GESU' E' STATO CATTURATO
E LO SPIRITO MANDATO IN PENSIONE

La critica di Marcelo Barros a Ratzinger


Carissimi fratelli e sorelle nella fede in Cristo,
ho appena letto la Dichiarazione “Dominus Jesus” che porta la firma del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il Card. Ratzinger. Il testo mi provoca un profondo sentimento di sconcerto, amarezza e incredulità. E’ difficile accettare, che in questo anno del Giubileo, in contraddizione con tutto il lavoro che il Papa sta facendo, qualcuno da Roma possa dare al mondo un documento come questo, contenente dichiarazioni e affermazioni tanto infelici, sia sul versante spirituale e umano che sul versante dottrinale.

1.Il Documento parte dalla preoccupazione missionaria. Gesù ha mandato a predicare l’Evangelo a tutte le creature (n.1) Dice che la missione universale della Chiesa «si adempie nel corso dei secoli nella proclamazione del mistero di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, e del mistero dell'incarnazione del Figlio, come evento di salvezza per tutta l'umanità. Sono questi i contenuti fondamentali della professione di fede cristiana» (n.2). E di seguito cita il testo che non per caso si chiama «Simbolo» Niceno-Costantinopolitano. Dico «non per caso» perché, leggendo la Dichiarazione, ho l’impressione che il testo confonda il Simbolo con la realtà che questo evoca e riduca la rivelazione cristiana, e ciò che Gesù ha insegnato, alla formulazione di determinati contenuti dottrinali. Non si apre, cioè, al senso profondo che l’evento di Gesù rivela e al quale la stessa formula del Simbolo di fede rinvia. Concretamente: che significa per i cristiani professare Dio come Padre, Figlio e Spirito e affermare «l’Incarnazione» della Parola di Dio? La fede è un convincimento e una collocazione che si riferisce alla Vita che coinvolge tutti gli esseri umani oppure è solo un concetto-categoria che si riferisce al sapere degli intellettuali di professione (in questo caso: accreditati teologi cattolici)? Sembra che questa Dichiarazione faccia di Gesù Cristo un docente di catechismo venuto solo per insegnare. Identificando Gesù in quel modo anche la missione della Chiesa viene menomata. Il testo chiarisce che «la Chiesa, nel corso dei secoli, ha proclamato e testimoniato con fedeltà il Vangelo di Gesù». Sarà forse un’allusione di «condanna» alle richieste di perdono da parte del Papa e alla cosiddetta «purificazione della memoria» invocata da Giovanni Paolo II?

2.L’Ecclesiologia che emerge da questo Documento è contro tutta la teologia contemporanea, anche quella dei più accreditati teologi europei. Afferma che «Il Signore Gesù, unico Salvatore, non stabilì una semplice comunità di discepoli, ma costituì la Chiesa come mistero salvifico… I fedeli sono tenuti a professare (la sottolineatura è nel testo originale) che esiste una continuità storica tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica: «È questa l'unica Chiesa di Cristo» (n. 16). Risuscita il Concilio Vaticano I° con la sua Costituzione “Ad Petri Cathedram” che definisce la Chiesa come società perfetta. E viene, così, neutralizzato il Concilio Vaticano II° che ufficializzò la formula “subsistit in” (La Chiesa di Cristo “sussiste nella” Chiesa cattolica). L’attuale Dichiarazione pretende di mostrare che il Concilio, su tale materia, dice e non dice. Già la Congregazione per la Dottrina della fede aveva condannato il libro di Padre Leonardo Boff (citato nella nota 56) sostenendo che la formula “subsistit in” doveva essere interpretata in forma «esclusivista» e confermando in tal modo il Vaticano I°. E’ certo comunque che l’allusione alla notifica inviata al fratello Leonardo Boff, unico teologo citato nel testo, non contiene alcuna minaccia implicita ai teologi che continuano a mettere in dubbio che il Cristo si manifesti nel potere della Chiesa Romana. Questa affermazione che Gesù fondò letteralmente la Chiesa cattolica mi ha fatto ricordare una dichiarazione del Card. Ottaviani, allora Presidente della stessa Congregazione per la dottrina della fede prima del Concilio Vaticano II. Ricevendo la visita di Giovanni XXIII nella “Suprema Sacra Congregazione del Santo Ufficio”, il Cardinale parla a nome della Curia Romana: «questo unico glorioso corpo, tanto glorioso e tanto antico da sembrare contemporaneo degli apostoli nei suoi primordi e tanto giovane nella sua attività, pieno di ardore e zelo e fecondità che pare nato ieri». Non sembra, da questa affermazione, che Gesù abbia fondato non solo una comunità di discepoli, ma anche la Chiesa cattolica, il Diritto canonico e, come disse il Cardinale, la Curia Romana?

3.Il testo tratta della unicità (e solo questa) e della universalità salvifica del Cristo e della Chiesa. Pretende di combattere ogni relativismo e riaffermare il carattere di verità assoluta del mistero di Cristo e della Chiesa. Il Capitolo 1 ha come titolo «Il carattere pieno e definitivo della Rivelazione di Gesù Cristo». Alla ricerca di eresie qualunque Inquisitore potrebbe porre domande sullo Spirito Santo. Dove è finito? E’ stato mandato in pensione? Ho sentito parlare, da parte di qualcuno, del “Cristomonismo”. Non ci sarà, per caso, qualche traccia nel testo? Nella storia delle eresie, non ricordo che ne esista una che abbia separato Cristo dallo Spirito santo. Di fatto, cinque paragrafi più avanti nello stesso capitolo, si parla dello Spirito che insegna agli apostoli, e, per mezzo di essi, a tutta la Chiesa, questa “verità totale” (n.6) che qui viene intesa come un insieme di dottrine che il Cristo ha insegnato e che la Chiesa Cattolica ha codificato a partire dall’apparato linguistico-simbolico della propria cultura. Nel numero 7 il testo allude alla famosa differenza tra Fede e Religione, o – come dice il testo – tra Fede e “credenze”. Pare che questa distinzione venga da Karl Barth, teologo protestante di una chiesa che “non merita neppure il nome di chiesa” dal momento che non ha passato il test della successione storica dei vescovi e non riconosce il papa così come insegna la Chiesa Cattolica. La distinzione è tra la fede teologale come adesione alla rivelazione - grazia che ci proviene da Dio – e le credenze nelle altre religioni come cammino umano di ricerca di Dio. Il limite di questo Documento è cercare di decidere preliminarmente dentro quali canali opera la grazia e soffia lo Spirito di Dio. Non rivela una certa dose di megalomania? Negli Evangeli la fede che salva non consiste nel credere che Dio è uno, tre o quattro persone. Gesù dice alla cananea o al centurione romano: «La tua fede ti ha salvato». Qual è il contenuto della fede di queste persone? Semplicemente una certezza di poter essere curati? Mettendo a confronto il concetto di fede soggiacente a questo Documento e ciò che Gesù qualifica come fede appare come questa sia, nello stesso tempo, più semplice e più complessa, nel senso che la fede assume differenti espressioni in sintonia con le persone e le situazioni. Gesù accoglie la fede di Pietro che dice:«Tu sei il Figlio di Dio» e anche quella dell’emorroissa che i nostri teologi hanno liquidato come espressione di superstizione («Se io toccherò almeno una frangia del mantello…»). Pur con tutte le sue variabili, la fede trova un elemento comune nella “confidenza” e nella “accettazione” dell’amore incondizionato di Dio, qualunque sia la religione, la cultura, l’esperienza umana in cui si manifestano. Non si può contrapporre Fede e Religione, collocando semplicisticamente una Chiesa (per di più quella cattolica), come se fosse manifestazione pura ed esclusiva della fede rivelata. A dispetto di quanto pensa il card. Ratzinger, anche la Chiesa è una espressione storica e culturale come tutte. Una Chiesa fedele al proprio mandato, non può chiedere per sé nient’altro che essere semplice testimone della Verità scritta eternamente nel Nome di Gesù: «Solo Dio salva». Ogni religione, chiesa, istituzione, gruppo o persona che pretendano di rubare a Dio la parola di salvezza per farne un proprio monopolio, bestemmierebbe come l’antica Babilonia e si coprirebbe di ridicolo davanti a Dio. La fede è rivelata in parole umane e conserviamo questo tesoro nei vasi di creta delle nostre religioni. La Dichiarazione identifica a tal punto Gesù, il Regno e la Chiesa che «la Verità, che è Cristo, si impone come autorità universale» e «l’unica vera religione sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica» (n. 23) governata dal successore di Pietro. Di qui si capisce che il Documento colloca la Chiesa non nel versante delle risposte umane alla rivelazione, ma come oggetto e compimento della stessa rivelazione.

4.Non conosco alcun teologo cristiano che sostenga, come afferma il testo, «il carattere limitato, incompleto e imperfetto della rivelazione di Gesù Cristo» (n.6). Anzi, se c’è un testo che più mi offre questa impressione è proprio questa Dichiarazione. Volendo far risaltare, con questo suo metodo, l’universalità e unicità di Cristo e della sua rivelazione, di fatto le ingabbia nella razionalità dei dogmi ecclesiastici e della espressione occidentale della fede, le limita pesantemente al tipo di cristianesimo incarnato dalla Chiesa cattolica, le spinge in direzione contraria a qualsiasi universalità profonda e unicità intesa come differenza tra Cristo e la Chiesa. Dicendo che nel cristianesimo si trova già ciò che le altre religioni ancora ricercano, il testo dà l’impressione di imprigionare Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) in una gabbia stretta e rinchiusa dalla cultura occidentale e dalla tradizione latina. Ho letto le dichiarazioni di Giovanni Paolo II che chiama sacri e ispirati i testi delle altre religioni. E’ certo che questo documento intende criticare il Papa. Secondo quanto riferisce l’Agenzia Fides, il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Rafael I° Bidawid, durante una recente udienza privata in Vaticano, andò in visita dal Papa accompagnato da due dignitari musulmani. Uno di loro teneva in mano una copia del Corano. Quando il papa se ne accorse, si inchinò a baciare il sacro libro (cf. La Vie, n.2809 del 01/07/99, pag. 66). Parlando dei riti e dei culti dei seguaci di altre religioni, il testo dice che «alcune preghiere e alcuni riti delle altre religioni possono assumere un ruolo di preparazione evangelica, in quanto sono occasioni o pedagogie in cui i cuori degli uomini sono stimolati ad aprirsi all'azione di Dio» (presupponendo che non sono ancora aperte) ed anche: «Ad essi tuttavia non può essere attribuita l'origine divina e l'efficacia salvifica …Altri riti, in quanto dipendenti da superstizioni o da altri errori costituiscono piuttosto un ostacolo per la salvezza» (n.21). Di fronte a queste affermazioni, l’unica conclusione possibile è pensare che il papa Giovanni Paolo II sbagliasse quando scriveva: «La ferma credenza dei seguaci delle religioni non cristiane sono effetto dello Spirito di verità operante oltre i confini visibili del Corpo Mistico» (Redemptor Hominis n. 6). Inoltre in più occasioni e in diversi luoghi ha affermato che «ogni preghiera autentica presente in qualsiasi tradizione religiosa è ispirata dallo Spirito santo».
GESU' E' STATO CATTURATO E LO SPIRITO MANDATO IN PENSIONE

Carissimi fratelli e sorelle nella fede in Cristo,
ho appena letto la Dichiarazione “Dominus Jesus” che porta la firma del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il Card. Ratzinger. Il testo mi provoca un profondo sentimento di sconcerto, amarezza e incredulità. E’ difficile accettare, che in questo anno del Giubileo, in contraddizione con tutto il lavoro che il Papa sta facendo, qualcuno da Roma possa dare al mondo un documento come questo, contenente dichiarazioni e affermazioni tanto infelici, sia sul versante spirituale e umano che sul versante dottrinale.

1.Il Documento parte dalla preoccupazione missionaria. Gesù ha mandato a predicare l’Evangelo a tutte le creature (n.1) Dice che la missione universale della Chiesa «si adempie nel corso dei secoli nella proclamazione del mistero di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, e del mistero dell'incarnazione del Figlio, come evento di salvezza per tutta l'umanità. Sono questi i contenuti fondamentali della professione di fede cristiana» (n.2). E di seguito cita il testo che non per caso si chiama «Simbolo» Niceno-Costantinopolitano. Dico «non per caso» perché, leggendo la Dichiarazione, ho l’impressione che il testo confonda il Simbolo con la realtà che questo evoca e riduca la rivelazione cristiana, e ciò che Gesù ha insegnato, alla formulazione di determinati contenuti dottrinali. Non si apre, cioè, al senso profondo che l’evento di Gesù rivela e al quale la stessa formula del Simbolo di fede rinvia. Concretamente: che significa per i cristiani professare Dio come Padre, Figlio e Spirito e affermare «l’Incarnazione» della Parola di Dio? La fede è un convincimento e una collocazione che si riferisce alla Vita che coinvolge tutti gli esseri umani oppure è solo un concetto-categoria che si riferisce al sapere degli intellettuali di professione (in questo caso: accreditati teologi cattolici)? Sembra che questa Dichiarazione faccia di Gesù Cristo un docente di catechismo venuto solo per insegnare. Identificando Gesù in quel modo anche la missione della Chiesa viene menomata. Il testo chiarisce che «la Chiesa, nel corso dei secoli, ha proclamato e testimoniato con fedeltà il Vangelo di Gesù». Sarà forse un’allusione di «condanna» alle richieste di perdono da parte del Papa e alla cosiddetta «purificazione della memoria» invocata da Giovanni Paolo II?

2.L’Ecclesiologia che emerge da questo Documento è contro tutta la teologia contemporanea, anche quella dei più accreditati teologi europei. Afferma che «Il Signore Gesù, unico Salvatore, non stabilì una semplice comunità di discepoli, ma costituì la Chiesa come mistero salvifico… I fedeli sono tenuti a professare (la sottolineatura è nel testo originale) che esiste una continuità storica tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica: «È questa l'unica Chiesa di Cristo» (n. 16). Risuscita il Concilio Vaticano I° con la sua Costituzione “Ad Petri Cathedram” che definisce la Chiesa come società perfetta. E viene, così, neutralizzato il Concilio Vaticano II° che ufficializzò la formula “subsistit in” (La Chiesa di Cristo “sussiste nella” Chiesa cattolica). L’attuale Dichiarazione pretende di mostrare che il Concilio, su tale materia, dice e non dice. Già la Congregazione per la Dottrina della fede aveva condannato il libro di Padre Leonardo Boff (citato nella nota 56) sostenendo che la formula “subsistit in” doveva essere interpretata in forma «esclusivista» e confermando in tal modo il Vaticano I°. E’ certo comunque che l’allusione alla notifica inviata al fratello Leonardo Boff, unico teologo citato nel testo, non contiene alcuna minaccia implicita ai teologi che continuano a mettere in dubbio che il Cristo si manifesti nel potere della Chiesa Romana. Questa affermazione che Gesù fondò letteralmente la Chiesa cattolica mi ha fatto ricordare una dichiarazione del Card. Ottaviani, allora Presidente della stessa Congregazione per la dottrina della fede prima del Concilio Vaticano II. Ricevendo la visita di Giovanni XXIII nella “Suprema Sacra Congregazione del Santo Ufficio”, il Cardinale parla a nome della Curia Romana: «questo unico glorioso corpo, tanto glorioso e tanto antico da sembrare contemporaneo degli apostoli nei suoi primordi e tanto giovane nella sua attività, pieno di ardore e zelo e fecondità che pare nato ieri». Non sembra, da questa affermazione, che Gesù abbia fondato non solo una comunità di discepoli, ma anche la Chiesa cattolica, il Diritto canonico e, come disse il Cardinale, la Curia Romana?

3.Il testo tratta della unicità (e solo questa) e della universalità salvifica del Cristo e della Chiesa. Pretende di combattere ogni relativismo e riaffermare il carattere di verità assoluta del mistero di Cristo e della Chiesa. Il Capitolo 1 ha come titolo «Il carattere pieno e definitivo della Rivelazione di Gesù Cristo». Alla ricerca di eresie qualunque Inquisitore potrebbe porre domande sullo Spirito Santo. Dove è finito? E’ stato mandato in pensione? Ho sentito parlare, da parte di qualcuno, del “Cristomonismo”. Non ci sarà, per caso, qualche traccia nel testo? Nella storia delle eresie, non ricordo che ne esista una che abbia separato Cristo dallo Spirito santo. Di fatto, cinque paragrafi più avanti nello stesso capitolo, si parla dello Spirito che insegna agli apostoli, e, per mezzo di essi, a tutta la Chiesa, questa “verità totale” (n.6) che qui viene intesa come un insieme di dottrine che il Cristo ha insegnato e che la Chiesa Cattolica ha codificato a partire dall’apparato linguistico-simbolico della propria cultura. Nel numero 7 il testo allude alla famosa differenza tra Fede e Religione, o – come dice il testo – tra Fede e “credenze”. Pare che questa distinzione venga da Karl Barth, teologo protestante di una chiesa che “non merita neppure il nome di chiesa” dal momento che non ha passato il test della successione storica dei vescovi e non riconosce il papa così come insegna la Chiesa Cattolica. La distinzione è tra la fede teologale come adesione alla rivelazione - grazia che ci proviene da Dio – e le credenze nelle altre religioni come cammino umano di ricerca di Dio. Il limite di questo Documento è cercare di decidere preliminarmente dentro quali canali opera la grazia e soffia lo Spirito di Dio. Non rivela una certa dose di megalomania? Negli Evangeli la fede che salva non consiste nel credere che Dio è uno, tre o quattro persone. Gesù dice alla cananea o al centurione romano: «La tua fede ti ha salvato». Qual è il contenuto della fede di queste persone? Semplicemente una certezza di poter essere curati? Mettendo a confronto il concetto di fede soggiacente a questo Documento e ciò che Gesù qualifica come fede appare come questa sia, nello stesso tempo, più semplice e più complessa, nel senso che la fede assume differenti espressioni in sintonia con le persone e le situazioni. Gesù accoglie la fede di Pietro che dice:«Tu sei il Figlio di Dio» e anche quella dell’emorroissa che i nostri teologi hanno liquidato come espressione di superstizione («Se io toccherò almeno una frangia del mantello…»). Pur con tutte le sue variabili, la fede trova un elemento comune nella “confidenza” e nella “accettazione” dell’amore incondizionato di Dio, qualunque sia la religione, la cultura, l’esperienza umana in cui si manifestano. Non si può contrapporre Fede e Religione, collocando semplicisticamente una Chiesa (per di più quella cattolica), come se fosse manifestazione pura ed esclusiva della fede rivelata. A dispetto di quanto pensa il card. Ratzinger, anche la Chiesa è una espressione storica e culturale come tutte. Una Chiesa fedele al proprio mandato, non può chiedere per sé nient’altro che essere semplice testimone della Verità scritta eternamente nel Nome di Gesù: «Solo Dio salva». Ogni religione, chiesa, istituzione, gruppo o persona che pretendano di rubare a Dio la parola di salvezza per farne un proprio monopolio, bestemmierebbe come l’antica Babilonia e si coprirebbe di ridicolo davanti a Dio. La fede è rivelata in parole umane e conserviamo questo tesoro nei vasi di creta delle nostre religioni. La Dichiarazione identifica a tal punto Gesù, il Regno e la Chiesa che «la Verità, che è Cristo, si impone come autorità universale» e «l’unica vera religione sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica» (n. 23) governata dal successore di Pietro. Di qui si capisce che il Documento colloca la Chiesa non nel versante delle risposte umane alla rivelazione, ma come oggetto e compimento della stessa rivelazione.

4.Non conosco alcun teologo cristiano che sostenga, come afferma il testo, «il carattere limitato, incompleto e imperfetto della rivelazione di Gesù Cristo» (n.6). Anzi, se c’è un testo che più mi offre questa impressione è proprio questa Dichiarazione. Volendo far risaltare, con questo suo metodo, l’universalità e unicità di Cristo e della sua rivelazione, di fatto le ingabbia nella razionalità dei dogmi ecclesiastici e della espressione occidentale della fede, le limita pesantemente al tipo di cristianesimo incarnato dalla Chiesa cattolica, le spinge in direzione contraria a qualsiasi universalità profonda e unicità intesa come differenza tra Cristo e la Chiesa. Dicendo che nel cristianesimo si trova già ciò che le altre religioni ancora ricercano, il testo dà l’impressione di imprigionare Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) in una gabbia stretta e rinchiusa dalla cultura occidentale e dalla tradizione latina. Ho letto le dichiarazioni di Giovanni Paolo II che chiama sacri e ispirati i testi delle altre religioni. E’ certo che questo documento intende criticare il Papa. Secondo quanto riferisce l’Agenzia Fides, il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Rafael I° Bidawid, durante una recente udienza privata in Vaticano, andò in visita dal Papa accompagnato da due dignitari musulmani. Uno di loro teneva in mano una copia del Corano. Quando il papa se ne accorse, si inchinò a baciare il sacro libro (cf. La Vie, n.2809 del 01/07/99, pag. 66). Parlando dei riti e dei culti dei seguaci di altre religioni, il testo dice che «alcune preghiere e alcuni riti delle altre religioni possono assumere un ruolo di preparazione evangelica, in quanto sono occasioni o pedagogie in cui i cuori degli uomini sono stimolati ad aprirsi all'azione di Dio» (presupponendo che non sono ancora aperte) ed anche: «Ad essi tuttavia non può essere attribuita l'origine divina e l'efficacia salvifica …Altri riti, in quanto dipendenti da superstizioni o da altri errori costituiscono piuttosto un ostacolo per la salvezza» (n.21). Di fronte a queste affermazioni, l’unica conclusione possibile è pensare che il papa Giovanni Paolo II sbagliasse quando scriveva: «La ferma credenza dei seguaci delle religioni non cristiane sono effetto dello Spirito di verità operante oltre i confini visibili del Corpo Mistico» (Redemptor Hominis n. 6). Inoltre in più occasioni e in diversi luoghi ha affermato che «ogni preghiera autentica presente in qualsiasi tradizione religiosa è ispirata dallo Spirito santo».

5.Nella Lettera che annunciava il Giubileo (Tertio millenio adveniente) il Papa sognava di giungere all’anno 2000 con passi decisivi e nuovi per l’unità delle Chiese. Questa Dichiarazione invece pare essere un antidoto contro tale rischio. Il Papa desiderava convocare un incontro con tutti i credenti delle religioni abramiche. Questo testo ne impedirà la realizzazione per lungo tempo. Non sarà che il Papa non colse bene la portata di ciò che stava approvando? Poco tempo fa la stampa scoprì che il presidente del Brasile aveva firmato un documento che legittimava una enorme corruzione economica. Il presidente chiese scusa dicendo: «Ho firmato senza leggere». Questa Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della fede non è stata neppure firmata dal Papa. Quando leggo in questa Dichiarazione che il valore del dialogo inter-religioso si risolve in una strategia per potenziare l’annuncio della dottrina cattolica, penso che il Documento contraddica decine di affermazioni del Papa e due documenti del Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religioso, uno dei quali citato nella Dichiarazione (nota 7). E necessario informare le Chiese che sono in comunione con il Patriarcato latino, che questo documento è scismatico. Pretendendo assolutizzare un’unica espressione di fede e identificando il Regno di Dio con la Chiesa Romana, invalida il Concilio Vaticano II, nonostante ne usi qualche espressione. E’ urgente informare le altre Chiese che il Decreto “Unitatis Redintegratio” e l’Enciclica “Ut unum sint” di Giovanni Paolo II conservano tuttora il loro valore. Molte volte Evangelici e Pentecostali scettici si chiedono se il dialogo della Chiesa Cattolica sia sincero. E’ necessario garantire che almeno il Papa e il Concilio furono sinceri. Quanto invece ai fratelli e alle sorelle di altre religioni viene da chiedersi come fare affinchè non sospettino che il dialogo provocato dalla Chiesa cattolica miri solo ad essere una strategia per potenziare l’annuncio di Cristo. Il testo dice che è solo un mezzo per la missione “ad gentes”. Non è giusto che tanti anni di lavoro siano annullati e tutte le dichiarazioni e i gesti del Papa siano depotenziati. Purtroppo ci sono cattolici che non sanno discernere in cosa consista il ministero del vescovo di Roma o, peggio ancora, attribuiscono agli innumerevoli documenti che escono dagli uffici vaticani la medesima autorità che compete al Papa. Immaginiamo se Vescovi e Padri, tanto carenti della Ecclesiologia di Comunione e che ancora non vedono la Chiesa come essenzialmente una delle Chiese, fanno proprio un documento come questo considerandolo direttivo e cogente…entriamo male nel secolo XXI.

6. Per concludere. La cosa più triste di questa faccenda è “il volto di Dio” che emerge da questo documento. Pare lecito chiederci: in quale Dio crede l’estensore di questo documento del Vaticano? Avrà mai, alcune volte, sentito parlare di “Abbà”, il papà di Gesù di Nazareth? Dove è andata a finire, in questo testo romano, la gioia manifestata da Gesù per il fatto che Dio rivela i suoi segreti ai piccoli che non riescono e non riusciranno mai a star dietro ai meccanismi di potere contenuti nel dogmatismo formulato dalle loro Chiese? Perché un testo, proveniente da ministri dai quali ci aspetteremmo la conferma nella fede, di fatto è tanto pessimista e chiuso all’azione della grazia e alla libertà dello Spirito di Dio? Grazie a Dio, la fede alla quale ci educa Gesù è esattamente il contrario: «Io posso morire e uscire di scena perché è il Padre l’ultima Parola e troverà sempre la spinta di reiterare il suo SI alla vita dell’umanità». Un fratello mi ha ricordato che nell’Evangelo si dice che Gesù comanda ai demoni di tacere, anche quando dicono una verità: la professione di fede in lui. Sono spiriti diabolici (cioè divisori). Mi pare che lo spirito di questo testo abbia bisogno di un esorcismo. Da parte mia resto in preghiera per la Chiesa perché si lasci convertire ogni giorno ed accetti di morire se il prezzo è la vita dell’umanità. E’ necessario che mai un popolo possa cantare, piangendo, come in questo poema maya:
«…Quando gli stranieri giunsero qui
ci insegnarono la paura,
fecero appassire i nostri fiori.
Per far vivere i loro fiori
danneggiarono e inghiottirono i nostri fiori…»

Gesù è venuto ad annunciare la vita per tutti i fiori e i colori e le razze e le culture e le religioni. Solo così le Chiese possono dare prova della loro fedeltà all’Evangelo senza correre il rischio di essere confuse con gli scribi di qualche Congregazione romana. Manteniamoci fedeli nella testimonianza dell’amore di Dio e nella fiducia che un giorno ci sia concesso il diritto che i Vescovi latinoamericani chiesero a Medellin: «Che si presenti sempre più nitido il volto di una Chiesa autenticamente povera, missionaria, pasquale, spogliata di potere e coraggiosamente compromessa con la libertà di tutti gli esseri umani e di tutto intero l’essere umano» (Medellin 5, 15).
In questa speranza vi abbraccio come amico e compagno.

Settembre 2000       

Fr. Marcelo Barros

( traduzione di Augusto Fontana)


                          Ikthys