IL CATECHISMO ABBREVIATO DI WESTMINSTER DEL 1648

(LA DOTTRINA CRISTIANA RIFORMATA)

(Traduzione e commento del past. Castellina)


 

1. Qual è lo scopo principale della vita umana?

Lo scopo principale della vita umana è dare gloria a Dio e godere per sempre della sua presenza. Commento.

[1 Co. 10:31; Ro. 11:36; Ap. 4:11; Sl. 73:25-27].

2. Come possiamo realizzare così la nostra vita?

Noi potremo realizzare la nostra vita nel senso ora delineato lasciandoci guidare dalla Parola di Dio contenuta nella Bibbia. Dio ha voluto che essa fosse per noi l'unica autorevole regola della nostra fede e della nostra condotta. Essa è costituita dall'Antico e dal Nuovo Testamento. Commento.

[2 Ti. 3:16; Ap. 22:18,19].

3. Qual è l'insegnamento principale della Bibbia?

Le Scritture ci insegnano in primo luogo che cosa noi dobbiamo credere al riguardo di Dio e quali siano i doveri che noi abbiamo verso di Lui. Commento.

[2 Ti. 1:13; 3:16; Gv. 20:30,31; Mi. 6:8].

4. Che cosa intendiamo quando ci riferiamo a Dio?

Quando ci riferiamo a Dio noi parliamo di una persona spirituale, infinita, eterna ed immutabile nel suo essere, nella sua sapienza, potere, santità, giustizia, bontà e verità.

[Gv. 4:24; Gb. 11:7-9; Sl. 90:2; Gm. 1:17; Es. 3:14; 34:6,7; Sl. 147:5; Ap. 4:8; 15:4; Es. 36:6,7]

5. Esiste più di un Dio?

No, non vi è che un solo Dio, il Dio vivente e vero. Commento.

[De. 6:4; Gr. 10:10; 1 Co. 8:4].

6. Che cosa ci dice la Bibbia sull'essenza di Dio?

La Bibbia ci dice che pur essendo Dio uno, in Lui vi sono tre persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Commento.

[Mt. 28:19; 2 Co. 13,14; 1 Gv. 5:7].

7. Che cosa si intende quando si parla dei "decreti" di Dio?

I decreti di Dio sono il Suo eterno proposito, secondo il consiglio della Sua volontà, per cui Egli, per la Sua propria gloria, ha prestabilito tutto ciò che deve accadere. Commento.

[Ef. 1:4-11; Ro. 9:22,23; 11:36; Is. 46:10; Gb. 14:5; Pv. 16:4].

8. Come Dio esegue tutti i suoi decreti?

Dio esegue tutti i suoi decreti nell'opera della creazione e della provvidenza.

9. Che cos'è l'opera della creazione?

L'opera della creazione consiste nel fatto che Dio ha portato all'esistenza ogni cosa dal nulla, tramite la potenza della Sua Parola, nello spazio di sei giorni, e il tutto era molto buono.

[Ge. 1; Eb. 11:3].

10. In che modo Iddio creò l'essere umano?

Iddio creò l'essere umano maschio e femmina, secondo l'immagine di sé stesso, in conoscenza, giustizia e santità, con il dominio su tutte le creature. Commento.

[Ge. 1:26-28; Cl. 3:10; Ef. 4:24].

11. In che cosa consiste l'opera della divina provvidenza?

L'opera della divina provvidenza consiste nel fatto che Dio preserva nel modo più santo, saggio e potente, come pure governa, tutte le Sue creature e tutte le loro azioni. Commento.

[Eb. 1:3; Sl. 145:17; 104:24; Is. 28:29; Sl. 103:19; Mt. 10:29-31].

12. Quale speciale atto di provvidenza Dio ha fatto verso l'essere umano nello stato in cui era stato creato?

Nel creare l'essere umano Dio aveva stabilito con esso un patto che gli avrebbe garantito la vita se egli avesse obbedito perfettamente alla Sua volontà. Nel contempo Egli gli aveva proibito, sotto pena di morte, di mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male. Commento.

[Os. 6:7; Ro. 10:5; Ga. 3:12; Ge. 2:17].

13. I nostri progenitori continuarono a vivere nello stato in cui erano stati originalmente creati?

I nostri progenitori, essendo stati creati con una volontà libera, sono decaduti dallo stato in cui erano stati originalmente creati, peccando contro Dio.

[Ge. 3:6-8].

14. Che cos'è il peccato?

Peccato significa non conformare sé stessi alla legge che Dio ha stabilito per noi oppure trasgredirla.

[1 Gv. 3:4]

15. Quale è stato il peccato per il quale i nostri progenitori sono decaduti dallo stato in cui originalmente erano stati creati?

Il peccato per il quale i nostri progenitori sono decaduti dallo stato in cui originalmente erano stati creati è stato quello di mangiare il frutto che era stato loro categoricamente proibito di nutrirsi. Commento.

[Ge. 3:6,12]

16. Quali conseguenze ha avuto il peccato di Adamo e di Eva su tutta la loro discendenza?

Il peccato di Adamo e di Eva ha contaminato tutta la loro discendenza naturale, perché il patto che Dio aveva stabilito con Adamo includeva tutti i suoi discendenti. Per questo in Adamo noi pure abbiamo peccato, con lui siamo decaduti, ed insieme a lui noi subiamo tutte le conseguenze del suo peccato.

[Ge. 2:16-19; Ro. 5:12; 1 Co. 15:21,22]

17. In quale condizione la caduta trascinò l'umanità?

La caduta trascinò l'umanità in condizione di peccato e di miseria. Commento.

[Ro. 5:12]

18. In che cosa consiste la condizione di peccato in cui è decaduto l'essere umano?

La condizione di peccato nella quale è decaduto l'essere umano consiste nel fatto che (1) tutti siamo colpevoli del primo peccato di Adamo; (2) siamo tutti privi della nostra originaria giustizia; (3) la nostra natura è totalmente corrotta. Questo viene chiamato 'peccato originale' ed esso si accompagna a tutte le trasgressioni che di fatto noi compiamo. Commento

[Ro. 5:12-19; 5:10-20; Ef. 2:1-3; Gm. 1:14,15; Mt. 15:19].

19. In che cosa consiste la condizione di miseria in cui è decaduto l'essere umano?

Tutta l'umanità, con la sua caduta, ha perduto la comunione che aveva con Dio ed è soggetta alla sua ira e maledizione. Essa si è resa così passibile di tutte le miserie di questa vita, alla morte stessa, ed alle pene eterne dell'inferno. Commento.

[Ge. 3:8,10,24; Ef. 2:2,3; Ga. 3:10; La. 3:29; Ro. 6:23; Mt. 25:41,46].

20. Dio ha forse lasciato che tutta l'umanità perisse in condizione di peccato e di miseria?

Dio, per semplice suo beneplacito, ha eletto alcuni da ogni eternità a vita eterna stabilendo con loro un patto di grazia affinché fossero liberati dalla condizione di peccato e di miseria e fossero portati in condizione di salvezza tramite un Redentore. Commento.

[Ef. 1:4,5; Gv. 5:16; Ro. 3:20-22; 11:27; Ga. 3:21,22].


Commentario

1. L'esistenza dell'essere umano come creatura è direttamente dipendente da Dio, suo Creatore, ed è soltanto in Lui che noi possiamo trovare la piena realizzazione di noi stessi e la nostra felicità più autentica. La nostra vita può così trovare significato affidandoci totalmente a Dio, obbedendo a Lui e servendo la sua volontà, esaltando la Sua gloria. Domanda 1.

2. Un tempo l'essere umano era in costante comunione con Dio: esisteva un dialogo fra Dio e l'uomo. Ora, a causa del peccato, questo dialogo è interrotto. Per grazia di Dio, però, per tornare ad essere ciò che dovevamo essere, Egli torna a parlarci in Gesù Cristo (la Sua Parola diventata essere umano) e nella Bibbia (la Sua Parola diventata scrittura). La natura ci può dire già qualcosa di Dio, come pure la nostra coscienza; questo però non è sufficiente. Dio ci ha dato in Cristo e nella Scrittura, e solo là, la Sua speciale rivelazione che ci può guidare in modo adeguato a ricostituire quello che dovevamo essere. Essa è completamente degna di fiducia in tutto ciò che afferma (inerrante), è chiara a tutti nelle sue linee essenziali, ed è sufficiente in sé stessa per lo scopo che si prefigge (non abbiamo bisogno di rivelazioni complementari). Domanda 2.

3. La Bibbia è sia dottrina (qualcosa da conoscere) che vita (qualcosa da vivere). Dottrina e vita non possono essere staccati l'uno dall'altro, sono come un albero buono che non può che dare buoni frutti. Domanda 3.

4. La Bibbia ci descrive Dio come una persona da una parte totalmente diversa da noi, e dall'altra simile a noi (perché noi siamo stati creati alla Sua immagine. Come persona diversa da noi Essa possiede attributi che solo Essa possiede (non-comunicabili), come il fatto che sia Spirito, infinita, eterna ed immutabile, mentre noi abbiamo limiti, siamo legati al tempo e siamo mutevoli. Come persona a cui noi siamo simili, invece, Dio possiede attributi che pure noi possiamo avere (comunicabili), e cioè essere, sapienza, potere, santità, giustizia, bontà, verità. Domanda 5.

5. La Scrittura insegna con chiarezza che non vi è che un unico Iddio vivente e vero [Cfr. 1 Re 8:60; 1 Co. 8:5,6; Is. 44:6]. Essa però, con altrettanta chiarezza ci insegna che non solo Dio Padre, ma anche il Figlio e lo Spirito Santo sono Dio [Cfr. 1 Gv. 1:18; Sl. 45:6; Is. 9:6,7; Gv. 20:28; Gv. 1:4; 5:26]. Gli attributi di Dio sono ascritti anche al Figlio [Mt. 28:20; Gv. 1:1; 1:3; Cl. 1:17; Eb. 1:3; Gv. 5:19; Gv. 20:28], come pure avviene per quanto riguarda lo Spirito Santo [Cfr. At. 5:3,4; 1 Co. 2:10; Gv. 6:63; Mt. 12:31]. Inoltre la Scrittura insegna che queste sono persone distinte, uguali sia in potere che in gloria. Domanda 6.

6. Tutto ciò che avviene nel mondo non è semplicemente questione di caso o di accidente. Per ogni cosa c'è una ragione, e la ragione ultima di ogni cosa è il progetto che Dio per ogni cosa ha formulato. Il progetto che Dio ha formulato per ogni cosa è eterno, cioè qualcosa che Egli sempre aveva, ed è immutabile. Esso poi è assoluto, cioè nulla accade senza che Dio l'abbia pianificato. Infine si tratta di decisioni prese 'per la sua propria gloria', Dio cioè non spiega quello che fa dandocene una ragione che "vada oltre sé stesso". Per ogni cosa c'è sempre un motivo plausibile e coerente con il suo carattere. Dio però non è l'autore del peccato, né egli limita così la piena responsabilità umana per il suo destino finale. Domanda 7.

7. Che cosa significa essere stati creati ad immagine di Dio?

  • (1) Il catechismo dice che noi siamo stati creati secondo la sua immagine in conoscenza. Adamo, cioè, quando ancora non aveva peccato, era in grado di comprendere la rivelazione che Dio faceva di sé stesso nel mondo. Egli era "profeta" nel senso più alto del termine e come tale "vedeva" la verità di Dio e ne parlava a beneficio degli altri.
  • (2) Il catechismo dice che noi siamo stati creati secondo la sua immagine in santità. Adamo, cioè, quando ancora non aveva peccato, era totalmente consacrato a Dio, era "a parte", "speciale" per lui. Era in pace con Dio, si rallegrava della Sua presenza e desiderava servirLo più di ogni altra cosa. Egli era, in questo senso "sacerdote".
  • (3) Il catechismo dice che noi siamo stati creati secondo la sua immagine in giustizia. Adamo, cioè, quando ancora non aveva peccato, era "re" perché saggiamente governava sulla creazione come Dio gli aveva detto. Egli conosceva la volontà di Dio, desiderava obbedirvi, ed era in grado di farlo. Tenere a mente questo è estremamente importante perché ci aiuterà a comprendere l'attuale depravazione dell'uomo, l'opera salvifica di Cristo, la necessità e la sostanza della conversione, e i segni che caratterizzano la vera chiesa. Domanda 10.
  • 8. La Scrittura dice che, nonostante quello che noi potremmo altrimenti dire, che Dio ha il completo controllo di quello che noi chiamiamo natura (Mt. 5:45; Sl. 104:14; Gb. 37:10,12); che Dio ha controllo sulle nazioni (Da. 4:25; 2:21; At. 17:26); che Dio è in controllo della vita di ogni singolo individuo al mondo (1 Sa. 2:6-8); che Dio esercita un controllo persino sulle libere azioni degli uomini (Pr. 16:1; Fl. 2:13; Sl. 76:10). Non possiamo però spiegare come lo faccia, ci basti sapere che è vero. Domanda 11.

    9. Un patto ingiusto? No. (1) Adamo era stato creato con la capacità di fare ciò che gli era stato richiesto (Ec. 7:29; 1 Ti. 2:14); (2) Dio gli aveva provveduto tutto ciò di cui egli aveva bisogno e che avrebbe reso inutile cadere in tentazione; (3) La stessa minacciata pena di morte avrebbe dovuto essere sufficiente per scoraggiarlo dal disubbidire. Domanda 12.

    10. I nostri progenitori erano stati creati in stato di innocenza ed erano (1) liberi di seguire o la via dell'obbedienza oppure quella della disobbedienza. Non c'era nulla che li avrebbe forzati ad andare o in una direzione o in un'altra, nemmeno Satana. (2) Avevano la capacità di seguire o l'una strada oppure l'altra. Erano cioè capaci di bene o di male. Dio ha creato l'uomo libero di agire, con la facoltà di scegliere tra il bene ed il male; desiderava che la Sua creatura scegliesse di amarLo e adorarlo volontariamente, desiderava per essa il bene, non il male. Ma, se la creatura ha la facoltà di scegliere il bene deve necessariamente avere pure la facoltà di scegliere il male.

    L'essere umano è una creatura di Dio. Come tale può trovare la migliore realizzazione di sé stesso rimanendo entro i limiti che Dio gli ha posto. Andare oltre a questi limiti significa scadere di qualità, essere di meno di quello che poteva essere, causare da sé stesso il proprio danno, in una parola "decadere". Domanda 15.

    11. Il peccato ereditario (o originale). Questa è stata definita la dottrina più difficile che possa essere accettata da essere umano. (1) C'è una fondamentale unità fra Adamo e tutti i suoi discendenti, come rami di uno stesso albero, come le radici di un albero determinano tutta la qualità di ciò che vi cresce sopra [Cfr. At. 17:26; Gb. 14:4; 25:4]. L'albero dell'umanità è diventato cattivo e tutti ne subiscono l'influenza, eccetto Gesù Cristo. Per cui: (2) C'è un senso per il quale il peccato di Adamo è pure il nostro. La natura peccaminosa di Adamo si è trasmessa alla sua discendenza. Adamo poteva solo generare figli con la sua stessa natura, e quella natura era peccaminosa. E' necessario che ai bambini si insegni a fare il bene, ma essi sanno fare il male molto bene anche se nessuno glielo insegna [Cfr. Sl. 51:5]. Domanda 17.

    12. Che cosa avvenne quando Adamo peccò? (1) E' morto spiritualmente davanti a Dio; (2) è divenuto soggetto alla sofferenza fisica, alla malattia ed alla morte; (3) ha perduto la sua innocenza, divenendo ingiusto ed empio, colpevole e perduto, nemico ed estraneo a Dio [Cfr. Ge. 3:7; Ef. 2:1-3]; (4) Se fosse morto nei suoi peccati (senza ravvedersene) avrebbe sofferto una condanna eterna. Non c'è dunque nulla di buono nell'uomo? Dipende dal come consideriamo la questione: dal punto di vista di Dio o dal punto di vista umano. Dio non trova nell'uomo alcun bene che possa fargli guadagnare un posto in cielo. Per quanto riguarda, invece, la rettitudine o la condizione dell'essere degno del cielo, Dio dice che non esiste affatto, l'uomo è totalmente corrotto (Cfr. Is. 1:6). Per 'totalmente corrotto' si intende che il peccato ha influenzato ogni parte dell'essere umano e che, nonostante non commetta di fatto tutti i peccati, l'uomo è potenzialmente in grado di commetterli (Gr. 17:9; Ro. 3:10-18; 7:18). Inoltre si intende che egli è del tutto incapace di piacere a Dio, per quanto riguarda la salvezza (Ge. 8:21; Sl. 58:3; 1 Sa. 16:7Ge. 6:5; Ro. 8:8; 3:12). Dio non vede solo ciò che una persona ha di fatto commesso, ma ciò che essa è di per sé stessa. Dio infine, non permette che tutti gli uomini giungano al massimo della loro depravazione. (1) Gli ha lasciato la riprensione della coscienza (Ro. 12:5), (2) gli ha lasciato il freno delle leggi e delle autorità civili (Ro. 13:1-5); (3) gli ha lasciato la paura della morte (Eb. 12:5); (4) e poi l'influenza della famiglia, dell'educazione, della società. Comprendete però come tutto questo sia pure piuttosto labile, fragile e comunque non sufficiente a rendere l'uomo buono. Lasciato a sé stesso l'uomo è incline al male. Domanda 18.

    13. Sull'umanità grava il dominio della morte: è il denominatore comune a cui tutti siamo soggetti, ma ancor di più la pena eterna dell'eterna dannazione (la discuteremo più tardi alle dom. 28 e 84). Gesù la afferma in modo molto serio e solenne: è lui che ci ha messo chiaramente in guardia contro questa concreta possibilità [Cf. Mt. 3:12; Mc. 9:48; Ap. 14:10; Mt. 8:12; 25:46]. Domanda 19.

    14. Qualcuno ha detto che "non c'è dottrina che non sia stata più odiata di questa, ma non c'è dottrina che nella Scrittura venga insegnata più chiaramente di questa". Fissiamo così alcuni punti della fede riformata:

  • (1) E' per sola grazia che viene provveduta all'essere umano una via di salvezza,
  • (2) ed è pure per la sola potenza di Dio che uomini peccatori possono avere la forza per uscire dalla loro condizione di peccato e di miseria.
  • (3) Dio elegge persone alla salvezza incondizionatamente (senza tenere conto di eventuali requisiti che possano nella creatura stessa motivare tale scelta). Per cui:
  • (1) Dio sceglie dal numero totale dei perduti una parte di essi per destinarli alla salvezza;
  • (2) Dio non sceglie queste persone perché abbiano in sé stesse qualcosa di speciale o di diverso dagli altri;
  • (3) Dio sceglie queste persone ai fini della salvezza solo a causa di Gesù Cristo, quando a tempo debito, vengono innestate in Lui.
  • (4) Questa scelta incondizionata è stata decisa dall'eternità.
  • Dio è forse ingiusto quando opera questa scelta? Tutti però meritano la dannazione. Dio non è ingiusto quando dà agli uomini quello che si meritano, mentre dà ad altri la grazia che non meritano.

    Allora non importa quello che si fa, tanto uno sarà salvato o dannato automaticamente? No, perché se uno è eletto, sarà salvato in Cristo ravvedendosi del suo peccato e riponendo in Cristo la sua fede, e verrà così salvato secondo i piani vedendo radicalmente trasformata la sua vita.

    Ma se io non sono eletto allora non c'è nulla che possa fare non importa quanto io desideri essere salvato. Ma.

  • (1) Nessuno può mai desiderare di essere salvato se questo desiderio prima non gli sia stato ispirato da Dio tramite il dono di "un nuovo cuore".
  • (2) Nessuno che voglia essere salvato nel modo stabilito da Dio - che desideri cioè venire a Cristo - sarà perduto.
  • (3) Coloro che non vogliono essere salvati venendo a Cristo con il ravvedimento e la fede sono gli unici responsabili del loro destino. Domanda 20.

    21. Chi è il Redentore degli eletti di Dio?

    L'unico Redentore degli eletti di Dio è il Signore Gesù Cristo, il quale, essendo l'eterno Figliolo di Dio, è divenuto uomo. Egli era e continua ad essere così per sempre Dio ed uomo in due nature distinte, ma un'unica persona. Commento.

    [1 Ti. 2:5,6; Gv. 1:14; Ga. 4:4; Ro. 9:5; Lu. 1:35; Cl. 2:9; Eb. 7:24,25].

    22. In che modo Cristo, essendo Figlio di Dio, è divenuto un essere umano?

    Cristo, il Figliolo di Dio, è divenuto un essere umano assumendo un vero corpo ed un'anima ragionevole. E' stato concepito per la potenza dello Spirito Santo nel ventre della Vergine Maria ed è nato da lei, rimanendo però privo della contaminazione del peccato. Commento.

    [Eb. 2:14,16; 10:5; Mt. 26:38; Lu. 1:27,31,35,42; Ga. 4:4; Eb. 4:15; 7:26].

    23. In che modo Cristo svolge il suo compito di Redentore?

    Cristo svolge il suo compito di Redentore in qualità di profeta, di sacerdote, e di re, e lo fa sia nel suo stato di umiliazione che di esaltazione. Commento.

    [At. 3:21,22; Eb. 12:25, Cfr. 2 Co. 13:3; Eb. 5:5-7; 7:25; Sl.2:6; Is. 9:6,7; Mt. 21:5; Sl. 2:8-11].

    24. In quale modo Cristo esplica la funzione di profeta?

    Cristo esplica la funzione di profeta, rivelandoci, nella Sua Parola e nel Suo Spirito, la volontà di Dio per la nostra salvezza. Commento.

    [Gv. 1:18; 1 Pi. 1:10-12; Gv. 15:15; Gv. 20:31].

    25. In quale modo Cristo esplica la funzione di sacerdote?

    Cristo esplica la funzione di sacerdote, nell'offrire una volta per sempre sé stesso come sacrificio atto a soddisfare la giustizia di Dio e a riconciliarci con Dio, nonché nell'intercedere incessantemente per noi. Commento.

    [Eb. 9:14,28; 2:7; 6:24,25].

    26. In quale modo Cristo esplica la funzione di re?

    Cristo esplica la funzione di re rendendoci sottoposti a Lui nel governarci e nel difenderci, nonché nel reprimere e vincere tutti i nemici nostri e suoi. Commento.

    [At. 15:14-16; Is. 33:22; Is. 32:1,2; 1 Co. 15:25].

    27. In che cosa consiste l'umiliazione di Cristo?

    L'umiliazione di Cristo consiste (1) nel suo nascere, ed in una condizione umile, (2) nel vivere sottoposto alla legge e a tutte le miserie di questa vita, come pure all'ira di Dio, nonché (3) nel morire sulla croce, (4) nell'essere sepolto, e (5) nell'essere soggetto per un certo tempo al potere della morte. Commento.

    [Lu. 2:7; Ga. 4:4; Eb. 12:2,3; Is. 53:2,3; Lu. 22:44; Mt. 27:46; Fl. 2:8; 1 Co. 15:3,4; At. 2:24-31].

    28. In che cosa consiste l'esaltazione di Cristo?

    L'esaltazione di Cristo consiste (1) nel risorgere dalla morte il terzo giorno, (2) nell'ascendere al cielo, (3) nel sedere alla destra di Dio Padre, (4) e nel ritornare l'ultimo giorno come giudice del mondo. Commento.

    [1 Co. 15:4; Mc. 16:19; Ef. 1:20; At. 1:11; 1 :31].

    29. Come possiamo arrivare a godere dei benefici risultanti dalla redenzione operata da Cristo?

    Possiamo arrivare a godere dei benefici risultanti dalla redenzione operata da Cristo quando lo Spirito Santo li applica alla nostra persona. Commento.

    [Gv. 1:11,12; Tt. 3:5,6].

    30. In che modo lo Spirito Santo applica alla nostra persona la redenzione operata da Cristo?

    Lo Spirito Santo applica alla nostra persona la redenzione operata da Cristo quando, chiamandoci efficacemente alla fede, ci unisce a Cristo.

    [Ef. 1:13,14; Gv. 6:37,39; Ef. 2:8; Ef. 3:17; 1 Co. 1:9].

    31. Quando può ritenersi efficace la vocazione che lo Spirito Santo ci rivolge?

    La vocazione che lo Spirito Santo ci rivolge può ritenersi efficace quando (a) giungiamo ad essere persuasi del nostro del nostro peccato e della nostra miseria, (2) la nostra mente viene illuminata dalla conoscenza di Cristo e (3) la nostra volontà viene rinnovata. Così persuadendoci Egli ci mette in grado di abbracciare Gesù Cristo e la grazia che l'Evangelo ci offre. Commento.

    [2 Ti. 1:9; 2 Te. 2:13,14; At. 2:37; At. 26:18; Ez. 36:26,27; 1 Gv. 6:44,45; Fl. 2:13].

    32. Quali sono i benefici che possono godere in questa vita coloro che sono stati chiamati efficacemente dallo Spirito Santo a godere della redenzione operata da Cristo?

    Coloro che sono stati efficacemente chiamati dallo Spirito Santo a godere della redenzione operata da Cristo ottengono in questa vita i benefici (1) della giustificazione, (2) dell'adozione, (3) della santificazione, come pure (4) quanti altri li accompagnano o ne conseguono. Commento.

    [2 Ro. 8:30; Ef. 1:5; 1 Co. 1:26.30].

    33. Che cos'è la giustificazione?

    La giustificazione è un atta della grazia di Dio per cui Egli perdona tutti i nostri peccati e ci accetta considerandoci giusti ai suoi occhi per il solo merito della giustizia di Cristo, la quale ci viene accreditata e che riceviamo per sola fede. Commento.

    [Ro. 3:24,25; 6:6-8; 2 Co. 5:19,21; Ro. 5:1 -19; Ga. 2:16; Fl. 3:9].

    34. Che cos'è l'adozione?

    L'adozione è un atto della grazia di Dio, per la quale noi veniamo accolti a far parte dei numero dei figlioli di Dio acquisendo così il diritto ai privilegi che questa condizione comporta. Commento.

    [1 Gv. 3:1; Gv. 1:12; Ro. 8:17].

    35. Che cos'è la santificazione?

    La santificazione è l'opera della grazia di Dio per la quale (1) noi veniamo rinnovati completamente secondo l'immagine di Dio, e (2) veniamo messi sempre più in grado di morire al peccato e di vivere una vita di giustizia.

    [2 Te. 2:13; Ef. 4:23,24; Ro. 6:4,6; Ro. 8:1].

    36. Quali sono i benefici che, in questa vita, si accompagnano o derivano dalla giustificazione, dall'adozione, e dalla santificazione?

    I benefici che, in questa vita si accompagnano o derivano dalla giustificazione, dall'adozione, e dalla santificazione sono: (1) la certezza che Dio ci ama, (2) la pace della nostra coscienza, (3) la gioia nello Spirito Santo, (4) il progresso nella grazia, e (5) la perseveranza sino alla fine. Commento.

    [Ro. 5:1,2,5; Ro. 14:1; Pr. 4:18; 1 Gv. 5:13; 1 Pi. 1:5].

    37. Quali benefici ricevono da Cristo i credenti alla loro morte?

    Le anime dei credenti, alla loro morte, vengono rese perfette in santità, ed immediatamente passano nella gloria, mentre il loro corpo, rimanendo unito a Cristo, riposa nelle loro tombe fino alla risurrezione. Commento.

    [Eb. 12:23; 2 Co. 5:1,6,8; Fl. 1:23; Lu. 23:43; 1 Te. 4:14; Is. 57:2; Gb. 19:26,27].

    38. Quali sono i benefici che i credenti ricevono da Cristo nel momento della loro risurrezione?

    Nel momento della loro risurrezione i credenti risuscitano alla gloria, saranno apertamente riconosciuti ed assolti nel giorno del giudizio, e resi perfettamente benedetti nella gioia di Dio per tutta l'eternità. Commento.

    [1 Co. 15:43; Mt. 25:23; 10:32; 1 Gv. 3:2; 1 Co. 13:12; 1 Te. 4:17,18].

    39. Quale dovere Dio prescrive dall'essere umano?

    Il dovere che Dio prescrive dall'essere umano è l'obbedienza alla Sua volontà rivelata.

    [ Mi. 6:8; 1 Sa. 15:22].

    40. Qual è la prima regola da obbedire che Dio ha rivelato all'essere umano?

    La regola che per primo Dio ha rivelato all'essere umano affinché fosse obbedita è la legge morale.

    [Ro. 2:14,15].

    Note

    15. Da sottolinearsi l'importanza di dire "il solo redentore" (Cfr. Mt. 4:10; Gv. 17:3; 3:16; At. 4:12; Gv. 14:6; 1 Gv. 2:23) soprattutto nel clima moderno in cui si tende a dire che vi sia verità salvifica in tutte le religioni per coloro che sono sinceri. Nei confronti di questa degenerazione del cristianesimo dobbiamo protestare con chiarezza, non importa quello che si dice. La via è Gesù, la via è stretta, mentre larga è quella che porta alla perdizione. Però: perché questo è vero?

  • Gesù Cristo è chiamato Dio (Is. 9:6; Gv. 20:28);
  • Possiede gli attributi di Dio (Gv. 1:1; 2:24,25);
  • E' in grado di compiere le potenti opere di Dio (Gv. 5:21; Cl. 1:16):
  • A Lui è dovuto il culto che è reso a Dio solo (Gv. 20:28; Ap. 5:12-14).
  • Da notare infine che Dio Figlio divenne uomo senza cessare di essere Dio, la natura divina si unì a quella umana "senza conversione, composizione o confusione). Domanda 21.

    16. L'accenno al 'vero corpo' di Gesù è necessario perché storicamente vi erano coloro che sottolineavano troppo la sua divinità a scapito della sua umanità (docetisti). L'"anima ragionevole" significa semplicemente che Gesù, oltre ad avere un corpo aveva un'anima come noi dotata di sentimenti, ragione ecc. Cristo ha condiviso tutta la nostra umanità ad eccezione del peccato. La dottrina della nascita da Maria 'vergine' è necessaria perché solo per mezzo di un miracolo Gesù poteva nascere come vero uomo ma senza peccato. La santità di Gesù è dovuta all'intervento dello Spirito Santo e non da una speciale virtù presente in Maria. Domanda 22.

    17. La triplice funzione di Cristo come Profeta, Sacerdote e Re, è importante nella dottrina riformata, perché tocca diverse aree della fede cristiana. In questo schema le funzioni di Profeta - Sacerdote - Re erano quelle che dovevano essere proprie all'essere umano, che il peccato ha corrotto e che Cristo ha ristabilito affinché fossero riprese dalla conversione e praticate dalla vera chiesa. In questo schema le funzioni di Profeta - Sacerdote - Re erano quelle che dovevano essere proprie all'essere umano, che il peccato ha corrotto e che Cristo ha ristabilito affinché fossero riprese dalla conversione e praticate dalla vera chiesa. Domanda 23.

    18. E' importante sottolineare che il fondamento della vera conoscenza di Dio e della via di salvezza non possa che venire direttamente da Cristo e dal Suo Spirito. Questo non significa che non ci debbano essere credi, confessioni di fede o catechismi. Questi sono riassunti del pensiero biblico scritti da persone fallibili ed essi devono sempre essere subordinati all'autorità ultima della Scrittura. La differenza fra la fede riformata e quella di altre tendenze nell'ambito del cristianesimo o sette è che la Bibbia è autorità ultima ed assoluta. Accanto alla Bibbia non può essere posta alcun altra autorità alla pari. Domanda 24.

    19. Cristo offre sé stesso in sacrificio per rendere giuridicamente possibile la salvezza di coloro che Dio ha predestinato alla salvezza. E' la dottrina riformata della "redenzione limitata". Gesù è morto per salvare il suo popolo dai suoi peccati (Mt. 1:21). Il sangue di Cristo è prezioso, è di valore illimitato, e, per quanto possa sembrare strano i benefici della morte di Cristo vengono offerti a tutti coloro che odono l'Evangelo, siano essi eletti oppure no. Ciononostante, coloro che di fatto accolgono l'Evangelo per la loro salvezza sono coloro che Dio Padre ha affidato a Cristo affinché fossero salvati (Gv. 17:2; 6; 10:15; 6:38,39; 17:9,10). Il versetto: "Egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (1 Gv. 2:2) non significa che Cristo è morto per tutti senza eccezione, ma che Cristo è morto per moltissime persone, da tutte le nazioni del mondo, e non solo per pochi o per una nazione soltanto. Dobbiamo predicare l'Evangelo ad ogni nazione perché Dio ha persone in ogni nazione per cui Cristo è morto. Dobbiamo chiamare ogni individuo a ravvedersi e a credere perché non sappiamo chi sia scritto nel libro della vita. Domanda 25.

    20. (1) Gesù esercita già nel presente la sua autorità di Re. Paolo dice ai credenti: "Egli ci ha riscossi dalla podestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato figliolo" (Cl. 1:13). (2) Il regno di Cristo è pure spirituale ed invisibile (Gv. 18:36; Lu. 17:20), (3) E' un regno che non avrà mai fine (Da. 2:44; 2 Pi. 1:11). (4) Il regnare di Dio è già stato inaugurato in Cristo e verrà a compimento nel futuro (1 Co. 15:25). Oggi ancora è presente il peccato, e perciò il dominio di Cristo non è ancora incontrastato, ma lo sarà un giorno. Alcuni ritengono che chiesa e regno di Cristo siano staccati e quest'ultimo ancora a venire (dispensazionalisti), altri credono che regno e chiesa coincidano (cattolici), i riformati credono che regno e chiesa si sovrappongano ma non coincidano ancora totalmente (vedi figura). Domanda 26.

    21. Comprendere a fondo ciò che è significato per Dio "scendere", "umiliarsi", lasciare la sua infinita gloria per divenire uomo, e persino un uomo disprezzato, oppresso e maledetto, significa comprendere la grandezza del suo amore per noi, per me: ha fatto questo per me! poteva benissimo farne a meno! Sottoposto alla legge vuol dire: legato come noi alla sottomissione alla legge che Dio ha stabilito per ogni creatura umana. Domanda 27.

    22. Quando Gesù compie, termina l'opera che si era prefisso sulla terra, Egli torna alla gloria che aveva prima (Gv. 17:5).

  • Il corpo di Gesù che risorge dalla tomba era lo stesso corpo che era stato crocefisso e sepolto, ma di qualità differente. Non era semplicemente una visione dei discepoli.
  • Gesù "ascende al cielo", scompare cioè dalla dimensione della materia sensibile, per entrare nella dimensione di Dio per noi non ancora direttamente sperimentabile.
  • Gesù "siede alla destra di Dio Padre", è collocato cioè in una condizione di straordinario onore. Questo sottolinea il fatto che noi dobbiamo sapere "con chi abbiamo a che fare" quando consideriamo Gesù. Gesù Cristo sta in una posizione che nessun altro ha mai avuto e mai avrà. Infine (4) Egli ha ricevuto l'incarico di giudicare il mondo ritornandovi al momento fissato.
  • Il certo ritorno di Cristo (1) nessuno può stabilirne la data (Mt. 24:36), (2) Vi saranno segni che lo precederanno (Mt. 24:5-35; 1 Te. 5:3); (3) Sarà improvviso; (4) Sarà pubblico, tutti lo vedranno; (5) Quando tornerà i morti risorgeranno (Gv. 5:28); (6) Quelli ancora in vita al suo ritorno saranno istantaneamente trasformati (1 Te. 4:17; 1 Co. 5:10), (7) Vi sarà la separazione fra salvati e perduti.

    Ora però Cristo continua ad essere attivo in favore dei credenti come loro mediatore unico. Domanda 28.

    23. E' Dio - Spirito Santo che ora interviene come persona per applicare ciò che Cristo ha conseguito nell'esperienza delle persone che Dio ha scelto. Come avviene questo?

    Un peccatore, morto nel peccato e nelle trasgressioni ode predicare l'Evangelo. Egli è invitato a venire a Cristo. Però egli non lo vuole, resiste a questo. Allora lo Spirito Santo opera affinché lo voglia. Entra così nel cuore del peccatore e lo rigenera. Subito il peccatore comincia ad odiare il peccato e a desiderare Cristo. Egli si ravvede e crede. Così istantaneamente viene giustificato ed adottato. Da quel momento in poi, per il resto della sua vita, egli si terrà stretto a Cristo e si impegnerà a vivere con Lui e per Lui. Finalmente, nel grande giorno, verrà fatto risorgere dai morti e reso simile a Cristo in anima ed in corpo. E l'unica cosa che vorrà dire per tutta l'eternità è che la lode appartiene a Dio solo, perché per la sua salvezza non dovrà nulla a sé stesso! Domanda 29.

    24. Non c'è persona al mondo che mai accetterebbe l'Evangelo di sua propria forza, volontà ed iniziativa. "Or l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia, e non le può conoscere, perché le si giudicano spiritualmente" (1 Co. 2:14). Se Dio lasciasse questo alla sola iniziativa umana, nessuno mai accetterebbe l'Evangelo. La Scrittura dice: "E voi pure ha vivificati, voi che eravate morti nei vostri falli e nei vostri peccati" (Ef. 2:1). Ecco perciò l'opera dello Spirito Santo: Egli "vivifica" (Ef. 2:5), "crea in Cristo Gesù" (2:10), fa "nascere di nuovo" (Gv. 3:4,7), egli ci "risuscita con Lui" (Ef. 2:6). Dopodiché quello che prima ci pareva follia, ora "compunge il cuore" (At. 2:37), quella che prima pareva solo parola d'uomini, ora viene accettata "quale essa è veramente, come Parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete" (1 Te. 2:13). Da notare però: vi sono due pericoli da evitarsi se vorremmo essere certi di essere stati chiamati in modo efficace: (1) Aspettarsi una forte emozione religiosa, o una crisi particolare. Si può però avere forti sensazioni di diversa natura senza per questo essere rigenerati. La chiamata efficace può essere subitanea, ma pure graduale; (2) essere tentati di scusarci per non accettare l'Evangelo perché ancora non siamo stati rigenerati. Dobbiamo però attendere di "sentire qualcosa" prima di ravvederci e di credere? No, dobbiamo ravvederci e credere senza discussione o ritardo. Solo obbedendo all'invito dell'Evangelo potremo essere sicuri di essere stati rigenerati dallo Spirito Santo. Domanda 31.

    25. Quando un giudice "assolve l'innocente" significa che egli lo dichiara giusto, quando "condanna il colpevole" significa che lo dichiara colpevole, o reo. Giustificare significa così "dichiarare qualcuno innocente di fronte alla legge". Così davanti a Dio. Ma come può Dio dichiarare innocente qualcuno dato che "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio" (Ro. 3:23)? L'Evangelo dice: rendendolo giusto accreditandogli, imputandogli, l'innocenza di un altro! Imputare significa: attribuire, accreditare, ascrivere, mettere in conto a qualcuno. Quando 1xrliamo dell'"imputazione del peccato di Adamo" vogliamo dire che il peccato di Adamo (la sua colpevolezza e condanna) viene pure "messa in contro, attribuita" alla sua posterità. In questa imputazione, noi riceviamo qualcosa da Adamo, diciamo come un'"infezione". Nel caso di Gesù Cristo e del suo popolo eletto c'è una doppia imputazione. (1) l'imputazione della nostra colpevolezza e condanna al Signore Gesù Cristo. "Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l'ha fatto essere peccato per noi". Il nostro peccato "gli è stato messo in conto", ed è stato trattato come se avesse commesso il nostro peccato. (2) C'è poi l'imputazione della Sua giustizia a noi, "affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui" dice l'apostolo (2 Co. 5:21). La perfetta giustizia di Cristo "viene messa in conto a noi". Dio ci tratta come se non avessimo mai peccato, come se avessimo sempre osservato perfettamente le Sue sante leggi.

    Il fatto di ricevere questa giustizia "per fede" non significa che la fede "meriti" in qualche misura la nostra giustificazione. La fede è uno strumento, è "la mano con la quale riceviamo la giustizia di Dio". In ogni caso l'esercizio della fede da parte nostra, come pute il nostro ravvedimento, è reso possibile a noi sempre da Dio che ad essa ci "abilita".

    La giustificazione non dipende dunque né dal nostro ravvedimento, né dalla nostra fede, e neppure dalle nostre opere. Incoraggerebbe forse questo il vivere tranquillamente nel peccato? No, perché quando Dio "risveglia" il peccatore chiamandolo alla salvezza per grazia, Egli produce in lui ravvedimento e fede, ma pure "opere", un nuovo e giusto stile di vita. L'agire giustamente è conseguenza del ravvedimento, della fede, della giustificazione. La fede che giustifica è per sola fede, ma la fede che giustifica non è mai sola". Le "buone opere" sono possibili quando una persona viene messa in condizione di farle, e questa condizione è quanto avviene con la salvezza per grazia. Domanda 32.

    26. L'adozione segue la giustificazione nell'ordine logico delle cose: Dio infatti non può accogliere alcuno nella sua famiglia senza che prima sia reso giusto davanti a Lui. E' importante sottolineare, di fronte agli errori moderni, che, se pure per natura noi siamo creature di Dio, noi non siamo necessariamente figli di Dio. Noi possiamo parlare solo nei termini di "divenire figli adottivi di Dio". Uno solo è il Figlio di Dio, della stessa natura e sostanza del Padre: Gesù Cristo. Noi però possiamo entrare nell'ambito della famiglia di Dio e dei privilegi e responsabilità conseguenti, solo quando Dio "ci adotta" di Sua iniziativa e quando noi rispondiamo favorevolmente. Giovanni dice chiaramente: "ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figlioli di Dio; a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, ma sono nati da Dio" (Gv. 1:13,14). Domanda 33.

    27. Nemmeno la santificazione può essere meritata, perché non è l'uomo che santifica sé stesso, ma Dio solo. Essa però si compie in modo tale che l'uomo stesso è arrivo e responsabile nel processo di santificazione, "compiete la vostra salvezza con timore e tremore" (Fl. 2:12,13). (1) L'opera della santificazione inizia con una trasformazione interiore (la rigenerazione che Dio opera). Questa però non rende la natura umana istantaneamente perfetta. Ad es. un bambino nasce, ma deve crescere, essere educato, fare esperienze, cadere e rialzarsi per diventare uomo maturo. Gli effetti del peccato originale rimangono presenti nel credente. (2) L'opera della santificazione è graduale. Vi potranno essere alti e bassi, e anche temporanei arretramenti. Nei suoi successi però egli dovrà restare umile, e non si raggiungerà la perfezione se non nel completamento finale alla presenza di Dio stesso. (3) La santificazione non è un processo per cui noi andiamo sempre più in alto, fintanto che raggiungeremo la presenza di Dio sentendo in noi stessi di essere santi. Essa è un processo per il quale noi andiamo sempre più in basso nella stima che abbiamo per noi stessi, e, nello stesso tempo desiderando più di ogni altra cosa di potere essere santi! L'opera della santificazione implica la collaborazione umana. Dio ce ne dà la forza, ma non saremo santificati senza impegno, senza la precisa e gioiosa determinazione di vivere come piace a Dio. Domanda 34.

    28. Vi sono dei benefici "accessori" della salvezza che si possono godere in questa vita. Mentre i primi sono indispensabili, questi non sono necessariamente goduti da tutti. Un peccatore recentemente convertito può non ancora rendersi conto che egli sia uno degli eletti di Dio. Magari ancora non conosce abbastanza la Bibbia a questo riguardo (Cfr. 2 Pi. 1:10). Un altro potrà arrivare ad avere dubbi (a causa di qualche caduta) sulla sua posizione di salvato davanti a Dio. Questa certezza potrà poi ritornare perché Dio è fedele alle sue promesse. La pace della propria coscienza, la serenità e la gioia sono pure dono del Signore: tutto questo lo dobbiamo ricercare con la diligenza nel percorrere la via indicata dal Signore lasciandosi docilmente guidare e forgiare dalla Parola di Dio e dallo Spirito Santo. Lo stesso vale per la perseveranza. Colui che Dio ha eletto a salvezza non potrà mai decadere da questa sua condizione, perché Dio è potente da preservarlo nonostante 'gli alti e i bassi della vita', ed Egli è fedele alle sue promesse, realizzando infallibilmente i suoi eterni propositi. Domanda 36.

    29. Si considera qui ciò che è stato chiamato "la condizione intermedia". Quando moriamo non raggiungiamo lo stato che per noi sarà finale, ma una condizione transitoria. La morte separa l'anima dal corpo. Quando il corpo muore, esso ritorna alla polvere (Ge. 3:9; At. 13:36) e si corrompe. L'anima del credente, però, è resa santa e passa subito alla gloria (Lu. 23:43; Ap. 14:13; Lu. 16:19-31), mentre quella del non - credente comincia subito a soffrire la pena della separazione da Dio. Nel giorno del giudizio colui che verrà trovato in stato di grazia vedrà la sua anima riunirsi al suo corpo, ora glorificato. Domanda 37.

    30. La dottrina della risurrezione del corpo è stata da sempre al centro della fede cristiana. Il corpo fisico che giace nella tomba e si corrompe, un giorno risorgerà, cioè "starà di nuovo in piedi". Irragionevole? Non possiamo però porre alla potenza di Dio i limiti della nostra attuale incapacità di comprendere. La Bibbia però lascia intendere questo: (1) il corpo di risurrezione sarà lo stesso corpo come sostanza ed identità, ma (2) sarà differente quanto a qualità ed a poteri. Dio non farà dal nulla un nuovo corpo, ma rinnoverà il vecchio, rivestendolo di incorruttibilità ed immortalità. Domanda 38.

    41. Dov'è riassunta questa legge morale?

    La legge morale è riassunta nei dieci comandamenti

    [De. 10:4; Mt. 19:17].

    42. Qual è la somma dei dieci comandamenti?

    La somma dei dieci comandamenti è: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente; e il tuo prossimo come te stesso. Commento.

    [Mt. 22:3 -40]

    43. Qual' è l'introduzione ai dieci comandamenti?

    L'introduzione ai dieci comandamenti è compresa in queste parole: "Io sono il Signore Iddio tuo, che ti ho tratto fuori dal paese d'Egitto, dalla casa di servitù.

    [Es. 20:2].

    44. Che cosa ci insegna l'introduzione ai dieci comandamenti?

    L'introduzione ai dieci comandamenti ci insegna che, in quanto Dio è il Signore, e il nostro Dio e Redentore, noi siamo tenuti ad osservare tutti i suoi comandamenti. Commento.

    [Lu. 1:74,75; 1 Pi. 1:15-19].

    45. Qual è il primo comandamento?

    Il primo comandamento è: "Non avere altri dei nel mio cospetto".

    [Es. 20:3].

    46. Che cosa si prescrive nel primo comandamento?

    Nel primo comandamento si prescrive di conoscere e di riconoscere Dio come l'unico e vero Dio, e come il nostro Dio; nonché di adorarlo e di glorificarlo come tale. Commento.

    [1 Cr. 28:9; De. 26:1; Mt. 4:10; Sl. 29:2].

    47. Che cosa si proibisce nel primo comandamento?

    Nel primo comandamento si proibisce il negare, oppure il non rendere il debito culto e gloria al vero Dio come Dio, e come nostro Dio; e dare il culto e la gloria che spetta solo a Lui ad altri.

    [Sl. 14:1; Ro. 1:21; Sl. 81:10,11; Ro. 1:25,26].

    48. Che cosa ci viene specificatamente insegnato nelle parole: 'nel mio cospetto' nel primo comandamento?

    Le parole 'nel mio cospetto' nel primo comandamento ci insegnano che Dio, il quale vede ogni cosa, considera cosa molto grave ed è molto dispiaciuto del peccato di avere altri dei. Commento.

    [Ez. 8:5; Sl. 46:20].

    49. Qual è il secondo comandamento?

    Il secondo comandamento è: "Non farti scultura alcuna, né immagine alcuna di cosa che sia in cielo di sopra, né di cosa che sia in terra di sotto, né di cosa che sia nelle acque di sotto alla terra, non adorare quelle cose, e non servire loro; perché Io sono il Signore Iddio tuo, e io sono un Dio geloso, che visito l'iniquità dei padri sopra i figlioli, fino alla terza ed alla quarta generazione di coloro che mi odiano; e uso benignità in mille generazioni verso coloro che mi amano, e osservano i miei comandamenti".

    [Es. 20:4-6].

    50. Che cosa si prescrive nel secondo comandamento?

    Nel secondo comandamento si prescrive di ricevere, osservare, e conservare puro ed integro, tutto il culto e le ordinanze che Dio ha stabilito nella Sua Parola. Commento.

    [De. 32:46; Mt. 28:20; At. 2:42].

    51. Che cosa si proibisce nel secondo comandamento?

    Nel secondo comandamento si proibisce il culto di Dio attraverso immagini o attraverso qualsiasi altra cosa che non sia esplicitamente stabilita nella Sua Parola. Commento.

    [De. 4:15-19; Es. 32:5,8; De. 12:31,32].

    52. Quali ragioni vengono aggiunte al secondo comandamento?

    Le ragioni aggiunte al secondo comandamento sono: la sovranità di Dio su di noi, la sua proprietà su di noi, e lo zelo che lui dimostra verso tutto ciò che gli appartiene.

    [Sl. 95:2,3,6; Sl. 45:11; Es. 34:13,14]

    53. Qual è il terzo comandamento?

    Il terzo comandamento è: "Non usare il Nome del Signore Iddio tuo invano, perché il Signore non terrà per innocente chi avrà usato il Suo Nome invano".

    [Es. 20:7].

    54. Che cosa si prescrive nel terzo comandamento?

    Nel terzo comandamento si prescrive l'uso santo e riverente dei nomi, titoli, attributi, ordinanze, Parola, ed opere di Dio. Commento.

    [Mt. 6:9; De. 28:58; Sl. 68:4; Ap. 15:3,4; Ml. 1:11,14; Sl. 138:1,2; Gb. 36:24].

    55. Che cosa si proibisce nel terzo comandamento?

    Il terzo comandamento proibisce qualsiasi discredito, offesa, profanazione od abuso di tutto ciò attraverso il quale Dio si fa conoscere.

    [Ml. 1:6,7,12; 2:2; 3:14].

    56. Quale ragione viene annessa al terzo comandamento?

    La ragione che viene annessa al terzo comandamento è questa: per quanto coloro che infrangono questo comandamento possano sfuggire alla punizione inflitta da uomini, il Signore nostro Dio non permetterà che sfuggano al Suo giusto giudizio.

    [1 Sa. 2:12,17,22,29; 3:2; De. 28:58,59].

    57. Qual è il quarto comandamento?

    Il quarto comandamento è: "Ricordati del giorno di riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa in essi ogni opera tua. Ma il settimo giorno è il riposo al Signore Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figliolo, né la tua figliola, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte. Perché in sei giorni il Signore fece il cielo, e la terra, e il mare, e tutto ciò che in essi, e si riposò al settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo, e lo ha santificato.

    [Es. 20:8-11].

    58. Che cosa si prescrive nel quarto comandamento?

    Nel quarto comandamento si prescrive di conservare particolarmente dedicati al Signore quei tempi che Egli ha stabilito nella Sua Parola; in particolare un intero giorno su sette, per essere come un santo 'sabato' dedicato a Lui.

    [De. 5:12-14].

    59. Quale giorno su sette Dio ha stabilito per essere il suo settimanale 'sabato'?

    Dall'inizio del mondo fino alla risurrezione di Cristo, Dio ha stabilito il settimo giorno della settimana per essere il Suo 'sabato'; mentre da allora Egli ha stabilito il primo giorno della settimana. Esso è il 'sabato' cristiano, questo dovrà così continuare ad essere fino alla fine del mondo. Commento.

    [Ge. 2:1,3; 1 Co. 16:1,2; At. 20:7].

    60. Come deve essere santificato il 'sabato'?

    Il 'sabato' deve essere santificato con un santo riposo per tutto quel giorno, cessando da quelle occupazioni mondane e da quelle ricreazioni legittime comuni negli altri giorni; e trascorrendo l'intero tempo nell'esercizio del culto pubblico e privato verso Dio, eccetto per quanto è necessario assumersi in opere di necessità e di misericordia.

    [Es. 20:8,10; 16:25-28; Ne. 13:15-22; Lu. 4:16; At. 20:7; Sl. 92; Is. 66:23; Mt. 12:1-31].


    Note

    31 In quanto Dio ha creato l'essere umano, Egli ha quindi "diritto" di esigere da esso ciò che desidera, e l'essere umano, come creatura ha il dovere di ubbidirGli. Dio ha stabilito per l'uomo una legge morale (legge di comportamento). La regola di comportamento che Dio ha dato ad Adamo è essenzialmente la stessa che troviamo nei Dieci Comandamenti e quella riassunta da Gesù nei due comandamenti dell'amore (Mt. 22:37-40), sebbene la forma sia diversa. I pagani, è vero, non hanno "la Legge" (la Bibbia, i Dieci Comandamenti in forma scritta), ma ciò che è contenuto nella legge, sotto forma di coscienza morale. Era necessario che però Dio pubblicasse questa legge a causa del peccato dell'uomo che sempre ha tentato di sopprimerla, e lo ha fatto perché - riconoscendosi colpevoli, fossero condotti al Salvatore Gesù Cristo per riabilitarsi ed acquisire una nuova e gioiosa obbedienza. La legge morale è da distinguersi dalla legge cerimoniale e dalla legge civile, pure data da Dio, ma limitata ad Israele in diversi momenti della sua storia. Domanda 42.

    32. In evidenza qui vi sono due importanti principi: (1) L'amore è l'adempimento della Legge; (2) Quando una persona viene salvata da Dio essa ha ancora di più l'obbligo di osservare i comandamenti di Dio. Il principio dell'amore può essere in contraddizione con la Legge? Il comportamento dipenderebbe dalle circostanze, nelle quali si decide autonomamente che cosa sia più "amorevole"? Ma Gesù stesso esorta energicamente ed esemplifica con la sua persona che la Legge va osservata (Mt. 5:17; 19; 48; Gv. 14:15; Gv. 14:21; 1 Gv. 5:3). L'Antico Testamento non è abrogato o superato, esso in Cristo, viene compiuto, interpretato correttamente e valorizzato. (1) Nei dieci comandamenti viene espressa l'intera volontà di Dio, nulla è da aggiungervi. (2)L'ordine dei comandamenti è divinamente ispirato e segue una logica ben determinata. I primi quattro stabiliscono il culto che Egli gradisce, mentre gli altri sei il servizio che a Lui va reso: (3) La legge ha un'unità assoluta. Non se ne può infrangere uno senza infrangerli tutti (Gm. 2:10). Domanda 44.

    33. Il primo comandamento riguarda la persona a cui si rivolge il vero culto: solo il Dio vero e vivente ne è degno. E' una pretesa esclusivista. E' una menzogna affermare che "qualsiasi oggetto di culto vada bene basta che si sia sinceri" (cfr. 1 Co. 8:5,6), e non basta credere astrattamente a "un dio" non meglio qualificato... Ci si immagina dei a nostro comodo, ma Dio si è rivelato a noi con chiarezza, e la conoscenza di Lui non è un'opinione e non va secondo le nostre congetture o convenienza. La Bibbia dà di Lui sufficiente rivelazione, ce lo definisce chiaramente e lo differenzia da tutte le false concezioni. Il primo comandamento, inoltre, richiede non solo di riconoscere il vero Dio, ma pure di glorificarlo nell'intera nostra vita. Dio non ammette una conoscenza indefinita di Lui o un servizio arbitrario, ma esige si riconosca Lui come si è chiaramente rivelato nella Bibbia e in Gesù Cristo. Domanda 46.

    34. Il primo comandamento, nell'affermare chiaramente la persona di Dio, come si è rivelata nella Bibbia, e i suoi legittimi diritti sulle sue creature umane, implica da parte nostra precise responsabilità nell'opporci a certe tendenze (fondamentalmente atee e agnostiche) sempre più prevalenti oggi. Nel contesto di una società 'laica' e 'neutrale' anche i credenti vengono tentati a non manifestare pubblicamente la loro fede ('discrezione', 'pace religiosa', riserbo su questioni considerate 'private'), oppure a considerare la propria come un'opzione religiosa fra tante, da cui il conseguente atteggiamento 'non settario' e relativista, la tendenza a pregiudicare la propria fede mischiandola o 'armonizzandola' con altre. Si cerca così di intimidire chi osa professare apertamente la sua fede chiamandolo 'fanatico', o 'settario'. Chi però rinunzia ad affermare con chiarezza la fede biblica, 'annacquandola' o 'adattandola' al clima prevalente, infrange il primo comandamento. Lo stesso avviene per chi trascura, neglige i doveri verso Dio e la comunità dei credenti, lasciandoli ai margini della sua vita. Dio ha pretese totalizzanti che mal si adattano alla mentalità moderna: il credente però, rifuggendo dal conformarsi a questo mondo, deve saper affermare con coraggio e con intelligenza la fede "una volta per sempre tramandata ai santi", quella fede per la quale i martiri dei secoli passati hanno dato la vita. Se non c'è che un unico Dio vivente e vero, allora bisogna rendere il nostro culto solo a Lui. Se questo Dio si è fatto conoscere a noi tramite la sua Parola ispirata (la Bibbia), dovremmo fare attenzione a non confonderlo con gli idoli. Domanda 48.

    35. La Chiesa Romana e le Chiese luterane trattano il 2. comandamento come se fosse parte del primo; così, per far tornare il numero 10, sdoppiano l'ultimo che tratta della concupiscenza. Questo però non è legittimo, perché il 2. comandamento ci dice come noi dobbiamo rendergli il culto che gli è dovuto. Difatti questo comandamento stabilisce che Egli debba essere onorato nei termini stabiliti dalla Sua volontà, bisogna cioè renderGli quel culto che Egli stesso comanda. Il vero culto consiste di quelle cose che Dio ha comandato nella Sua Parola dovessero essere usate. Ciò che Dio non ha comandato, Egli ha proibito. Che cosa dice la Bibbia sugli elementi che devono caratterizzare il culto cristiano? Parla di lettura e predicazione della Scrittura, il canto dei salmo, l'amministrazione dei sacramenti, e la preghiera Il culto riformato è dunque semplice e spirituale. Paramenti sacri, candele, croci, statue, processioni... Dio non le ha stabilite ed è pericoloso introdurle, pensando magari di "abbellire" il culto, o "adattarlo a certa sensibilità religiosa" che sarebbe "più ispirata" attraverso forme, gesti, o immagini sensibili. Ci basti ciò che Dio ha espressamente stabilito. Domanda 50.

    36. Il secondo comandamento ci insegnava il modo in cui dobbiamo rendere a Dio il culto che Gli è dovuto; ora il terzo comandamento ci insegna quale deve esserne l'atteggiamento. "Ora dunque temete l'Eterno, e servitelo con integrità e fedeltà" (Gs. 24:14). Il nome di Dio non è un semplice vocabolo, rappresenta ciò che Egli ha rivelato di Sé, la Sua Persona. Se siamo coscienti di chi Lui sia è chiaro che non potremmo che avere sempre di Lui il massimo rispetto in pensiero, parola ed opera. Dobbiamo vivere coscienti di essere alla Sua presenza, e quindi tutto quello che facciamo, diciamo o pensiamo deve darGli gloria. Non è solo questione di pronunciare parole offensive, è tutto quello che noi siamo che non dovrà mai esserGli offensivo. Il comandamento ci esorta ad essere sempre coscienti di chi Lui è e di chi siamo noi (sue creature salvate per grazia), creature alle quali è rivolta una speciale vocazione e che sono chiamate ad esserne sempre coerenti. Domanda 51.

    37. Condannato in questo comandamento è pure (1) ogni formalismo religioso. "Giacché questo popolo si avvicina a me colla bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lungi da me e il timore che ha di me non è altro che un comandamento imparato dagli uomini" (Is. 29:13). "...aventi le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza" (2 Ti. 3:5). Ciò che non nasce da profonda convinzione è peccato. (2) Lo stesso vale per il vuoto tradizionalismo. "Ma invano mi rendono il loro culto insegnando dottrine che sono precetti d'uomini... annullando così la Parola di Dio con la tradizione che vi siete tramandata" (Mc. 7:7,13). La tradizione spesso va contro la vera religione del cuore. Tende a promuovere l'idea che fintanto che facciamo le cose come si sono sempre fatte, questo sia sufficiente. Però è vera devozione coerente con la Parola di Dio? (3) Il modernismo, invece è il nome che diamo ad una falsa versione della fede cristiana. Prende le parole della fede cristiana storica e ne cambia completamente il significato. E' la tendenza a "reinterpretare", a "aggiornare". "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti? E allora dichiarerò loro: Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me voi tutti, operatori d'iniquità" (Mt. 7:21,22). Domanda 54.

    38. Il Decalogo è legge morale di valore universale, così il riposo sabbatico è principio che vale per ogni popolo, tempo e paese. (1) Esso è un'ordinanza che risale alla Creazione (Ge. 2:2,3); (2) è stato impresso sulla pietra direttamente da Dio (Es. 31:18); (3) non è scritto da nessuna parte nel Nuovo Testamento che esso sia stato abrogato (Mt. 5:17; Ro. 3:31). Il comandamento però non indica che il riposo sabbatico debba essere necessariamente il settimo giorno della settimana. Un nuovo ordine è stato inaugurato con la risurrezione di Cristo, e i primi cristiani osservavano la domenica (Mt. 28:1; Mc. 16:2; Lu. 24:1; Gv. 20:1,19; At. 20:7; 1 Co. 16:2). L'importante però non è il giorno specifico, ma il principio che un giorno su sette deve essere riservato solo al Signore. Cl. 2:16,17 ci dice di non fare questioni sui giorni, l'importante è salvaguardare il principio. Domanda 59.

    61. Che cosa si proibisce nel quarto comandamento?

    Nel quarto comandamento si proibisce l'omissione o l'esercizio negligente dei doveri ivi richiesti, come pure la profanazione di questo giorno con l'ozio, o con il compiere ciò che in sé è peccaminoso. In esso viene altresì proibito il coltivare pensieri, parole o opere non necessarie al riguardo delle nostre occupazioni o ricreazioni mondane.

    [Ez. 22:26; Am. 8:5; Ml. 1:13; At. 20:7,9; Ez. 23:38; Gr. 17:24-26; Is. 58:13].

    62. Quali sono le ragioni annesse al quarto comandamento?

    Le ragioni annesse al quarto comandamento sono: il permesso che Dio ci dà di occuparci del nostro lavoro sei giorni alla settimana, il suo pretendere legittimamente proprietà sul settimo giorno, il Suo proprio esempio, e la sua benedizione sul 'sabato'. Commento

    [Es. 20:9; Es. 20:11].

    63. Qual è il quinto comandamento?

    Il quinto comandamento è: "Onora tuo padre e tua madre; affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra, la quale il Signore Iddio tuo ti dà.

    [Es. 20:12].

    64. Che cosa si prescrive nel quinto comandamento?

    Nel quinto comandamento si prescrive che venga preservato l'onore, e l'adempimento dei doveri, che spettano a ciascuno che, in diversi luoghi e rapporti, ci sia superiore, inferiore, od eguale.

    [Ef. 5:21; 2 Pi. 2:17; Ro. 12:10].

    65. Che cosa si proibisce nel quinto comandamento?

    Nel quinto comandamento si proibisce la negligenza o qualunque cosa sia deleteria all'onore e al dovere che spetta a ciascuno nei loro diversi luoghi e rapporti.

    [Mt. 15:4-6; Ez. 34:2-4; Ro. 13:8].

    66. Qual è la ragione che viene annessa al quinto comandamento?

    La ragione annessa al quinto comandamento è la promessa di una vita lunga e prospera (fintanto che sia utile alla gloria divina e il loro bene), a tutti quelli che osservano questo comandamento. Commento.

    [De. 5:16; Ef. 6:2,3].

    67. Qual è il sesto comandamento?

    Il sesto comandamento è: "Non uccidere".

    [Es. 20:13].

    68. Che cosa si prescrive in questo comandamento?

    Nel sesto comandamento si prescrive ogni sforzo legittimo di preservare la nostra propria vita, e la vita degli altri.

    [Ef. 5:28,29; 1 Re 18:4].

    69. Che cosa si proibisce nel sesto comandamento?

    Il sesto comandamento proibisce il togliersi la vita, o sopprimere ingiustamente la vita del nostro prossimo, o qualunque altra cosa che lo favorisca. Commento.

    [At. 16:28; Ge. 9:6].

    70. Qual è il settimo comandamento?

    Il settimo comandamento è: "Non commettere adulterio".

    [Es. 20:14].

    71. Che cosa si prescrive nel settimo comandamento?

    Nel settimo comandamento si prescrive la preservazione della castità propria e dell'altrui persona, in cuore, parola e comportamento.

    [1 Co. 7:2-5.34,36; Cl. 4:6; 1 Pi. 3:2].

    72. Che cosa si proibisce nel settimo comandamento?

    Nel settimo comandamento si proibisce ogni pensiero, parola ed azione non casta. Commento.

    [Mt. 15:19; 5:28; Ef. 5:3,4].

    73. Qual è l'ottavo comandamento?

    L'ottavo comandamento: "Non rubare".

    [Es. 20:15].

    74. Che cosa si prescrive nell'ottavo comandamento?

    L'ottavo comandamento prescrive che noi dobbiamo acquisire quanto ci serve per vivere e per il nostro e l'altrui benessere in modo onesto e legittimo.

    [1 Ti. 5:8; Le. 25:35; De. 22:1-5; Es. 23:4,5; Ge. 47:14,20].

    75. Che cosa si proibisce nell'ottavo comandamento?

    L'ottavo comandamento proibisce tutto ciò che possa ingiustamente privare gli altri di quanto possiedono od ostacolare il loro diritto al lavoro, alla proprietà o al benessere. Il che include anche la negligenza nel lavoro che ci è utile per sostentare noi stessi e quanti dipendono da noi. Commento.

    [Pr. 21:17,21; 28:19; Ef. 4:28]43.

    76. Qual è il nono comandamento?

    Il nono comandamento è: "Non dire falsa testimonianza contro al tuo prossimo"

    [Es. 20:16].

    77. Che cosa si prescrive nel nono comandamento?

    Nel nono comandamento si prescrive il mantenimento e la difesa della verità nel contesto dei rapporti sociali, del buon nome nostro e del nostro prossimo, specialmente nel rendere testimonianza.

    [Za. 8:16; 3 Gv. 12; Pr. 14:5,25].

    78. Che cosa si proibisce nel nono comandamento?

    Nel nono comandamento si proibisce di compiere qualunque cosa sia pregiudizievole alla verità, oppure ingiuriosa al buon nome nostro o altrui. Commento.

    [1 Sa. 17:28; Le. 19:16; Sl. 15:3]44.

    79. Qual è il decimo comandamento?

    Il decimo comandamento è: "Non concupire la casa del tuo prossimo; non concupire la moglie del tuo prossimo; né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo".

    [Es. 20:17].

    80. Che cosa si prescrive nel decimo comandamento?

    Nel decimo comandamento si prescrive il dovere di accontentarci della condizione in cui si è, con un atteggiamento giusto e caritatevole verso il nostro prossimo, e verso tutto ciò che gli appartiene.

    [Eb. 13:5; 1 Ti. 6:6; Gb. 31:29; Ro. 12:15; 1 Ti. 1:5; 1 Co. 13:4-7].


    Note

    39. La parola 'sabato' significa 'riposo', è la cessazione delle attività comuni negli altri giorni per riservare un giorno al Signore. Non che gli altri giorni possono essere spesi senza considerazione alcuna del Signore, ma il 'sabato' significa 'giorno riservato al culto' in senso proprio. Certo può sembrare eccessivo (quando ci viene chiesto finanche di 'non pensare' alle nostre occupazioni), ma questo deve essere il nostro obiettivo. Parte poi dei doveri del 'sabato' sono le opere di pietà (tutto ciò che favorisce e promuove il culto), le opere di necessità (tutto ciò che è necessario per la conservazione ed il sostegno della vita), e le opere di misericordia (quelle compiute per il bene altrui). Infine il 4. comandamento non ci esorta solo al riposo in quel giorno, ma anche al lavoro diligente tutti gli altri sei giorni. Domanda 62.

    40. Incluso in questo comandamento è il dovere di accettare di buon grado e di obbedire alle legittime autorità. Ogni autorità legittima è data da Dio e il rispetto dell'autorità equivale a rispettare il Signore. Quando Dio aveva creato l'uomo, era la famiglia ad essere l'unica istituzione di vita comune. Dopo la caduta, però, sono state date due altre importanti istituzioni: la Chiesa e lo stato. Dio ha dato alla Chiesa il compito di insegnare l'Evangelo ed esercitare governo spirituale su coloro che professano fede in Cristo. La famiglia è il prototipo delle altre istituzioni e nella Bibbia le autorità spesso sono equiparate a padri e madri. Dio ha dato allo stato il compito di coordinare ed amministrare la società e di reprimere il crimine ed il male nel mondo. L'autorità però ha un limite (la sovranità di Dio, e la propria sfera particolare di azione). La promessa connessa all'obbedienza a questo comandamento sottolinea come si possa vivere bene solo quando si rispettano gli ordinamenti che Dio ha predisposto. Domanda 66.

    41. L'essere umano è stato creato ad immagine di Dio, e perciò nessuno ha diritto di ledere o togliere la vita ad alcun essere umano (e nemmeno a sé stessi): esso promuove il massimo rispetto per ogni essere umano, e non solo vieta la violenza fisica, ma nelle parole di Gesù persino quella verbale, e tutto ciò rechi danno o renda difficile la vita di chiunque. Però (1) la Bibbia non dice che uccidere animali per nutrirsene sia assassinio (e questo dal Diluvio in poi, cfr. Ge. 1:30; 9:3), e mantiene una netta distinzione fra animale e uomo. (2) Per lo stesso motivo nemmeno l'omicida Caino può essere toccato (Ge. 4:15). Secondo la Bibbia, però, non è omicidio, quando una legittima autorità permette il togliere la vita a qualcuno come ultima istanza per proteggere la vita di altri, e soprattutto dei più deboli ed indifesi (la legittima difesa personale e collettiva). Il sesto comandamento, così, non ha solo a che fare con atti di violenza, ma implica l'attiva preservazione e promozione della vita a tutti i livelli. In questo è inclusa la proibizione del rischio gratuito e la prevenzione. Domanda 69.

    42. Non c'è nulla di male nel sesso, né è sbagliato soddisfare il proprio impulso sessuale nei limiti stabiliti da Dio. Il sesto comandamento proibisce l'abuso e la perversione della sessualità, la soddisfazione illecita del proprio impulso sessuale. Qui è proibito (1) il rapporto sessuale fuori dal matrimonio (fornicazione). "Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, e l'afferra, e si giace con lei... ella sarà sua moglie, perché l'ha disonorata" (De. 22:28,29); (2) l'adulterio, cioè l'avere rapporti sessuali con una persona sposata; (3) la bestialità, cioè avere rapporti sessuali con un animale; (4) l'omosessualità, cioè avere rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso. "Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole" (Le.18:22). Come Dio ci rende capaci ad essere padroni del nostro impulso sessuale? (1) Ad alcuni Dio ha dato il dono della continenza, la capacità di astenersene (Mt. 19:12), (2) per la maggioranza però è il matrimonio il mezzo che Dio ha fornito per controllare l'impulso sessuale. In ogni caso esso deve essere solo "nel Signore", cioè fra due credenti (1 Co. 7:39). Ad infrangere però il settimo comandamento non è solo l'atto esteriore, ma pure, per Gesù, il pensiero, l'intenzione; l'adulterio comincia dal cuore (Mt. 5:28). Per questa ragione dobbiamo resisterne gli inizi, non cadere in tentazione. Promuovere infine un giusto atteggiamento verso il sesso è di capitale importanza in una società come la nostra dove gli scrupoli e i limiti paiono cadere l'uno dopo l'altro. Domanda 72.

    43. La Bibbia insegna che Dio è proprietario ultimo di tutte le cose (Sl. 89:11), e l'essere umano, per il beneplacito di Dio, non è che un amministratore tenuto a rendere conto della sua amministrazione. E' Dio che dà a ciascuno le capacità necessarie ad acquisire una certa misura di ricchezza ed è Lui che richiede di avvalersene. Il diritto alla proprietà privata è un'ordinanza di Dio, se no non ci verrebbe ordinato di non rubare. Vi sono due modi legittimi di acquisire proprietà: (1) per eredità (Nu. 36:7-9: 2 Co. 12:14; Ef. 4:28; Fl. 4:18), e (2) tramite il proprio lavoro (Ef. 4:28). La ricchezza ottenuta in questi due modi non è un male. Non è il denaro la radice di tutti i mali, ma l'amore smodato per il denaro. E' necessario per altro lavoro diligente (Pr. 27:23,27; 1 Ti. 5:8). Rubare è perciò acquisire ricchezza in modo illecito (acquisire qualcosa non datoci in dono, né guadagnato con il nostro lavoro). Il gioco d'azzardo è dunque un furto, come pure la pigrizia, la negligenza, lo sperpero (Pv. 18:8), e la frode. E' solo quando ci rendiamo conto che pure il nostro lavoro è in realtà servizio reso a Dio, che noi come dipendenti, avremo l'antidoto alla tendenza di rubare. Domanda 75.

    44. Il Dio della Bibbia è Dio di verità (Sl. 31:5; Tt. 1:2), mentre il padre di tutte le menzogne è Satana (Gv. 8:44). Fintanto che l'uomo accettava la Parola di Dio e vi ubbidiva, egli conosceva e diceva solo verità. Non aveva più detto però la verità quando, ingannato da Satana, aveva assunto sé stesso e la ragione come metro ultimo per giudicare la verità. La verità è dunque ciò che è in accordo con la mente di Dio, ed è solo la persona rigenerata - la persona che si è ravveduta e crede - che può di nuovo imparare a dire la verità. Certo il credente sbaglierà ancora, ma verità deve essere il suo proposito ed obbiettivo. Due cose allora sono essenziali (1) E' necessario dire ciò che noi sinceramente crediamo essere verità, (2) ma è pure necessario dire ciò che è conforme alla realtà (cfr. Le. 19:16; Sl. 15:3). La menzogna talora può essere giustificata? (1) Le piccole menzogne di cortesia sono condannate dalla Bibbia (1 Gv. 2:21; Sl. 12:3); (2) le menzogne di convenienza, ma non ci è lecito avocare il male affinché ne venga un bene (Ro. 3:8); (3) le menzogne di necessità? A noi però è concesso in particolari circostanze di trattenere parte della verità, ma non mentire. In 1 Sa. 16:1-5 Dio in effetti dice che gli uomini malvagi possono non avere il diritto di conoscere tutta la verità che potremmo loro dire, ma non dice che abbiamo il diritto di mentire! Come imparare l'obbedienza della verità? (1) Pensare prima di parlare (Pv. 10:19; Gm. 3:5); (2) Talora il silenzio può essere peggio della menzogna, perché può essere interpretato come un tacito consenso al male (Le. 5:1); (3) Bisogna pensare a compiacere prima Dio che l'uomo: è l'unica cosa che conti più di tutte. Domanda 80.


    Appendici:

    1. L'ordine della salvezza (che cosa viene prima: nuova nascita? Fede? Ravvedimento?).
    2. Si può decadere dalla grazia?

    81. Che cosa si proibisce nel decimo comandamento?

    Nel decimo comandamento si prescrive ogni insoddisfazione e malcontento della nostra propria condizione, invidia o avvilimento per i beni del nostro prossimo, ogni brama disordinata e voglia per tutto ciò che gli appartenga. Commento.

    [1 Re 21:4; Et. 5:13; 1 Co. 10:10].

    82. Vi può essere qualcuno in grado di osservare perfettamente tutti i comandamenti di Dio?

    Nessun semplice essere umano da dopo la caduta è in grado in questa vita di osservare perfettamente i comandamenti di Dio, anzi, quotidianamente li trasgredisce in pensiero, parola ed opera.

    [Ec. 7:20;l 1 Gv. 1:8,10; Ga. 5:17; Ge. 6:5; 8:21; Ro. 3:9-21; Gm. 3:2-13].

    83. Tutte le trasgressioni della legge sono ugualmente gravi?

    In sé stessi alcuni peccati, e per diverse aggravanti, sono agli occhi di Dio più gravi di altre.

    [Ez. 8:6,13,15; 1 Gv. 5:16; Sl. 78:17,32,56].

    84. Che cosa merita ogni peccato?

    Ogni peccato merita l'ira e la maledizione di Dio, sia in questa vita che nella vita a venire. Commento.

    [Ef. 5:6; Ga. 3:10; La. 3:39; Mt. 25:41].

    85. Che cosa ci prescrive Dio per poter sfuggire dall'ira e dalla maledizione che il nostro peccato merita?

    Per sfuggire dall'ira e dalla maledizione di Dio che il nostro peccato merita, Dio prescrive da noi fede in Gesù Cristo, il ravvedimento per ottenere la vita, insieme all'uso diligente dei mezzi esteriori per cui Cristo ci comunica i benefici della redenzione. Commento.

    [At. 20:21; Pr. 2:1-5; 8:33-36; Is. 55:3].

    86. Che cos'è la fede in Gesù Cristo?

    La fede in Gesù Cristo è una grazia salvifica, per la quale noi Lo riceviamo e confidiamo in Lui solo per la nostra salvezza, come ci è offerta nell'Evangelo.

    [Eb. 10:39; Gv. 1:12; Is. 26:3,4; Fl. 3:9; Ga. 2:16].

    87. Che cos'è il ravvedimento per ottenere la vita?

    Il ravvedimento per ottenere la vita è una grazia salvifica, per la quale un peccatore, da una profonda consapevolezza del proprio peccato, e ricevendo la misericordia di Dio in Gesù Cristo, si volge, con dispiacere e odio per il proprio peccato, da esso verso Dio, con pieno consapevolezza, e dopo essersi impegnato ad una nuova obbedienza. Commento.

    [At. 11:18; 2:37,38 Gl. 2:12; Gr. 3:22; Gr. 31:18,19; Ez. 36:31. 2 Co. 7:11; Is. 1:16,17].

    88. Quali sono i mezzi esteriori per i quali Cristo ci comunica i benefici della redenzione?

    I mezzi esteriori ordinari per cui Cristo ci comunica i benefici della redenzione, sono le sue ordinanze, in modo particolare la Parola, i sacramenti e la preghiera; i quali tutti diventano efficaci per la salvezza dell'eletto. Commento.

    [Mt. 28:19,20; At. 2:42,46,47].

    89. Com'è che la Parola si rende efficace ai fini della salvezza?

    E' lo Spirito Santo che rende la lettura, ma specialmente la predicazione della Parola un efficace mezzo per convincere e convertire i peccatori, nonché per edificarli in santità e consolazione, attraverso la fede, per la loro salvezza.

    [Ne. 8:8; 1 Co. 14:24,25; At. 26:18; Sl. 19:8; At. 20:32; Ro. 15:4; 2 Ti. 3:15-17; Ro. 10:13-17; 1:16].

    90. In qual modo è necessario leggere ed udire la Parola, affinché essa possa divenire efficace ai fini della salvezza?

    Affinché la Parola possa divenire efficace ai fini della salvezza, dobbiamo accostarci ad essa con ogni diligenza, preparazione, e con la preghiera; riceverla con fede ed amore, applicarvi il nostro cuore, e praticarla nella nostra vita. Commento.

    [Pr. 8:34; 1 Pi. 2:1,2; Sl. 119:18; Eb. 4:2; 2 Te. 2:10; Sl. 119:11; Lu. 8:15; Gm. 1:25].

    91. Come possono i sacramenti divenire uno strumento efficace per la salvezza?

    I sacramenti diventano efficaci strumenti per la salvezza, non perché abbiano in sé stessi qualche virtù, o in colui che li amministra; ma solo per la benedizione di Cristo, e l'opera dello Spirito Santo in coloro che li ricevono per fede.

    [1 Pi. 3:21; Mt. 3:11; 1 Co. 3:6,7; 1 Co. 12:13].

    92. Che cos'è un sacramento?

    Un sacramento è una sacra ordinanza istituita da Cristo, per cui, mediante segni visibili, Cristo, ed i benefici del nuovo Patto, vengono rappresentati, suggellati ed applicati ai credenti.

    [Ge. 17:7,10, Es. 12; 1 Co. 11:23,26].

    93. Quali sono i sacramenti di cui parla il Nuovo Testamento?

    I sacramenti di cui parla il Nuovo Testamento sono: il battesimo, e la Cena del Signore. Commento.

    [Mt. 28:19; Mt. 26:26-28].

    94. Che cos'è il battesimo?

    Il battesimo è un sacramento, per cui il lavare con acqua nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, significano e suggellano (1) il nostro innesto in Cristo, (2) la nostra partecipazione ai benefici del patto di grazia, e (3) il nostro impegno ad essere del Signore.

    [Mt. 28:19; Ro. 6:4; Ga. 3:27].

    95. A chi deve essere amministrato il battesimo?

    Il battesimo non deve essere amministrato a chiunque sia fuori dalla chiesa visibile, fintanto che questi non professi la propria fede in Cristo ed obbedienza a Lui. Però i figli di quanti sono membri della chiesa visibile devono essere battezzati. Commento.

    [At. 8:36,37; 2:38; At. 2:38,39; Ge. 17:10; comp. con Cl. 2:11,12; 1 Co. 7:14].

    96. Che cos'è la Cena del Signore?

    La Cena del signore è un sacramento in cui, dando e ricevendo pane e vino secondo quanto Cristo ha stabilito, viene rappresentata la Sua morte; e coloro che degnamente la ricevono sono per fede, e non in modo carnale e materiale, resi partecipi del Suo corpo e del Suo sangue, con tutti i suoi benefici, per il loro nutrimento spirituale e la loro crescita nella grazia.

    [1 Co. 11:23-26; 10:16].

    97. Che cosa si prescrive per ricevere degnamente la Cena del Signore?

    Si richiede da essi che partecipino degnamente alla Cena del Signore, che (1) si esaminino per vedere se essi vi riconoscono il corpo del Signore, (2) se hanno fede di nutrirsi di Lui, (3) se si sono ravveduti, (4) se hanno amore e una nuova obbedienza; altrimenti, se venissero indegnamente, essi mangerebbero e berrebbero la loro propria condanna. Commento.

    [1 Co. 11:28,29; 2 Co. 13:5; 1 Co. 11:31; 1 Co. 10:16,17; 1 Co. 5:7,8; 1 Co. 11:28,29].

    98. Che cosa significa pregare?

    Pregare significa offrire a Dio l'espressione dei nostri desideri. Essi devono essere conformi alla Sua volontà, chiesti nel nome di Cristo, accompagnati dalla confessione dei nostri peccati, e riconoscendo i doni di misericordia che Egli sempre ci largisce. Commento.

    [Sl. 62:8; 1 Gv. 5:14; Gv. 16:23; Sl. 32:5,6; Da. 9:4; Fl. 4:6].

    99. Dio ci ha lasciato per guidarci nella preghiera?

    L'intera Parola di Dio ci è utile per guidarci nella preghiera, ma la regola speciale atta a guidarci è quella forma di preghiera che Cristo ha insegnato ai suoi discepoli, comunemente chiamata 'il Padre nostro'. Commento.

    [Mt. 6:9-13; Lu. 11:2-4].

    100. Che cosa ci insegna l'introduzione al Padre Nostro?

    L'introduzione al Padre Nostro, e cioè: "Padre nostro, che sei nei cieli" ci insegna ad accostarci a Dio con ogni santa riverenza e fiducia, come bambini verso il loro padre, un padre in grado e pronto ad aiutarci, e che noi dovremmo pregare per e con gli altri. Commento.

    [Mt. 6:9; Ro. 8:15; Lu. 11:13; At. 12:5; 1 Ti. 2:1].

    101. Per che cosa preghiamo nella prima richiesta?

    Nella prima richiesta, cioè: "Sia santificato il tuo nome", noi preghiamo a che Dio metta in grado noi e gli altri, di glorificarLo in tutto ciò in cui Egli si fa conoscere; e che Egli disponga ogni cosa alla Sua propria gloria. Commento.

    [Mt. 6:9; Sl. 67:2,3; 83].

    102. Per che cosa preghiamo nella seconda richiesta?

    Nella seconda richiesta, cioè: "Venga il tuo regno" preghiamo affinché il regno di Satana venga distrutto, che il regno della grazia possa avanzare, noi e gli altri introdotti in esso e in esso conservati; e che la venuta del regno di gloria possa essere affrettata. Commento.

    [Mt. 6:10; Sl. 68:1,18; Ap. 12:10,11; 2 Te. 3:1; Ro. 10:1; Gv. 17:9,20; Ap. 22:20].

    103. Per che cosa preghiamo nella terza richiesta?

    Nella terza richiesta, cioè: "Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo", noi preghiamo che Dio, per la Sua grazia, ci metta in grado e ci renda volonterosi a conoscere, obbedire, e sottometterci alla Sua volontà in ogni cosa, come fanno gli angeli nel cielo. Commento.

    [Mt. 6:10; Sl. 67; 119:36; Mt. 26:39; 2 Sa. 15:25; Gb. 1:21; Sl. 103:20,21].

    104. Per che cosa preghiamo nella quarta richiesta?

    Nella quarta richiesta, cioè: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", noi preghiamo che del liberale dono di Dio possiamo ricevere un abbondante porzione delle buone cose di questa vita e con esse godere delle Sue benedizioni. Commento.

    [Pr. 30:8; Sl. 90:17].

    105. Per che cosa preghiamo nella quinta richiesta?

    Nella quinta richiesta, cioè: "E perdonaci i nostri debiti come anche noi perdoniamo ani nostri debitori", preghiamo che Dio, per i meriti di Cristo, ci perdoni gratuitamente di tutti i nostri peccati; il che noi siamo ancor più incoraggiati a chiedere, perché per grazia noi siamo messi in grado di perdonare di cuore agli altri. Commento.

    [Mt. 6:12; 51:1,2,7,9; Da. 9:17-19; Lu. 11:4].

    106. Per che cosa preghiamo nella sesta richiesta?

    Nella sesta richiesta: "E non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno", preghiamo che Dio ci trattenga dall'essere tentati a peccare, o ci appoggi e ci liberi quando siamo tentati.

    [Mt. 6:13; Mt. 26:41; 2 Co. 12:7,8].62

    107. Che cosa ci insegna la conclusione del Padre Nostro?

    La conclusione del Padre Nostro, cioè: "perché tuo è il regno, la potenza e la gloria in eterno. Amen", ci insegna a ricevere il nostro incoraggiamento nel pregare solo dalla gloria di Dio, e nelle nostre preghiere a lodarlo, ascrivendogli regno, potenza e glori. Infine, come testimonianza del nostro desiderio e certezza di essere esauditi, noi diciamo "Amen!". Commento.

    [Mt. 6:13; Da. 9:4,7,8,9,16,17,18,19; 1 Cr. 29:10-13; 1 Co. 14:16; Ap. 22:20,2].


    Commentario

    45. La legge di Dio richiede più che un conformarvisi esteriore: richiede santità o rettitudine interiore di cuore. Magari non abbiamo commesso molti dei peccati che i Comandamenti condannano, ma nella nostra mente quante volte li abbiamo infranti? Il desiderio può essere inteso come la radice di tutti i mali (Gm. 1:14,15). La brama di ciò che altri possiedono comincia da un cuore insoddisfatto, confrontandosi con altri. L'accontentarsi con ciò che Dio ci ha dato è la chiave per non commettere peccati dei quali poi ce ne dovremmo pentire. Questo non significa che non possiamo migliorare il nostro benessere e la nostra condizione esteriore: dobbiamo usare diligentemente le capacità che Dio ci ha dato. Dobbiamo però accontentarci dei limiti sia delle nostre capacità che delle nostre opportunità, senza lamentarci se qualcuno possa più di noi (Ga. 5:26; Gm. 3:14,16). C'è un senso in cui possiamo dire che non siamo stati creati uguali. Come possiamo allora giungere ad essere soddisfatti di ciò che abbiamo? Non lo impareremo mai fintanto che Dio stesso non diventerà la nostra ricompensa. Quando noi troviamo in Dio il nostro tutto, cosa mai di più potremmo desiderare? Egli, e le ricchezze eterne conservate nel cielo, valgono più di tutto quanto potremmo avere qui sulla terra, e queste benedizioni sono nostre in Gesù Cristo (Mt. 6:19-21; 2 Pi. 3:12). "Desiderate ardentemente i doni maggiori" (1 Co. 12:31). Domanda 81.

    46. Siamo salvati per sola grazia di Dio tramite la fede nell'opera di Gesù Cristo. Dopo essere divenuti credenti, però, non certo siamo perfetti, ancora pecchiamo in pensiero, parola ed opera. Non vogliamo peccare, ci sforziamo di non peccare, ma quello che non vorrei fare lo faccio (Cfr. Ro. 7:19). La perfezione in questa vita non è possibile, per nessuno. Vi sono due errori dai quali dobbiamo guardarci: (1) Il perfezionismo. Alcuni affermano possibile raggiungere oggi lo stato dell'essere privi di peccato. Non ci sono "santi" che abbiano acquisito meriti "da distribuire", e non ci sono segreti per raggiungere una vita di alto livello. Ci proponiamo certo di non peccare, ma peccatori rimaniamo (Cfr. Ec. 7:20; 1 Gv. 1:10). (2) L'antinomismo. Altri dicono che in Cristo non avremmo più obbligazioni verso la Legge la legge di Dio, e non si lascerà dominare dal peccato, cadrà, ma confesserà e si rialzerà (Ro. 7:22; 1 Gv. 5:3). Un vero credente perciò (1) lotterà quotidianamente per essere obbediente a Dio; (2) confesserà costantemente le rimanenti imperfezioni ed il peccato. Il peccato rimane una cosa seria, ed esso non può essere giustificato dicendo magari che la colpa è dell'ambiente, o di una malattia mentale... come si dice oggi. L'essere umano deve ritenersi responsabile, senza attenuanti. Per questo la riprovazione di Dio sul peccato è autentica, autentica la pena che merita, quanto mai necessaria la confessione di peccato e il ravvedimento. Domanda 84.

    47. Tutti meritano l'ira e la maledizione di Dio, e c'è salvezza in Cristo Gesù soltanto, e quindi è quanto mai opportuna questa domanda: come uscire da questa situazione e come avvalersi di quello che ci viene offerto in Gesù Cristo? La risposta contiene quelli che si potrebbero definire mezzi interiori della grazia (ravvedimento e fede): questi vengono messi in funzione dallo Spirito Santo negli eletti affinché possano rispondere all'appello dell'Evangelo. Ci sono però anche dei mezzi esteriori (Parola, sacramenti e preghiera) attraverso i quali i benefici della redenzione vengono loro comunicati. Sia quelli interiori che quelli esteriori Iddio li ritiene strumenti necessari, e di essi bisogna fare uso diligente. Domanda 85.

    48. La chiamata efficace risulta nella conversione del peccatore. La conversione può essere intesa come una completa rivoluzione (rivolgersi) della mente (o cuore, o anima) dell'uomo, per la quale il peccatore "volta le spalle" al peccato per incamminarsi lungo la strada della fiducia in Cristo soltanto per la sua salvezza. Nell'anima entra: (1) luce che lo mette in grado di comprendere l'Evangelo (la sua condizione di perduto ed il suo bisogno di Cristo); (2) calore, cioè il sentimento, il profondo convincimento di essere peccatore e il suo bisogno di Cristo; (3) forza per volgersi risolutamente e con fiducia totale in Cristo. Fede e ravvedimento non sono atti legati solo al primo momento della conversione, ma devono essere esercitati tutta la vita perché ci muoviamo ancora in un mondo contaminato dal peccato che costantemente tenta di influenzarci. Il ravvedimento, la fede e l'obbedienza è una strada da percorrere. La prova della nostra elezione non si trova solo considerando il momento della nostra conversione, ma nella perseveranza. "Perciò, fratelli, vie più studiatevi di rendere sicura la vostra vocazione ed elezione, perché, facendo queste cose, non inciamperete giammai" (2 Pi. 1:10). Domanda 87.

    49. I mezzi esteriori della grazia non sono automaticamente efficaci se nel contempo la grazia non tocca profondamente l'interiore della persona che vi partecipa. Coloro che vengono benedetti dalla fedele predicazione della Parola, dalla corretta amministrazione dei sacramenti, e dal coscienzioso esercizio della disciplina ecclesiastica sono persone che di solito hanno già la grazia che opera in loro; vi sono infatti casi in cui i soli mezzi esteriori non conferiscono grazia. La Scrittura menziona Simone, che aveva udito la Parola ed era stato battezzato ma che rimase "in fiele amaro e in legami d'iniquità" (At. 8:23). Nel contempo non dobbiamo sottovalutare o negligere i mezzi esteriori della grazia, perché sono stati comandati da Dio. Di essi dobbiamo fare uso diligente. Per questo veniamo ammoniti a "non abbandonare la nostra comune adunanza, come molti sono soliti fare" (Eb. 10:25). Dio opera attraverso i mezzi che Egli ha stabilito: non pretendiamo mezzi straordinari. Domanda 88.

    50. La predicazione della Parola di Dio ritiene nella chiesa la sua priorità: essa è molto più importante dei sacramenti. I sacramenti da soli non comportano un chiaro messaggio per la persona non istruita. La Parola annunciata è il mezzo ordinario che Dio usa per convertire e convincere i peccatori. Persino la lettura privata da sé non è normalmente sufficiente (Cfr. At. 17:11,12). Non è però nemmeno la Parola che ha in sé questo potere, ma solo nella misura che essa viene utilizzata sovranamente dallo Spirito Santo. Senza un'opera diretta dello Spirito Santo nel cuore dell'uditore, la gente potrà anche udire ed apprezzare la parola udita (Ez. 33:32), ma non per questo esserne convinta e convertita. Questo non toglie la responsabilità dell'uditore! Gesù disse: "Badate dunque come ascoltate!" (Lu. 8:18). E' inoltre nostro dovere perseverare nell'essere esposti personalmente e spesso alla Parola di Dio, coscienti proprio della nostra debolezza e dimentichevolezza. Dobbiamo radicarci bene nella Parola per non essere portati qui e là "da ogni vento di dottrina" (Ef. 4:14). Domanda 90.

    51. Perché solo due sacramenti? Il sacramento: (1) deve essere qualcosa che Cristo ha espressamente comandato; (2) deve essere 'segno', cioè rappresentazione visibile dell'opera interiore ed invisibile della grazia di Dio; (3) deve essere chiaro dalla Scrittura che l'ordinanza è di valore perpetuo; (4) deve essere segno per confermare e rafforzare la fede di coloro che lo ricevono. Il sacramento poi non ha efficacia di per sé indipendentemente dall'opera della grazia di Dio nell'individuo che deve precedere la sua amministrazione. I sacramenti sono segni visibili (o 'sensibili' perché fanno un'impressione sui cinque sensi), sono un "sermone visibile". I sacramenti, infine, non sono solo strumenti esteriori. Vi deve essere sempre un rapporto con la grazia invisibile. I sacramenti, rettamente amministrati, non sono mai nulli e vuoti: significano sempre qualcosa, se non salvezza, almeno giudizio per la persona che vi partecipa indegnamente. Domanda 93.

    52. Il battesimo è segno e suggello di ciò che Dio ha fatto (nel caso dell'adulto credente), o vuol fare (nel caso di figli di genitori credenti), nella vita di una persona quando la grazia di Dio lo raggiunge. Non è il battesimo che salva, ma l'opera di Dio che chiama, rigenera, salva e santifica in Gesù Cristo. L'adulto credente dirà: Ecco qui suggellato ciò che Dio ha fatto nella mia vita. Colui che è stato battezzato da piccolo e che giunge poi alla fede dirà: Il battesimo che mi è stato amministrato voleva esprimere ciò che ora Iddio ha compiuto per grazia nella mia vita. Domanda 95.

    53. Gli elementi della S. Cena sono e rimangono pane e vino. Non c'è presenza fisica del Signore, non vi è alcun miracolo. Solo coloro che ricevono questi segni e simboli con vera fede, partecipano spiritualmente ai benefici dell'unico sacrificio di Cristo. Ne hanno beneficio spirituale solo coloro che vi partecipano "degnamente". Ciò non significa però "meritarlo" (nessuno lo potrebbe) ma avere quell'atteggiamento della mente e del cuore che sia convenevole. Devono saper "discernere il corpo del Signore", cioè devono comprendere la differenza fra la morte di Gesù Cristo e qualsiasi altra morte, apprezzare la natura dell'opera di Cristo nel soffrire l'ira di Dio in favore del Suo popolo, riconoscere la sofferenza e morte del Salvatore come propiziazione per i nostri peccati. La persona "degna" riconosce la sua indegnità ed ha un cuore pieno di gratitudine per ciò che Dio ha compiuto per lui in Cristo. Dobbiamo esaminare noi stessi per verificare se abbiamo un giusto rapporto con Lui, se abbiamo ravvedimento, fede, amore ed obbedienza, se queste realtà sono presenti in noi. "Se ci accostiamo alla mensa del Signore comprendendo di aver bisogno di essere perdonati e purificati, desiderando che il Signore ci dia la forza per vivere meglio per Lui, allora siamo "degni" e possiamo ricevere con gioia questo sacramento. In esso viene per noi riconfermato che la nostra salvezza non è né più né meno che Cristo e la Sua opera compiuta (Cfr. 1 Co. 1:30). Domanda 97.

    54. La vera preghiera è (1) una "faccenda di cuore", non una cosa meccanica, esteriore, ripetitiva. Ha poco senso una preghiera "prefabbricata", come c'è differenza fra una lettera prestampata e una lettera che scriviamo a mano personalmente e spontaneamente. Deve essere espressione dei nostri sentimenti più autentici. (2) Un sincero desiderio però non è abbastanza, bisogna che essa sia rivolta solo al vero Dio e in armonia con la Sua volontà rivelata. (3) Deve essere "nel nome di Cristo". Questo non significa far terminare la preghiera sempre con questa "formula", ma che veniamo a Dio in totale dipendenza dall'opera di Cristo, sulla base soltanto di ciò che Egli ha compiuto per noi, della Sua mediazione unica. Non esistono altre basi accettabili per una preghiera che voglia essere ascoltata da Dio. (4) Deve scaturire da un profondo sentimento della propria indegnità (confessione di peccato e riconoscenza per la meravigliosa grazia di Dio). Domanda 98.

    55. Gesù intendeva che questa preghiera fosse una traccia per il discepolo, non qualcosa da ripetersi meccanicamente (per altro la vana ripetizione è condannata da Mt. 6:7). Essa ci insegna che la vera preghiera è incentrata su Dio, ed essa richiede impegno e concentrazione. Alcune caratteristiche: (1) E' semplice; (2) è breve, (3) è completa. Domanda 99.

    56. "Padre nostro": Ci insegna la necessità di avere un giusto rapporto con Dio. Senza di questo non possiamo pregare in modo accettabile. Non è vero che Dio è per tutti Padre e noi tutti siamo suoi figlioli. Lo possiamo diventare per adozione solo accettando Gesù Cristo come personale Salvatore e Signore. Solo allora potremo così pregare! "Che sei nei cieli" non significa che Egli sia per noi così lontano tanto da non poterlo raggiungere (ad es. l'Islam) o che sia aggiungibile tramite qualcuno che gli sia particolarmente vicino (santo o madonna), ma Egli si è avvicinato a noi in Cristo. Egli, poi, è "in cielo", c'è cioè una distanza di rispetto. Dio è Dio, è nel cielo, e ciononostante vuole essere chiamato Padre. Egli è al contempo lontano e vicino. Il cristianesimo biblico evita così gli estremi di un Dio irraggiungibile e quelli di un Dio con il quale è da prendere per scontata una famigliarità "terra-terra" (vedi figura). La preghiera, infine è da farsi insieme, ("nostro"), è la preghiera della comunità dei credenti riunita. Domanda 100.

    57. Nella Bibbia il nome di una persona è significativo, e ne descrive il carattere: esso ê più di una semplice etichetta. Per questo il catechismo fa equivalere il nome di Dio a tutto ciò mediante il quale Egli si è rivelato. Per questa ragione Iddio nella Bibbia ha diversi nomi. Comprenderemo il nome di Dio solo quando comprenderemo l'intera rivelazione che Dio ha dato di sé nella natura e nella Scrittura! "Sia santificato il tuo nome" perciò significa pregare affinché la Sua persona venga onorata per ciò che essa è, che la Sua reputazione venga riconosciuta. Diciamo: "Signore, il tuo onore deve venire primo, e vorrei che tu facessi tutto ciò che possa portare onore al tuo nome - e chiedo solo ciò che possa promuovere questo fine". Ogni nostra preghiera deve tendere a far si che Dio sia onorato ed esaltato in ciò che chiediamo. Non per noi stessi, ma per Lui! Domanda 101.

    58. Dopo aver espresso il proprio interessamento alla promozione dell'onore di Dio, il credente ora prega per l'avanzamento del Suo regno e la realizzazione della Sua volontà. Qual è la natura del Regno di Dio? (1) Esso è spirituale. Quando preghiamo "venga il tuo Regno" non preghiamo a che Dio prenda controllo di tutte le cose: ne è già in controllo. Preghiamo per il regno della grazia, che lo Spirito di Dio operi nel cuore degli uomini affinché possano e volere e fare ciò che a Dio piace. Tutti sono governati da Dio "all'esterno", ma preghiamo affinché interiormente essi possano volonterosamente acconsentirvi. Inoltre il regno è spirituale perché non è di carattere politico. (2) Esso è antitetico, sta cioè in opposizione a tutto il resto, in opposizione al regno di Satana, che Egli spodesterà. Preghiamo affinché molti possano essere sottratti al regno di Satana per entrare consapevolmente nell'obbedienza verso Dio. Inoltre il Regno di Dio è antitetico al mondo per i metodi che usa (2 Co. 10:4) diversi da quelli dei regni di questo mondo. (3) Il regno è escatologico, perché esso non sarà completamente realizzato che al ritorno di Cristo. Nel frattempo il grano è ancora frammisto ad erbe cattive. Il Regno però è in divenire anche se talora non sembra il caso. Non dobbiamo scoraggiarci (1 Gv. 5:4; 1 Co. 15:54,55; Is. 42:4); Eb. 12:27. Domanda 102.

    59. La parte più importante del Regno di Dio è che la Sua volontà sia compiuta. Che cos'è? "Le cose occulte appartengono all'Eterno, al nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi" (De. 29:29). Per cui abbiamo (1) La volontà occulta di Dio, il piano di Dio, i suoi propositi e progetti (Ef. 1:11; Mt. 10:29; Da. 4:25). Non possiamo conoscere ciò che questa volontà di Dio sia fintanto che di fatto si realizza, per questo la Bibbia vieta ogni forma di astrologia e predizione (Is. 47:13,14; Mi. 5:12; De. 18:10-12). (2) La volontà rivelata di Dio, la quale è la sola regola per la quale dobbiamo camminare. Nella Scrittura Iddio ha dato una rivelazione completa (2 Ti. 3:16,17). In questa preghiera perciò diamo il nostro consenso alla volontà di Dio e la dichiariamo sempre buona e giusta, in linea con il Suo carattere immutabile. Gesù prega che anche nell'ora più oscura egli possa essere in grado di obbedire Suo Padre in ogni cosa. Domanda 103.

    60. In questa richiesta confessiamo la nostra indegnità e la nostra totale dipendenza da Dio ed il nostro bisogno che la Sua provvida mano ci dia quanto necessario per la vita (materialmente e spiritualmente). Infatti: (1) Da Dio, come peccatori non meritiamo nulla; (2) siamo completamente dipendenti da Lui; (3) dobbiamo essergli grati ed accontentarci di ciò che ci dà.

    61. E' Gesù stesso che spiega questa richiesta subito dopo (Mt. 6:14,15). La giustizia ha una sua logica: per ogni peccato commesso subentra un debito da pagare con Dio. Non possiamo violare impunemente la legge di Dio. Abbiamo obblighi verso Dio che devono essere soddisfatti sopra i quali Egli non passerà oltre come se nulla fosse. Sono debiti oggettivi, non dipendono dai nostri sentimenti al riguardo. La coscienza non è l'ultimo giudice, lo è la legge di Dio. Nessuno di noi è in grado di pagare questi debiti e soddisfare la legge di Dio. Dio però ha provveduto soddisfazione in Gesù Cristo, il quale ha pagato questi debiti ed ha fornito la legittima base del nostro perdono e della nostra salvezza. Per cui possiamo imparare a perdonare perché a nostra volta siamo stati perdonati (1 Gv. 4:19; Lu. 7:47). L'atteggiamento che dobbiamo avere quindi verso gli altri deve riflettere ciò che Dio ha fatto per noi in Cristo. Domanda 104.

    62. "Non indurci" o "non esporci" alla tentazione? Ma Gm. 1:13 dice: "Nessuno, quand'è tentato, dica: 'Io sono tentato da Dio'; perché Dio non può essere tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno". E poi "e liberaci dal male" oppure "e liberaci dal Maligno"? - Per comprendere meglio bisogna ricordare che nulla accade in questo mondo se non per volere sovrano e la determinazione di Dio (Sl. 135:6; Ef. 1:11). Non era un incidente che Giobbe fosse tentato da Satana (Gb. 1, 2), ma Satana ne aveva ricevuto il permesso. Non era per caso che Davide era andato sul suo terrazzo proprio nel momento in cui, più in basso, Betsabea faceva il bagno (2 Sa. 11:3). Era per divina predeterminazione proprio come Pietro era stato riconosciuto da quella serva durante il processo di Gesù ed egli aveva negato di conoscerLo (Mc. 14:66-70). Dio non cerca di indurre al male, ma ci porta in situazioni tali in cui Satana (e le nostre tendenze peccaminose) possono tentarci (Gm. 1:14). Questa richiesta del Padre Nostro serve affinché mai noi minimizziamo la tentazione, per ammonirci contro una fiducia in noi stessi troppo grande. Abbiamo a che fare con forze sovrumane: che Dio ci dia di vigilare! E poi che sia "il male" o "il Maligno" poco importa: l'uno è la conseguenza dell'altro. E' difficile, certo, armonizzare la sovranità di Dio con la presenza di questo male. Satana però è una creatura, e può agire solo nei limiti prestabiliti. Non è consolante però questo: "Niuna tentazione vi ha colti che non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la tentazione vi dà anche la via d'uscirne, onde la possiate sopportare" (1 Co. 10:13, Cfr. 2 Pi. 2:9). Anche Gesù era spesso tentato, ma con la vigilanza nella preghiera ne usciva vincitore! Una preghiera questa per deboli peccatori che vogliono vincere la vittoria che ha vinto il mondo. Domanda 106.

    63. Questa conclusione del Padre Nostro non si trova nella maggioranza delle copie dei testi originali del Nuovo Testamento, ma queste parole esprimono una verità che è perfettamente scritturale e che troviamo in molti altri testi. E' per altro una conclusione quanto mai appropriata per terminare il nostro studio della fede cristiana riformata, la cui "bandiera" è la gloria di Dio. A Lui va ogni onore e gloria. Nel quadro della totale corruzione ed incapacità dell'essere umano Dio elegge incondizionatamente alla salvezza e porta il peccatore a contatto con Cristo, il quale gli offre nella sua persona ed opera l'unica base legale per la sua salvezza. Una grazia irresistibile lo chiamerà e trasformerà la sua vita ed il suo destino, facendolo perseverare fino alla fine. A Dio solo la gloria! Domanda 107.


    Appendice: 1. L'ordine della salvezza
    Chiamata efficace (composta da due elementi:)

    1. Chiamata - l'Evangelo viene predicato a tutti senza distinzione, e la salvezza viene offerta a tutti gratuitamente.
    2. Rigenerazione - solo quando lo Spirito Santo crea una nuova natura nel peccatore egli è in grado di "udire" veramente l'Evangelo in modo salvifico.

    2. Conversione - il volgersi del credente a Cristo, con:

    1. Ravvedimento- l'intero uomo che volta le spalle al peccato.
    2. Fede - l'intero uomo che si volge verso Cristo.
    1. Giustificazione - quando un peccatore si affida a Cristo, egli viene subito e per sempre accettato come giusto.
    2. Adozione - quando un peccatore si affida a Cristo, egli viene pure incorporato nella famiglia di Dio.
    3. Santificazione - dal momento della conversione fino alla moprte, lo Spirito Santo mette in grado il credente di lottare contro il peccato e di perseguire santità.
    4. Glorificazione - nell'ultimo giorno, quando Cristo ritorna, i credenti verranno resi perfetti in anima e corpo.

    2. Una salvezza che non può essere perduta

    Quando Dio salva una persona, Egli spezza in modo permanente la morsa del peccato e della morte. Una volta per tutte Egli ci dona un rapporto inscindibile con il Salvatore Gesù Cristo, il quale promette di proteggerci con il Suo potere fino a quando non saremo nella nostra casa celeste. Da un punto di vista umano questo dono è segnato da: (1) Convinzione di peccato [Lc. 18:9-14], (2) Fede nel Signore Gesù (Gv. 5:1); (3) Il sentimento di essere corretti per non peccare [Eb. 12:3-8]. Quando veramente si è salvati, allora si è portati ad un senso di sovrabbondante gratitudine e da obbedienza entusiastica. Essa deve essere contrassegnata da: (1) Un impegno radicale verso Cristo [Lc. 14:25-33], (2) rapporti amorevoli [Gv. 15:9-17].

    Ciononostante il N.T. mostra come di fatto i cristiani possano cadere in un comportamento che sembra negare la loro pretesa di conoscere Cristo. Per questo la Scrittura ammonisce i credenti molto severamente. Bisogna esaminare la verità della nostra fede. Altri versetti suonano un allarme: sebbene i cristiani disobbedienti non perdano la loro salvezza, c'è tuttavia ancora molto da perdere: (1) la comunione consapevole con Dio; (2) l'approvazione di Dio; (3) la propria influenza sugli altri in favore di Dio; (4) amore, gioia, pace, pazienza, autocontrollo, (5) la remunerazione in questa vita; (6) tutto ciò che può rendere significativa la nostra vita. Nonostante tutto questo, nonostante che il cristiano possa peccare e perdere queste cose, la Bibbia è chiara su di questo: Dio, con il Suo potere, preserverà la loro fede e la loro sicurezza. I veri cristiani hanno una fede personale in Cristo, data da Dio, una fede che durerà fino alla fine (Fl. 1:6; 2 Ti. 1:2). Magari essi non agiranno sempre in coerenza con essa, ma quella fede rimane.


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