Le porte della morte 
non prevarranno contro la Chiesa

E. Menaldino 
Pastore evangelico pentecostale 
presso la chiesa “Calvary Temple” di Philadelphia (Pa.).
(Estratto da "Cristiani Oggi", febbraio 1993)  


Il testo che segue trae spunto da Matteo 16,18, costituente una delle parti più controverse del Vangelo. 
Secondo la tradizione cattolica su di esso si fonda e trova giustificazione la dottrina secondo cui i successori di Pietro ereditano il suo primato. La tradizione ortodossa ritiene che nelle loro diocesi tutti i vescovi che confessano la vera fede sono nella successione di Pietro e in quella degli altri apostoli. Pur riconoscendo il posto e la parte privilegiata di Pietro alle origine della Chiesa, gli esegeti protestanti ritengono che qui Gesù si riferisce soltanto alla persona di Pietro. Per altri, infine, la 'pietra' si identificherebbe con la stessa persona di Gesù. 


 

[...] Satana si è ferito e morirà del suo stesso veleno. Non abbiamo motivo di temerlo né ragioni per essere ansiosi. “Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo”(I Giov.4:4). Nessun uomo può rapirci dalla mano del Padre. Le porte dell’inferno non prevarranno contro la Chiesa. Gesù sceglieva attentamente le analogie, perciò probabilmente comprese entrambi i significati usando i due termini: inferno e porte. Entrambi i significati vengono insegnati e sostenuti da altri riferimenti biblici. Gesù stava dicendo: “In vita l’avversario non può prevalere contro i credenti o contro la Chiesa; in morte non sarà capace di resistere per mezzo della potenza della morte alla potenza della resurrezione”. “O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?” (I Cor. 15:55).
Vi sono quattro ragioni per cui le porte dell’inferno non possono prevalere contro la Chiesa. Non possono vincerla per la natura stessa della Rocca sulla quale la Chiesa è edificata. Gesù si riferiva proprio a questo quando parlando in parabola mise in contrasto la casa edificata sulla roccia con quella edificata sulla sabbia. L’integrità dell’edificio è determinata dalla roccia sulla quale viene edificata; non ha importanza quanto possa essere elaborata la struttura, se è edificato sulla sabbia a suo tempo crollerà.
I Giudei comprendevano la Rocca come un riferimento a Dio. Gesù non introdusse alcun nuovo concetto, dando a Pietro, secondo come intendono alcuni, un nome che era esclusivamente un titolo di Dio. “...non v’è altro Dio fuori di te; né v’è Rocca pari all’Iddio nostro”(I Sam.2:2).
“L‘Eterno è la mia rocca, la mia fortezza, il mio liberatore; il mio Dio, la mia rupe, in cui mi rifugio, il mio scudo, il mio potente salvatore, il mio alto ricetto” (Salmo 18:2). [Cfr. Deut. 32:4,15,18, 30,31; II Sam. 22:2-3,47; 23:3; Salmo 18:31, 46; 28:1; 31:3; 42:9; 62:2,6].
Utilizzando un’analogia tipica della terminologia ebraica, Gesù affermò la credibilità e la stabilità della Chiesa. Non era un mezzo temporaneo di una riforma religiosa ma è parte del piano eterno di redenzione. Paolo indica come egli stesso e la Chiesa del primo secolo intendessero il termine Rocca, scrivendo ai Corinzi: “E tutti bevvero alla stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla Roccia spirituale che li seguiva; e la Roccia era Cristo (I Cor.10:4). In questo brano, l’apostolo continua ad identificare la Rocca con Dio e associa Cristo, la seconda persona della Trinità, come parte della Rocca. Le Porte dell’inferno non possono prevalere contro la Chiesa perché essa è fondata sul Dio stesso - Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Non è costruita su “una rocca” che potrebbe tradire il Salvatore o su un rocca che in seguito può avere la tentazione di rinnegare la dottrina sulla quale Paolo desiderava restare fermo. La Chiesa è fondata sulla Rocca che non cambia mai. Una Chiesa destinata all’eternità è necessario che sia fondata su una rocca eterna.
Profondità richiede profondità, un simile richiama un altro simile, una Chiesa destinata a vivere nell’eternità esige una rocca eterna, una Chiesa di origine divina richiede una rocca divina.
Le porte dell’inferno non possono prevalere contro la Chiesa a motivo della natura della verità, ed è proprio sulla Verità che la Chiesa è fondata. La verità della dichiarazione di Pietro è eterna; non è Pietro ad essere eterno. “Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente” è una verità eterna. Gesù disse: “io sono la via la verità e la vita”. Pietro non è la Via, la Verità né la Vita. Per un periodo di tempo Pietro oscillò sul fondamento della redenzione: fede e grazia senza opere. Paolo dovette resistergli e riprenderlo in merito alla sua condotta, perché cominciava a confondere il frutto della redenzione con la sorgente della redenzione. La verità è eterna e può resistere a tutte le sfide e a tutti gli attacchi.
Paolo, in Romani 11, usò l’analogia di un singolo albero di ulivo per sottolineare la particolarità e la permanenza del corpo dei redenti. Noi siamo innestati sullo stesso albero che è Dio. L’innesto non è stato praticato su un ramo, ma sull’albero. Allo stesso modo la Chiesa è fondata non su un’altra rocca ma sulla Rocca, che è eterna.
Un’altra ragione per cui le porte dell’inferno non possono prevalere è da ricercare nella natura stessa della Chiesa: la Chiesa è il corpo di Cristo. La Chiesa non esiste di per se stessa ma è vivificata per mezzo della Vita di Cristo. “Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo (I Giov.4:4). Non importa quanto possa essere vigorosa l’opposizione, la Chiesa risulterà vincitrice perché la vittoria nella battaglia non spetta a noi ottenerla. Colui che vive in noi è la nostra vittoria. La Chiesa ha vita eterna perché le sue basi e il suo fondamento sono la natura stessa di Colui che possiede la vita eterna: Gesù Cristo, la cui natura è vita eterna. Dio non può morire; la Chiesa non può morire; Dio non può essere annientato, la Chiesa non può essere distrutta. Lo Spirito di Cristo dimora in noi; la Sua vita è la nostra vita.
Infine, le porte dell’inferno non possono prevalere a causa della natura stessa delle promesse di Cristo. Gesù promise che le porte dell’inferno non avrebbero prevalso e le promesse di Dio sono certe! Ripetutamente, nella Parola di Dio veniamo messi in guardia intorno al pericolo di prendere un impegno sacro e di non adempierlo. Se Dio richiede l’adempimento di un voto, allora possiamo essere certi che la Chiesa non sarà mai sconfitta perché Gesù manterrà fede alla Sua promessa. Il Signore non può recedere dagli impegni assunti.
Perciò, cosa può insegnarci tutto questo? Prima di tutto, coloro che non credono sono schiavi della morte; sono senza speranza, vittime che non possono vincere le porte dell’inferno. Sono coloro i quali non possono o si rifiutano di riconoscere che “Tu sei il Cristo il Figliuol dell‘Iddio vivente”. Quanto è terribile trovarsi sotto il governo, la schiavitù del padre della menzogna.
In secondo luogo, coloro che credono non sono ora e non si troveranno mai sotto il controllo del regno dell’avversario: le porte non possono prevalere. Noi abbiamo sperimentato la prima resurrezione quando abbiamo ricevuto nuova vita e completa liberazione dalla schiavitù del peccato, e siamo in attesa della seconda resurrezione che riguarderà anche i nostri corpi: “Il peccato non vi signoreggerà” (Romani 6:14).
In terzo luogo noi possiamo ostacolare il regno dell’avversario e aspettarci che le porte dell’inferno cedano all’attacco. Dedichiamoci alla preghiera e alla testimonianza personale, perché possiamo vedere molti liberati, che al presente sono schiavi di satana.


                  <>< Ikthys