CHIESA VETERO-CATTOLICA

(CONFERENZA INTERNAZIONALE EPISCOPALE DELL’UNIONE DI UTRECHT)


DENOMINAZIONE DELLA CHIESA MADRE

 NOME -  I cattolici che sono rimasti fedeli alla “vecchia” Chiesa del primo millennio ancora non divisa e non hanno accettato i nuovi dogmi del Concilio  Vaticano I  hanno  fondato  negli  anni  1873-1888  le  Chiese Vetero-Cattoliche.
Il termine “vetero-cattolico” non è legato al conservatorismo o al rigido tradizionalismo e non impedisce  lo sviluppo teologico nello spirito della Sacra Scrittura e dell’autentica Tradizione Cattolica. La Chiesa delle origini è un modello, perché, rispetto alle evoluzioni posteriori, non è ancora divisa in Chiese confessionali divergenti e non viene governata da un centro unico, che prende tutte le decisioni. I “vetero-cattolici” si considerano i cattolici che giuridicamente non dipendono dal Vaticano.

 CENNI STORICI -   Nel 1870 il Concilio Vaticano I  proclamò, dopo accese controversie, due dogmi per i fedeli: a) Il primato di giurisdizione universale del vescovo di Roma;  b) L’infallibilità del vescovo di Roma quando si pronuncia “Ex-Cathedra” su questioni di fede e morale. Queste decisioni conclusero  un lungo e contrastato processo che trovò molti oppositori e che causò, tra l’altro, gravi scissioni. I cattolici, che apertamente si ribellarono contro questi due dogmi, avversando la concentrazione di potere che ne derivava al vescovo di Roma e rifiutando la nuova definizione della Chiesa che ne risultava, non trovarono più spazio all’interno di essa.
In Germania, Austria e Svizzera questi fatti  portarono alla fondazione di diocesi Vetero-Cattoliche. Non si trattava di una riforma ecclesiastica di massa come, per esempio, il Protestantesimo, ma di un gruppo non molto numeroso di intellettuali e di sacerdoti cattolici.
In Germania il movimento vetero-cattolico era legato all’importante teologo Ignaz von Döllinger, un capo dell’opposizione contro i nuovi dogmi papali. Il primo “vescovo cattolico per i vetero-cattolici”, il Prof. Joseph Hubert Reinkens (1821-1896), fu eletto da 21 sacerdoti e 56 laici il 4 giugno 1873 a Colonia. La sua ordinazione episcopale, ricevuta dal vescovo Hermann Heykamp della Chiesa Olandese di Utrecht, ebbe luogo a Rotterdam l’11 agosto 1873. La Chiesa di Utrecht si era separata da Roma nel 1723-1724, in seguito ad una controversia per la nomina e l’ordinazione di un vescovo che non era stato approvato dal vescovo di Roma. Grazie alla Chiesa di Utrecht, le Chiese Vetero-Cattoliche entrarono nella cosiddetta “successione apostolica”.
Le radici di questa Chiesa sono legate a San Willibrord, monaco anglosassone e missionario dei Frisi, il quale diventò vescovo di Utrecht nell’anno 695. Dall’antichità gli  arcivescovi  di   Utrecht   hanno    sempre   avuto   una  grande indipendenza da Roma. La loro elezione era fatta dal Capitolo dei canonici e dal clero diocesano e questo diritto fu confermato anche dall’imperatore olandese nell’anno 1145. Quando il 17 aprile 1723 fu eletto canonico Cornelius Steenoven, il vescovo di Roma si rifiutò di riconoscerlo. Il nuovo vescovo eletto ricevette l’ordinazione dalle mani del vescovo francese Dominique Maria Varlet (1678-1742).
In Svizzera il processo di formazione iniziò nel 1871 e trovò la sua conclusione nel 1876. Nel 1875 si costituì il sinodo nazionale, che ratificò la costituzione della Chiesa. Nel 1876 il Prof. Eduard Herzog, in passato docente di teologia a Lucerna, venne eletto come primo vescovo. Fu consacrato da un vescovo vetero-cattolico tedesco, Joseph Hubert Reinkens.
Nella monarchia Austro-Ungarica il primo vescovo Amandus Czech fu eletto nell’anno 1888. La sua sede fu trasferita nell’anno 1896 da Vienna a Varnsdorf, in Boemia.
La Chiesa Vetero-Cattolica aggiunse alla sua protesta contro i due dogmi alcune riforme come, per esempio, l’introduzione della lingua nazionale nella Santa Messa per renderla comprensibile ai fedeli, l’istituzione di un rito di penitenza collettivo  e l’abolizione del celibato obbligatorio per i suoi vescovi e i suoi sacerdoti. Alcune riforme sono state successivamente attuate in parte dal Concilio Vaticano II.
L’apertura ai laici, chiamati a partecipare alla vita della Chiesa, fu un fattore considerato importante fin dall’inizio. Essa si concretizzò con l’istituzione del sinodo (dal greco: ”fare la strada insieme”) composto da laici e clero. La struttura episcopale–sinodale mette in luce la responsabilità di tutti i battezzati per la vita della Chiesa e tiene conto delle preoccupazioni attuali, che rivendicano una sua “democratizzazione”.
Ci vollero anni di chiarificazioni e di consolidamento affinché le Chiese sopra menzionate, di provenienze storicamente tanto diverse, potessero riconoscersi in un’unica comunità. Ciò accadde nel 1889, quando i vescovi e le loro Chiese sancirono una convenzione d’unione a Utrecht, da cui il nome di “Unione di Utrecht”. Nella cosiddetta “Convenzione di Utrecht”, firmata da Johannes Heykamp, arcivescovo di Utrecht, Casparus Johannes Rinkel, vescovo di Haarlem, Cornelius Diependaal, vescovo di Deventer, Joseph Hubertus Reinkens, vescovo della Chiesa Vetero-Cattolica in Germania e Eduard Herzog, vescovo  della  Chiesa  Cristo-Cattolica (Vetero-Cattolica) in Svizzera,  si definirono i principi sui quali si basa quest’unità e comunità ecclesiale.

 FONDAMENTI DELLA FEDE DELLA CHIESA VETERO-CATTOLICA

-       Fa parte della Chiesa di Cristo, che è Una, Santa, Cattolica (Universale) ed Apostolica. Essa è   l’opera di Dio. Le Chiese terrene invece sono delle  costruzioni e  delle  organizzazioni  umane che nascono e  possono  anche    scomparire. Tali sono  la   Chiesa  di  Gerusalemme, di Milano, di Costantinopoli, di Roma o  di Utrecht … 

-       E una Chiesa Cattolica che dall’anno 1873 non dipende giuridicamente dal Vaticano.

-       Crede nella Santa Trinità e si basa sull’azione salvifica di Dio per mezzo di Suo Figlio Gesù Cristo, Capo della Chiesa Universale, nato dalla Vergine Maria, crocifisso e risuscitato dal Padre dai morti  il terzo giorno.

-       Crede che lo Spirito Santo permette alla Chiesa di riconoscere il Suo mandato e di adempierlo e la unisce in Cristo continuamente.

-       Per quanto riguarda la preghiera “Credo”, essa insegna che  lo Spirito Santo procede solo da Dio Padre e non condivide  il concetto “filioque”, cioè che lo Spirito Santo procede dal Figlio (dogmaticamente confessato dal Vescovo di Roma San Leone nel 447),  che non corrisponde al Simbolo di Costantinopoli del 381.

-       Crede nei Sette Sacramenti, nella Sacra Scrittura e nella Tradizione Apostolica.

-       Professa la fede dei primi  sette  Concili Ecumenici.  Il suo motto  è legato alle parole di San Vincenzo di Lerins: “Teniamo quello che ovunque, che sempre e che da tutti è stato creduto. Questo è dunque davvero e propriamente cattolico” (Id teneamus, quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est; hoc est etenim vere proprieque catholicum).

-       Ha la successione apostolica dei ministri di culto.

-       I vescovi e i sacerdoti, in base alla libera scelta, possono ricevere il sacramento del matrimonio o restare celibi.

-       Conferisce il sacramento del sacerdozio anche alle donne in tutti i tre gradi: diaconato-sacerdozio-episcopato.

-       Oltre alla confessione individuale, permette il rito della confessione collettiva, durante la quale i fedeli, dopo aver confessato i peccati direttamente a Dio, ricevono l’assoluzione dal sacerdote, di solito durante la Santa Messa.

-       Alla Santa Comunione, celebrata sempre sotto le due specie, ammette tutti i battezzati delle varie Chiese Cristiane.

-       Non considera la Santa Comunione come un premio per chi ritiene di essersi comportato bene e di essere quindi in grazia di Dio, ma una divina medicina per tutti quelli che soffrono e sono in difficoltà e la vede come un segno dell’unione fra tutte le Chiese e la comunità mistica invisibile.

-       Riconosce il Vescovo di Roma come il Successore del Principe degli Apostoli, Sommo Pontefice della Chiesa Universale e Patriarca d’Occidente, al quale appartiene il Primato d’onore (“primus inter pares”) ed è con lui in unione di preghiera e di amore.

-       Continua ad essere fedele alla vecchia tradizione cattolica, secondo la quale il vescovo di Roma non era considerato infallibile (alcuni vescovi di Roma sono stati dichiarati eretici dai Concili Ecumenici) e non poteva esercitare   la giurisdizione universale su tutti i vescovi. Inoltre  respinge la dichiarazione di Pio IX, dell’anno 1854, sull’immacolato concepimento di Maria e la sua ascensione con il corpo al Cielo, che Pio XII promulgò in seguito come dogma nell’anno  1950.  Vede questi  dogmi in contraddizione con la Sacra Scrittura e con tutta la Tradizione della Chiesa dei primi secoli. Tuttavia, assieme con la Chiesa Ortodossa, chiama Maria “benedetta”, “la prima fra i santi” e “la pura serva del Signore” e le attribuisce una relativa esenzione dal peccato per grazia dal momento in cui lo Spirito Santo scese su di lei, poiché l’unico che è assolutamente libero dal peccato per natura è Gesù Cristo nostro Salvatore.

-       Non ha una sede centrale, ma in ogni nazione è rappresentata da un vescovo e dal sinodo; la sua struttura è democratica.

-       In certi casi, in base al permesso del vescovo, permette di celebrare un nuovo matrimonio in Chiesa per i divorziati, perché esistono i “vedovi” di fatto, anche se un ex-coniuge è ancora in vita, e dunque nasce il diritto di benedire una nuova unione.

 NOTE TEOLOGICHE -  I defunti, in attesa “dell’ultimo giudizio”, si purificano per la grazia di Cristo. Alcuni conoscono lo stato di beatitudine, altri percepiscono l’impossibilità dell’eterna unione con Dio. Cristo alla fine dei tempi verrà nella gloria (“parusia”) per giudicare i vivi e i morti (Apocalisse 19,11). Dio Padre non giudicherà nessuno. Ha affidato questo compito al Figlio (Giovanni 5,22). I giusti saranno da Lui portati nella forma glorificata all’eterna felicità, mentre i non pentiti saranno condannati.

LITURGIA -  La celebrazione eucaristica nella Chiesa non è una continua ripetizione o il rinnovamento del sacrificio espiatorio che Gesù ha offerto una volta per tutte, ma il suo carattere di sacrificio consiste nel fatto che essa è la memoria di quel sacrificio, rappresentazione reale di quell’unica manifestazione sulla terra di Cristo per la salvezza dell’umanità (Ebrei 9,11-12), la quale continuamente viene rinnovata da Gesù nel Cielo, dove Lui adesso si trova alla presenza di Dio per noi (Ebrei 9,24). Mentre questo è il carattere dell’Eucaristia riguardante il sacrificio di Cristo (reale presenza di Gesù sotto le specie del pane e del vino – transustanziazione), essa è contemporaneamente un’offerta di sacrificio santo attraverso la quale i fedeli, che hanno ricevuto il vero Corpo e il vero Sangue del Signore, possono costituire una comunità fra di loro (1 Cor 10,17).
Il sacerdote usa  le stesse vesti del ministro cattolico, con l’eccezione che la stola viene indossata durante la Santa Messa sopra la casula. Si distinguono i cinque colori liturgici: bianco, verde, rosso, rosa, viola (nero).   La Santa Messa viene celebrata in italiano secondo il rito vetero-cattolico. Il sacerdote durante la celebrazione  è  rivolto  verso il  popolo. - All’inizio  della  liturgia si celebra il rito dell’assoluzione  collettiva. - Tutti  i  fedeli  sono  invitati  ad  esprimere le proprie intercessioni e  le lodi. -Il  segno  di pace  viene  scambiato  prima dell’offertorio, come nel rito ambrosiano.
E’ sufficiente ascoltare le parole pronunciate dal sacerdote durante la consacrazione per comprendere che era volontà di  Gesù donare non solo il suo Corpo, ma anche il suo Sangue (Mt 26,27). Non solamente il Sacerdote, quindi, ma tutti i fedeli ricevono anche il Sangue di Cristo nell’Eucaristia. Tutti i fedeli bevono dal calice, oppure, per motivi igienici, viene distribuito  il pane intinto nel vino. In  occasione di ceremonie particolarmente  solenni viene offerto il vino in piccoli bicchieri di plastica e pezzettini di pane. Si usa il vino bianco o rosso. Si prega la versione ecumenica del “Padre nostro” concordata all’unanimità dalle Chiese Cristiane in Italia.

TEMPO LITURGICO -  Viene usato il calendario liturgico vetero-cattolico, simile a quello romano. L’anno liturgico si divide in: Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste e Tempo Ordinario e le date delle celebrazioni sono identiche a quelle della Chiesa Cattolica di Roma.

 LUOGO LITURGICO -   Il centro dello spazio liturgico è rappresentato dall’altare con il calice e la patena e il libro della Sacra Scrittura. Le candele accese simbolizzano che Cristo è la Luce del mondo. Si preferisce la Croce senza il corpo di Cristo, per sottolineare la gioia della risurrezione.

 ORGANIZZAZIONE ATTUALE -  La Chiesa Vetero-Cattolica non ha una sede internazionale direttiva  centrale, ma   è libera in  ogni  nazione. L’arcivescovo di  Utrecht   svolge  un  ruolo d’onore e di rappresentanza formale: nell’anno 2000 è stato eletto il  Dr. Joris Vercammen.

ARCIVESCOVADO DI UTRECHT: E-Mail: buro@okkn.nl

 Struttura organizzativa e direttiva della Chiesa:

A) CONSIGLIO PARROCCHIALE (Presidente, Vice-Presidente,Tesoriere, membri ordinari – 12 persone, incluso il parroco)

B) CONSIGLIO SINODALE (Vescovo-Presidente, Vice-Presidente, Tesoriere, Membri ordinari –
12 persone-sacerdoti e laici)

C) SINODO ECCLESIASTICO (Vescovo, Consiglio Sinodale, a cui si aggiunge un  delegato per ogni Consiglio Parrocchiale).

 Non si accetta la direzione ecclesiastica monarchico-assolutista, ma viene seguito il modello dei primi cristiani, che era democratico e implicava il diritto alla votazione di tutto il popolo di Dio. Tutti i battezzati sopra i 18 anni di età esprimono la loro volontà attraverso i rappresentanti degli organi di vari gradi. Per esempio, il vescovo propone un nuovo parroco, ma il consiglio parrocchiale deve votare e confermare così la sua nomina. Per eleggere un nuovo vescovo deve riunirsi il Sinodo Ecclesiastico, che ha la massima autorità decisionale. Inoltre esiste la Conferenza Episcopale Internazionale dell’Unione di Utrecht (CEIUU), nella  quale  si   riuniscono   le varie  Chiese  nazionali e  che  cerca di coordinare formalmente la loro attività. Se in un paese il Sinodo Ecclesiastico ha eletto un nuovo vescovo, per la sua ordinazione ci vuole il consenso della CEIUU.
Attualmente sotto la giurisdizione dell’Unione di Utrecht sono le comunità ecclesiastiche di 15 paesi: USA e Canada con 250.000 fedeli, Polonia con 80.000 fedeli, Germania con 25.000 fedeli, Austria con 18.000 fedeli, Svizzera con 16.000 fedeli, Olanda con 10.000 fedeli, Repubblica Ceca con 5.000 fedeli, Repubblica Slovacca con 1.733 fedeli, Italia con 300 fedeli, Croazia con 300 fedeli, Francia con 200 fedeli, Bosnia con 100 fedeli e una piccola minoranza in  Svezia e Danimarca.

ATTEGGIAMENTO ECUMENICO -   Nei rapporti con i fratelli cristiani l’atteggiamento della Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht è quello di mantenere l’unità nelle cose fondamentali, la libertà dove c’è il dubbio e la carità in tutto. Sin dall’inizio le riforme furono concepite in vista della riconciliazione delle Chiese. L’orientamento fondamentale verso la fede, il culto e la costituzione della Chiesa delle origini avvicinarono le Chiese Vetero-Cattoliche alla Chiesa Ortodossa e alla Chiesa Anglicana. In esse i vetero-cattolici individuarono le Chiese teologicamente più vicine, con le quali si posizionavano al centro, tra i cattolici romani e le Chiese della riforma. Dal 1931 esiste la comunione ecclesiastica (“full communion”, unità di culto e di sacramenti) con le Chiese Anglicane e dal 1965 con la Chiesa Filippina Indipendente. Un intenso dialogo con tutta la Chiesa Ortodossa (1975-1987) ha portato al riconoscimento della base comune della fede, però l’unità ecclesiale è ancora ostacolata.
Un lavoro ecumenico pratico lega le Comunità Vetero-Cattoliche con la Chiesa Cattolica di Roma. Importanti per il dialogo ecumenico nell’anno 2000 sono state le visite dell’arcivescovo Jan Glazemaker di Utrecht e della delegazione della Chiesa Vetero-Cattolica, guidata dal Sac. Petr Živný di Milano, presso la Santa Sede. L’udienza dal vescovo di Roma Giovanni Paolo II e gli incontri con il Card. Walter Kasper presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani hanno rappresentato un altro passo verso l’avvicinamento di entrambe le Chiese, che  desiderano intensificare la reciproca cooperazione.
Le Chiese Vetero-Cattoliche sono tra le fondatrici del Consiglio Mondiale delle Chiese Cristiane di Ginevra.
La Chiesa Vetero-Cattolica permette di ricevere la Santa Comunione a tutti i battezzati provenienti da varie Chiese Cristiane.
Non incoraggia a contrarre i matrimoni misti, tuttavia, in base alla dispensa di un vescovo, permette di celebrare il matrimonio in chiesa, anche se uno dei coniugi appartiene ad un’altra Chiesa Cristiana oppure è senza confessione.

 DENOMINAZIONE DELL’UNITA’ ECCLESIALE IN ITALIA

 BREVE STORIA -  In Italia le radici vetero-cattoliche sono legate all’esistenza della Chiesa Cattolica Nazionale Italiana, fondata il 25 gennaio 1882, la quale, attestando interamente la dottrina cattolica, rivendicava tuttavia l’autonomia amministrativa e disciplinare. Guidata dal conte Enrico di Campello, partecipò al Congresso Vetero-Cattolico di Krefeld (Prussia) dal 29 al 31 agosto 1884 e aderì ufficialmente al movimento vetero-cattolico internazionale, volendo però mantenere la propria caratteristica nazionale. Lo stesso anno  il Prof. Filippo Cicchitti Suriani, appoggiato dal vescovo svizzero Eduard Herzog e in collaborazione con il Dr. Ugo Janni, cominciò la sua attività che portò alla fondazione di un centro vetero-cattolico a Roma e successivamente a Milano. Nell’anno 1889 la Chiesa Cattolica Nazionale Italiana divenne membro dell’Unione di Utrecht.  Dopo la morte del Prof. Suriani nel 1944 fu eletto come successore il Dr. Mario De Conca. Dall’anno 1970 ha continuato la sua attività  il Sac. Luigi Caroppo, che ha creato, in collaborazione con il vescovo svizzero Hans Gerny,delegato della Conferenza Internazionale Episcopale dell’Unione di Utrecht,  nell’ambito della Chiesa Vetero-Cattolica Italiana, una Missione Cristiano- Cattolica Italiana e che ha  operato a Milano, Roma e Minervino di Lecce (LE).  Nell’anno 1997 la Conferenza Episcopale Internazionale dell’Unione di Utrecht ha nominato il vescovo tedesco Joachim Vobbe il suo nuovo delegato e responsabile per l’Italia.
I futuri sacerdoti studiano teologia  presso le  facoltà  teologiche  cattoliche  in Italia oppure  presso  le facoltà  vetero-cattoliche  all’estero:  in lingua   tedesca a Berna, Bonn e Vienna; in lingua olandese ad Amersfoort;  in lingua inglese negli USA o presso le facoltà anglicane in Gran Bretagna; in lingua polacca a Varsavia; in lingua ceca a Praga.
Sul territorio nazionale ci sono altre due Chiese Vetero-Cattoliche, che non fanno parte della giurisdizione della Conferenza Episcopale Internazionale dell’Unione di Utrecht e dunque non sono per essa canoniche. La prima si chiama “Chiesa Vetero-Cattolica Italiana” e la seconda “Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa”, due Chiese Vetero-Cattoliche che  non fanno parte del Consiglio Mondiale delle  Chiese  in   Ginevra  e  sono  dunque da distinguere  dalla  “Chiesa
Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht in Italia”.

DIPENDENZA/COMUNIONE CANONICA -Vescovo Joachim Vobbe, residente a Bonn  (Germania)  e   delegato   della    Conferenza   Episcopale    Internazionale  dell’Unione di Utrecht per l’Italia.
VESCOVADO IN GERMANIA: E-Mail: 
ordinariat@alt-katholisch.de

 COMPETENZE E RAPPRESENTANZA -     Ogni  comunità   rappresenta    una  piccola cellula della Chiesa. Responsabili  per ciascuna  parrocchia sono il parroco e  il   consiglio   parrocchiale. Solo  i  sacerdoti  che  hanno  la  missione   canonica rilasciata dal  vescovo e   sono stati  eletti  secondo   la  costituzione   dal  consiglio parrocchiale possono svolgere il loro ministero e rappresentare la Chiesa durante gli incontri ecumenici.

 LA COMPOSIZIONE delle comunità riguarda per il 90% cittadini italiani. Il resto sono vetero-cattolici provenienti dalla Boemia, Slovacchia, Germania o Svizzera. Il sesso femminile rappresenta il 70% dell’intera comunità. L’età media è di circa 45 anni.

 UNITA’ COMPONENTI - I luoghi di culto in cui celebrano le comunità parrocchiali vetero-cattoliche sono messi a disposizione dalle diocesi italiane cattoliche romane. Le comunità pagano l’affitto alla parrocchia cattolica oppure gestiscono tutte le spese di manutenzione, se si tratta di una chiesa affidata interamente ad uso liturgico vetero-cattolico. Per il pagamento dell’affitto  due volte ha contribuito  parzialmente la Missione di San Paolo della Chiesa Vetero-Cattolica d’Olanda. I sacerdoti e tutti gli altri collaboratori delle parrocchie non percepiscono in Italia nessuno stipendio e la loro  attività è completamente gratuita. Per il proprio mantenimento svolgono una professione  civile.  La Chiesa non è in possesso di nessun bene materiale e non viene mantenuta neanche dall’estero.


Ikthys