Chiese Cristiane
 
e
nazifascismo


~ Tratto dal libro di Matteo Pierro:
Fra Martirio e Resistenza. La persecuzione nazista e fascista dei Testimoni di Geova
Edizioni Actac ~


I primi cristiani, evidentemente influenzati dalle parole di Gesù: «Tutti quelli che prendono la spada periranno di spada», rifiutarono irrevocabilmente il servizio militare nell’esercito romano.
Giustino Martire, nel II secolo d.C., scrisse: «Noi che eravamo pieni di guerre, assassinii e di ogni malvagità, in ogni angolo della terra abbiamo trasformato ciascuno i propri strumenti di guerra, le spade in aratri, le lance in attrezzi per coltivare». E Peter De Rosa, ex professore di teologia, scrive: «Lo spargimento di sangue era un peccato atroce ed è per questo che i Cristiani si opponevano al combattimento dei gladiatori… Mentre le guerre e l’uso della forza erano necessarie a proteggere Roma, i Cristiani non si sentivano in grado di parteciparvi… I Cristiani si consideravano, come Gesù, messaggeri di pace, e in nessuna circostanza avrebbero potuto essere portatori di morte».
D’altro canto, qual è stato l’atteggiamento delle chiese cristiane nei confronti del nazismo? Incoraggiarono i loro adepti a rifiutare il servizio militare nell’esercito di Hitler? Ne denunciarono le atrocità? È significativo ciò che ha dichiarato nel 1995 la Conferenza Episcopale tedesca: «Siamo stati una comunità ecclesiale che ha voltato le spalle alla sorte del popolo ebraico perseguitato. Ci sono state colpe e manchevolezze. Non pochi si sono lasciati prendere dall’ideologia nazista e sono rimasti indifferenti ai crimini contro la vita e la proprietà degli ebrei. Alcuni hanno appoggiato i crimini e sono diventati criminali loro stessi».
E, per quanto riguarda le chiese protestanti, Martin Niemoller, ecclesiastico protestante che fu lui stesso internato in un campo di concentramento, ha confessato: «Le chiese cristiane hanno sempre acconsentito a benedire guerre, truppe e armi e che in maniera assai poco cristiana hanno pregato per l’annientamento del nemico. Tutto questo è colpa nostra e colpa dei nostri padri, ma ovviamente non è colpa di Dio». Niemsller quindi aggiunse: «E pensare che noi cristiani odierni ci vergogniamo della cosiddetta setta dei seri studiosi della Bibbia (i Testimoni di Geova), che a centinaia e a migliaia sono finiti nei campi di concentramento e sono morti per aver rifiutato di prendere parte alla guerra e di uccidere altri uomini».
Sì, fin dall’ascesa al potere di Adolf Hitler, le chiese cristiane hanno avuto delle gravissime responsabilità per il sostegno dato al regime più sanguinario di questo secolo. Il Vaticano fu, ad esempio, tra i primi stati a riconoscere il governo nazista, col quale, il 20 luglio del 1933, stipulò un Concordato che venne firmato dal cardinale Pacelli (il futuro Pio XII) e dal vicecancelliere del Reich Franz von Papen. A tal proposito Claude David ha scritto: «Von Papen ricorda nelle sue memorie che papa Pio XI gli espresse "la propria gioia nel vedere in Hitler una personalità risoluta a combattere senza alcun compromesso contro il comunismo". Mussolini, da parte sua, assicurò a Von Papen che "la firma del Concordato con la Santa Sede (cosa che il fascismo aveva fatto nel 1926) avrebbe garantito al governo tedesco il credito internazionale che tuttora gli manca". In effetti quel trattato contribuì notevolmente a rinsaldare il prestigio ancora incerto del nuovo regime». E Paul Johnson dice delle chiese cattolica ed evangelica nella Germania di Hitler: «Entrambe le chiese, per la maggior parte, sostennero fortemente il regime. I vescovi cattolici gradirono che si desse "nuova, vigorosa importanza all’autorità nello stato tedesco"; il vescovo Bornewasser disse alla gioventù cattolica nella cattedrale di Treviri: «Siamo entrati nel nuovo reich a testa alta e a piè fermo e siamo pronti a servirlo con tutto il nostro corpo e con tutta la nostra anima». Nel gennaio del 1934, Hitler vide dodici capi evangelici, e dopo questa riunione essi… diffusero un comunicato il quale impegnava «i capi della Chiesa Evangelica Tedesca ad affermare unanimemente la loro incondizionata lealtà al Terzo Reich e al suo leader». Quindi, riferendosi ai pochi cristiani professanti che rimasero, egli disse, "fedeli ai propri princìpi", lo scrittore continua e dice: «I più coraggiosi furono i testimoni di Geova, che dal principio proclamarono la loro completa opposizione dottrinale e soffrirono conformemente. Essi rifiutarono di prestare qualsiasi cooperazione allo stato nazista che denunciarono come totalmente empio… Molti furono condannati a morte per il rifiuto del servizio militare…; oppure finirono a Dachau o in manicomi. Un terzo furono effettivamente uccisi; il novantasette per cento subì la persecuzione in una forma o nell’altra. Furono il solo gruppo cristiano che suscitò l’ammirazione di Himmler”.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale le responsabilità delle chiese aumentarono enormemente in quanto esse non seppero dirigere i propri fedeli secondo i princìpi cristiani, anzi li incoraggiarono ad imbracciare le armi per servire nell’esercito responsabile dello sterminio di milioni di innocenti. Come ha detto lo studioso e docente cattolico Gordon Zahn: «I cattolici tedeschi, i quali guardavano ai loro capi religiosi come ad una sicura guida spirituale, riguardo alla loro partecipazione alle guerre di Hitler ricevettero le stesse risposte che avrebbero ricevuto da Hitler medesimo». A questo riguardo una lettera pastorale pubblicata dai vescovi cattolici tedeschi nel settembre 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, è illuminante. Essa dice in parte: «In quest’ora decisiva incoraggiamo ed esortiamo i nostri soldati cattolici, in obbedienza al Führer, a compiere il loro dovere e ad essere pronti a sacrificare tutto di se stessi. Esortiamo i fedeli a unirsi in una ardente preghiera affinché la Provvidenza divina conduca questa guerra ad una fine benedetta». E inoltre, l’8 dicembre 1939, solo tre mesi dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, papa Pio XII pubblicò la lettera pastorale Asperis Commoti Anxietatibus. La lettera era indirizzata ai cappellani militari delle forze armate delle nazioni in guerra ed esortava i soldati di ambo le parti ad avere fiducia nei rispettivi vescovi militari. La lettera raccomandava ai cappellani, in quanto «guerrieri che combattono sotto le bandiere della patria, di combattere anche per la Chiesa». È anche interessante l’articolo apparso sul New York Times del 7 dicembre 1941; fra l’altro esso diceva: «I vescovi cattolici a Fulda chiedono benedizione e vittoria… La Conferenza dei Vescovi Cattolici Tedeschi riuniti a Fulda ha raccomandato di introdurre una speciale "preghiera di guerra" da leggersi all’inizio e alla fine di tutte le funzioni religiose. La preghiera implora la Provvidenza di benedire con la vittoria le armi tedesche e di proteggere la vita e la salute di tutti i soldati. I vescovi hanno inoltre dato istruzioni al clero cattolico di continuare a ricordare in una speciale omelia domenicale almeno una volta al mese i soldati tedeschi "di terra, di mare e dell’aria"».
Per quanto concerne l’atteggiamento delle altre confessioni religiose nei confronti del servizio militare nella Wermacht, Eberhard Rshm ha scritto: «Tra i luterani, Hermann Stshr e Martin Gauger rifiutarono irremovibilmente di compiere il servizio militare… Si possono menzionare sette nomi di cattolici… I mennoniti tedeschi, pacifisti per tradizione, non scelsero di "esercitare il principio della non difesa" durante il Terzo Reich, in base a una decisione presa il 10 gennaio 1938 da una riunione di anziani e ministri religiosi. Si sa di due quaccheri in Germania che rifiutarono di prestare servizio militare… Si possono citare sette appartenenti agli Avventisti del Settimo Giorno che rifiutarono di pronunciare il giuramento di fedeltà… e furono messi a morte. I testimoni di Geova (Studenti Biblici) lamentarono il maggior numero di vittime. Nel 1939, nel "Grande Reich Tedesco", c’erano circa 20.000 aderenti (numero che include le donne, i ragazzi e gli anziani) a questa… organizzazione religiosa. Si calcola che solo in Germania circa 6.000-7.000 Testimoni di Geova rifiutarono di compiere il servizio militare durante la seconda guerra mondiale. La Gestapo e le SS prestarono quindi speciale attenzione a questo gruppo».
Considerando tale atteggiamento da parte delle chiese cristiane, Elie Wiesel chiede: «Come spiegare che un Hitler o un Himmler non siano mai stati scomunicati dalla chiesa? che Pio XII non abbia mai ritenuto necessario, per non dire doveroso, condannare Auschwitz e Treblinka? che fra le SS si trovava una forte percentuale di credenti, fedeli alle loro radici cristiane sino alla fine? che certi assassini si confessavano fra un massacro e l’altro? e che tutti provenivano da famiglie cristiane e avevano ricevuto un’educazione cristiana?»
Cosa sarebbe accaduto se le chiese avessero mostrato una maggiore coerenza ai princìpi cristiani e se non fossero rimaste indifferenti ai crimini del nazismo? Guenter Lewy ipotizza: «Se il cattolicesimo tedesco avesse fin dall’inizio adottato una politica di resistenza decisa al regime nazista, è possibile che il corso della storia del mondo ne sarebbe risultato cambiato. Anche se non si fosse riusciti in una tale lotta a sconfiggere definitivamente Hitler e a prevenire tutti i suoi numerosi delitti, il prestigio morale della Chiesa ne sarebbe uscito infinitamente accresciuto. In termini umani, una simile politica di resistenza sarebbe indubbiamente costata molto; ma i sacrifici sarebbero stati fatti in nome della più grande fra tutte le cause. Se il fronte interno non fosse stato sicuro, forse Hitler non avrebbe osato dichiarare la guerra e letteralmente milioni di vite umane avrebbero potuto essere salvate… Migliaia di antinazisti tedeschi furono torturati a morte nei campi di concentramento di Hitler; l’intellighenzia polacca fu sterminata; centinaia di migliaia di russi morirono perché considerati e trattati come sotto-uomini slavi; sei milioni di esseri umani furono assassinati perché non erano ariani. Mentre avveniva tutto questo, l’alto clero cattolico in Germania appoggiava il regime che commetteva questi delitti. A Roma il papa, capo spirituale e supremo maestro morale della Chiesa cattolica romana, taceva”.
Sì, moralmente parlando, le chiese, se avessero manifestato la stessa coerenza dei Testimoni di Geova, sarebbero uscite a testa alta dalla seconda guerra mondiale e non avrebbero dovuto, a distanza di 50 anni dalla fine del conflitto, continuare a fare dichiarazioni di "mea culpa". Soprattutto avrebbero salvato la vita a migliaia, se non a milioni, di persone.


              Ikthys