Quando i pregiudizi della Chiesa
rendono la fede meno salda

(Intervista di Giovanni Maria Pace a Luigi Lombardi Vallauri ~ La Repubblica 2 settembre 2001)

C'è tutta una generazione che ha compiuto lo stesso tormentato percorso, che è passata dall'amore di Dio alla rivolta contro la Chiesa e i suoi dogmi assurdi, rimettendo in gioco, in molti casi, la propria capacità di credere. Luigi Lombardi Vallauri appartiene a questa generazione. Ordinario di filosofia del diritto all'università di Firenze, famiglia illustre che nel dopoguerra ha dato uomini pubblici alla Democrazia cristiana, protagonista, come già Emanuele Severino e altri pensatori, di un clamoroso caso di espulsione dall'università cattolica di Milano, Lombardi Vallauri ha estratto da questo trauma e ancor più da una crisi spirituale che covava da anni, un libro denso, caustico e poetico insieme, che è in sostanza una denuncia dei danni causati alla fede dall'istituzione ecclesiastica (Nera luce, Le Lettere). Non un libello, dunque, ma il diario interiore di un supercredente che a poco a poco allarga i suoi orizzonti ontologici e finisce per guardare con stupore a quello che un tempo credeva. "Dio e Gesù Cristo sono rimasti molto interessanti", dice Lombardi Vallauri, "mentre i papi, i cardinali e tutti i sottodogmi non lo sono più, e per la verità non erano convincenti neppure allora, quando volevo farmi gesuita".

Professor Lombardi Vallauri, che cosa la spinse, nel 1956, a chiedere di entrare nella Compagnia di Gesù?

"Nel cattolicesimo ci sono cerchi concentrici. Il primo, quello dell'infallibilità del papa e dei dogmi definiti dal papa, è un insieme di insensatezze. Quando i pontefici si sono pronunciati ex cathedra hanno preso di solito cantonate: la condanna di Galileo è solo una tra tante. Il secondo cerchio, quello attinente al Cristo in generale, è molto più interessante, anche se contiene difficoltà insuperabili; il cerchio ulteriore, quello del monoteismo è meno criticabile, anche perché ha un oggetto, Dio, praticamente irrapresentabile, quasi inintellegibile, al contrario del papa che è un oggetto perfettamente rappresentabile e quindi falsificabile. Dunque il cattolicesimo finisce per essere una composizione di elementi chiari e precisi ma inaccettabili e di cose che, appartenendo al cerchio esterno (e a tutte le grandi confessioni monoteistiche), possono attrarre. Fu l'attrazione del cerchio esterno a motivare la mia richiesta".

Per quale ragione non ha preso i voti?

"La Chiesa ha trasformato un "humanum" fascinosissimo come il senso della divinità in una serie di riti, miti, osservanze, strutture di autorità, ragionamenti metodologicamente sbagliati e in tutti gli altri guai che descrivo nella prima parte del libro, la "pars destruens". Non si può invece non rispettare l'uomo sgomento davanti all'infinito. Ma tra lui e il papa con le pantofoline di porpora c'è molta distanza. Sono riflessioni di questo tipo che hanno contribuito a farmi prendere le distanze".

Provo un sentimento lancinante lei scrive nel terzo capitolo a parlare adesso, come di qualcosa che ha fatto il suo tempo, di una realtà che mi ha emozionato bambino e giovane uomo.

"Sì, è il rimpianto del luogo, o meglio dello stato d'animo dell'infanzia, di Dronero, la cittadina in provincia di Cuneo dove c'è la casa dei nonni, rifugio negli anni della guerra; dove maturò l'idea di diventare prete, dando un sofferto addio al mondo. Come in quasi tutto il pensiero occidentale, è stata la vocazione a generare in me la fede, e la fede a generare la filosofia, e la filosofia infine a produrre il dubbio e lo scetticismo. Da bambino uno sente che sarebbe terribile se la vita trascorresse senza significato. In un contesto religioso, l'umanissima invocazione alla divinità perché dia senso alla vita è automaticamente vocazione religiosa. Io ho sentito questo desiderio di pienezza esistenziale e l'ho concettualizzato nell'unico quadro possibile nel mio Piemonte "tridentino", il quadro cattolico. Poi lo scetticismo, ma non senza tormenti fortissimi: il pathos da cui nasce il libro. Alla fine mi sono anche divertito a seviziare certi dogmi, ma sotto sotto nel libro c'è sofferenza".

Come è stato accolto Nera luce?

"Molti mi hanno detto: non sai che dono mi hai fatto trovando le parole per descrivere me stesso. Ci sono tanti cristiani che hanno fatto il medesimo itinerario. Tutti siamo stati battezzati, siamo cresciuti in qualche associazione cattolica, abbiamo militato. Ma il cattolicesimo è senza paragone più strampalato di qualsiasi setta New Age. Nessuna direbbe infatti che il nostro Capo, quando parla solennemente, è infallibile; che mangiamo il corpo e il sangue del Fondatore in modo non simbolico ma reale; che il bacio è peccato mortale e che tutti quelli che sono fuori dalla setta vanno all'inferno. E' solo per abitudine o meglio per la solennità e millenarità della struttura sociale della Chiesa che non ci rendiamo conto che qualunque ramoscello, anche il più strano, della foresta del New Age è più vicino del cattolicesimo al buonsenso".

Pur essendo un trattato sulle religioni (che rivela tra l'altro dimestichezza con il pensiero orientale), il libro è di agevole lettura. Il titolo, Nera luce, chiede però una spiegazione.

"Nera luce esprime l'apofatismo, ovvero la posizione in cui si trova chi, cercando una spiegazione ultima con tutte le forze della ragione scientifica e filosofica, arriva, non si sa perché, all'irrapresentabile, arriva a un sentimento che non è il dubbio sulla luce non bisogna confondere apofatismo con scetticismo ma sulla buia origine della luce. La copertina distingue graficamente ciò che gli antichi chiamavano "niger", il buio lucente, da ciò che era "ater", il buio inerte, l'oscurità dell'universo da cui tutto ha avuto origine. La distinzione è necessaria perché quello che è scaturito dal buio è altamente luminoso, sia come Essere sia come Conoscenza. E insomma il buio color luce, non il buio opaco, morto, della caverna. Dicendo "nera luce" intendo qualcosa di invisibile ma altamente vitale. L'apofatismo vale per tutte e due le grandi origini, l'origine dell'universo preumano, che alcuni chiamano Dio, e l'origine dei nostri pensieri, in quanto non esiste nessun prodotto della mente che consenta di rappresentare la mente. Anche la mente è "nera luce". La luce sarebbe invisibile senza corpi opachi, allora abbiamo bisogno di corpi opachi quali i pensieri per entrare in contatto con l'origine, che peraltro non ci raffiguriamo. Questo è apofatismo".

Tornando ai dogmi, lei dedica un gustoso paragrafo alla "famigliola di Nazareth".

"Una famiglia ben strana, se il papà è vergine e lo sono pure la mamma e il figlio: tre vergini a vita, tre persone che non hanno ceduto una sola volta all'impulso sessuale. Ciò la dice lunga sulla concezione del sesso propria del cattolicesimo. Aggiungo che nell'Antico Testamento l'adultera e l'omosessuale venivano lapidati, quindi noi abbiamo un Dna biblico che demonizza i gay e giuridicamente li mette a morte in modo crudele. Con questo Dna e una famiglia fondativa composta di tre vergini, si capisce da dove viene un Catechismo, come quello del '92, che condanna alla pena dell'inferno chi commette il peccato di masturbazione, fornicazione, divorzio, di impedimento della procreazione nel matrimonio eccetera".

Ma la famigliola di Nazareth anticipa anche le meraviglie della procreatica.

"Tecnicamente c'è fecondazione eterologa, nel senso che abbiamo un donatore esterno alla coppia, lo Spirito Santo. E nella Trinità c'è anche clonazione, in quanto Dio Padre riproduce nel Figlio un clone di se medesimo. Se prendiamo l'ipotesi orientale, il Padre produce in seguito un secondo clone che è lo Spirito Santo, "qui ex Patre procedit". Ma nel cattolicesimo romano e sta qui la ragione dello scisma del Quattrocento che ci ha separato dagli ortodossi lo Spirito Santo "ex Patre Filioque procedit", cioè proviene, causalmente e geneticamente, e dal Padre e dal Figlio, cioè dalla coppia".

Un caso di riproduzione sessuata?

"Mah, il sesso di Dio non è né maschile né femminile. Sono, il Padre e il Figlio, due esseri divini dello stesso genere che ne generano un terzo di natura identica. Parlerei dunque di partenogenesi, anche se essendo il prodotto anch'esso perfettamente divino, l'ipotesi della clonazione non si può escludere. Tra Padre e Figlio, invece, c'è palesemente clonazione. Infine, il figlio del Figlio, cioè lo Spirito Santo, è anche padre del Figlio nel momento in cui gli feconda la mamma". Cose, è il caso di dire, che non stanno né in cielo né in terra. Perché la Chiesa non le abbandona? "La gente aderisce al cattolicesimo per ragioni che nulla hanno a che fare con l'intelligenza. Nella nostra cultura il cattolicesimo è stato, fino a pochi decenni fa, il solo importante veicolo di esperienza religiosa. Un'esperienza che, inutile negarlo, è un afflato universale come quello verso l'esperienza estetica. Quando l'esperienza religiosa coincide con una struttura dogmatica assurda, non si può buttare via l'assurdo in quanto si comprometterebbe il contenuto dello strano veicolo. I cattolici hanno paura, lasciando il cattolicesimo, di precipitare nelle tenebre esteriori, nel nichilismo della ragione o semplicemente del sentimento, nel nulla procurato dal trovarsi esposti al buio dell'universo. E qui sorge la domanda: una volta abbandonato l'assurdo di certi dogmi e mantenuta, seppure con punti interrogativi, l'esigenza religiosa, che fare della nostra vita in un orizzonte apofatico? La risposta è che se religione vuol dire sentimento dell'irrapresentabile oppure guida alle esperienze più alte concesse al corpo-mente, allora ha un senso. Ma solo in questi due significati".


              Ikthys