Tanti divieti, pochi osservanti
LE DUE ANIME DEL CATTOLICESIMO
I no di Wojtyla. I fedeli che non lo ascoltano. "Famiglia Cristiana" che giustifica... Scene da uno scisma strisciante
(Sandro Magister, L'Espresso, 21 ottobre1999)

Il neonato numero 6.000.000.000 È venuto al mondo il 12 ottobre. E per lui si è fatta grande festa in Cielo. E in Vaticano. A papa Giovanni Paolo II va bene così: «Crescete e moltiplicatevi!». Lui del sesso ha una visione ottimistica, creativa, e la predica instancabile contro tutto e tutti, sia i nemici di fuori che quelli di casa. Contro i laici malthusiani tipo Giovanni Sartori, che gli ha dato dell'«insensato». Contro i teologi e moralisti di Chiesa che, dice, «si alleano con i mezzi di comunicazione in contrasto con la sana dottrina». Contro i milioni di fedeli che non gli danno retta, e tanto più un paese è cattolico tanto meno fa bambini, vedi l'Italia, vedi la Spagna, da anni primatiste mondiali della denatalità. Una disubbidienza di dimensioni così smisurate da far pensare a uno scisma di massa.
Ma lui non si arrende. Giovedì 30 settembre papa Karol Wojtyla ha chiamato anche la scienza a soccorso. Non solo l'inquinamento ambientale, ha ammonito, ma anche «alcuni comportamenti sessuali» causano il cancro: la natura si vendica dei peccati contro natura. Lui sa benissimo di gridare nel deserto. «Nell'etica sessuale il mondo si allontana dal papa, il mondo si allontana dalla Chiesa», ha riconosciuto nel suo libro-intervista "Varcare la soglia della speranza". «Ma quando la vera dottrina è impopolare», ha aggiunto, «non è lecito cercare una popolarità facile. Anche l'apostolo Paolo lo diceva: "Predica, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna. Perché verrà il giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina"».
Il caso serio d'oggi è che ormai anche dentro la Chiesa c'è chi dice che questo giorno è venuto. Che la predicazione della Chiesa sul sesso, tantissimi fedeli non la sopportano più. E non perché vogliano rifiutare la «sana dottrina», ma proprio per il motivo opposto. A non essere più sopportata è una caricatura della dottrina cristiana sul sesso, è l'idea durata secoli che il piacere sessuale sia peccato. Anche tra i vescovi e i cardinali c'è chi fa fatica a sopportare. Nessuno di loro però ha mai protestato se non per enigmi (vedi la scheda a pagina 77). La novità di quest'anno è che un illustre filosofo cattolico, il professor Pietro Prini, ha portato alla luce del sole questo dissenso sotterraneo. In un libro dal titolo "Lo scisma sommerso", edito da Garzanti, che è quasi una lettera aperta alla Chiesa, ha dato voce alla maggioranza silenziosa dei cattolici disobbedienti. «Molti fedeli», scrive, «non accettano più posizioni dottrinali che ritengono fuori del tempo». Non si ribellano, non contestano, semplicemente fanno come la loro coscienza gli detta. La Chiesa non può ignorare questo scisma, deve capire, deve cambiare: «Colpevolizzare con gioghi che non sono di Dio è una tentazione diabolica».
E che il caso sia serio l'ha dimostrato "La Civiltà Cattolica", la rivista dei gesuiti di Roma che per statuto riflette il pensiero del papa. Prima con un editoriale in luglio, poi con un articolo in settembre del suo teologo principe, padre Giandomenico Mucci, "La Civiltà" ha dedicato al libro di Prini un'attenzione assolutamente inusitata. Continuando a qualificare l'autore come «voce autorevole del pensiero cattolico» nonostante l'esplosività delle sue contestazioni, non solo in materia di sesso ma anche sul peccato e l'inferno. In sintesi, "La Civiltà" e tramite essa il papa accusano Prini di «piegare il cristianesimo agli standard intellettuali e morali del secolo». Ma nello stesso tempo gli riconoscono «il merito di aver dato voce ad alcuni problemi reali». Non solo. Ammettono che la disubbidienza di tanti fedeli ha le sue ragioni proprio in certi irrigidimenti della Chiesa: «irrigidimenti non necessari su materie di per sé riformabili o aggiornabili».
Quali materie? "La Civiltà Cattolica" non lo dice. La linea prediletta dal papa è infatti di essere inflessibili col peccato e misericordiosi col peccatore. Rigidi nel predicare in pubblico la dottrina e indulgenti nel segreto del confessionale. Quello che a Giovanni Paolo II non va è il mettere in pubblico questa indulgenza, il dar l'impressione che tutto, in pratica, si può accomodare e assolvere. Nel Settecento furono i gesuiti a passare per lassisti, e il rigorista Pascal li mise insuperabilmente alla berlina. Oggi, in Italia, lassisti sono i paolini con i loro giornali, con le lettere dei lettori che trasformano "Famiglia Cristiana" in un «confessionale di carta», dove tutti i casi privati finiscono in pubblico avvolti da ondate di comprensione: l'adolescente che si masturba, i coniugi che guardano il filmetto porno, i genitori che scoprono il figlio gay.
No, questa confusione Giovanni Paolo II e i suoi fidi non la tollerano. Per mettere in riga "Famiglia Cristiana" le hanno provate tutte, fino a licenziare il direttore-confessore don Leonardo Zega. Ma quando in campo entrano vescovi e conferenze episcopali, non è facile troncare il caso d'autorità. E oggi, nel campo dell'etica sessuale, sono almeno quattro i casi aperti. Su aborto, divorzio, contraccezione, omosessualità. Ecco come e perché.
ABORTO. Qui lo scontro è tra il papa e i vescovi tedeschi. E si è acceso nel 1995 quando una legge, in Germania, ha depenalizzato l'aborto per le donne che presentano un "certificato di consulenza" rilasciato da un consultorio familiare autorizzato dallo Stato. La pietra dello scandalo, per il papa, è proprio qui. Perché tra i consultori autorizzati a dare il via libera all'aborto ci sono anche quelli della Chiesa: 265 su un totale di 1.685. «Bella lezione al mondo!», ha più volte brontolato Giovanni Paolo II. «Predicare contro l'aborto e poi autorizzarlo».
Fosse stato per il papa, la Chiesa tedesca avrebbe dovuto uscir fuori subito dai consultori pubblici. Ma quasi tutti i vescovi hanno tenuto duro. Pensavano: meglio mantenere un filo di contatto con le donne intenzionate ad abortire che abbandonarle a loro stesse. Per placare il papa, lo scorso giugno hanno escogitato un compromesso. I consultori cattolici avrebbero continuato a rilasciare il certificato, ma con la postilla: «Non è valido per l'aborto». Il governo tedesco, però, ha deciso di non tenerne conto e di procedere ugualmente all'aborto. E questa decisione ha rimesso in allarme il papa. Che è tornato ad esigere dai vescovi tedeschi, questa volta in forma ultimativa, di abbandonare i consultori pubblici. I vescovi hanno preso ancora tempo. Ma a novembre, quando dovranno a uno a uno recarsi a Roma dal papa, avverrà la resa dei conti. C'è chi è pronto a cedere, chi no.
DIVORZIO. Anche qui lo scontro è cominciato in Germania, ma si è man mano esteso ad altri paesi. Più che il divorzio, riguarda i divorziati risposati. Sono sempre più numerosi, tra i cattolici. E fino a pochi anni fa erano considerati pubblici peccatori, cui si vietava la comunione e si negava la sepoltura ecclesiastica. Se poi uno di loro, in coscienza, si riteneva innocente, il sacerdote comprensivo chiudeva un occhio e la comunione gliela dava. Ma in modo semiclandestino.
A rompere il ghiaccio, nel 1994, sono stati alcuni vescovi tedeschi di grande prestigio. Pubblicarono un documento nel quale indicavano casi e modi per riammettere ai sacramenti i divorziati risposati. Apriti cielo. Roma si oppose. Ma altri vescovi hanno rilanciato, tra cui, in Italia, quelli di Vicenza e di Bolzano. A dar loro man forte c'è anche l'esempio delle Chiese d'Oriente. Dove tradizionalmente il divorziato risposato viene sottoposto a penitenza, assolto e infine riammesso ai sacramenti.
CONTRACCEZIONE. Giovanni Paolo II non ha mai perdonato a vescovi e teologi il modo indulgente con cui applicano nei rispettivi paesi i precetti dell'"Humanae Vitae", la celebre enciclica di Paolo VI contro la regolazione artificiale delle nascite. Per richiamare tutti all'ordine ha scritto la "Veritatis Splendor". Ma con nessun risultato. Anzi. Oggi sono sempre meno condivise nella Chiesa le posizioni ultrarigoriste di chi mette la contraccezione alla pari dell'omicidio e dell'aborto. Lo stesso papa, nell'altra sua enciclica "Evangelium Vitae", esclude questa equiparazione estrema. Contraccezione e aborto, scrive, «sono frutto di una medesima pianta», la «mentalità edonistica ed egoistica». Ma «sono mali specificamente diversi dal punto di vista morale: la prima contraddice l'integra verità dell'atto sessuale, il secondo viola direttamente il precetto divino "non uccidere"». Resta il fatto che sempre più forti sono nella Chiesa le voci di chi reclama il via libera ai contraccettivi artificiali, non solo a quelli naturali.
OMOSESSUALITÀ. A sentire il papa, l'amore omosessuale è «deviazione dalla legge naturale», è mero «incontro corporale tra due esseri», «fine a se stesso» e «infecondo». Ma dentro la Chiesa non tutti la pensano così. Un numero crescente di vescovi e religiosi si dà da fare per cancellare ogni forma di discriminazione.
Tra questi ci sono una suora e un sacerdote americani, Jeannine Gramick e Robert Nugent. Lo scorso luglio il Vaticano ha loro imputato di sostenere posizioni «dottrinalmente inaccettabili» e ha loro ingiunto di troncare ogni impegno religioso e civile tra gli omosessuali. Hanno obbedito. Ma molti di più sono quelli come loro che continuano. Chi in pubblico, chi nel sommerso. La scorsa primavera si è saputo, ad esempio, che in Italia il vescovo Clemente Riva, morto il 30 marzo, aveva accompagnato per anni, in silenzio e in forma riservata, gruppi di omosessuali credenti. E a fine agosto i vescovi tedeschi hanno preso di petto, con un documento pubblico, anche la spinosa questione degli omosessuali che chiedono di diventare preti. Sostenendo che non vanno pregiudizialmente esclusi.