E' FINITA
L'EPOCA DELLA RELIGIONE?

(Dietrich Bonhoeffer)


Ciò che mi preoccupa continuamente è la questione di che cosa sia veramente per noi, oggi, il cristianesimo, o anche chi sia Cristo.
È passato il tempo in cui questo lo si poteva dire agli uomini tramite le parole - siano esse parole teologiche oppure pie - ; così come è passato il tempo della interiorità e della coscienza, cioè appunto il tempo della religione in generale.
Stiamo andando incontro ad un tempo completamente non-religioso; gli uomini, così come ormai sono, semplicemente non possono più essere religiosi.
Anche a coloro che si definiscono sinceramente "religiosi", non lo mettono in pratica in nessun modo; presumibilmente, con "religioso" essi intendono qualcosa di completamente diverso. Il nostro annuncio e la nostra teologia cristiana nel loro complesso, con i loro 1900 anni, si basano però sull'"apriori religioso" degli uomini.
Il "cristianesimo" è stato sempre una forma (forse la vera forma) della "religione". Ma se un giorno diventa chiaro che questo "apriori" non esiste affatto, e che s'è trattato invece di una forma d'espressione umana, storicamente condizionata e caduca, se insomma gli uomini diventano davvero radicalmente non religiosi e io credo che più o meno questo sia il caso (da che cosa dipende ad esempio il fatto che questa guerra, a differenza di tute le precedenti, non provoca una reazione "religiosa"?) - che cosa significa allora tutto questo per il "cristianesimo"?
Vengono scalzate le fondamenta dell'intero nostro "cristianesimo" qual è stato finora, e noi "religiosamente" potremo raggiungere soltanto qualche "cavaliere solitario" o qualche persona intellettualmente disonesta. Dovrebbero essere questi i pochi eletti? Dovremmo gettarci zelanti, stizziti o sdegnati proprio su questo equivoco gruppo di persone per smerciar loro la nostra mercanzia? Dovremmo noi aggredire qualche infelice colto in un momento di debolezza e per così dire, violentarlo religiosamente?
Se non vogliamo niente di tutto questo, se alla fine anche la forma occidentale del cristianesimo dovessimo giudicarla solo uno stadio previo rispetto ad una totale non-religiosità, che situazione ne deriverebbe allora per noi, per la Chiesa? Come può Cristo diventare il Signore anche dei non-religiosi? Ci sono i cristiani non-religiosi? Se la religione è solo una veste del cristianesimo - questa veste ha assunto essa pure aspetti molto diversi in tempi diversi - che cos'è allora un cristianesimo non-religioso? Barth che è stato l'unico ad aver cominciato a pensare in questa direzione, non ha poi portato a termine e pensato sino in fondo queste idee, ma è pervenuto invece ad un positivismo della Rivelazione che in fin dei conti s'è ridotto ad una sostanziale restaurazione.
Qui l'operaio non-religioso o l'uomo in generale non hanno guadagnato nulla di decisivo. Le risposte cui bisognerebbe rispondere sono invece: che cosa significano una Chiesa, una comunità, una predicazione, una liturgia, una vita cristiana in un mondo non-religioso? Come parliamo di Dio - senza religione, cioè appunto senza i presupposti ecc. ecc.? Come parliamo (o forse appunto ormai non si può più "parlarne" come s'è fatto finora) "mondanamente" di "Dio", come siamo cristiani "non-religiosi-mondani" come siamo ec-clesia, cioè chiamati-fuori, senza considerarci religiosamente favoriti , ma piuttosto in tutto e per tutto appartenenti al mondo? Cristo allora non è più oggetto della religione, ma qualcosa di totalmente diverso, veramente il Signore del mondo.
Ma che significa questo? Che significato hanno il culto e la preghiera nella non-religiosità? Acquista forse una nuova importanza a questo punto la disciplina dell'arcano, ovvero la mia distinzione (che tu già conosci) tra penultimo e ultimo?


Dietrich Bonhoeffer, teologo e pastore luterano - Resistenza e resa. Lettere scritte dal carcere pp.348-351, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1988.


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