LA DOTTRINA
CATTOLICA
SULL'ECUMENISMO
«Vi è attualmente una
curiosa contraffazione dell'apostolato;
contraffazione che consiste nel fare
come gli altri, nel pensare come gli altri,
nel vivere come gli altri, allo
scopo di stabilire un dialogo più fruttuoso;
un tale metodo, molto
evidentemente, non converte gli altri alla nostra fede,
ma ci converte alla
loro incredulità.
Noi dobbiamo gettare un ponte tra Cristo e il mondo
non
per attraversarlo noi, ma per aiutare gli altri a raggiungerLo.
Non è
abbandonando il Vangelo che si convertono gli uomini a Cristo.»
Ivan
Gobry
Amour coniugal et fecondité
PREMESSA
Prima di analizzare l'ecumenismo, crediamo opportuno citare un passo estremamente interessante tratto dall'intervento di S.E. Mons. Grotti, servita, tenuto il 27 Ottobre 1963, durante una delle Sessioni del Concilio Vaticano II:
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Ecco cosa scrive Padre Garrigou Lagrange O.P., Professore di Teologia Dogmatica e Mistica alla Pontificia Università di San Tommaso di Roma, nell'opera Le tre età della vita interiore, LICE, Torino, 1949, vol. I, pag. 180 sg. nota 12, nell'ambito della trattazione della virtù di Carità:
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I. NOZIONE
Viene definito ecumenismo il movimento religioso sorto all'inizio di questo secolo per iniziativa dei Protestanti, mirante all'unione delle diverse chiese cristiane, in modo da preparare una grande chiesa ecumenica, che superi tutte le divisioni dottrinali e disciplinari.
I promotori dell'ecumenismo, recentemente, sembrano voler estendere questo concetto a tutte le religioni, non solo monoteiste, ma anche politeiste, con l'intenzione di creare una sorta di religione universale basata sulla fratellanza tra i popoli.
L'ecumenismo, come tale, è inconciliabile con la dottrina cattolica, la quale insegna esservi già una sola vera ed unica Chiesa, nel cui ovile e sotto l'autorità del cui pastore tutti hanno la possibilità di trovare pienamente realizzate le parole di Cristo, «ut unum sint».
II. RAGIONI DI
INCONCILIABILITÀ
CON LA DOTTRINA CATTOLICA
Le ragioni di inconciliabilità sono evidenti. L'ecumenismo infatti:
1. nega che vi sia una vera Chiesa, dotata delle note che la distinguono: l'unità e l'unicità, la santità, la cattolicità (universalità) e l'apostolicità
2. negando che vi sia una sola Chiesa, nega anche l'autorità del Supremo Pastore, Cristo, e del suo legittimo Vicario, il Papa
3. professando di voler superare le divisioni dottrinali, nega l'oggettiva verità dei dogmi e presume di poter fondare l'unità sull'errore e sull'eresia
4. riconoscendo pari dignità a tutte le "chiese", pone di fatto la Chiesa di Cristo al livello delle sette; negando che essa sia istituzione divina, nega che sia governata e retta da Dio e che solo attraverso di essa gli uomini - ad eccezione di casi di ignoranza invincibile - possano conseguire la salvezza eterna
5. nelle sue forme più recenti, pone la Chiesa al livello delle religioni false ed idolatre, il Dio vero e santo al livello degli dei mendaci e delle forze della natura
6. implicitamente afferma che l'uomo può salvarsi al di fuori della vera Chiesa, aderendo ad una setta cristiana o alle superstizioni dei pagani e degli idolatri
7. nega la necessità dello zelo missionario della Chiesa e legittima gli omicidi e le stragi di missionari cattolici compiute dagli eretici e dai pagani in ogni parte del mondo
8. propugna la laicità dello stato, il relativismo e l'indifferentismo religioso, a danno della verità e a vantaggio dell'errore
9. è causa di vizi e di corruzione, poiché dove Cristo non regna, si annida il peccato, l'omicidio, l'inganno e lo scandalo verso i giusti.
Come si vede, l'ecumenismo così inteso non solo legittima l'eresia, l'apostasia, l'idolatria e tutti i peccati che ne scaturiscono, ma distrugge dalle fondamenta la fede cattolica, vanificando l'esistenza stessa della Chiesa. Non stupisce che esso stia tanto a cuore alla massoneria, che della Religione rivelata è principale ed acerrima oppositrice.
Se infatti si ammette - per assurdo - che la Chiesa vera ed unica non è pienamente realizzata nella Chiesa Cattolica, e che di conseguenza l'insegnamento del Magistero non è che una versione opinabile di una delle tante realtà presenti in seno al cristianesimo e addirittura al di fuori di esso, non si può più distinguere l'eresia dalla verità di fede, lo scisma dalla comunione, il vizio dalla virtù, la setta dalla sola Arca di salvezza che Dio ha stabilito nella sua Provvidenza.
E se si afferma ciò, ne consegue che la Chiesa ha da sempre insegnato come verità di fede delle pure opinioni, se non degli errori, e che quindi essa è fallibile nelle questioni relative alla salvezza eterna; se poi la Chiesa è fallibile, lo è anche Colui che ad essa ha promesso perpetua assistenza, cioè Dio. Da ciò la conclusione: le Sacre Scritture e la divina Tradizione sono prive di fondamento, quindi non ispirate da Dio ma semplice espressione di un modo di sentire il fenomeno religioso da parte degli uomini, né più né meno dei libri "sacri" delle altre religioni.
Da tutto ciò si comprende come l'ecumenismo altro non sia se non il frutto dell'errore protestante e delle sue dirette infiltrazioni in seno al mondo cattolico, prima di tutte il modernismo, somma di tutte le eresie, secondo la definizione di San Pio X (cfr. Enc. Pascendi).
III. CONFUTAZIONE
La grave crisi che la Chiesa attraversa in questi ultimi decenni, in particolare ad opera di non pochi teologi, non poteva evitare il manifestarsi dell'errore ecumenico, di cui questa crisi è insieme causa ed effetto. Non fu così in passato: i Pontefici condannarono con impressionante lungimiranza questo fenomeno fin dall'inizio, mettendo in guardia i cattolici con numerosi documenti magisteriali.
E' pur vero che mai i Papi poterono immaginare un tale proliferare di errori, da supporre che un giorno qualcuno avrebbe potuto affermare - in nome di una mal interpretata libertà di religione - che la Santa Chiesa di Dio non ha nulla che la renda intrinsecamente e sostanzialmente superiore non solo alle sette cristiane, ma anche alle superstizioni pagane.
Appare inoltre evidente che, se è vero che i modernisti abbracciano con entusiasmo ogni novità e maggiormente la propugnano se legittima i loro errori, anche altri si adoperano perché l'ecumenismo progredisca e trovi vasto spazio nel tempio di Dio: laicisti ed atei, razionalisti, irenisti, massoni e via dicendo. Tutti costoro hanno compreso che il modo migliore per indebolire la Chiesa è quello di non combatterla apertamente e di favorire il proliferare delle eresie al suo interno. Come non vedere nei vaneggiamenti degli ecumenisti la realizzazione dei progetti massonici circa la religione universale?
IV. IL VERO ECUMENISMO
La Sacra Scrittura, la Tradizione e l'insegnamento del Magistero infallibile della Chiesa sono concordi nell'affermare senza appello la condanna dell'ecumenismo così inteso.
Fin dall'Antico Testamento il popolo di Israele aveva la consapevolezza di essere stato scelto per testimoniare la salvezza di Dio a tutte le nazioni, e più volte ebbe prova della esclusività di questo suo rapporto con Dio, sia venendo punito ogni volta che cedeva a tentazioni di connivenza con i pagani, sia custodendo le verità che il Signore gli aveva insegnato, sia infine preparando la nascita del Redentore, il Messia di Israele, Signore dei Signori, Re dei Re.
L'insegnamento di Cristo e degli Apostoli fu ancora più esplicito: si veda a tal proposito la parte riguardante la virtù della Fede. I Martiri della Chiesa furono condannati ad atroci supplizi - di cui resta ampia documentazione - proprio perché rifiutarono di adorare gli idoli. L'autorità romana, infatti, accettava tutte le religioni, ma imponeva loro l'obbligo di riconoscere l'imperatore come dio, bruciando incenso davanti alla sua statua. Ovviamente per un cristiano questo atto di adorazione era equivalente all'apostasia, ed il rifiutarsi di compierlo era considerato reato di lesa maestà. Se l'ecumensimo fosse stato accettato, mai come allora si sarebbe mostrato utile; e le feroci persecuzioni anticattoliche da parte degli eretici di tutti i secoli si sarebbero potute evitare, nel nome della "complementarità" delle confessioni religiose e della pace tra i cristiani. Per grazia di Dio, i martiri erano testimoni della fede e non dell'ecumenismo.
Ma la pace non è non belligeranza: è tranquillità dell'ordine. E dove non c'è la fede integra e pura, regna il caos. La vera pace viene dal Regno di Cristo, in cui vige la Sua legge e Lo si adora con culto pubblico. Inutile dire che solo la Chiesa proclama questa verità, poiché è Cristo stesso che la guida.
Il vero ecumenismo è antico quanto la Chiesa: esso consiste nel moltiplicare gli sforzi per acquistare a Dio coloro che non credono, per riportare nell'unico ovile coloro che se ne sono allontanati e per fortificare i fedeli nella loro fede. Si chiama zelo apostolico, predicazione, missione. Si fonda sulla carità (per cui si ama Dio ed il prossimo per amor Suo) illuminata dalla fede (per cui si crede a ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa propone a credere, per l'autorità di Dio rivelatore) ed animata dalla speranza (che assicura la grazia a coloro che la chiedono e che seguono la legge di Dio).
Poiché Dio è Verità suprema e Carità perfetta, amarLo senza credere in Lui non è possibile: negare la verità è negare Dio. Certo, difficili situazioni storiche ed altre ragioni contingenti possono far sì che una divisione dottrinale sembri insanabile; ma la Chiesa non intende ammettere l'errore, ma convincere l'errante, come portare un uomo dalle tenebre alla luce non vuol dire negare l'esistenza delle tenebre o ammetterne la conciliabilità con la luce.
V. PRONUNCIAMENTI MAGISTERIALI
Condannato il liberalismo, il relativismo
e l'indifferentismo con l'Enciclica Quanta
cura ed il Sillabo da parte
di Pio IX; condannato il modernismo con l'Enciclica Pascendi ed il
Decreto Lamentabili
da parte di San Pio X; gli errori in materia di ecumenismo trovarono in Pio XI
una ferma e risoluta condanna nell'Enciclica Mortalium
animos.
(n.d.r. Si veda per
completezza di studio la più recente enciclica di Giovanni Paolo II
Ut unum sint)
Ecco alcuni passi chiarissimi:
«Convinti che rarissimo è il caso di uomini assolutamente privi di ogni sentimento religioso, sembrano nutrire speranza che non debba riuscire troppo difficile che, malgrado singole divergenze in materia di religione i popoli si accordino fraternamente un giorno nella professione di alcune dottrine, accolte come base comune di vita spirituale. Di qui il frequente indire che fanno, con notevole intervento di persone, di congressi, riunioni, conferenze cui sono indifferentemente invitati a discutere infedeli di ogni gradazione e cristiani e perfino infelici apostati da Cristo che ne ripudiano con pertinace ostinazione la natura e missione divina. Simili tentativi non possono in nessun modo riscuotere l’approvazione dei cattolici, fondati come sono sul falso presupposto che tutte le religioni siano buone e lodevoli in quanto tutte, pur nella diversità dei modi, manifestano e significano ugualmente quel sentimento, a chiunque congenito, che ci rivolge a Dio e ci rende ossequienti nel riconoscimento del suo dominio. Teoria questa non solo erronea e ingannatrice, ma che attraverso una deformazione del vero concetto religioso conduce insensibilmente chi la professa al naturalismo ed all’ateismo. E’ chiara quindi la conseguenza: aderendo ai fautori di tali teorie e tentativi ci si allontana del tutto dalla religione rivelata da Dio».
«I fautori di questa iniziativa van di continuo e quasi all’infinito ripetendo le parole di Cristo: "Che tutti siano una cosa sola... si farà un solo gregge ed un solo pastore..." con l’idea però di esprimere così un voto e una preghiera di Gesù Cristo tuttavia inesauditi. Per costoro l’unità di governo e di fede, che è la nota distintiva dell’unica e vera Chiesa di Cristo non è mai, si può dire, esistita nel passato né esiste al presente; è possibile si desiderarla e forse, una volta o l’altra, mediante la comune volontà dei fedeli potrebbe anche realizzarsi, ma rimane per adesso vaga utopia. Di più: la Chiesa, dicono, per sé, per sua natura è divisa in parti, consta cioè di molte singole Chiese e comunità e queste separate finora pur avendo in comune taluni punti dottrinali, tuttavia non sono d’accordo per altri i ma tutte godono e possono rivendicare gli stessi diritti; la Chiesa insomma fu unica al più dall’età apostolica fino ai primi concili ecumenici. Dunque, soggiungono, bisogna mettere da parte e superare ogni controversia e codeste antichissime divergenze che ancor oggi mantengono diviso il nome cristiano; e formare invece, dalle altre dottrine comuni, e proporre, una norma di fede nella cui professione prevalga piuttosto al sapersi il sentirsi fratelli; che infine se unite da un patto universale le varie comunità o chiese potranno opporre solida e fruttuosa resistenza ai progressi dell’empietà».
«Ma se molti sono gli acattolici che predicano a gran voce la fraterna comunione in Gesù Cristo, non se ne trova nemmeno uno cui venga in mente di obbedire all’insegnamento e sottoporsi al governo del Vicario di Gesù Cristo. E intanto sostengono che essi tratteranno ben volentieri con la chiesa romana ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; e se così potessero fare ci vuol poco a supporre che agirebbero in modo che l’eventuale accordo non li costringesse al ripudio delle opinioni per cui vagano ancora erranti lontano dall’unico ovile di Cristo».
«Stando così le cose, è evidente che non può la Sede Apostolica prendere parte a queste riunioni né è permesso in alcun modo ai cattolici aderire o prestar l’opera propria a tali iniziative; cosi facendo attribuirebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo. Ma potremo noi tollerare l’iniquissimo tentativo che la verità, e di più divinamente rivelata sia oggetto di transazioni? Ché qui si tratta proprio della difesa della verità rivelata. Dal momento che Gesù mandò per il mondo intero a diffondere tra tutti la buona novella gli apostoli, dopo aver loro tolto, per mezzo del preventivo insegnamento di tutta la verità da parte dello Spirito Santo, ogni possibilità di errore, forse che cotesta dottrina apostolica è mai venuta del tutto meno o fu talvolta alterata, in quella chiesa di cui Dio stesso è guida e custode ?»
«Risulta quindi evidente, venerabili fratelli, il motivo del permanente divieto posto da questa Sede Apostolica ai fedeli di partecipare a riunioni degli acattolici. Ché l’unico modo possibile di favorire l’unità dei cristiani si è di agevolare il ritorno dei dissidenti alla unica vera Chiesa di Cristo, a tutti ben nota e, per volontà del proprio fondatore, destinata a rimaner in eterno tale come Egli la istituì per la comune salvezza di tutti. Che mai nel volgere dei secoli la mistica Sposa di Cristo fu contaminata né mai potrà contaminarsi secondo le belle parole di Cipriano: "Non può adulterarsi la Sposa di Cristo; è incorrotta e pudica; una sola casa conosce, di una sola stanza custodisce con casto pudore: la santità". E il medesimo santo martire bene a ragione si meravigliava che ci fosse qualcuno capace di credere che "questa unità proveniente dalla divina stabilità e saldata per mezzo dei sacramenti celesti possa nella Chiesa infrangersi ed esser sciolta per il dissenso di volontà discordanti"».
E' utile precisare che il contenuto di questa enciclica, in quanto espressione del Supremo Magistero ordinario della Chiesa, è da ritenersi come verità di fede e per ciò stesso irreformabile.
Importante l'Istruzione Ecclesia Catholica, della Suprema Sacra Congregazione del Sant'Officio:
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FUORI DELLA CHIESA
NON C'È SALVEZZA
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Il contenuto di questa Definizione dogmatica è esplicitato nella lettera che segue:
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L'attuale disciplina rimane immutata rispetto alle disposizioni precedenti. Tuttavia, considerando la pratica diffusa di indire - anche da parte di alcuni ecclesiastici - riunioni con i rappresentanti delle comunità non cattoliche, si ritiene ci si debba attenere alla norma vigente, nell'attesa di un pronunciamento da parte della Sede Apostolica. Resta comunque proibita la partecipazione in sacris con gli scismatici, gli eretici e - a maggior ragione - i non cristiani, così come resta proibita la celebrazione di riti acattolici nelle chiese cattoliche (le quali, in caso contrario, perdono la consacrazione).
Quibuslibet contrariis minime obstantibus.