Un modo giusto per studiare la teologia

(Martin Lutero)


Avrei visto volentieri che tutti i miei libri fossero messi da parte e distrutti. 
Fra le altre ragioni una mi spaventa: l'esempio. Infatti, vedo bene quale profitto ne è nato nella Chiesa, quando si è incominciato a collezionare al di là ed accanto alla Sacra Scrittura molti libri in grandi biblioteche, e soprattutto a racco­gliere senza alcuna discrezione una varietà di testi dei Padri, dei Concili e di maestri. 
La conseguenza è stata che non soltanto si è perduto tempo prezioso e trascurato lo studio nella Sacra Scrittura, ma è andata perduta alla fine anche la pura conoscenza della Parola divina, fino a dimenticare la Bibbia (come è accaduto al quinto libro di Mosé al tempo dei re di Giuda) sotto la panca, nella polvere (2Re 22,8).

Benché sia utile e necessario che parecchi scritti dei Padri e dei concili siano rimasti come testimonianze e racconti, penso nondimeno: Est modus in rebus, e non sia un danno che molti libri dei Padri e dei concili siano per grazia di Dio andati perduti. Questo perché se tutti fossero rimasti, sarebbe stato impossibile sia entrare sia uscire a causa dei tanti libri, e non si sarebbe potu­to fare meglio di quanto si trova nella Sacra Scrittura.

Questa è stata anche la nostra idea, quando abbiamo incominciato a tradurre la Bibbia in tedesco. Speravamo che si sarebbe scritto di meno e studiato e letto di più nella Scrittura. Poiché tutto quello che si scrive deve indirizzare alla Scrittura, come fa Giovanni nei riguardi di Gesù, quando dice: "Io devo diminuire, Egli deve crescere" (Gv 3,30). 
Questo perché tutti possano abbeverarsi personalmente dalla sorgente fresca, come hanno dovuto fare tutti i Padri, quando hanno voluto fare qualcosa di buono.

Poiché né i concili, né i Padri, né noi faremo qualche cosa di buono, neppure se questo riuscisse al massimo e nel miglior modo possibile, quanto quello che ha realizzato la Sacra Scrittura, cioè Dio stesso, benché anche noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo, della fede e della Parola e dell'opera di Dio, se vogliamo essere salvati. 
Anche noi dobbiamo lasciar sedere i profeti e gli apostoli sulla cattedra e noi davanti ai loro piedi ascoltiamo ciò che essi dicono e non diciamo quanto devono sentire loro.

Ma adesso che non posso impedirlo e si vogliono raccogliere mio malgrado i miei libri a mezzo stampa (in mio modesto onore), devo lasciare che vi si impieghino le spese e il lavoro. 
Mi consola l'idea che con l'andare del tempo i miei libri resteranno dimenticati nella polvere, particolarmente se ho scritto, per grazia di Dio, qualcosa di buono. 
Non ero melior Patribus meis (1Re 19,2). 
Rimarrà certamente piuttosto il resto. 
Come hanno potuto lasciar stare la Bibbia stessa sotto la panca e dimenticare pure i Padri e i concili, meglio è quanto più è, esiste buona speranza che se la curiosità dei nostri tempi sarà soddisfatta, anche i miei libri non rimarranno a lungo, soprattutto perché ha incominciato a nevicare e piovere con i libri e maestri, che già giacciono, in tanti, dimenticati e putrefatti, talmente che non si ricordano nemmeno più i loro nomi, benché essi di certo avessero sperato di essere in vendita sul mercato per l'eternità ed essere maestri nella Chiesa.

Ebbene, lascia perdere nel nome di Dio. 
Ma chiedo per piacere che chi vuole avere attualmente i miei libri, faccia che essi non diventino per nessuna ragione un impedimento per studiare la Scrittura stessa, ma li metta da parte, come io metto da parte gli escreti ed escretali dei papi ed i libri dei sofisti, in caso che un giorno voglia vedere ciò che hanno fatto, o che voglia ordinare la storia del tempo, senza che studi nella storia, o che debba agire secondo quanto essa abbia creduto. Non faccio molto diversamente con i libri dei Padri e dei Concili.

Seguo in questo l'esempio di Sant'Agostino, che fra gli altri è il primo e pressoché l'unico, che non vuol essere catturato da tutti i libri dei Padri e dei Santi, ma essere sottomesso unicamente alla Sacra Scrittura. 
E a questo riguardo arrivò ad una dura contesa con S. Girolamo, che gli rinfacciava i libri dei suoi antenati, ma lui non se ne curò. 
Se si fosse seguito l'esempio di Sant'Agostino, il papa non sarebbe diventato l'anti-Cristo, e non sarebbe entrata nella Chiesa questa enorme massa di parassiti, vermi e vermaccia di libri e la Bibbia sarebbe rimasta sul pulpito.

Inoltre, voglio indicarti un modo giusto per studiare la teologia, nel quale io mi sono esercitato, e se fai lo stesso, diventerai pure tu così dotto, che potrai scrivere anche tu (se fosse necessario) libri così buoni come hanno fatto i Padri ed i Concili, come oso anch'io (in Dio) vantarmi senza superbia e bugia, di non essere inferiore a parecchi dei Padri, quando si tratta di scrivere libri. 
Da lungo tempo però non posso vantarmi altrettanto della mia vita. 
E questo è il modo che il santo re Davide (senza alcun dubbio messo in atto anche da tutti i patriarchi e profeti) insegna nel salmo 119. 
In esso troverai tre regole, ampiamente esposte per tutto il salmo. Esse corrispondono ai nomi di: Oratio, Meditatio, Tentatio.

In primo luogo devi sapere che la Sacra Scrittura è un libro particolare, che rende la sapienza di tutti gli altri libri stoltezza perché nessun altro tratta della vita eterna tranne che questo. 
Per tale ragione devi trascurare assolutamente il tuo sentimento e il tuo intelletto. Questo perché con essi non la conseguirai, mentre con una tale arroganza precipiterai tu stesso ed altri con te dal cielo (come è accaduto a Lucifero) nell'abisso dell'inferno. 
Invece tu, inginocchiati nella tua cameretta (Mt 6,6) e prega con sincera umiltà e serietà Dio che voglia darti mediante il suo diletto Figlio il suo santo Spirito, che ti illumini, ti guidi e ti dia intelligenza.

Come vedi, Davide nel suo salmo summenzionato prega sempre: "Insegnami, Signore, ammaestrami, dirigimi, mostrami" (SaI 119, 26s, 33s) e molte altre simili parole. Benché conoscesse bene il testo di Mosé e tanti altri libri, e li ascoltasse e leggesse quotidianamente, voleva nondimeno trovare ancora il vero Maestro della Scrittura, affinché non cadesse nella trappola con l'intelletto e diventasse suo proprio Maestro. 
Da questo nascono dei settari, che credono che la Scrittura sia sottomessa a loro e sia facile da capire con il proprio intelletto, come se si trattasse di Marcolfo o di favole di Esopo, per i quali non si ha bisogno di invocare lo
Spirito Santo.

In secondo luogo devi meditare, vale a dire: non solo nel cuore, ma anche nell'atteggiamento esteriore trattare e macinare, leggere e rileggere sempre con attenzione e riflessione assidua il discorso espresso verbalmente e la Parola letterale contenuta nel Libro, cercando ciò che lo Spirito santo intende con essi. E bada a non infastidirti e a pensare che l'hai letto, ascoltato o detto a sufficienza una o due volte, e che [adesso] lo comprendi a fondo. 
Da questo atteggiamento non nasce mai più un valido teologo. Si è come il frutto acerbo, che cade prima che sia mezzo maturo.

Perciò vedi nel medesimo salmo, come Davide si vanta continuamente che egli vuole parlare, poetare, dire, cantare, ascoltare, leggere, giorno e notte, sempre, nient'altro che la Parola e i comandamenti di Dio. 
Poiché Dio non vuole donare il suo Spirito senza la Parola esterna. 
Ti serva di regola, perché Dio non ha ordinato invano di scrivere, predicare, insegnare, ascoltare, cantare, dire ecc. esternamente.

In terzo luogo c'è la Tentatio, prova [Anfechtung]. Essa è la pietra di paragone, che ti insegna non solo a sapere e a capire, ma anche a sperimentare quanto è giusta, veritiera, quanto è dolce, quanto è amabile, quanto è forte, quanto è consolante la Parola di Dio, sapienza al di sopra di ogni sapienza.

Perciò vedi come Davide nel salmo menzionato si lamenta così spesso di vari nemici, principi o tiranni malvagi, spiriti falsi e settari, che deve sopportare. 
Perciò medita, cioè rimugina (come è stato detto) la Parola in vari modi. Infatti, quando la Parola di Dio sorge per mezzo tuo, il diavolo ti affliggerà e farà di te un vero dottore, e mediante le sue prove ti insegnerà a cercare e ad amare la Parola di Dio. 
Io stesso (per mescolare me stesso, sterco di topo fra il pepe) devo moltissimo ai miei papisti, perché per la furia del diavolo mi hanno talmente percosso, oppresso ed angustiato, vale a dire hanno fatto di me un teologo abbastanza buono, al quale altrimenti non sarei mai arrivato. 
Quanto invece essi hanno guadagnato da me, gliene concedo di cuore l'onore, la vittoria ed il trionfo. Così l'hanno voluto avere loro.

Ecco, lì hai la regola di Davide: se studi bene questo esempio, canterai e ti glorificherai insieme con lui nel medesimo salmo: «La legge della tua bocca mi è più preziosa di mille pezzi d'oro e d'argento» (SaI 119,72). Item: «Con il tuo precetto mi fai più saggio dei miei nemici, perché esso è sempre il mio tesoro. Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché tue testimonianze sono i miei discorsi. Sono più assennato degli anziani, perché osservo il tuo precetto», ecc. (SaI 119,98-100) e proverai quanto di insipido e di marcio ti sapranno i libri dei Padri. E non soltanto disprezzerai i libri degli avversari, ma ti piaceranno anche sempre di meno tanto lo scrivere quanto l'insegnare. 
Se sei arrivato a questo punto, spera fiducioso, che hai incominciato a diventare un vero teologo, che potrà insegnare non soltanto ai cristiani giovani ed imperfetti, ma anche a quelli adulti e perfetti. La Chiesa di Cristo ha al suo interno infatti cristiani di ogni specie, giovani, vecchi, deboli, infermi, sani, forti, vivaci, pigri, sciocchi, saggi, ecc.

Ma se ti senti un tale teologo e pensi di averlo di certo raggiunto, e ti lusinghi con i tuoi propri librettini, di insegnare o scrivere, come se l'avessi fatto molto squisitamente e predicato eccellentemente e ti piace molto anche che ti lodino più degli altri, perfino vuoi forse essere lodato, altrimenti saresti triste o smetteresti. Se sei a questo punto, mio caro, allora prendi da solo le tue orecchie, e afferrale bene, e troverai un bel paio di orecchie d'asino, grandi, lunghe, pelose. 
Paga ampiamente il prezzo e adornale con sonagli d'oro, affinché dove vai, la gente possa sentirti, indicarti a dito e dire: Guarda, guarda quel bell'animale, che è capace di scrivere libri preziosi e predicare eccellentemente. Allora sei beato, anzi più che beato nel cielo, sì, dove è preparato per il diavolo assieme ai suoi angeli il fuoco dell'inferno. Summa, cerchiamo l'onore e inorgogliamoci dove possiamo. In questo
libro l'onore è solo di Dio, cioè "Deus superbis resistit, Humilibus autem dat gratiam (1Pt 5,5)". Cui est gloria in saecula saeculorum. Amen.


(Traduzione di E. VERCRUYSSE)
Martin Luther, preface of the first volume of the Wittenberg edition of 1539. 
A just way for studying theology.


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