Il ministero 
tra potere e autorità

Luis Evely


La questione del celibato ecclesiastico obbligatorio è solo una piccola questione tra tutte quelle che vengono poste alla coscienza cristiana dall'incredibile sete di potere di cui è posseduta l'istituzione Cristiana da circa venti secoli.
Il potere è il diritto di imporre a un altro le proprie idee e la propria condotta. 
Nessuno ha questo diritto e lo stesso potere civile che è costretto ad imporre dei modi di comportamento non obbliga alcuno a pensare che lui ha ragione.
Appartiene solo alla coscienza di ciascuno di decidere della propria fede e del proprio amore.
Il potere corrompe; ogni potere corrompe, e il potere assoluto corrompe in modo assoluto chi lo esercita e chi si sottomette.
Corrompe chi lo esercita perché, per un istante. si pone sopra alle coscienze individuali; si identifica con la verità e il bene e ne fa una sua proprietà. Ignora l'amore che vuole l'uguaglianza e sconfigge la paura. 
Rinnega Dio che rispetta la libertà dell'uomo, che si offre e che non si impone.
Il potere corrompe anche chi a lui si sottomette: lo priva di Dio che gli impone di ascoltare la propria coscienza e le ispirazioni dello Spirito. E gli impone di credere a un uomo piuttosto che a Dio. 
Nessuno può pensare al posto di noi. 
Nessuno può credere per noi. 
Non ci sono intermediari tra Dio e noi.
Il potere è diabolico: appartiene a Satana («perché a me è stato dato é lo do a chi voglio»); Satana l'ha offerto a Cristo che l'ha respinto con orrore. 
Gesù non ha voluto esercitare alcun potere, né sacerdotale, né magisteriale, né civile. 
Cristo si rivolgeva alla coscienza dei suoi ascoltatori e rispettava la loro libertà: «Volete andarvene anche voi? ... Se volete essere miei discepoli...».
Non raccomanda ai suoi apostoli di comandare con dolcezza, con giustizia e con bontà: dice loro di non comandare affatto! Dice loro di farsi gli ultimi di tutti e i servitori di tutti.
Gesù parlava con autorità. L'autorità è il contrario del potere. 
L'autorità è un servizio che fa crescere. La parola viene dal latino "augere" che significa aumentare, far fruttificare (il mese d'Août è il mese dei frutti) accrescere, moltiplicare, arricchire. 
L'autorità "autorizza", cioè vi rende autori di voi stessi. Essa si subordina a voi per aiutarvi a camminare da soli.
Quando Gesù parlava erano i suoi ascoltatori che gli davano autorità: essi sentivano che parlava con esperienza, non come gli scribi che ripetevano, commentavano ciò che non avevano detto. 
Gesù parlava dal fondo di se stesso e raggiungeva i suoi discepoli nel profondo di loro stessi. Sperimentavano in se stessi la verità di quello che diceva. Le sue pecore riconoscevano la sua voce e si muovevano al suo richiamo.
Chi era dalla parte di Dio sentiva con incanto risuonare in lui la parola di Dio. Il loro cuore bruciava quando spiegava loro la Scrittura. Non sapevano più se le sue parole salivano dal di dentro di loro stessi o venivano dal di fuori. Sapevano che «nessuno non aveva mai parlato loro come quest'uomo».
La corruzione delle Chiese come quella degli Stati viene dalla loro confusione tra potere e autorità. Queste istituzioni credono che sia sufficiente imporre, quando invece è necessario convincere. 
Così perdono in vera influenza e autorità tutto quello che hanno usurpato con il potere. 
Continuando a reclamare sempre più potere (il Papa è infallibile; Mussolini ha sempre ragione; il Partito non si sbaglia mai), perché si accorgono che i loro sudditi non danno a loro più fiducia, il loro solo futuro è quello di riguadagnare in potere tutto quello che hanno perso in autorità.
La Chiesa osa perfino parlare di «poteri sacri» e molti preti pensano che al momento della loro ordinazione, è stata cambiata la loro natura e sono stati dotati di «poteri» che gli altri non avrebbero.
Dalla parola del Cristo «Chi ascolta voi, ascolta me», la Chiesa ha fatto derivare il diritto di condannare coloro che non la ascoltano. 
Quando invece si tratta di una responsabilità: «Coloro a cui vi rivolgerete, trattateli con molto rispetto, umiltà e persuasione, perché tramite voi, loro ascoltano Me».
E dalla parola: «I peccati saranno rimessi a chi li rimetterete... saranno sciolti anche in cielo», la Chiesa ha creduto che gli venisse conferito il potere di perdonare... o di non perdonare i peccati. Così ha istituito un «tribunale della penitenza» proprio dove Gesù aveva detto: «Non giudicate». 
Ma il vero senso è anche qui un avvertimento alla nostra responsabilità: «I peccatori che voi avrete trattato con rispetto, con compassione e tenerezza, i peccatori che voi avrete riconciliato con se stessi e con gli altri, è anche con Me che voi li avrete riconciliati. Ma se voi li scoraggiate, se voi li rifiutate, se voi li maltrattate. è anche lontano da Me che voi li avrete gettati».
Ciascuno di noi è investito di queste responsabilità: non c'è bisogno né di titolo, né di consacrazione, né di missione. Ciascun cristiano. ciascun uomo è incaricato di condividere il pane, di condividere il perdono, di seminare la Parola e nessuno può evitare la responsabilità di questa opera umana e divina.


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