LA CONTRACCEZIONE NATURALE NON È AFFATTO NATURALE
CONTRO LA MORALE SESSUALE DELLA CHIESA

(Cassià Maria Just, monaco benedettino, priore del monastero di Monserrat dal 1966 al 1988, Catalunya Ràdio, 10 maggio 2000)


  La Chiesa dovrebbe rivedere la sua dottrina riguardo alla morale sessuale e ai mezzi di controllo della natalità.
La Chiesa prova «una sorta di ossessione per i temi legati al sesso», senza pensare che «molte istruzioni sono scritte da celibi, che non hanno nessuna esperienza del matrimonio e che, in modo incomprensibile, impongono dei fardelli da cui essi sono dispensati».
«Io non sono per un permissivismo folle, pero molte rigide tendenze dovrebbero essere riviste».
La Chiesa, invece, non si tiene al passo coi tempi, «in parte per paura e in parte per una certa inerzia». Proprio in questo campo in cui «si applica con molta rigidezza una morale appresa 40/50 anni fa. Sembra che ci si preoccupi più di mantenersi tranquilli che di dare tranquillità agli altri».
«I metodi naturali che propone la Chiesa non sono sicuri e non hanno nulla di naturale. Perché dire a chi vi ama "sì, è il momento" oppure no, non è il momento", non ha proprio nulla di naturale. Se prendiamo farmaci per tanti altri motivi perché non dovremmo prenderli anche per questo?».
Sarebbe meglio che le singole coppie potessero decidere liberamente i metodi per non avere figli e la gestione «del matrimonio e dell'intimità coniugale. Moltissimi, persino fra i vescovi» la pensano così.
Gli omosessuali, poi,  vengono definiti «persone come gli altri», anche se «i documenti pubblicati danno spessissimo l'impressione che essi non sono amati o che sono persone di seconda categoria».
«Tenetevi pure tutte le teorie morali ed etiche che volete, però partite dal fatto che sono persone. Che farebbe Gesù? Che faceva con i lebbrosi, con i samaritani?... Cominciava col prendersi cura di loro e amarli». Dunque che la Chiesa «inizi a prenderli in considerazione ed amarli» perché gli omosessuali sono «figli di Dio e sono cristiani, e Dio ha dato loro la mente e il cuore per usarli e non solo per obbedire a quello che dicono i cappellani».


Ikthys