UN CREDENTE INCREDULO
di Lidia Maggi (*)

(*) L'autrice è pastora della Chiesa Evangelica Battista in servizio a Milano. Si occupa di ecumenismo e pastorale alle persone recluse. È responsabile del settore diritti umani delle Chiese Battiste Italiane. Tratto da "Adista" del 13 settembre 2003.


~ Giovanni gli disse: « Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlar male di me. Chi non è contro di noi è per noi » ~ (Mc 9,38-40)

Sì, sono io quello che ha cacciato i demoni nel tuo nome, Signore. I tuoi me lo hanno impedito perché non sono parte del gruppo. È vero. Sono un cane sciolto. Non appartengo a nessun movimento, a nessuna Chiesa. Vorrei credere come i tuoi discepoli, essere come loro, convinto al cento per cento. Ma non ci riesco. Mi affascina la tua vicenda, e tuttavia sento stretta la realtà ecclesiale che si è venuta a creare intorno a Te. Apprezzo molte cose delle tue Chiese. Ammiro molte persone che si spendono per i più miseri tra noi. Ma non riesco a trovarne una dove collocarmi. Ogni realtà mi sta stretta. Imbroglierei me stesso, te e la Chiesa, se ti dicessi che mi sento anch'io parte del gruppo. Intuisco poi che semplifico troppo quando provo a ridurre questo disagio ad un problema di collocazione. La mia identità è formata e si arricchisce da tanti rivoli. Molti dei miei migliori amici sono non credenti che, tuttavia, condividono la stessa passione per la giustizia. Anche loro li sento compagni di strada: forse è proprio la fedeltà a questi amici che mi fa desistere dall'adesione a questa o a quella Chiesa. O forse il mio non appartenere a nessun gruppo dipende dal mio essere troppo individualista. È sicuramente un mio problema. È finito il tempo della militanza, delle grandi parole d'ordine: tanti sono stati gli errori, tante le disillusioni.. Ora mi spaventano le Chiese, le gerarchie; le realtà troppo strutturate non fanno più per me. Non voglio però ripiegare totalmente sul privato, rifugiarmi nel disimpegno. Perché, anche se non riesco a sentirmi parte di una realtà specifica, oso confessare: io credo in te, Signore. E questa fede, per quanto confusa, se non si presenta come punto fermo, è almeno un orizzonte, un sogno.
Rischio di continuo il qualunquismo e il relativismo. Può essere irritante per molti il mio modo di non espormi totalmente. Capisco pertanto le ragioni di quel divieto da parte dei tuoi discepoli. Spero davvero di non averli scandalizzati con le mie difficoltà di identità. Mi ha stupito però la tua risposta. Mi sono sempre sentito in colpa per questa mia difficoltà. Forse mi aspettavo una parola di giudizio da te che, con coerenza fino all'ultimo, hai portato avanti la tua causa. Mi aspettavo di sentirti esclamare con tono deciso e perentorio: "chi non è con me è contro di me". Tu invece hai detto ai tuoi di non impedirmi di agire e di scacciare demoni nel tuo nome. Come se io davvero fossi sempre in grado di scacciare demoni, di ostacolare la realtà ingiusta e malvagia intorno a me. Mi capita raramente, Signore. Quella volta è capitato proprio mentre i tuoi mi osservavano. Non sempre sono capace di compiere prodigi. Più volte soccombo al male. Che fascio di contraddizioni sono! A volte riesco a scacciare i demoni; in altre occasioni, invece, ne sono sopraffatto, come spettatore impotente dello spettacolo del male.
Con stupore confesso che mi capita di condividere la stessa passione per la giustizia che ti ha guidato e che ci hai comunicato. Nonostante la frammentarietà della mia fede, il riconoscermi stretto in un gruppo, riconosco che la tua parola mi ha infiammato. Una passione forte in mezzo ad un'identità debole. Cosa vorrà dire? Aiutami a capire.
Signore, illumina questa finestra dal vetro incrinato. Mi affaccio alla vita senza poter esibire un'identità tutta d'un pezzo. Attraverso il mio sguardo la realtà appare davvero complessa, non riconducibile ad un ordine universale. Se poi ascolto la tua parola, ne sono affascinato; ma non sono capace di seguirla con coerenza. Di fronte al male e all'ingiustizia a volte mi indigno, altre volte mi scopro indifferente, più spesso mi sento impotente, proprio come i tuoi: su questo li sento davvero compagni di strada. Mi stupisce che tu, nonostante tutte queste contraddizioni, riesca a vedere del buono in me. Mi riconosci dalla tua parte, mi concedi la forza per resistere al male. Il tuo sguardo mi trasfigura e mi incoraggia a non desistere nella ricerca. Attraverso la mia finestra di vetri incrinati filtra la tua luce che dipinge di mille diversi colori la mia grigia realtà.


              Ikthys