamo avanti dunque, con serietà, con la voglia di capire: questo Dio com'è?

Nella storia ci sono molte religioni, ma il ragionamento aveva già portato i filosofi greci, prima ancora di Aristotele, a capire che Dio è uno: la somma di più cose, di più realtà, è sempre un numero ed il numero sommato al numero dà una entità limitata, come dicevamo.

Non ci possono essere più infiniti: l'infinito è uno, semplice, senza parti né distinzioni, non c'è materia (la materia è limitata, finita) nell'infinito. Dio, in quanto infinito, contiene in sé ogni pregio in misura infinita, ogni bene...

E il male combatte contro Dio, gli si oppone!?

Il male è aggressione, è distruzione; ma non può toccare Dio, non può combatterlo nel senso vero della parola. Se potesse farlo Dio sarebbe una persona che patisce, che può essere sminuita nella sua grandezza, mentre invece Dio è infinito, e in quanto infinito assolutamente inattaccabile, invincibile: un soffio, senza alcuno sforzo, e ciò che si oppone al Padreterno non esisterebbe più.

Se non ci fosse una realtà limitata su cui possa operare, il male non ci sarebbe. Il bene è affermazione ed il male viene a rodere il bene, lo tarla, lo vuole distruggere più o meno lentamente, più o meno rapidamente. Là dove c'è amore il male viene a portare l'odio, là dove c'è la pace lì porta il dolore.

Odio e dolore tendono alla distruzione e questo lo vedi tutti i giorni. Se il male fosse assolutamente incontenibile tutto ciò che esiste verrebbe distrutto; si arriverebbe teoricamente ad una distruzione completa. Ebbene, il male non è un principio, ma la negazione del principio: è, come diceva S. Agostino, assenza di bene! Dunque in Dio non ci può essere il male...ché altrimenti Dio muoverebbe guerra a se stesso.

Allora perché Dio permette il male; se è bene perché consente il dolore?

Il dolore non è male in sé e per sé: la debolezza di ciò che fu creato non è una offesa a Dio. Morire, essere colpito da una malattia, prendersi un accidente se di inverno ti scopri troppo: non sono una offesa a Dio, ma il risultato di una natura decaduta, limitata. Se poi è l'uomo a fare il male, è l'uomo che abusa della propria libertà e Dio non c'entra: non è Lui a fare il male! Ammetto però che non è facile dare una risposta strettamente razionale alla tua domanda; e soprattutto non è facile farlo in breve tempo. Eppure esiste una spiegazione umana del dolore, non precisissima, ma ragionevole, comprensibile: pensa ad un disgraziato, distrutto nel fisico e provato nello spirito, che continua ad andare avanti per la sua buona strada, che ride, ama, continua ad essere affabile e paziente con il suo prossimo; pensa ad un uomo che viene massacrato dai suoi persecutori ed egualmente prega per loro: quanti esempi di questo tipo tra i Santi della Chiesa cattolica! Ebbene il dolore eleva, purifica. Tutti - che lo vogliano o no - sono costretti ad ammirare chi affronta in questo modo le avversità. E le avversità fanno grande stimabile e buono chi le supera, anche se magari non ne capisci bene il perché. Senza arrivare all'eroismo pensa a te stesso. Quando dopo avere studiato duramente, in soli trenta minuti di interrogazione esponi al professore il frutto di un mese di studio, e ricevi le lodi per la tua preparazione. Quando ti alleni per "conquistare" le montagne, corri e fatichi, ma vuoi andare oltre e soffri, ma non molli. Sofferenza che poi è il sale della buona riuscita, la gioia della conquista. Sofferenza e travaglio che stanno scritti in tutte le cose: il leone caccia la gazzella; la mucca bruca l'erba; l'uomo lavora per poter mangiare; il sole scende dietro alle montagne ad ovest per poter poi risalire ad est il giorno dopo; la volpe muta il pelo; il medico studia come sconfiggere una malattia... Togli tutto questo moto, togli questi sforzi e con loro se ne andranno pure la bellezza e la varietà della natura, della vita degli animali, della lotta di un uomo.

Nel campo del dolore, poi, la fede illumina e spiega ancor di più: Dio si fa uomo e così accetta la sofferenza, accetta come Infinito di farsi "mettere in discussione", diventando creatura; di farsi massacrare e poi appendere ad una croce. Se Dio accetta il dolore, anzi se Dio va a cercarsi il dolore, l'uomo non può sfuggire...

Si, tu dici bene: Dio, Dio...ma che ne so di Dio, che ne posso capire di Lui? Dio è infinito e poi?

Hai ragione. Cerchiamo di fare alcuni ragionamenti che possono forse essere piuttosto complessi. Accingiamoci a sforzare il cervello per alcuni minuti: parliamo della Trinità. Segui il ragionamento.

A che pensa Dio? Dio pensa necessariamente a se stesso, in quanto essendo infinito deve necessariamente pensare all'infinito, e liberamente a ciò che è finito. Se fosse costretto a pensare a qualcosa di più piccolo di sé, difatti, sarebbe dipendente da quella cosa, e dunque non sarebbe più infinito: l'infinito infatti non dipende da nessuno, si nutre di se stesso.

Dunque in Dio vi è pensiero di pensiero, come già diceva Aristotele: cioè Dio, pensa a se stesso. Facciamo un esempio. Se tu pensi a tuo padre puoi individuare due realtà: tu che pensi, ed il pensiero che hai di tuo padre; il pensiero che tu hai di tuo padre è qualcosa che ti è intimo, ma che nel contempo è distinto da te. Anche qui il discorso è simile: Dio che pensa e Dio che viene pensato. Ebbene pensiero (chiamiamolo "alfa"), di pensiero (chiamiamolo "beta"), dove alfa e beta sono distinti, ma essendo infiniti sono identici.

Ora, il rapporto tra due entità dà sempre un risultato diverso dalle due entità in rapporto. Ad esempio, l'atto di amore tra marito e moglie dà un figlio; o ancora, il rapporto tra due numeri (cioè una divisione, una sottrazione, una addizione) dà un terzo numero come risultato. Dunque il rapporto tra alfa e beta (e cioè tra Dio ed il pensiero infinito che Dio ha di se stesso) non è né alfa né beta, ma gamma... Alfa beta e gamma, infiniti, identici, e distinti: tre realtà in una sola realtà: la Trinità! Questo è un abbozzo vago ed insufficiente, che però ben serve a far comprendere come il mistero della Trinità abbia un suo profondo perché. Sempre come diceva S. Agostino: della SS. Trinità possiamo avere una certa qual intelligenza senza per questo pretendere di indagarne il mistero. Questa è l'ultima spiaggia della ragione. Se infatti noi capissimo Dio (dal latino capio = prendo, contengo, sottinteso con la mente) egli sarebbe più piccolo di noi perché ciò che può essere contenuto in noi è più piccolo di noi stessi; ma Dio, dicevamo, è infinito, noi no.

Qui giunti possiamo compiere qualche passo ancora verso il Dio dei cattolici; non però con la ragione, ma con il buon senso, che della ragione presenta le sembianze, senza però mai raggiungere la certezza che solo quest'ultima può dare. Avrai indizi, elementi che ti faranno vedere e non vedere...non disprezzare il buon senso, fatti guidare da esso sinché non contrasta con la propria sorella più pignola: la ragione.

Tu demolisci tutta la filosofia moderna, e mi parli di Dio, prima in termini razionali e poi di buon senso. Ma anche accettando un Dio dimostrabile razionalmente, un Dio-Trinità, non mi hai ancora detto che cosa c'entra razionalmente Dio con la morale, con la morale oggettiva di cui parlavi prima?

Proprio seguendo il buon senso e la sua naturale ragionevolezza ti rispondo sul problema della morale e ti do un'altra prova dell'esistenza di Dio. Tutti oggi si riempiono la bocca della parola valori, ma poi non concordano sul contenuto di questi valori. Perché non uccidere? Perché non rubare? Togli di mezzo Dio e non mi saprai dare risposte! Quando l'uomo elimina Dio rimane solo il suo immenso ma meschino io, non credi? Eppure tutto parte dall'io, persino l'amore per Dio. Pensa a S. Francesco d'Assisi, a ciò che fece, a quanto si seppe umiliare ed annientare. Ebbene l'annientamento dell'io è il frutto della volontà dell'io stesso: S. Francesco, cioè, decise spontaneamente di umiliarsi perché capì la propria piccolezza davanti a Dio, e tutta la sua vita, sino all'ultimo, fu governata dalla scelta dell'io che voleva uniformarsi a Dio. Dunque l'io è necessariamente il centro di ogni uomo in quanto tale. Ma quando l'io si allontana da Dio, si fa a sua volta dio, e quindi decide arbitrariamente quale è il bene e quale è il male. Chi trova il bene nel comunismo, chi nel fascismo, chi nel piacere carnale, o nel lavoro...chi dall'uno passa all'altro. Chi vieta al comunista di cambiare idea? Nessuno! Potrà essere tale per una vita così come per un sol giorno: la sua morale non è oggettiva e non ha pretesa di oggettività. Dunque, senza Dio ci sono buone ragioni per non uccidere, ma altrettanto buone per uccidere, buone per non rubare, ma egualmente buone per rubare. Non c'è un criterio rigoroso: è meglio non uccidere per non essere puniti, per non provare rimorso, per non ricevere in cambio del male, ma può essere meglio uccidere per vivere in pace, per eliminare un nemico o un concorrente, per soddisfare la propria sete di vendetta.

Vuoi eliminare Dio? Accetta allora ogni anarchia, ogni nefandezza, ogni turpitudine; anzi non osare più distinguere il bene dal male perché il tuo male è il bene per un altro e le parole giustizia, o giudizio, sono vuote parole che ognuno riempirà del proprio contenuto...

Mettiamo alla prova alcune regole della morale cattolica; fammi alcuni esempi da cui risulti che questa morale ha un suo buon senso!

Bene accetto la sfida, andiamo all'"assurdo" e valutiamolo. Esaminiamo in un ottica puramente umana una delle regole più dure ed apparentemente assurde della dottrina cristiana: la penitenza. Perché fare penitenza e cercarsi delle difficoltà quando la stessa vita ti offre mille occasioni per soffrire? Non pare che ci sia una risposta ragionevole...e invece c'è! Come il corpo avvelenato a piccole progressive dosi diviene immune e ben sopporta il veleno; come il muscolo, sfibrato e leso dal grande lavoro, diviene più forte, così chi fa penitenza diviene più resistente e meglio sopporta i colpi che la vita gli dà. Se avrai solo paura del dolore soffrirai molto di più di chi, invece, è abituato a guardare in faccia alla sofferenza, a cercarsela...tanto è inutile fuggire: prima o poi il dolore ti verrà a cercare.

Come si spiega poi, umanamente, il perché della purezza che la religione richiede nel fidanzamento? Pensaci un attimo: la intimità fisica, in fin dei conti, è solo un coronamento del rapporto, e come tale viene per ultima. Se anche non esistesse l'istituto del matrimonio cattolico sarebbe necessario - tra due persone che vogliono formare una famiglia - un periodo di lucida preparazione alla vita in comune. La passione della carne è fumosa, istintiva. Nel fumo non riesci neppure a comprendere quale sia il contorno dell'anima di chi ti sta accanto e, accecato, scegli convinto di aver fortemente voluto, mentre sono soprattutto il sentimento e l'egoismo ad averti determinato. L'egoismo dà come frutto altro egoismo: prima o poi i frutti si raccolgono. La purezza oggi non ha più peso, la verginità è divenuta una barzelletta. Di conseguenza ha perso di valore anche il solenne impegno del matrimonio. Gli antichi romani, pur essendo pagani, meglio comprendevano il valore di certe virtù: Carvilio Ruga nel 230 a.C. divorziò da sua moglie, e per questo passò alla storia come il primo romano che aveva divorziato. La libertà sessuale, coniugale, l'infedeltà, sono tipici dei momenti di crisi di ogni civiltà: ci sarà un motivo! Ci sarà un motivo se i dati statistici dimostrano come tra i divorziati (in paesi assai diversi) ci sia una percentuale enormemente più elevata di suicidi che non tra chi vive in un ambiente familiare normale, cioè integro. Guarda la cronaca nera e dimmi quante volte i fatti più atroci della gente comune sono legati a doppio filo con storie di infedeltà e di sesso.

Senza penitenza, senza purezza, non ci sono più uomini né donne, il mondo sta diventando una gabbia di pazzi in cui ognuno pensa per sé. Ma se tu non vuoi accettare tutto ciò, se senti in te la ribellione per quel che ti circonda, prova un po' a fermarti ed a pensare a quella legge che Dio ha iscritto in ogni realtà e che ci porta naturalmente al cristianesimo: homo naturaliter christianus, l'uomo è per sua natura portato alla morale cristiana - come diceva Tertulliano - e la fede in Cristo ha mille ragioni di essere. Ascolta la voce di Dio che bussa al tuo cuore; non cedere agli inganni. Intelligo ut credam; credo ut intelligam, alla maniera di S. Agostino: ragiono, comprendo, per poter credere; ma debbo pure credere per poter meglio ragionare. La fede apre visioni che la sola ragione non potrebbe contemplare.

Il tuo discorso può anche aiutare a credere ma non mi dà sufficienti ragioni per spingermi ad identificare in Cristo Dio stesso. Nella sfiducia e nell'incredulità dei momenti duri puoi sentirti vicino a Cristo, ma non basta! Non per questo Cristo debbo vederlo come Dio.

Tu pensi che Gesù non fosse il Cristo, cioè l'unto, l'eletto dal Signore? Sii consequenziale. Gesù si proclamò Figlio di Dio, cioè seconda persona della SS. Trinità, e per questo morì sulla croce! Tu segui un pensiero tipico della nostra epoca. Gesù, dicono in molti, fu un grande uomo, forse il più grande: la sua forza spirituale, la bontà di ciò che disse, ne sono la dimostrazione. Ma egli non era il Figlio di Dio! Bene, se così fosse, allora, Gesù o fu un imbroglione o un pazzo (scusami Gesù). Non c'è alternativa! Possibile che Gesù fosse un pazzo? Può forse un folle raggiungere i vertici di saggezza che raggiunse Gesù? Sì? Allora diciamo pure che i pazzi sono gli unici saggi ed i saggi son tutti pazzi. Oppure, senza girare attorno all'argomento, ammettiamo, come i più persino tra gli atei ed i non credenti fanno, che Gesù fu molto saggio.

Ma se Gesù fu saggio chi mi dice che non mentisse? Un grande uomo convinto delle proprie idee può ben mentire per raggiungere uno scopo buono.

E' vero, ma cerchiamo di ragionare. Gesù si propone come il Cristo, chiede a se stesso ed ai suoi discepoli un contegno sostanziale irreprensibile, per purezza, rigore, sincerità; combatte la sua più dura lotta contro i farisei, gli ipocriti, i falsi di cuore, ripudia ogni doppiezza. "Io - disse - sono la Via, la Verità, la Vita". Gesù dunque dichiarò tanto amore per la verità, mentre tutto il suo agire fu falso?

Quale bugiardo non ammette le proprie menzogne, davanti a un Sinedrio che lo vuole uccidere? Per salvarsi bastava che dicesse "Non sono Dio, non ho mai detto di esserlo...". Quale bugiardo non teme il governatore romano che ha su di lui lo ius gladii, il potere di metterlo a morte? E ancora una volta Gesù dinanzi a Pilato dice: "Io sono la Verità". Quale bugiardo si fa inchiodare alla croce...e mai un ripensamento, mai un dubbio: Cristo è Cristo, sino alla morte, e alla morte di croce, come dice l'Apostolo.

A proposito di apostoli: ammettiamo che Gesù fosse bugiardo; bugiardi pure loro? S. Paolo, ebreo e grande persecutore di cristiani, convertito alla fede sulla via di Damasco? E S. Pietro? E S. Matteo, il pubblicano? Tutti bugiardi o allucinati? Videro miracoli inesistenti, resurrezioni mai avvenute, trasfigurazioni psichedeliche? Lasciarono le proprie case, le famiglie, il lavoro, e predicarono per il mondo, fedeli alle proprie "consegne" sino al martirio. E martyr in greco significa testimone: ti paiono queste testimonianze di tenebra, di menzogna?

Prima della venuta di Gesù ci fu anche la profezia delle Sacre Scritture!

"Essi mi diedero la somma di trenta monete d'argento. E il Signore mi disse gettala al vasaio questa vistosa somma per cui sono stato valutato da essi! E io presi trenta monete d'argento e le gettai nella casa del Signore al vasaio (Zac.11,12-13)". Cristo, che sarebbe stato venduto da Giuda per trenta denari. I trenta denari con cui fu poi comperato il campo del vasaio.

"Si sono divisi i miei panni e sulla mia tunica han gettato la sorte (Salmi 21,19)". Cristo spogliato, a cui i soldati rubarono la veste che poi si giocarono ai dadi...

"E' stato trapassato per i nostri peccati, stritolato per le nostre iniquità; il castigo che ci salva pesò su di lui e mediante le sue piaghe noi siamo stati guariti...Gli si prepara una tomba cogli empi, muore coi malfattori (Isaia 53,5)". Cristo che, trafitto, muore in croce tra due ladroni...

Eppoi veniamo ai giorni a noi vicini: pensa ai miracoli, a quelli più recenti, quelli che hanno convertito gli increduli. Pensa a Lourdes; quanti volevano negare e furono costretti ad ammettere. Vive, ad esempio, in Trentino, un uomo che a Lourdes ha avuto la grazia di vedersi ricrescere un pezzo di osso che gli mancava...

Pensa a P. Pio: leggeva nel pensiero degli uomini, raccontava ai peccatori di peccati che gli stessi interessati si erano oramai scordati da anni; si trovava nel contempo ad assistere un moribondo in Uruguay, ed a pregare nel convento di S. Giovanni Rotondo; ci sono mille testimonianze su questi ed altri simili fatti. Le sue stimmate, lungamente studiate dalla medicina, sono un mistero insondabile. Ancor oggi la scienza non sa che dire dei miracoli enormi operati da questo francescano. Mi ricordo che in televisione si è presentata a testimoniare una donna priva di pupille. Non potrebbe assolutamente vedere senza pupille - dicono i medici - eppure P. Pio fece il miracolo: le donò la vista, e ancora oggi ci vede. Senza pupille.

Quante volte massoni convinti, atei incalliti, vecchi comunisti, furono convertiti da quell'umile ma indomito fraticello che erano andati a visitare per curiosità, spesso con l'intenzione di smascherare in lui le falsità bigotte e miracolistiche del cattolicesimo "medioevale"..?

Mentre ti parlo, però, mi rendo conto di ciò che può accadere; accade a me, a te, ai più. La ragione non basta: sai, comprendi, ma la volontà non è forte abbastanza e rifiuta le grazie che Dio ti sta donando.

Poi ti si insinua il dubbio che qualcosa sia sfuggito al pensiero, alla meditazione, e preferisci lasciar perdere i grandi ideali.

Bene, se ancora non ti muovi ti dico cosa fece smuovere me. Se non avevo amore per Dio, avevo paura di Dio. Initium sapientiae timor Dei, l'inizio della sapienza è il timore di Dio. Se Dio fosse solo una probabilità, un pericolo, ebbene, sarebbe ragionevole temerlo egualmente. Quando si vive lontani da Dio si provano momenti di vuoto, sospesi dinanzi al baratro del proprio essere nulla.

Se Dio esiste ed è misericordia infinita ed ama quel nulla, è anche giustizia infinita. Chi ti dice che domattina ti rialzerai ancora vivo, con la possibilità di confessarti, di giocare una nuova carta? La luce del sole, svegliandoti, ti dà la gioia di capire che il padrone non è ancora venuto a chiederti il conto; ma se dovesse venire, inaspettato, non annunziato? Allora sarà inutile dire: "Signore avevo 15 anni, 20 anni, 30, speravo di vivere ancora, credevo...ero sano come un pesce". Non ci sarà più tempo. Se non ami Dio, temilo almeno; poi, guardando Gesù in croce, imparerai ad amarlo.

La fede è ragionevole, ma lascerà in te molti buchi neri, incertezze, perplessità; quella della fede, infatti, è anche una scommessa. Si deve "giocare di azzardo". La ragione sì, ma fino ad un certo punto; il buon senso va bene, ma potrebbe non essere persuasivo abbastanza. Bene, allora giochiamo! La posta in gioco è l'eternità: beata o dannata. Se ha ragione il mondo, se Paradiso ed inferno non esistono, cosa perdi? Se Dio non esiste, se premio e punizione senza fine sono solo una balorda invenzione dei preti, hai perso alcune gioie, alcuni piaceri passeggeri, che poi spesso avrai occasione di "pagare" comunque durante la tua stessa vita.

Le persone mature, o anziane, di 50-60-70 anni, dicono sempre che la vita scappa via senza quasi che tu te ne accorga. Già gli antichi lo dicevano; deve proprio essere così!

Seneca diceva "Mors sub ipso nomine vitae latet", la morte sta nascosta sotto lo stesso nome della vita. Dunque, perdi un soffio di vita, poca roba, sia in termini umani, che in paragone ad una possibile eternità...Se invece l'eterno nulla ti aspetta, nell'eterno nulla non ti servirà l'aver vissuto in un modo piuttosto che non in un altro e non ti dispiacerà di aver perso alcune piccole cose.

Ma se il mondo avesse torto e Cristo fosse davvero il Figlio di Dio? Avendo vissuto da cristiano ne riceveresti in cambio una eternità beata. Se tu invece ti rifiutassi di puntare su Cristo, e scegliessi un'altra via; se tu decidessi contro ogni ragionevolezza di rischiare tutto ciò che hai nel tuo folle gioco, potresti non avere più lacrime per piangere la tua stoltezza in una eternità dannata!

Se Dio esiste, essendo somma perfezione e fonte di ogni bene, non può che amare il bene e desiderare di vederlo realizzato in te. Il buon senso ti spinge verso la morale cattolica ed il cuore, in te - nonostante le contraddizioni - spesso sussurra che è su Gesù che devi puntare, è su di Lui che ti conviene giocare. Che fai? Vuoi perdere una scommessa che quasi certamente potresti vincere, vuoi perderti per sempre?

E bada bene a non farti abbindolare da quei sacerdoti che non parlano più dell'inferno, o che negano la sua esistenza. Gesù stesso ne ha parlato molte volte nel Vangelo; e i Santi, e la tradizione della Chiesa di sempre, non lasciano spazio alle idee accomodanti del mondo. La punizione di chi non segue la legge di Dio è una esigenza logica: chi rifugge il bene, chi compie l'ingiustizia, se esiste la giustizia (e dunque Dio, che è fonte di ogni bene e dunque pure della giustizia), deve essere punito per ciò che ha fatto. Non è la sola religione cattolica a proporre questo principio. Se violi la legge fisica e ti butti dal terzo piano è chiaro che la paghi. Poiché lo spirito è più della materia, allora, se violi la legge morale, a maggior ragione la pagherai. L'inferno esiste: anche questa è la fede. Questa è la scommessa.

In base a quale criterio tu mi dici che la concezione più tollerante tipica della Chiesa di oggi è scorretta e che quella antica è invece giusta? Perché non hanno ragione i preti di oggi? Se devi aver fede devi credere e basta; devi seguire l' autorità.

La ribellione a certe novità non è una strana pretesa, ma deriva dal normale uso della ragione: non puoi seguire il nuovo senza meditare: è una questione di ragione e di fede, di fede e di ragione. Non ho mai detto che la fede mi debba spingere a rinunciare alla ragione. Le due cose non si escludono; anzi, vanno assieme. Infatti un idiota che non capisce assolutamente nulla, non può credere a Dio: senza un barlume di ragione è nella assoluta oscurità. Ma anche nelle persone intelligenti la ragione, come già si diceva, ad un certo punto deve arrestarsi. Non ha più carburante per andare avanti. La fede allora apre un nuovo mondo agli occhi della ragione: mondo nuovo, ma occhi vecchi!

Molta gente dice che vi è contrasto tra fede e ragione. Lo sostengono perché mentre la ragione ha una sua funzione concreta che tutti più o meno possono capire, la fede invece sembra inconsistente, incomprensibile.

Forse che la matematica è una falsa scienza perché io non la comprendo? No, resta una scienza razionale. Forse che la legge di gravità non esiste perché non la si può toccare? O ancora forse che una legge della natura non esiste perché l'uomo non la ha ancora scoperta?

Dunque la ragione è uno strumento limitato: fin lì ti porta, non oltre. Il fatto che la fede dica cose che la ragione non capisce non significa che si tratti di una credenza falsa, o irrazionale. La ragione è uno strumento donatoci da Dio. La fede, pur sorretta dalla grazia, vive assieme alla razionalità. Te lo dimostro: Dio esiste o non esiste? E' buono o cattivo; onnipotente o limitato? Vedi: o sostieni questo e neghi quello, o viceversa. La fede non ti chiede di sostenere l'uno e l'altro assieme. Difatti il principio razionale di non contraddizione sta in Dio. Dio è somma ragione, ed è in Lui che tu devi avere fede. Non ti si può domandare di credere in Dio (fede in Dio) contro Dio (Ragione): è una bestialità. Lo scontro tra fede e ragione, dunque, è solo apparente, quando c'è: il mezzo che Dio ti dà per conoscerlo (cioè la ragione) non può essere contrario a Dio stesso.

Ma allora, è superiore la fede o la ragione? In un certo senso la prima; in un altro la seconda. Un demente perfetto - dicevamo - non può compiere un atto di fede. Non solo: l'atto di fede è tipico della creatura, che avendo una conoscenza ed una capacità imperfetta, deve fidarsi.

Colui che tutto sa, tutto comprende, tutto può, invece, non deve affidarsi - cioè non deve prestar fede - ad altri. Dio non ha il problema di aver fede in se stesso, mentre, per così dire, ha quello di ragionare.

Dunque la ragione - in assoluto - sta prima della fede; è indispensabile perché vi sia fede; è superiore alla fede.

Ma cos'è la fede?

E' un atto di assenso alla verità rivelata da Dio. Il contenuto della fede, pertanto, è un contenuto di verità, di ragione divina; in altri termini il contenuto della fede è un prodotto della ragione divina a cui noi dobbiamo aderire. Ecco perché, per noi uomini, la fede è superiore in un certo senso rispetto alla ragione: perché invece di essere irrazionale è al contrario frutto di un intelletto razionale che noi uomini arriviamo a comprendere solo in minima misura. Noi possiamo sbagliarci, ma la fede non si sbaglia e ti dà qualcosa che la ragione umana non ha. Facciamo un esempio. "Dio esiste". Questa è una affermazione dimostrabile in base ai criteri della ragione umana; la fede dice la stessa cosa: "Dio esiste". Vedi? La fede ti indica - senza spiegarti il perché - ciò che anche l'intelletto può dire con certezza. La fede però ti dice anche "non uccidere". Qui la ragione umana non dice nulla; al massimo, attraverso il buon senso e la coscienza, tu comprendi qualcosa della legge morale. Ma potresti anche comprendere male. Se ammazzassero un tuo caro potresti confondere la sete di vendetta con la giustizia ed il buon senso...invece tu obbedisci al comandamento che dice "non uccidere". Obbedisci alla fede, e cioè ad una ragione superiore che magari al momento non condividi. Quando sarai alla presenza di Dio, senza più i dubbi che la fede lascia insoluti, capirai che cosa significa "non uccidere" con la stessa (anzi maggiore) precisione con cui oggi comprendi le verità di ragion pura. Perché non vi è contrasto tra fede e ragione.

In questo sta la virtù dell'atto di fede: ragione, buon senso, sentimenti, ti conducono a Dio e di Lui ti danno qualche idea...poi c'è il baratro, il buco nero che solo la fede può colmare. C'è la scommessa - ragionevole - ma pur sempre la scommessa.

Quando gambe e braccia non hanno più materia consistente da "mordere", terra o acqua da varcare, debbono arrestarsi; con le gambe e con le braccia non si vola. La fede sono le ali che Dio aggiunge alle braccia della tua mente per andare più in alto. Potrà un uomo camminare sull'acqua? No! Però nulla è impossibile a Dio, e la ragione te lo dice: se Dio lo volesse tu potresti camminare sulle acque. La fede è S. Pietro che cammina sulle acque; ma la fede non è facile perché nel suo orgoglio l'intelletto umano, che è limitato, fatica a riporre fiducia in ciò che non può controllare lui stesso...e così Pietro inizia a sprofondare negli abissi.

Dunque noi uomini dobbiamo percorrere questa strada: con la ragione illuminiamo la via che porta alla fede; la fede fornisce alla ragione ragioni più elevate, la ragione torna a far luce.

Una volta che la fede ti ha illuminato - dicevi prima - ti dà ragioni superiori a quelle della stessa ragione umana. Perché allora mi riparli di ragione umana relativamente a questioni di fede?

E' presto detto. La fede - dicevamo - deve coesistere con la ragione. E' necessario: la fede, ad esempio, ti insegna che non devi dire falsa testimonianza, e definisce il concetto di bugia. Ora serve la ragione per distinguere il vero dal falso, la frase menzognera da quella veridica, o da quella che, pur essendo ancora sincera, è ai limiti della menzogna. Difatti tu accetti il principio per cui non si debbono dire bugie. Poi però devi usare la ragione, altrimenti il principio resterebbe cieco, astratto. Ancora: la fede ti dice che passeranno i cieli e la terra ma che del Vangelo non muterà neppure uno iota ("...finché non passeranno cielo e terra non perirà neppure uno iota o un apice della legge..." Mt. 5,18); se tu accetti questo principio la ragione di conseguenza ti dice che coloro i quali si accordano sulla religione e sulla parola di Dio, gli ecumenisti, hanno perso la fede...

Eccolo che adesso arriva lui, il nuovo Socrate: i preti di adesso non capiscono nulla, i vescovi e magari anche il Papa. Sutor ne ultra crepidas: il calzolaio non vada oltre alle sue scarpe. Il che venendo a noi significa: non sei un teologo: non fare il teologo!

Non mi pare il modo corretto di affrontare un discorso: anzi questa tua citazione è un modo assai furbo ed azzeccato per chiudere un argomento con una frase ad effetto; una frase sentimentale che non ha nulla di scientifico e non è giusta neppure alla luce della fede. Dammi un attimo e te lo dimostro. Prima però permettimi di contestarti la dotta citazione in latino. Sono riusciti a raggiungere il risultato di far sì che ogni uomo si senta un pesce fuor d'acqua ogni volta che esce da quello che è il campo di sua stretta conoscenza; a far sì che tutti si sentano più o meno dei fessi che rimettono quasi completamente agli altri la loro vita. Questo è un grande errore: l'uomo è una realtà complessa, con una sua testa ed una propria autonoma responsabilità su tutto ciò che è essenziale per il suo stesso essere uomo. Se il prof di matematica mi dice che due più due fa otto, ed io invece che fa quattro, ho ragione pure se sono un asino in matematica, e lui ha torto. Se poi mi tappa la bocca facendo leva sulla propria autorità, con argomenti sentimentali e non seri, io continuo ad aver ragione. La verità non dipende dalla faccia o dalla fama di una persona, non è democratica: Galileo aveva ragione anche se era uno solo contro quelli che contavano...

Segui i miei ragionamenti e dimmi dove trovi un errore, non parlare in base ad elementi preconcetti. Anche dal punto di vista della fede non pretendo di agire da solo, di farmi una fede su misura. Potrebbe sembrare il contrario ma sono loro che si fanno una fede ad hoc. Ho dalla mia parte la tradizione della Chiesa.

Permettimi però di vederlo bene poi l'aspetto della fede in senso stretto. Prima vorrei dimostrarti l'aspetto più strettamente razionale di quel che dico. Successivamente vedrai che l'aspetto razionale e quello di fede coincidono.

Nulla in contrario; anche perché in effetti siccome di fede ne conosco poco, preferisco contestarti in termini razionali che non in termini di religione.

Ebbene: ci stanno cambiando le fede sotto il naso, e noi? Stiamo in silenzio, forse neppure ce ne accorgiamo, o magari accettiamo per obbedienza...invece no! Nella fede quotidiana una simile situazione non sarebbe accettabile.

Fede quotidiana?

Certo, la fede è necessaria nella vita di tutti i giorni, anche per chi non crede in Dio. Chi ti dice che Giulio Cesare sia davvero esistito? Non ne hai la certezza; ci credi e così facendo compi un atto di fede. Quando al mattino versi quel liquido bianco chiamato latte dentro ad una tazza, sei proprio sicuro che si tratti di latte, o comunque - se di latte si tratta - che qualcuno non lo abbia avvelenato? Fai un atto di fede, ma non alla cieca: prima ragioni, valuti, poi di regola, quando hai elementi a sufficienza, credi: la fede è necessaria. E se un giorno nella tazza del latte tu dovessi trovare un liquido diverso per colore, odore, consistenza? Non lo berresti! E se ti dicessero che Cesare non è mai esistito? Diresti che sono dei matti! Vedi? La ragione sorregge la fede!

Dunque, per tornare all'esempio di prima, se non bevi un latte scuro e puzzolente tanto più non ti conviene abbeverarti alla fonte della fede spirituale, se scopri che la vecchia fede e quella nuova sono radicalmente diverse. La ragione torna allora a chiederti di reagire, di rispondere a chi cambia la fede, perché un mutamento della fede, come dicevamo ricordando le parole di Gesù, non può essere accettato. Cristo non si contraddice: Dio è uguale a se stesso, fedele, nei secoli, nell'eternità, e la fedeltà che ti chiede è sempre quella, la sua legge non muta con il mutare dei tempi e delle genti. "Finché lo Spirito Santo non cambia - diceva provocatoriamente P. Pio da Pietrelcina - nessuno può cambiare". Si tratta di applicare vecchi principi a nuove situazioni, ecco tutto. Oggi invece con un ecumenismo illogico si adatta la religione ai tempi, il principio alla "necessità" del momento. La più grande vittoria della nuova Chiesa è stata proprio questa: l'indifferentismo religioso, il qualunquismo morale, la corruzione dei principi di sempre...

Tu vorresti dire che travolgendo la ragione si sono potuti impadronire della fede e succhiarne - per così dire - il midollo, lasciando esistere un tronco cavo, una apparenza di fede, ormai svuotata della propria sostanza?

Esatto! I novatori, gli ecumenisti, hanno pervertito la logica esaltando giusti principi al di là del giusto limite! Come? Anzitutto hanno fatto notare come in tutte le religioni vi sia un fondo di verità, di bontà, di giustizia: in effetti è indiscutibile. Poi hanno esaltato all'eccesso questa giusta considerazione. Non esiste un male assoluto, un principio del male - come già dicevamo - ma solo un male relativo, e di conseguenza un errore relativo. L'errore è il frutto di una parziale assenza di verità, di una esaltazione partigiana della verità, di una visione distorta della verità. Anche una religione pessima avrà in sé qualcosa di buono, e nella misura in cui sarà buona aderirà al volere di Dio. E' pure innegabile, poi, che per poter convertire una persona dovrò far leva anzitutto su ciò che accomuna me e lei, la mia fede alla sua; se non esisterà tra di noi un benché minimo accordo, non la potrò convertire. Una bestia, che non ha nulla in comune con un uomo, non può essere convertita; un ortodosso è certamente più vicino a Dio di quanto lo sia un musulmano.

Ma se assolutizzo un buon principio - che per sua natura è relativo - perverto il vero; e l'errore è proprio questo: un pervertimento del vero. L'errore è paragonabile ad una dose di cianuro disciolta in acqua purissima: un solo granello guasta un grande quantitativo d'acqua.

E' intuitivo: anche il più feroce thugs ha in sé qualcosa di buono; pure con lui un cristiano presenterà dei punti di contatto, persino sotto l'aspetto morale; più di un principio della religione cattolica sarà condiviso anche dal sanguinario thugs. La religione dei thugs, però, non è via di salvezza, anche se contiene in se un minimo di bene, bene che per sua natura proviene da Dio ed è capace di portare a Dio.

Ora comprendi che cosa voleva dire Gesù quando affermava: "Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde" (Matt. 12,30)? Non è possibile pregare il padre comune con i farisei, perché, dice loro Gesù: "Voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre vostro" (Giov. 8,44); non è possibile perché "Chiunque nega il Figlio non ha neanche il Padre; chi confessa il Figlio, ha anche il Padre" (1 Giov. 2, 22).

E la ragione conferma: il termine "padre" va riempito di un contenuto. Se tuo padre ti consente di avere quattro mogli, evidentemente non può coincidere con il mio che mi chiede di averne una soltanto e di esserle fedele sino alla morte; se tuo padre è uno schiavista, il mio, non essendolo, è un Padre diverso..."Le false religioni - dice S. Agostino - sono inventate dal demonio per impedire agli uomini di conoscere quella vera". L'ecumenismo allora è una follia: l'ecumenista vede il fratello che si abbevera ad una fonte avvelenata e cosa fa? Non tenta di dissuaderlo, anzi...

Un professore di matematica aveva uno studente che nella prova di matematica, appunto, aveva scritto che 2+2 fa 15; che 7x8 fa 94 e che 12-5 fa 21. Invece di spiegare all'interessato quali principi vanno studiati per risolvere correttamente le operazioni matematiche, l'insegnante dichiarò che in effetti nelle operazioni dello studente c'era un principio di vero. Di conseguenza invitò quest'ultimo a predisporre assieme a lui un documento comune sulle operazioni matematiche. Ecco un ecumenista!

Il contrario dell'ecumenista è il martire cristiano dell'epoca imperiale, dell'antica Roma: quello che si faceva massacrare dalle belve, che si faceva persino bruciare vivo, ma non gettava neppure alcuni granelli di incenso nel tripode acceso davanti all'imperatore.

Non c’è dubbio che la Chiesa attuale sia ispirata da principi chiaramente diversi da quelli dei martiri "romani". Sinceramente però questo martirio mi pare un eccesso: i cristiani preferirono morire piuttosto che compiere un gesto così insignificante. Potevano ben bruciare un po' di incenso, pur continuando ad amare il vero Dio.

Invece avevano ragione, perché se Cristo è Dio, se il Dio vero è quello dei cattolici, il tributo di onori ad un altro dio da parte di un cattolico è una offesa al vero Dio. E’ un atto - magari solo esteriore e non sentito nel cuore - con cui si riconosce la divinità a chi non è Dio e la si nega al vero Dio. E' una bestemmia. Sarà anche umano bestemmiare Dio per timore di perdere la vita, ma non è giusto. Che ne diresti tu se Cristo per salvarsi avesse negato di essere Dio? Il martire, dunque, è colui che testimonia persino con la morte la sua fede. E' evidente, secondo ragione; corrisponde alla fede. Cristo infatti sapeva che nel dichiararsi Figlio di Dio sarebbe stato massacrato dagli ebrei; ma non tacque. Cristo è il simbolo dell'antiecumenisrno, dell'intolleranza verso l'errore, che poi è la carità verso chi sbaglia. "Extra Ecclesiam nulla salus": fuori della Chiesa non vi è salvezza. Questo è il significato del Vangelo. Vangelo, significa in greco "buona novella", il Vangelo è una novella che, se non viene annunciata, è come l'evangelico sale della terra che diviene insipido: non serve più a nulla.

Proprio questo è il risultato che si ottiene con l'ecumenismo: rendere vano il Vangelo di Cristo e di conseguenza il Sacrificio della Croce. Mentre invece così non può essere: "Io sono la Via la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio" (Giov. 14,6 ), perché "Chi crede nel Figliolo ha la vita eterna; ma chi non crede al Figliolo non vedrà la vita ma l'ira di Dio dimorerà su di lui" (Giov. 3,36). Il Vangelo rappresenta la essenza stessa dell'antiecumenismo: "Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crede e sarà battezzato sarà salvo; chi invece non crederà sarà condannato" (Marco,16,16).

Secondo questa concezione nessuno può salvarsi al di fuori dei cattolici; a sentire te Dio sarebbe così crudele da mandare all'inferno chi non è cattolico senza averne colpa.

No, Dio è infinitamente misericordioso. Un mussulmano ignaro della vera religione (insegna la fede ed il buon senso conferma) potrà salvarsi pure lui, se ed in quanto agisca da cattivo mussulmano, cioè nonostante sia mussulmano. Dio ha scritto nel cuore di ogni uomo la sua legge, e seguendola anche chi ignora potrà salvarsi.

Ma è chiaro che la via più certa della salvezza è quella di chi, illuminate le tenebre dell'errore, riconosce in Gesù il Figlio di Dio. Chi ignora procederà a tentoni, brancolando nel buio. Chi sa, invece, ha l'obbligo morale di far sapere, di aiutare colui che ignora.

Cosa faresti tu se vedessi una persona che ridendo e cantando corre velocemente in bicicletta lungo una strada che di colpo, dopo una stretta curva, si interrompe davanti ad un precipizio? Penseresti che la bicicletta ha buoni freni e che il guidatore ha riflessi pronti...o correresti verso il malcapitato pregandolo di fermarsi, di darti ascolto, avvisandolo del tremendo pericolo a cui sta andando incontro? E se la strada di cui qui parliamo fosse la strada della vita, ed il precipizio fosse quello delle false religioni? Lasciando correre ti comporteresti di certo un buon ecumenista, rispettoso della sua volontà; tentando di salvare l'ignaro ciclista agiresti da cattolico, ameresti il tuo prossimo!

Infatti nel progetto di grazia di Dio l'amore dell'uomo per l'uomo ha un peso enorme: se conosci devi testimoniare, altrimenti neghi al tuo prossimo - che invece non sa - una possibilità di salvarsi. Dio ti dà la conoscenza anche perché vuole servirsi di te come strumento di grazia, "perché il mondo veda; perché il mondo creda".

Dunque, considerato che oggi quasi tutti sono sostanzialmente ecumenisti, si dovrebbe restare soli contro tutti?

Anche questo, se è necessario. I Sommi Sacerdoti chiesero la morte di Gesù e se oggi accade la medesima cosa noi, in obbedienza a Cristo, siamo costretti a disobbedire a chiunque si allontani dalla verità: S. Atanasio, per difendere la fede durante l'imperversare dell'eresia ariana, giunse persino a mettersi in contrasto con il Papa, che lo scomunicò...

Cosa vorresti dire, che si deve persino disobbedire al Papa?

Non è per nulla facile affrontare questo problema. In effetti la disobbedienza al Papa di regola non è ammissibile, porta lontano da Dio. Però, proprio perché la questione è delicata - e la teologia stessa insegna che non tutte le pronunce di un Pontefice sono infallibili - mi limito a darti una risposta indicativa - alla luce della fede e della ragione - senza pretendere di esaurire la complessità della questione. La Chiesa ci porta alcuni argomenti applicabili a casi eccezionali, ma pur sempre previsti nel corso dei secoli dalla pratica ecclesiale e dalla stessa dottrina cattolica. Anche dinanzi ad un legittimo pontefice S. Atanasio lo abbiamo già visto reagire. Senti poi cosa diceva S. Tommaso d'Aquino: "Bisogna tuttavia sapere che, ove vi sia un pericolo di fede i Prelati debbono essere corretti anche pubblicamente dai sudditi; per cui anche Paolo, che era sottomesso a Pietro, a causa di un imminente pericolo di scandalo per la fede rimproverò pubblicamente Pietro" (Summa theologica, II, II, 33,4,3).

S. Roberto Bellarmino, dottore della Chiesa, afferma che: "Così come è lecito resistere ad un Pontefice che aggredisce i corpi, è ugualmente lecito resistere a chi aggredisce le anime...e soprattutto a chi potrebbe tentare di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo ciò che ordina e impedendo l'esecuzione della sua volontà" ("De Romano Pontifice" lib. 11 c. 29).

La Chiesa, poi, nelle litanie dei Santi ci fa dire: "Perché ti degni di conservare il Sommo Pontefice e tutti gli ordini della gerarchia ecclesiastica nella Santa Religione, Ti preghiamo". E questa antica litania parla chiaramente del rischio di una crisi che coinvolga grandissima parte della Chiesa: non è necessario fare altri commenti.

Allora in termini concreti indicami dove andare a cercare la verità, il criterio da seguire in mezzo a questo "disordine ecumenista"

In questi casi la tradizione della Chiesa cita di solito S. Vincenzo da Lerino (morto prima del 450), che insegnava: "Non è dunque la Religione suscettibile di alcun progresso nella Chiesa di Cristo? Certo, bisogna che uno ve ne sia, e grande...in modo però che si abbia un progresso nella fede e non un cambiamento...Cosa farà il cristiano cattolico se qualche piccola parte della Chiesa si staccherà dalla Comunione, dalla fede universale?...E se qualche altro nuovo contagio cerca di avvelenare non più una piccola parte della Chiesa, ma tutta quanta, allora sarà sua massima cura attenersi all'antico, che evidentemente non può essere sedotto da alcuna novità menzognera".

E S. Paolo dice: "...vi sono alcuni...che vorrebbero sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma anche se noi stessi o un angelo dal cielo venisse ad annunziarvi un Vangelo diverso da quello che noi stessi vi abbiamo annunziato sia anatema (Gal.1,7). Tu attieniti a quello che hai imparato...Poiché vi sarà un tempo che non sopporteranno la sana dottrina...ma dalla verità ritrarranno le orecchie per voltarsi alle favole" (S. Paolo, II Tim.,3,2 e SS.; 4,3 e 4).

In termini logici, se neppure uno iota del Vangelo dovrà essere mutato, chi tenta il mutamento è nemico di Dio; se la Tradizione è fonte di fede, chi getta a mare la Tradizione getta a mare la fede. E' indiscutibile, razionalmente evidente.

L'ecumenismo, in effetti, è espressione di un pensiero qualunquista: una volta c'era la presunzione di avere, in quanto cattolici, la verità in tasca, di evangelizzare chi si trova nella tenebra dell'errore. Gesù stava con i pubblicani come medico e come maestro, non come una specie di presidente dei ministri in mezzo ai ministri. Però non è detto che ci sia sempre uno spirito cattivo dietro all'ecumenismo: a volte il riunirsi è visto come un mezzo per avvicinare chi non crede; e potrebbe persino funzionare.

E' vero, però devi distinguere l'intenzione - che in alcuni casi potrà anche non essere cattiva - dai fatti. Tanti errori si possono commettere in buona fede; ma restano errori e producono i propri effetti negativi. L’ingegnere capo che per falsa bontà accetta le teorie balorde di un suo ignorantissimo collaboratore - che vuole costruire una nave usando materiali di pessima qualità - riuscirà anche a mantenere una certa "pace" in cantiere, ad evitare scenate e malumori. Ma intanto si renderà responsabile dei futuri enormi pericoli e della probabile morte a cui andranno incontro i passeggeri della nave...preferisce una "bontà" che equivale ad una condanna a morte, ad una fermezza "antiecumenica".

Così anche l'ecumenismo: garantirà una falsa pace momentanea, ma renderà sempre più sfumato il concetto di giusto e di ingiusto, di buono e di cattivo, di vero e di falso e porterà di conseguenza a disastri molto maggiori di quelli che si volevano evitare. Se hai una chiara idea di bene sarai comunque libero di fare il male; ma se non hai più neppure una idea chiara di quale sia il bene e quale invece il male, cosa farai?

Eppoi le Sacre Scritture sono in radice la negazione dell'ecumenismo, come già si diceva. Difatti - alla luce del Vangelo e della tradizione - tanto per citare un esempio, Papa Pio XI nella enciclica "Mortalium animos", del 1928, condannò la filosofia ecumenista con grande chiarezza, spiegando che i cattolici non possono assolutamente promuovere né prender parte a riunioni interreligiose ecumeniche: "...A questo scopo si fanno congressi, adunanze, discorsi, c'è un bel numero di intervenuti ed hanno la parola un po' tutti: infedeli di ogni razza, cristiani, persino quanti disertano infelicemente Cristo...Orbene i cattolici non possono in nessuna maniera appoggiare tentativi come questi, i quali suppongono essere tutte le religioni più o meno buone e lodevoli, in quanto che tutte o per una via o per un'altra manifestano ed attestano quel senso nativo e spontaneo in noi che porta a Dio...Teoria questa che non è soltanto una falsità vera e propria, ma che ripudia la vera religione falsandone il concetto, e così spiana la via al naturalismo e all'ateismo. Chiunque tien mano a codesti tentativi, e ha queste idee...si allontana dalla religione rivelata da Dio...Ciò posto è evidente che la Sede Apostolica non può assolutamente prendere parte a questi congressi e in nessuna maniera i cattolici devono aderire o tener mano a simili tentativi; altrimenti vengono a dare autorità ad una pretesa religione cristiana che è lontana mille miglia dalla sola Chiesa di Cristo".

Dunque certa gente agirà in buona fede, magari, ma contro le Scritture, contro la fede, contro il cattolicesimo!

Fammi qualche altro esempio concreto di atteggiamenti non cattolici, di dottrine inaccettabili penetrate all'interno della Chiesa.

La Chiesa!? La Chiesa oggi appare come un esercito allo sbando, senza una bandiera, senza una divisa. I preti hanno quasi il timore di vestirsi da preti: tanto l'abito civile è permesso. Si mimetizzano nel mondo a danno delle anime proprie ed altrui.

A danno delle anime proprie perché l'abito preserva: quel che si fa in borghese ci si pensa dieci volte prima di farlo, se si è vestiti da sacerdote. Tu stesso, quando sei uno studente universitario qualunque, mantieni un comportamento a volte un po' caotico, goliardico. Ma quando entri in servizio e indossi la divisa da carabiniere senti il peso della responsabilità che quel vestito porta con sé. Senti che gli occhi della gente ti guardano. La divisa ti "pesa" addosso, ti influenza, ti aiuta.

Eppoi si mimetizzano a danno della gente; perché un ministro di Cristo deve essere visibile allo stesso modo in cui lo devi essere tu quando pattugli le strade. Un moribondo che deve ricevere i sacramenti; un peccatore disperato che vuole confessarsi; una persona che cerca conforto; un mondo che si scorda di Dio: tutti hanno bisogno di distinguere un sacerdote da un lattaio. Ed ecco come la mancanza dell’abito risulta collegata ad una concezione non più cattolica del sacerdozio. Si é diffusa la teoria protestante del sacerdozio universale: tutti in un certo senso sarebbero sacerdoti. Anche chi non ha ancora accettato questo assurdo pensiero pian pianino ci scivola dentro. Cancellano la forma esteriore e distruggono la sostanza; lo fanno in mille occasioni, con continui mutamenti. Ti faccio un solo esempio di come forma e sostanza vadano assieme: prendi una persona di intelligenza normale con un bel volto; prendi un'altra persona di intelligenza normale, in tutto simile alla persona dal bel volto, ma con un volto assai brutto. C'è tra i due solo una differenza di forma, eppure non è poco: una differenza di forma può essere determinante per la stessa vita!

Ma c'è ben altro: ciò che per un vecchio sacerdote è rimasto peccato grave per molti altri è divenuto un peccatuccio. Ognuno in campo morale la pensa un po' a modo proprio. Come si può governare la Chiesa in queste condizioni? "Ogni regno diviso in se stesso sarà devastato; e ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere" (Mt. 12,25). Anche se la Chiesa non sarà sconfitta, come Gesù stesso ha promesso, è compito del cristiano combattere la buona battaglia per impedire una devastazione sempre più grave.

Oggi gli uomini di Chiesa hanno accettato il principio di laicità dello Stato: con gli accordi Stato/Chiesa del 1984 lo Stato italiano è diventato laico, la regione cattolica non è più religione di Stato. E come? Tolgono Dio dalla società? Dio che ha creato tutto, che ha dato una legge al sole ed una alla terra, una agli animali ed una alle piante; Lui a cui non sfugge un solo attimo di gioia o di dolore del più ignoto fra gli uomini, non un insetto, non il più insignificante dei microbi che esiste nell'universo...ogni cosa è contata, conosciuta, voluta o permessa da Lui. E gli uomini decidono che Dio nello Stato non c'entra!? Questo pensiero era bollato, un tempo, come eretico. Oggi invece non esiste più l'eresia. Hanno rinunciato a distinguere il vero dal falso. Infatti è normale chiedersi a che cosa credano, oggi, i prelati? Nelle chiese cattoliche di molte importanti diocesi (a Milano ad esempio) le autorità ecclesiastiche invitano a predicare i protestanti: lo fanno ufficialmente. E da Roma non giunge neppure una condanna, anzi, giungono incoraggiamenti, ed esempi simili. Che può insegnare un protestante ad un cattolico? Che nella Santa Eucarestia non è realmente presente Cristo; o teorie simili! Oppure la giustificazione per fede, riassunta nella frase: pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente. Secondo questo pensiero sarebbe sufficiente credere, cioè avere una fede vuota e sterile in Dio, senza dover rispettare alcuna morale: le opere non contano nulla. Infatti Lutero, che fondò il protestantesimo, peccava liberamente contro la purezza e inoltre mangiava e beveva così tanto che venne chiamato dai suoi contemporanei "porcus saxonicus", il porcello di Sassonia. Lui però spiegava che l'uomo è condannato al peccato e cercare di resistere alla tentazione sarebbe un atto di superbia: basta confidare in Dio, avere fede. I protestanti hanno molto da insegnarci!

Queste cose di Lutero non le conoscevo! Le tengono ben nascoste evidentemente.

Eccome se le tengono nascoste. Ma c'è di più: ormai gli errori di Lutero sono divenuti parte importante della stessa liturgia cattolica e quasi nessuno reagisce più. Il primo passo per scardinare la fede è stato compiuto nel 1969, con la introduzione della "nuova messa", una messa che riprende in maniera impressionante molti principi luterani. Vediamoli rapidamente.

"Quando la Messa sarà distrutta penso che avremo distrutto anche il papato"

Ecco il programma espresso da Lutero. Lutero sosteneva che la Messa non è un sacrificio, ma un testamento, e di conseguenza una semplice una benedizione, o ancora, se si vuole, la tavola del Signore. Così riformò la liturgia in maniera da allontanare progressivamente dal popolo l'idea di Messa-Sacrificio, mise un tavolo al posto dell'altare, diede sempre maggior importanza alla liturgia della parola...

Circa quattrocentocinquant'anni più tardi (1969) Paolo VI riformò la liturgia cattolica; nella sua opera si fece assistere da sei teologi protestanti...

Bella manifestazione di coerenza: la gerarchia cattolica per elaborare la Messa si fa assistere e consigliare proprio da quella gente che ha distrutto il concetto di Messa; gente che ha fatto della messa luterana il cavallo di battaglia contro il papato. Chissà che consigli illuminati!

I consigli infatti sono stati eccezionali. I cardinali Ottaviani e Bacci avevano esaminato e fatto esaminare la nuova messa dagli esperti del "Consilium ad exequendam Constitutionem de Sacra Liturgia". Avevano poi scritto un breve esame critico, pubblicato in occasione della festa del Corpus Domini del 1969, in cui sostenevano che la nuova messa. "rappresenta un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della S. Messa..."

E i protestanti?

Loro invece erano contenti, a dimostrazione del fatto che evidentemente non sono stati i protestanti ad avvicinarsi al cattolicesimo, ma i cattolici ad avvicinarsi al protestantesimo. Max Thurian, pastore della comunità protestante di Taizè e membro della commissione dei sei teologi protestanti chiamati da Paolo VI a collaborare per il nuovo rito, e il professor Siegevalt della Facoltà protestante di Strasburgo - per citare due esempi - fecero commenti assai positivi sul fatto che finalmente con la nuova messa si erano superati gli ostacoli teologici che impedivano ad un protestante di partecipare alla Messa cattolica.

Il frutto e lo scopo della S. Messa sono il corpo il sangue l'anima e la divinità di Gesù, la Messa è la rinnovazione del sacrificio di Cristo sul Calvario e non la assemblea di Dio, come dicono oggi copiando i protestanti. Gesù sacramentato è la luce che anima la S. Messa, è la fiamma che la illumina. Senza Gesù la Messa sarebbe come un sole che non dà luce. Sarebbe la messa dei protestanti: un semplice ricordo, un memoriale. E oggi purtroppo la gerarchia la pensa più alla protestante che alla cattolica. La nuova messa è ambigua. Anche se volendo può essere interpretata in senso cattolico, in realtà allontana dal cattolicesimo. E' presto dimostrato.

Inviteresti tu la persona più nobile, buona, amabile, e potente della terra, per poi ospitarla in un cantuccio spoglio e insignificante di casa tua; per poi lasciarla in disparte e mettere te stesso al centro dell'attenzione? Non fosse altro per il timore della sua potenza non lo faresti mai! Questo atteggiamento poi sarebbe villano nei confronti di qualunque ospite.

Con Dio però questo atteggiamento oggi è normale. Un tempo il sacerdote recitava la Messa rivolto verso l'altare; i fedeli erano rivolti verso l'altare, in adorazione. Il tabernacolo era sopraelevato, tutto convergeva verso il tabernacolo, centro della chiesa fatta di pietra, "prigione" di Dio stesso, ricco e decorato artisticamente per poter contenere degnamente in sé un così grande Signore. Oggi il centro della chiesa è l'uomo: il sacerdote che parla, che predica, la assemblea che risponde. La Messa è diventata prima di tutto un'assemblea dove sempre di più l'idea di sacrificio scompare, per lasciar posto all'idea di comunità, di predica, di incontro cristiano. L'atto di adorazione è stato sostituito con una valanga di parole; si è snaturato il senso stesso della Messa. L'altare in cui si custodiva il tabernacolo è stato sostituito da una tavola, mentre Cristo, per cui la chiesa fu costruita, è messo malamente a lato, spesso non visibile: il sacerdote gli mostra la schiena o più spesso i fianchi. L'atteggiamento di sottomissione e riconoscenza, che rappresentava l'essenza del comportamento dei cristiani durante la Messa, è ridotto ai minimi termini. Hanno iniziato a dare la comunione in piedi, così si perde il senso dell'adorazione del corpo e del sangue di Cristo; poi la comunione la si è data sulle mani...Lutero aveva voluto fare lo stesso per far perdere gradualmente ai fedeli la convinzione che la Messa rinnova il Sacrificio di Cristo sul calvario. Sacerdote, fedeli, predicazione, hanno un peso complessivo - sia nella liturgia che nella collocazione fisica all'interno della chiesa - molto superiore a quello di Gesù stesso. Ecco perché oggi i protestanti accettano la nuova messa, perché in astratto è eguale alla loro messa. Gesù per loro è morto e la messa è un ricordo, un memoriale. In un memoriale la presenza del morto è solo ideale, astratta, e le parole e le azioni dei vivi sono più importanti: servono a creare il ricordo.

Nella Messa cattolica invece Dio è Vivo e sta sopra tutti e sopra tutto; tutto si rivolge a lui; davanti a lui si piegano le ginocchia...

Potrei proseguire ancora a lungo, ma credo di averti dato sufficienti spunti per capire, per far "partire" il meccanismo "ragione-fede, fede-ragione". La crisi della Chiesa a questo punto risulta evidente.

Certo si tratta di fatti gravissimi, ma la Messa è comunque il centro della cattolicità; il tuo rifiuto non è poca cosa!

E' un rifiuto secondo fede, secondo ragione: le riforme con cui Lutero voleva distruggere il papato e la teologia cattolica sono state introdotte nella Chiesa. Allora io dico: o Lutero o la fede di sempre. O ebbe torto la Chiesa a condannare la teologia di Lutero e tutte le modifiche della sua messa, o ebbe torto Lutero. Oggi dimostrano di aver dato ragione a Lutero che voleva colpire al cuore la Chiesa, distruggendo il concetto cattolico di "Messa". Oggi nessuno condannerebbe più la messa di Lutero, anzi...lo abbiamo visto. Fra l'altro c'è da dire un'altra cosa: fu San Pio V a raccogliere e riordinare definitivamente la liturgia della S. Messa tradizionale. Stabilì, in quella occasione, "...che nelle chiese di tutte le province dell'Orbe cristiano...in avvenire e senza limiti di tempo la Messa non potrà essere cantata o recitata in altro modo da quello prescritto dall'ordinamento del Messale da noi pubblicato. Dispose poi: Nessuno, dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo nostro documento ....Che se qualcuno avrà avuto l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo" (Bolla Quo primum tempore del 1570). Ciò avvenne proprio all'epoca della controriforma cattolica e, guarda a caso, contro il pericolo dell'eresia protestante.

E nessuno si è ribellato, nessuno ha reagito?

I cardinali Ottaviani e Bacci, in quel breve esame critico di cui prima parlavamo, sono stati molto chiari: "E' evidente che il Novus Ordo (cioè il Nuovo Ordine di messa, la nuova messa) non vuole più rappresentare la fede di Trento. A questa fede nondimeno, la coscienza cattolica è vincolata in eterno. Il vero cattolico è dunque posto, dalla promulgazione del Novus Ordo, in una tragica necessità di opzione".

Tu quindi pensi che oggi non ci sia più un esempio; che Dio non abbia lasciato una traccia concreta per indicare la via da seguire in questo caos?

C'è, eccome. Lo dicevamo prima: la tradizione, le S. Scritture interpretate secondo la tradizione della Chiesa - e non liberamente come fanno i protestanti - la teologia di sempre. Nessuno può contraddire questo ragionamento, né razionalmente, né in nome della fede. Nella enciclica "Pastor" P. Pio IX dichiarava: "Lo Spirito Santo non è stato infatti promesso ai successori di Pietro per consentire loro di pubblicare in seguito a personali sue rivelazioni una nuova dottrina, ma di custodire strettamente e di esporre fedelmente, con la sua assistenza, le rivelazioni trasmesse dagli apostoli, vale a dire il Deposito della fede".

Ecco qui un libretto " Così parlò P. Pio" de "La Casa Sollievo della sofferenza" di S. Giovanni Rotondo. Anche P. Pio, che oggi molti cercano più o meno di adattare alle proprie idee, non era molto d'accordo con i mutamenti di oggi. Senti un po': "Un giorno alcuni confratelli, presente il Definitore Generale Padre X, parlavano di problemi dell'ordine, quando il Padre assunse un atteggiamento impressionante. Guardando lontano gridò: ma che state facendo a Roma? Ma che state combinando? Questi vogliono toccare perfino la regola di S Francesco!

Il Definitore: Padre, si fanno questi cambiamenti perché i giovani non vogliono saperne di tonsura, abito, piedi nudi.

Cacciateli via! Cacciateli via! Ma...che, sono loro che fanno un favore a San Francesco a prendere l'abito e la sua forma di vita, o è San Francesco che fa un dono a loro?!".

E necessario reagire, non accettare, perché prima di tutto la fedeltà è quella a Dio; nessuna autorità umana può chiedere la ribellione a Dio, alla tradizione della Chiesa.

Eppure così c'è il rischio di pretendere una indipendenza da Roma, dalla S. Sede; si cade nell'errore dei gallicani, di Monsignor Lefebvre...

"Ho trasmesso ciò che ho ricevuto". Questa frase di S. Paolo fu il programma di vita di Monsignor Lefebvre; fu la predica che chiese per il suo funerale; la frase che volle venisse incisa sulla sua tomba. Il nome di Mons. Lefebvre richiama immagini di ribellione, di cieca ostinazione. Non è vero. In realtà fu un uomo tranquillo, mite, ma profondamente convinto che Cristo fosse Dio. Così, senza troppo strepitare, decise di proseguire per la via di sempre; volle restare il vecchio Lefebvre, quello che era stato amato, stimato e promosso Nunzio apostolico da Pio XII.

Fu scomunicato nel 1988, apparentemente perché nominò quattro vescovi senza il permesso di Giovanni Paolo II. In realtà Lefebvre venne combattuto anzitutto perché si rifiutava di celebrare la nuova messa, continuava a insegnare la dottrina tradizionale, contraddiceva apertamente l'ecumenismo. Faceva paura perché era la voce della antica coscienza cattolica; perché formava vescovi e sacerdoti cattolici secondo la fede di venti secoli; perché non accettava il compromesso. Dopo che Roma lo aveva preso in giro per un pezzo facendogli perdere tempo nell'attesa che morisse (era vecchio) senza aver potuto nominare vescovi tradizionalisti, decise di effettuare comunque le nomine. Contro il volere di Roma. Anche qui il vero problema non fu quello delle nomine. Ma siccome la dottrina di Monsignore non la potevano attaccare direttamente - non ne avevano il coraggio, era quella di sempre - preferirono agire furbescamente e condannarlo per una disobbedienza formale.

L'ostacolo più grande per Roma in realtà restava quello del rifiuto di celebrare la nuova messa. Infatti già nel 1976 Paolo VI aveva mandato a dire a Monsignor Lefebvre che se avesse recitato la nuova messa ogni problema sarebbe scomparso. Come Lutero anche lui aveva capito che il centro della teologia sta nella Messa: distruggi quella e avrai minato alla base quelle concezioni teologiche tradizionali, che chiaramente lo stesso Paolo VI non condivideva.

Non è detto, ci sono sacerdoti che hanno accettato la nuova messa e che sono ancora di idee cattoliche; reagiscono all'attuale crisi.

Certo non crolla tutto subito. Chi è portato al dubbio, però, alla debolezza, all'incostanza, al soggettivismo, cadrà per primo. Poi, pian pianino, cadranno anche gli altri. Togli dal fuoco una pentola piena di acqua bollente e mettila su di un freddo ripiano di marmo: l'acqua scotta, brucia, certamente! Aspetta dieci minuti, venti, trenta minuti: prima o poi diventerà fredda. Lo stesso vale per la fede. Protestantizza la Messa, continua a cambiare formule sacramentali vecchie di secoli e di saggezza teologica, vieni incontro alle dottrine sbagliate...La prima generazione di sacerdoti e di fedeli reggerà, chi più chi meno; la seconda perderà per strada molte idee cattoliche; la terza, o forse la quarta, non sarà più cattolica. L'Italia del 1969 era molto più cattolica di quella d'oggi...

Insomma, per tornare a noi, Monsignor Lefebvre voleva restare cattolico, nulla di più. Senti un suo discorso programmatico del 1974:

"Aderiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della fede stessa, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità.

Rifiutiamo, invece e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neomodernista e neoprotestante, che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite...

Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal magistero della Chiesa da diciannove secoli...Non si può modificare profondamente la "lex orandi" (cioè il modo di pregare) senza modificare la "lex credendi"(cioè la fede). Alla messa nuova corrisponde un catechismo nuovo, un sacerdozio nuovo, dei seminari nuovi, delle università nuove, una Chiesa carismatica, pentecostale, tutte cose opposte all'ortodossia e al magistero di sempre...L'unico atteggiamento di fedeltà alla Chiesa e alla dottrina cattolica, per la nostra salvezza, è il rifiuto categorico di accettare la riforma.

Per questo motivo, senza nessuna ribellione, senza nessuna acredine, senza nessun risentimento, noi proseguiamo la nostra opera di formazione sacerdotale sotto la stella del magistero di sempre, persuasi come siamo di non poter rendere servizio più grande alla Santa Chiesa Cattolica, al Sommo Pontefice, e alle generazioni future.

Per questo ci atteniamo fermamente a tutto ciò che è stato creduto e praticato nella fede - i costumi, il culto, l'insegnamento del catechismo, la formazione del sacerdote, l'istituzione della Chiesa - dalla Chiesa di sempre e codificato nei libri apparsi prima dell'influenza modernista del Concilio, attendendo che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna.

Così facendo siamo convinti, con la grazia di Dio, l'aiuto della Vergine Maria, di San Giuseppe, di San Pio X, di rimanere fedeli alla Chiesa Cattolica e Romana, a tutti i successori di Pietro e di essere i "fideles dispensatores mysteriorum Domini Nostri Jesu Christi in Spiritu Sancto". Amen".

Quindi in definitiva molte posizioni della gerarchia attuale sono inaccettabili...

Tutto il cammino razionale che sin qui abbiamo fatto lo dimostra! La fede dice la stessa cosa.

E se la ragione fosse un atroce inganno; se l'atto di fede dovesse essere cieco, senza un perché, senza un motivo?

Se la ragione non serve a niente Dio non ci potrà condannare. Se lo strumento che ci fornisce non è idoneo a raggiungere il risultato, come potremo essere puniti per la nostra incapacità? Ma se l'intelletto funziona, serve - come tutto e fortemente induce a credere - come potremo dire che non sapevamo distinguere tra Cristo e Lucifero? Chi non giudica il male per quel che è diviene operatore di iniquità; chi rifiuta di ragionare sragiona.

La grandezza della fede, la forza del pensiero cattolico: sono argomenti convincenti. Eppure avviene che sottile, insidioso si insinui in me un altro sentimento: quale sarà la vera via? Possibile che solo pochi abbiano ragione? Senza offesa, parlo anche per me: se qualcosa sfuggisse, per presunzione, a chi medita, se adoperassimo male il nostro intelletto? Il cattolicesimo tradizionale dice che l'apostolato non può essere considerato prepotenza in nome della libertà di religione; che il nome di Cristo non può essere tolto dalla società per fare un favore ai laicisti; che i motti dell'anti-Chiesa non possono divenire comuni sulle labbra dei ministri di Dio...ma è vera ragione questo parlare, o è solo la "nostra" ragione?

Certo questo dubbio mi ha toccato. Poi però ho pensato che l'ostacolo è solo apparente: non facciamoci intimidire da questi interrogativi. Se tutti hanno ragione, se tutti si salvano anche noi ci salveremo. Se ogni religione è via di salvezza anche la nostra lo è. Perché il tagliatore di teste, il mussulmano poligamo e schiavista, l'ebreo razzista, sarebbero persone che seguono una fede rispettabile, e solo fra tutti il cattolico di sempre deve essere considerato un prepotente, un folle, l'unico dinanzi a cui Dio spalanca le porte dell'inferno?

Eppoi, scusami, i presuntuosi sono loro. Loro che ti propongono mille novità e dicono che si tratta di vecchie tradizioni delle prime comunità cristiane. A questi novatori, che amano la archeologia, rispondiamo che se la genuinità del cristianesimo si fosse persa ormai nel corso di venti secoli; se fin dall'inizio la storia avesse deturpato il volto di Cristo; se insomma la vera fede fosse vissuta solo pochi anni, non potrebbe mai più esistere, perché a distanza di venti secoli non riuscirebbe certamente a ritrovare le proprie radici.

Ma in realtà questo amore per l'archeologia è un amore bugiardo. In realtà queste persone hanno solo un enorme desiderio di mutamenti. Difatti dinanzi alle parole di S. Paolo, nella II lettera ai Corinzi, si rabbuiano: "Non unitevi ad un giogo sconveniente con gli infedeli, poiché che cosa ha a che fare la giustizia con l'iniquità? Che comunanza c'è tra la luce e la tenebra? Che accordo tra Cristo e Belial? Che rapporto tra il fedele e l'infedele? Come mettere insieme il tempio di Dio e gli idoli?" o ancora (prima lettera ai Corinzi): "Quello che sacrificano, i gentili, lo immolano ai demoni, non a Dio".

Di Gesù, poi, vedono solo quello che vogliono vedere: tentano di stravolgere il Vangelo. Se non possono farlo passano alla libera interpretazione, da protestanti. Se la libera interpretazione va a urtare contro l'evidenza dicono che i Vangeli non sono storici...Non sono questi discorsi da presuntuosi? Tu proponi loro centinaia di esempi che appartengono alla tradizione della Chiesa, alla vita dei Santi. E loro? Buttano in un secchio delle immondizie sia la millenaria tradizione della Chiesa che i Santi, i Papi, i teologi del passato; e non su punti discussi, ma su quella che è la stessa base del pensiero cattolico.

Allora gettino la maschera e ammettano che Cristo è per loro un paravento dietro a cui nascondersi per propugnare le proprie teorie: la ragione di 1960 anni circa di storia cattolica è il torto dei modernisti; il torto di 1960 anni di cristianesimo significherebbe il torto di Cristo. E loro, al vero Cristo, vogliono dare torto: preferiscono farsi un Cristo "a propria immagine e somiglianza".

Si potrebbe parlare ancora a lungo ma il tempo scarseggia. In definitiva, se vogliamo essere cristiani, lo dobbiamo essere seguendo la fede di sempre. Non rinunciando alla ragione che Dio ci ha donato. Non dimenticando il passato della Chiesa. Se i Santi si sono fatti Santi in quella fede, in quei principi "rigidi e bigotti" che oggi la gerarchia ecclesiastica stessa rifiuta, quello resta il criterio giusto da seguire per restare cattolici, per salvarsi l'anima. Siamo qui solo per questo: un soffio e di noi non resterà che un ricordo; un soffio e chi ride e si fa beffe di Dio cadrà nelle sue mani.

La conoscenza porta responsabilità e affanno, porta con sé il rischio del rifiuto della verità che Dio ci aveva fatto comprendere...è un grave peso!

Ma porta con sé anche il rischio della presunzione e della superbia. Ragione, fede, ragione: un meccanismo perfetto che astrattamente sembra di poter dominare da soli. Un cervello che ha i mezzi per funzionare come un cronografo da gara...no! Fede e ragione hanno ancor una cosa da insegnarci, prima di concludere.

Gesù dice: "Senza di me non potete fare nulla"; esiste un ragionevole perché con cui spiegare questa frase?

Dio è creatore di tutto ciò che è. Ciò che esiste, allora, esiste solo perché Dio pensa, ama, sostiene l'essere. Se Dio si dimenticasse per un solo istante del mondo, questo si polverizzerebbe; se non ci assistesse incessantemente il nostro cuore cesserebbe di battere, il cervello di funzionare; se non ci concedesse le sue grazie saremmo tutti dannati. Nessuno ci assicura che sapremo perseverare, percorrere la retta via sino in fondo. Dio è padrone della gioia e del dolore, della pace e della desolazione: non è bene tentare il Signore con la propria presunzione. E' è saggio mantenersi in umiltà e carità senza esservi costretti dalla prova.

Dunque? Dunque, con San Giovanni della Croce, ricordiamo di "Sottoporre tutto alla ragione e alla fede"; poi, con Santa Teresina da Lisieux, non dimentichiamo che "Tutto è grazia": fede, e ragione, come tutto ciò che è, sono grazie, ed ogni nostro atteggiamento di umano orgoglio per ciò che conosciamo e comprendiamo sarebbe sciocco, pericoloso.


Commenti e osservazioni
Chiunque lo desideri potrà inviare per la pubblicazione le sue considerazioni sull'argomento.



7 dicembre 2001

Nello scorrere la Sua lunga lettera ho provato un senso di sconforto e di delusione constatando quanto si possa essere intolleranti e arroganti allorché, accecati da un gretto e sterile clericalismo, ci si convince di essere i soli illuminati da Dio e dalla Verità.  
Anche i 'santi' inquisitori di infausta memoria seguivano la 'santa' tradizione della 'santa' Chiesa cattolica romana.
Francamente, penso che su alcune sue affermazioni, che hanno più il sapore del settarismo che del Cristianesimo, non si troverebbe d'accordo nemmeno il Papa. Evidentemente, in fatto di fede e di religione, Lei si sente un arrivato. 
Per quanto mi riguarda, più umilmente, mi sforzo di percorrere, non senza fatica, la strada della conoscenza nella quale si aprono le profonde voragini del dubbio. 
E' la solita storia del fariseo e del pubblicano che incessantemente si ripropone. 
E' una questione di punti di vista e non ritengo che il Suo debba necessariamente essere migliore degli altri. 
Le sue parole parlano di Gesù e di vero Cristianesimo, ma in concreto mi appaiono soltanto tese alla difesa di una "vera e unica Chiesa" che, mi pare di capire, costituisce il suo unico punto di riferimento.
  
Nel nome di Colui che un giorno è stato appeso su una croce, la prego di voler perdonare la mia franchezza.
 
Francesco
   


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