LETTERA ENCICLICA
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MACCHINAZIONI »
AI VENERABILI
FRATELLI PATRIARCHI
PRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI
E AGLI ALTRI
ORDINARI
AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE
PACE E COMUNIONE.
"Condanna delle Società Bibliche"
(GREGORIO XVI)
VENERABILI
FRATELLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE
Tra le principali
macchinazioni, con cui in questa nostra età gli acattolici di vario nome si
sforzano di insidiare i seguaci della verità cattolica e di allontanarne gli
animi dalla santità della Fede, non tengono l'ultimo luogo le Società Bibliche:
le quali dapprima in Inghilterra istituite, poi largamente diffuse in ogni
parte, vediamo cospirare tutte a un fine, di dar fuori in grandissimo numero di
esemplari le Divine Scritture tradotte nelle diverse lingue volgari, e senza
alcuna scelta disseminarle fra i cristiani e gli infedeli, allettando ogni sorta
di persone a leggerle senza guida nessuna. Talché fanno, come già nel suo tempo
deplorava San Gerolamo, comune a tutti l'arte di intendere senza maestro le
Scritture, sian pure donnicciole, o vecchi rimbambiti, o verbosi sofisti, purché
sappiano leggere; anzi (che è più assurdo e quasi inaudito) pretendono non
essere esclusi da si fatta intelligenza neppure i popoli infedeli.
Ma non vi è nascosto, Venerabili Fratelli, quello che
essi vogliano e con quali disegni. Infatti ben sapete come nelle Scritture
medesime il Principe degli Apostoli, lodando le lettere di San Paolo, ci
ammonisce essere in quelle alcune cose difficili a intendere, che i non dotti e
gli instabili depravano, siccome fanno delle altre Scritture, in loro propria
perdizione; e tosto soggiunge: "Voi dunque, sapendo, guardatevi, o fratelli,
affinché l'errore degli insipienti non smuova la vostra fermezza". Quindi vedete
che fin dalla prima età del Cristianesimo questa fu l'arte propria degli
eretici, ripudiata la divina tradizione e l'autorità della Chiesa Cattolica,
interpolare le Sacre Scritture o pervertirne la esposizione, Né finalmente
ignorate quanta diligenza e sapienza occorrano per tradurre fedelmente in altra
lingua le parole del Signore: sicché niente è più facile ad avvenire che il
moltiplicarsi, nelle versioni procurate dalle Società Bibliche, o per frode o
per ignoranza, di tanti interpreti, di gravissimi errori; i quali poi lungamente
occulta, e condanno di molti, la stessa moltitudine e la varietà di quelle. Ma
poco importa alle dette Società quali errori si bevano i lettori di siffatte
versioni, purché a poco a poco si avvezzino a giudicare arditamente del senso
delle Scritture, a dispregiare le tradizioni divine custodite diligentemente
dalla Chiesa secondo la dottrina dei Padri, e a ripudiare il magistero della
Chiesa medesima.
Per questo i suddetti Biblici non cessano di
calunniare la Chiesa e questa Santa Sede di Pietro, come quella che già da molti
secoli si sforzi d'impedire al popolo fedele la cognizione delle Sacre
Scritture: quando all'incontro per moltissimi e lucidissimi documenti e
comprovato lo studio con cui anche nei tempi più recenti i Sommi Pontefici, e
con la loro guida gli altri Pastori Cattolici, intesero a erudire i popoli nella
parola di Dio conservata nelle Sacre Scritture e nelle Sacre Tradizioni. II
Concilio di Trento principalmente non solo raccomandò ai Vescovi la cura che
venissero annunciate frequentemente nelle Diocesi le Sacre Scritture e le leggi
di Dio: ma, ampliando la istituzione del Concilio Lateranense, provvide che in
ciascuna Chiesa o Cattedrale o Collegiata delle Città e grandi Terre non
mancasse una Prebenda Teologale, da conferirsi a persone sicuramente idonee
all'esposizione e interpretazione delle Sacre Scritture. E dello stabilire la
Prebenda Teologale a norma di quel Decreto Tridentino, e delle lezioni, che il
canonico Teologo dovesse fare pubblicamente al Clero ed anche al popolo, si
trattò poi in molti Sinodi provinciali, e in quello di Roma del 1725, al quale
la felice memoria di Benedetto XIII Predecessore Nostro, oltre i pastori della
Provincia Romana, aveva convocato non pochi Arcivescovi, Vescovi, ed altri
Ordinari immediatamente soggetti a questa Santa Sede. Inoltre lo stesso
Pontefice colle sue Lettere Apostoliche fece al medesimo fine parecchie
costituzioni, nominatamente per l'Italia e le isole adiacenti. A voi finalmente,
Venerabili Fratelli, le risposte date più volte dalla Nostra Congregazione del
Concilio a voi stessi o ai predecessori vostri, sopra le relazioni che solete
fare di ciascuna diocesi alla Sede Apostolica, debbono aver chiaramente
dimostrato come usi essa di congratularsi coi Vescovi, se presso di loro i
Prebendati Teologi bene adempiano l'ufficio di leggere pubblicamente le Sacre
Lettere, e come non mai intermette di eccitare e di aiutare le loro cure
pastorali, se in questo siano riusciti men fruttiferi.
Ma per tornare alle Bibbie volgari, già da molti
secoli era avvenuto che i sacri pastori fossero costretti in vari luoghi a una
più severa vigilanza, o perché tali volgarizzamenti si leggevano in occulte
adunanze, o perché gli eretici li andavano qua e là diffondendo. E qui giova
ricordare le ammonizioni e le cautele adoperate da Innocenzo III, Nostro
Predecessore di gloriosa memoria, sulle adunanze di laici e di donne che si
facevano col pretesto di pietà e per leggere le Scritture nella diocesi di Metz
e le particolari proibizioni di Bibbie volgari, che troviamo essersi fatte poco
dopo in Francia, e prima del secolo decimosesto in Spagna. Maggiori provvidenze
bisognarono allorché i luterani e i calvinisti, sorti ad impugnare con infinita
varietà di errori l'immutabile dottrina della Fede, niente lasciavano intentato
per ingannare i fedeli con le perverse spiegazioni dei Sacri Testi e con le
versioni elaborate dai loro seguaci, aiutati a divulgarle rapidissimamente dal
nuovo trovato dell'arte tipografica. E infatti nelle regole scritte da alcuni
Padri a ciò deputati dal Concilio Tridentino, approvate dalla felice memoria di
Pio IV Predecessore Nostro e premesse all'Indice dei libri proibiti, si legge
con generica sanzione stabilito, che la lettura delle Bibbie volgari a quelli
soli si permetta, cui si giudichi poter tornare in aumento di fede e di pietà.
Alla qual regola, vieppiù ristretta dappoi per le continue frodi degli eretici,
fu in ultimo per autorità di Benedetto XIV aggiunta la dichiarazione, che sia
lecita la lettura di quelle traduzioni volgari le quali siano state approvate
dalla Sede Apostolica, ovvero illustrate con note desunte dai Padri della Chiesa
o da altri dotti e cattolici autori.
Non mancarono intanto nuovi settari della scuola di
Giansenio, che ricopiarono le parole dei luterani e dei calvinisti e non
temettero criticare questa tradizionale prudenza della Chiesa e della Sede
Apostolica, quasi che il leggere le Scritture fosse cosa tanto utile e
necessaria ad ogni condizione di fedeli, di luoghi e di tempi, da non poterle a
nessuno interdire da qualsivoglia autorità. E questa audacia dei giansenisti fu
rintuzzata con grave censura nei giudizi solenni che fra i plausi di tutto
l'Orbe Cattolico fecero delle loro dottrine i due Sommi Pontefici di felice
memoria Clemente XI nella Costituzione " Unigenitus " dell'anno 1713, e Pio VI
in quella che comincia: " Auctorem fidei ", del 1794.
Così molto prima che le Società Bibliche si
istituissero, i sopra memorati Decreti della Chiesa avevano premuniti i fedeli
contro l'inganno, che gli eretici nascondono sotto quella speciosa apparenza di
voler partecipare a tutti la lettura delle Divine Lettere. Poi il Nostro
glorioso Predecessore Pio VII che vide nascere e già grandeggiare nel suo tempo
quelle pericolose Società, non mancò di contrapporvisi, e con l'opera dei suoi
Nunzi Apostolici e con parecchie lettere o Decreti emanati da diverse
Congregazioni dei Cardinali di Santa Romana Chiesa, e con due Brevi Epistolari
che scrisse agli Arcivescovi di Gnesma e di Mohilow; l'altro Predecessore Nostro
Leone XII di felice memoria le riprovò nella Sua Enciclica a tutti i Vescovi del
mondo cattolico emanata il 5 maggio 1824; e il medesimo fece di nuovo l'ultimo
Nostro Predecessore di parimente felice memoria Pio VIII, nell'Enciclica del 24
maggio 1829. Noi finalmente, che con grande disuguaglianza di meriti succedemmo
nel suo luogo, non abbiamo lasciato di rivolgere al medesimo scopole Apostoliche
sollecitudini, e fra le altre cose procurammo che le regole un tempo stabilite
sopra le versioni delle Sacre Scritture si richiamassero alla memoria dei
fedeli.
Gran motivo abbiamo poi di rallegrarCi con voi,
Venerabili Fratelli, perché eccitati dalla pietà e prudenza vostra, e confermati
dalle Lettere sopracitate dei Nostri Predecessori, non trascuraste di ammonire,
dove fu bisogno, il Cattolico Gregge, che si guardasse dalle insidie
preparategli dalle Società Bibliche: per la qual diligenza dei Vescovi, e loro
unione con le cure di questa Suprema Sede di Pietro, è avvenuto con la
benedizione del Signore, che alcuni Cattolici, i quali inavvedutamente avevano
favorito le predette Società, conosciutone poi l'inganno, se ne siano ritratti;
e il rimanente del popolo fedele siasi conservato quasi immune dal contagio che
per opera di quelle gli sovrastava. Speravano intanto a tutta certezza i settari
biblici di acquistarsi gran lode inducendo comunque alla professione del nome
cristiano gl'infedeli mediante la lettura dei Sacri Libri stampati nelle lor
lingue volgari, che facevano in grandissimo numero di esemplari distribuire nei
paesi da quelli dei loro missionari od esecutori destinati a tal uopo, e porre
in mano anche a chi non ne volesse. Ma fu vano il disegno d'uomini che volevano
propagare il Cristianesimo fuor delle regole da Cristo medesimo istituite.
Sennonché poterono talvolta creare nuovi impedimenti ai sacerdoti cattolici che
per missione di questa Santa Sede recandosi fra quelle genti non risparmiavano
fatiche per generare nuovi figli alla Chiesa con la predicazione della parola di
Dio e l'amministrazione dei Sacramenti, apparecchiati ancora a versare fra i più
ricercati tormenti tutto il sangue in salute di quelli e in testimonianza della
fede.
Or fra i settari medesimi che, delusi quasi del tutto
nella loro aspettazione, ricordavano con dolore la grande quantità di denaro
impiegata fin qui senza frutto per istampare e spargere le loro Bibbie, ve
n'ebbero poc'anzi alcuni che disposero in nuova arte le loro macchine per
volgere il primo assalto a sovvertire gli animi degli Italiani, e del popolo
stesso di questa Nostra città. Tant'è: da notizie e documenti avuti di recente
sappiamo con certezza che nel passato anno si unirono in Nuova York nell'America
persone di diverse sètte, e il 12 giugno istituirono una Società col nome di
Alleanza Cristiana, la quale poi accrescerebbero di nuovi soci di tutte le
nazioni, anzi pure di nuove ausiliarie Società, aventi come quella per iscopo
d'infondere nei Romani e negl'Italiani tutti lo spirito di libertà, a dir più
vero, d'una folle indifferenza in fatto di Religione. Confessano essi, che da
molti secoli tanto peso hanno per tutti gli istituti di Roma e di Italia che
quanto di grande s'è diffuso pel mondo, tutto prese da quest'alma città il
principio: ciò che vogliono provveduto non già dalla suprema Sede di Pietro qui
stabilita per disposizione del Signore, ma da certi avanzi dell'antica
denominazione romana che pretendono ravvisare nel potere usurpato, com'essi
dicono, dai Nostri Predecessori. Per questo, avendo essi fermo in cuore di far
dono a tutti i popoli di quella loro libertà della coscienza, ossia dell'errore,
da cui come da sua naturale fonte anche la politica libertà discenda insieme con
l'incremento della pubblica prosperità com'essi l'intendono, s'avvisano di nulla
potere a quest'effetto, se prima non abbiano fatto qualche profitto fra gli
Italiani e i Romani; la cui autorevole opera loro valga poi grandemente presso
le altre nazioni. E ciò si lusingano di ottener facilmente mediante quei molti
Italiani che si trovano sparsi nei diversi luoghi dell'Orbe, donde spesso
parecchi di essi fanno alla patria ritorno: fra i quali sperano trovarne non
pochi, che o già imbevuti dello spirito di novità, o corrotti nei costumi, od
oppressi dall'indigenza, possano trarsi senza fatica ad ascriversi alla setta,
od almeno a venderle l'opera loro. Pertanto rivolsero ogni cura a guadagnarsi
quanti potessero di costoro perché con l'opera dei medesimi fossero qui recate
Bibbie volgari e corrotte, e messe di soppiatto nelle mani de' fedeli; e insieme
distribuiti altri pessimi libri e libelli con l'aiuto loro composti o tradotti,
e tutti tendenti ad alienare la mente di chi legge dall'ossequio dovuto alla
Chiesa ed a questa Santa Sede: fra i quali principalmente designiamo la " Storia
della Riforma ", di Merle da Aubigné, e le "Memorie sulla Riforma in Italia", di
Giovanni Cric. Del resto quali possano essere in genere questi libri si può
intendere anche solo dalle prescrizioni del loro statuto, il quale, parlando
delle peculiari adunanze destinate a scegliere i libri, vieta che in queste
abbian mai luogo due persone della stessa denominazione religiosa.
Non appena Ci giunsero tali notizie non potemmo non
rattristarCi gravemente alla riflessione del pericolo che vedevamo da quei
settari apparecchiarsi per sedurre i cultori di nostra Santissima Religione, non
solo nei luoghi lontani da Roma, ma presso questo centro medesimo della
Cattolica unità. Poiché sebbene non abbia a temersi che mai venga meno la Sede
di Pietro che Cristo, Signor Nostro volle fosse inespugnabile fondamento della
sua Chiesa, non perciò è a Noi lecito di restarCi dal difenderne l'autorità; e
inoltre l'ufficio stesso del Supremo Apostolato Ci ammonisce del conto
severissimo che Ci chiederà il Divin Principe de' Pastori, se per Nostro difetto
cresca nel campo del Signore la zizzania seminatavi, dormendo Noi, dall'uomo
inimico e se alcune delle pecorelle a Noi affidate vadano quindi per colpa
Nostra a perire.
Pertanto, tenutone consiglio con alcuni dei Cardinali
di S. R. C. e disaminata la cosa con matura ponderazione, in conformità del loro
parere deliberammo d'inviare a tutti voi, Venerabili Fratelli, questa Lettera
con la quale condanniamo nuovamente con autorità Apostolica tutte le anzidette
Società Bibliche già altre volte riprovate dai Nostri Predecessori, e colla
stessa autorità del Nostro Supremo Apostolato riproviamo e condanniamo
nominatamente questa nuova Società dell'Alleanza Cristiana istituita lo scorso
anno in Nuova York e tutte le altre che siansi a quella unite o siano per
unirvisi. Quindi facciamo a tutti noto, che si fan rei di gravissima colpa
innanzi a Dio e alla Chiesa tutti coloro che ardiscono dare il nome a qualcuna
di queste Società, o prestare ad esse l'opera loro, o il loro favore.
Confermiamo di più e rinnoviamo con autorità Apostolica le già antecedenti
prescrizioni circa lo stampare, divulgare, leggere e ritenere i libri delle
Sacre Scritture tradotti in volgare; sulle altre opere poi di qualsivoglia
autore richiamiamo a comune notizia, che si deve stare alle regole generali e ai
decreti dei Nostri Predecessori che trovansi premessi all'Indice dei libri
proibiti e che perciò non debbono solamente evitarsi quei libri, che trovansi
particolarmente notati nell'Indice suddetto, ma altresì quelli, a cui si
riferiscono le ricordate prescrizioni generali.
A voi poi, Venerabili Fratelli, come quelli che foste
chiamati a parte della Nostra sollecitudine, raccomandiamo caldamente nel
Signore di annunziare e spiegare secondo l'opportunità ai popoli alle vostre
pastorali cure affidati, questo Apostolico giudizio e questi ordini Nostri e
insieme di adoprarvi con tutto lo zelo per tener lungi i fedeli da questa
Società dell'Alleanza Cristiana e sue ausiliarie, come pure dalle altre suddette
Bibliche Società, e da ogni comunicazione con esse. Quindi starà pure a voi di
togliere dalle mani dei fedeli le Bibbie volgari pubblicate contro le
sopraddette sanzioni dei Romani Pontefici, e gli altri libri qualunque siano
proscritti o dannosi, con provvedere cosi che i fedeli medesimi dai vostri
avvertimenti e dalla vostra autorità pastorale apprendano qual pascolo debbano
tenere per salubre, quale per nocevole e mortifero. Intanto, o Venerabili
Fratelli, siate ogni di più costanti nel predicare la parola di Do, e nel farla
predicare dai singoli parroci delle Nostre Diocesi e da altri idonei
ecclesiastici; e massimamente vegliate con attenta cura su quelli che sono
destinati a tenere al pubblico lezioni di Sacra Scrittura, perché compiano con
diligenza l'ufficio loro secondo la capacita degli uditori, ne ardiscano mai con
qualunque pretesto interpretare e spiegare le Divine Scritture contro la
Tradizione de' Padri, o in senso diverso da quello che tiene la Chiesa
Cattolica. Infine, essendo del buon pastore non solamente custodire e pascere le
pecorelle aderenti al suo fianco ma anche il cercare e ridurre all'ovile le
traviate, sarà parimenti Nostro e vostro dovere il rivolgere con tutto l'impegno
le cure pastorali su quelli ancora che si lasciarono sedurre da settari e
propagatori di libri nocivi, affinché colla grazia di Dio conoscano la gravezza
del proprio peccato e procurino d'espiarlo coi salutari rimedi di penitenza: che
anzi neppure dobbiamo escludere da questa sacerdotale sollecitudine i seduttori
di quelli e gli stessi principali maestri d'empietà; de' quali sebbene sia più
grave l'iniquità, non però dobbiamo cessare dal cercarne la salvezza per ogni
via e modo che possiamo.
Del resto, o Venerabili Fratelli, contro le insidie e
le macchinazioni dei Soci dell'Alleanza Cristiana, Noi chiediamo più pronta e
speciale vigilanza da quelli fra voi che governano Chiese di Italia o d'altri
luoghi ove gli Italiani più spesso convengono, massime sui confini d'Italia e
ovunque siano mercati o porti, donde sono più frequenti i passaggi in Italia.
Perocché essendo intendimento di quei settari di ivi mettere in effetto i propri
disegni, fa d'uopo che i Vescovi di quei luoghi principalmente con alacrità e
costanza si affatichino insieme con Noi per dissiparne coll'aiuto del Signore le
trame.
Non dubitiamo poi che alle Nostre e vostre cure
risponderà l'aiuto delle civili potestà e quello specialmente dei potentissimi
Principi d'Italia: si per l'impegno onde sono animati a sostenere la cattolica
Religione, si perché non isfugge alla loro prudenza, quanto importi al bene
ancora ed alla tranquillità dei propri Stati che tornino vani gli sforzi dei
sopraddetti settari. Poiché è ormai chiaro e comprovato da una ben lunga
esperienza dei tempi passati che a ritrarre i popoli dalla fedeltà e obbedienza
verso i lor Principi non v'ha mezzo più agevole della indifferenza di religione
che i setta ripropagano sotto il nome di libertà religiosa. E questo neanche
dissimulano i novelli soci dell'alleanza Cristiana; i quali sebbene si
professino alieni dall'eccitare civili sedizioni, pure confessano che dal
rendere comune ad ognun della plebe l'arbitrio di interpretare le Scritture e
dal diffondere cosi fra gli Italiani quella che essi chiamano la totale libertà
di coscienza, ne verrà spontaneamente anche la libertà politica dell'Italia.
Ma, quel che importa sopra tutto, solleviamo insieme,
o Venerabili Fratelli, le mani al Signore, e a Lui raccomandiamo la causa nostra
e di tutto il suo gregge e della sua Chiesa con ogni possibile umiltà di fervide
preghiere, invocando ancora la mediazione pietosissima di Pietro, Principe degli
apostoli, e degli altri Santi, e principalmente della Beatissima Vergine Maria,
cui fu dato di abbattere tutte le eresie nel mondo universo.
Finalmente, siccome pegno d'ardentissimo amore,
nell'effusione del Nostro cuore, diamo a voi, Venerabili Fratelli, e al clero, e
al popolo delle Chiese alle vostre cure affidate, l'Apostolica Benedizione.
Dato in Roma, presso San Pietro, il dì 8 Maggio 1844, l'anno XIV del Nostro Pontificato.
GREGORIO PP. XVI