LA SANTA CENA
(Secondo la concezione della Chiesa Evangelica Pentecostale)
(http://www.chiesacristiana.it)


Il nostro Signore Gesù Cristo, alla vigilia della sua crocifissione, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, istituì il sacramento della Santa Cena, conosciuto anche con i nomi di “comunione” (1Corinti 10:16), “mensa del Signore” (1Corinti 10:21), “sacramento”, “eucaristia” (che significa: «azione di grazie »).
Vedremo ora il significato di questa istituzione alla luce della Bibbia e, alla luce della storia, noteremo pure le trasformazioni che la hanno accompagnata attraverso i secoli.

La Pasqua Ebraica

Ad Israele era stato comandato dal Signore di celebrare la festa di Pasqua ogni anno. Essa era stata istituita nel deserto per commemorare l'Esodo del popolo d'Israele e la sua liberazione dalla schiavitù d’Egitto e dall’egemonia del Faraone. La Pasqua (da Pésakh, passaggio, e da Pâsakh, oltrepassare, risparmiare, in ricordo dell'angelo sterminatore dei primogeniti egiziani che risparmiò tutte le famiglie che avevano ucciso l'agnello e spruzzato di sangue le colonne e gli stipiti delle porte delle loro case) era una festa prefigurativa e tipica che preannunciava e simbolizzava la grande liberazione che Gesù Cristo avrebbe compiuta salvando il popolo dalla schiavitù del mondo e del peccato (prefigurato dall’Egitto), quindi dall’egemonia del diavolo (l’antitipico Faraone).Gesù Cristo era pure rappresentato dall’agnello perfetto, senza alcun difetto, del quale neppure un osso avrebbe dovuto essere spezzato quando veniva mangiato (Esodo 12:46; Giovanni 19:36).Spruzzando col sangue dell'agnello gli stipiti della porta, l'Israelita fedele veniva risparmiato con la sua famiglia.Ciò simbolizzava che ogni credente, accettando, con una fede operante, il sacrificio espiatorio compiuto da Cristo sul Calvario, si appropria dei suoi meriti ed ottiene la liberazione dal peccato e dalla morte.
Uno studioso biblico così descrive la celebrazione della Pasqua nelle famiglie ebraiche, al tempo della vita terrena del Signore Gesù Cristo: «Il sacrificio doveva essere offerto dal padrone di casa o da qualcuno dei suoi servitori.Dopo che l'agnello era stato arrostito, secondo le regole tradizionali, la famiglia si riuniva in una stanza dove dovevano esserci dei divani. «Anche i poveri in Israele, dice il Talmud, dovranno stendersi sul divano e prendere il proprio pasto in segno di libertà e non dovranno bere meno delle quattro coppe regolamentari, anche coloro che vivono della carità pubblica». La prima era accompagnata da un'azione di grazia per il vino e per la festa, poi si mangiavano le erbe amare e gli azzimi e infine l'agnello arrostito.Quando veniva versata la seconda coppa, il figlio primogenito interrogava il padre sulla festa che si stava celebrando.Il padre rispondeva allora in modo adatto all'età del figlio, gli ricordava le sofferenze d'Israele in Egitto e la sua liberazione dalla schiavitù fatta dall'Eterno.Dopo si cantava la prima parte dell'Hallel (Salmi da 113 a 118).Veniva poi la terza coppa seguita dalla benedizione del pasto e la quarta dopo la quale si terminava l'Hallel ».

La Pasqua ebraica, al tempo di Gesù, veniva ancora celebrata così e, per partecipare alle cerimonie del Tempio, una folla numerosa veniva a Gerusalemme da ogni parte del mondo allora conosciuto. Cristo stesso, quale pio ebreo, nella sua umanità, vi partecipava regolarmente, ed i Vangeli ricordano che dal principio del Suo ministero, vi partecipò tre o forse quattro volte (Giovanni 2: 13; 5: 1; 6: 4; 13: 1), nell’ultima delle quali, divenne Lui stesso l’Agnello sacrificato per i peccati degli uomini. L'ultima Pasqua alla quale partecipò Cristo ebbe luogo il giovedì sera ed il venerdì Egli morì sulla croce del Calvario, come l'Agnello perfetto, senza macchia, prefigurato dall’agnello che si sacrificava in quel giorno. 
Al Calvario la realtà si incontrò con il tipo. Quando si lacerò la “cortina” del tempio, che separava il luogo Santo dal luogo Santissimo, fu il segnale che non ci sarebbe più stata separazione tra Dio ed gli uomini credenti che Gli si accostavano e quindi i sacrifici di animali d'allora in poi erano ormai vani: Cristo aveva operato la riconciliazione con il versamento del Suo Sangue.Ora Cristo Gesù è diventato « la nostra pasqua », e non è più necessario compiere alcun sacrificio di animali. (I Corinzi 5: 7; Giovanni 19: 30).

Una nuova istituzione

Gesù Cristo introdusse quindi dei cambiamenti alla festa della Pasqua, che la sua morte avrebbe reso necessari.Questi cambiamenti sono in realtà una sostituzione, vale a dire il passaggio dall'antico al nuovo patto.La Pasqua ebraica non aveva più motivo di continuare perché tutto l'insieme dei tipi e delle cerimonie che prefiguravano il sacrificio di Cristo era stato ormai adempiuto e quindi abolito.Il Signore Gesù, servendosi di due elementi naturali – quale il pane senza lievito e il vino non fermentato - istituì il rito della Comunione abolendo la Pasqua ebraica. Attraverso i secoli, della dispensazione evangelica, per i credenti, questa istituzione è diventata il memoriale della Sua morte e il perfetto simbolo della redenzione compiuta dal sacrificio del Calvario e della necessità di cibarsi ogni giorno del pane spirituale che è la Parola di Dio, il pane della vita.
Tre Evangeli riferiscono alcuni particolari dell’istituzione della Santa Cena (Matteo 26:26-29; Marco14:22-25; Luca 22: 15-20).Leggiamo il racconto dell’Evangelo di Luca:

Luca 22:15 Ed egli disse loro: Io ho grandemente desiderato di mangiar questa pasqua con voi, innanzi che io soffra.

Luca 22:16 Perciocché io vi dico che non ne mangerò più, finché tutto sia compiuto nel regno di Dio.

Luca 22:17 Ed avendo preso il calice, rendé grazie, e disse: Prendete questo calice, e distribuitelo tra voi;

Luca 22:18 perciocché, io vi dico che non berrò più del frutto della vigna, finché il regno di Dio sia venuto.

Luca 22:19 Poi, avendo preso il pane, rendé grazie, e lo ruppe, e lo diede loro, dicendo: Quest'è il mio corpo, il quale è dato per voi; fate questo in rammemorazione di me.

Luca 22:20 Parimente ancora, dopo aver cenato, diede loro il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per voi.

È importante che noi sappiamo come celebrare questa istituzione di Cristo Gesù, visto che ci è stata comandata. L'apostolo Paolo ci dà delle istruzioni in merito in 1Corinzi 11:23-29, che leggiamo:

1Corinzi 11:23 Poiché io ho dal Signore ricevuto ciò che ancora ho dato a voi, cioè: che il Signore Gesù, nella notte ch'egli fu tradito, prese del pane;

1Corinzi 11:24 e dopo aver rese grazie, lo ruppe, e disse: Pigliate, mangiate; quest'è il mio corpo, il qual per voi è rotto; fate questo in rammemorazione di me.

1Corinzi 11:25 Parimente ancora prese il calice, dopo aver cenato, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel sangue mio; fate questo, ogni volta che voi ne berrete, in rammemorazione di me.

1Corinzi 11:26 Perciocché, ogni volta che voi avrete mangiato di questo pane, o bevuto di questo calice, voi annunzierete la morte del Signore, finché egli venga.

1Corinzi 11:27 Perciò, chiunque avrà mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore, indegnamente, sarà colpevole del corpo, e del sangue del Signore.

1Corinzi 11:28 Or provi l'uomo sé stesso, e così mangi di questo pane, e beva di questo calice.

1Corinzi 11:29 Poiché chi ne mangia, e beve indegnamente, mangia e beve giudicio a se stesso, non discernendo il corpo del Signore.

Cosa significano le parole di Gesù “ecco il mio corpo”?

Le parole di Gesù Cristo: “quest'è il mio corpo…quest’è il mio sangue” sono state motivo di controversia attraverso i secoli in seno alla cristianità. Sono state formulate diverse teorie sulla presenza di Gesù negli elementi della Santa Cena. Qui di seguito ne elenchiamo le quattro più diffuse e più conosciute.

La teoria della Transustanziazione. Questa teoria è dogma della Chiesa Cattolica Romana, ma è accettata anche dalle cosiddette Chiese Ortodosse e da altri gruppi simili. Questa dottrina insegna il senso pienamente materiale delle parole di Gesù: “Quest’è il mio corpo…. quest’è il mio sangue” come pure alle parole di Gesù: “Io sono il pan della vita… Io sono il vivo pane, ch'è disceso dal cielo; se alcun mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che io darò è la mia carne, la quale io darò per la vita del mondo…. chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, ha vita eterna; ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perciocché la mia carne è veramente cibo, ed il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, dimora in me, ed io in lui” (Giovanni 6: 48, 51, 54-56). Il dogma insegna che al momento in cui il sacerdote officiante il rito della Comunione, pronuncia le parole sacramentali “questo è il mio corpo”in virtù del potere sacerdotale che ha ricevuto, sostituisce al pane e al vino, il corpo e il sangue di Cristo, cioè la persona stessa di Cristo, corpo, anima e Deità. I propugnatori di questa teoria dicono che le sostanze spariscono ma le apparenze (forma, colore e gusto) rimangono.

La teoria della Consustanziazione. Questa teoria è condivisa soprattutto dai luterani e altri simili gruppi cristiani. L’insegnamento, simile a quello della transustanziazione, è che nel momento in cui l’Officiante benedice il pane e il vino, si aggiungono ad essi, in senso letterale e materiale, sebbene invisibile agli occhi umani, il corpo e il sangue di Gesù Cristo, cosicché al posto di un’unica sostanza ce ne sono due.

Teoria della Commemorazione Semplice. Questa teoria è più liberale. Durante il periodo della Riforma Protestante del XVI° secolo, è stata per prima formulata dal riformatore svizzero Hulrich Zwingli, sebbene verso la fine della sua vita si era poi ravvicinato all’insegnamento propugnato da Giovanni Calvino (della quale diremo appresso). Questa teoria insegna che la Cena non è altro che una semplice Commemorazione della morte di Gesù Cristo e non c’è presenza alcuna del Signore, né spirituale né materiale, negli elementi del pane e del vino poiché egli non è assolutamente presente oggi sulla terra.

La teoria della Impanazione o della presenza spirituale di Cristo. Questa teoria insegna che la Santa Cena è un mezzo della grazia di Dio. Gli emblemi del pane e del vino rimangono tali anche dopo la consacrazione e sono un'immagine del corpo e del sangue del Signore Gesù Cristo, il quale, comunque è realmente presente, ma spiritualmente. Questo vuol dire che Cristo Gesù è presente col suo Spirito negli elementi in virtù della Sua Onnipresenza, per cui può essere presente dappertutto nello stesso tempo; il pane e il vino non si trasformano e non agiscono da soli, meccanicamente, come insegna la teoria della transustanziazione dei cattolici, però essi sono mezzi di grazia che assicurano preziose benedizioni a coloro che partecipano alla Santa Cena con la giusta disposizione d'animo.

   Di queste quattro teorie, le prime tre sono da scartare, in quanto non esprimono il concetto esatto delle parole di Gesù.Se ci si attiene esclusivamente alla Bibbia, che non si oppone mai, comunque, al buon senso, non è possibile accettare l'insegnamento della transustanziazione né tanto meno quello della consustanziazione. La terza teoria, inoltre, quella della commemorazione semplice, mette in dubbio l’Onnipotenza e l’Onnipresenza stessa di Cristo quale vero Dio.

IL SENSO DELLE PAROLE DI CRISTO

    Il Nuovo Testamento è stato scritto nella lingua greca comune di allora (il koinè dialektos). Comunque, Gesù Cristo, quale ebreo, si esprimeva nella lingua comune più parlata dal popolo ebraico, che allora era l’aramaico, lingua simile all’ebraico, dello stesso ceppo semitico. Nella lingua aramaica, con la quale sicuramente Gesù si espresse quando disse “quest’è il mio corpo…quest’è il mio sangue”, non si adopera la copula (parola che lega l'attributo al soggetto) e che in ebraico come in greco l'uso di legare l'attributo al soggetto indica, come in Luca 12:1; Galati 4:24; Ebrei 10:20, che si tratta spesso di termini allegorici. Gesù in un’occasione ha detto pure: “Io sono la porta... Io sono la via... Io sono la vite... » (Giovanni 10: 9; 14: 6; 15: 1), mentre l'apostolo Paolo ha detto di Gesù Cristo che Egli è la roccia (I Corinzi 10: 4); nell'Antico Testamento troviamo pure che, tantissime volte, Dio è chiamato: rocca, scudo, sole ecc.- Nessuno, ovviamente, ha mai pensato trattarsi d'altro che di paragoni. Non si deve perdere di vista il fatto che Gesù stesso, costatando che i Giudei si erano sbagliati sul significato delle sue parole circa il pane di vita (“Io sono il pan della vita... se voi non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo, e non bevete il suo sangue, voi non avete la vita in voi”), li avverte che si tratta di un paragone e che non dovevano prendere quelle parole nel senso letterale: “Lo spirito è quel che vivifica, la carne non giova nulla; le parole che io vi ragiono sono spirito e vita”(Giovanni 6:63).
La Comunione, o Santa Cena, non è comunque una semplice commemorazione della morte di Gesù Gesù Cristo come insegnava Zwingli e come oggi insegnano molti. Gesù Cristo impartisce realmente delle meravigliose benedizioni a coloro che partecipano con la giusta attitudine spirituale alla Santa Cena, prendendo del pane e del vino. Come non si può ammettere nel rito della Comunione o Santa Cena, quand’è celebrata in modo biblico, la particolare presenza spirituale di Gesù Cristo? Egli è L’Iddio Onnipotente e Onnipresente! Gesù stesso assicurò i suoi discepoli che dove due o tre si fossero riuniti nel Suo nome Egli sarebbe stato con loro e che sarebbe stato con loro fino alla fine del mondo. 
In un’occasione affermò che mentre Egli si trovava sulla terra si trovava contemporaneamente pure in cielo. Leggiamo questi passi:

Matteo 18:20 …dovunque due, o tre, son raunati nel nome mio, quivi son io nel mezzo di loro.

Matteo 28:20 …Or ecco, io son con voi in ogni tempo, infino alla fin del mondo. Amen.

Giovanni 3:13Or niuno è salito in cielo, se non colui ch'è disceso dal cielo, cioè il Figliuol dell'uomo, ch'è nel cielo.

   In contrasto con la teoria della Consustanziazione, non è biblico affermare che il corpo della risurrezione di Cristo Gesù possa essere presente nello stesso tempo e tutto intero in ogni luogo. La Parola di Dio ci insegna che il corpo della risurrezione di Gesù si trova nei luoghi celesti, sebbene è lo Spirito di Cristo ad essere dovunque presente e particolarmente nei credenti (il battesimo di Spirito Santo). 
Per quanto riguarda la teoria della Transustanziazione aggiungiamo che, le parole stesse di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo 26:29 indicano con sufficiente chiarezza che gli elementi della Cena non sono trasformati e rimangono tali: il pane rimane pane ed il vino rimane vino: “Io non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò di nuovo con voi nel regno del Padre mio” (V.R.). Inoltre, il sacrificio di Cristo è stato unico e non deve ripetersi, essendo stato compiuto una volta per tutte ed essendo stato accettato da Dio. L'Apostolo Paolo, nell’epistola agli Ebrei conferma chiaramente questa verità (7:27; 9:11, 12, 26, 28; 10:12, 14).

Come si è evoluto il dogma della transustanziazione?

    L’insegnamento corretto ed originale della Santa Cena, purtroppo, è andato nei secoli trasformandosi per far posto a nuovi concetti, pieni di reminiscenze pagane. Tra i cosiddetti Padri Apostolici, l'idea che la Santa Cena fosse una commemorazione e che gli elementi fossero dei simboli, permane, ma il concetto di sacrificio dato a questa istituzione fa una timida apparizione negli scritti di Ignazio d’Antiochia, Giustino Martire, Ireneo e Cipriano.
Intanto, anziché pane azzimo (senza lievito) cominciò a darsi del pane comune e del vino alcoolico, anziché puro succo d’uva non fermentato. Quest’ultimo, i cristiani se lo procuravano nella stagione della vendemmia e lo conservavano facendolo bollire a lungo, rendendolo sciropposo, per impedirne la fermentazione. Quando i cristiani celebravano la Comunione allungavano con dell’acqua questo succo d’uva sciroppato. Ma pian piano le cose cambiarono e ai tempi di questi scrittori si mescolava l'acqua col vino volendo simboleggiare invece l'unione dello Spirito di Dio con lo spirito del credente. Inoltre, cominciò ad attribuirsi ai simboli una virtù sanatrice. I cosiddetti Padri del IV e del V secolo raggiunsero infine una nuova tappa e proclamano tutti che l'Eucarestia è un sacrificio, sebbene esitano nel determinare chiaramente questo concetto; cosa che sarebbe stato fatto nei secoli successivi.
Del resto, il sacrificio non è tanto quello di Gesù (benché Cirillo di Gerusalemme, Gregorio di Nizza, Crisostomo e soprattutto Gregorio I propendano piuttosto per l'idea di un rinnovamento del sacrificio di Gesù) quanto l'offerta dei fedeli.
Quindi cominciarono ad essere offerti sacrifici per i morti con le cosiddette messe di suffragio, credendo che il sacrificio della messa abbia effetti propiziatori anche per i defunti oltre che per i vivi.
Benchè Agostino, Teodoro, Ambrogio e in particolare il papa Gelasio I restano fedeli all'idea che il pane e il vino sono dei simboli e che la Santa Cena costituisce un mezzo della grazia per entrare in comunione spirituale con Dio, cominciò ad essere insegnata pure la teoria della presenza reale del corpo e del sangue di Cristo negli elementi eucaristici.Di conseguenza, la stessa liturgia comincia a svilupparsi sempre di più e lo svolgimento delle messe viene regolato con accuratezza. Cominciò a sparire la semplicità evangelica.
Nell'831, in uno scritto di Paschase Radbert, monaco di Corbia, dedicato a Carlo il Calvo, fece la sua apparizione in Occidente, la dottrina secondo la quale il pane e il vino sono trasformati nel corpo e nel sangue di Cristo, sebbene essa era stata già presentata in Oriente durante il secondo Concilio di Nicea nel 787, nel secolo precedente. Questa teoria fu subito combattuta da Raban Maur, abate di Fulda, da Ratrainme, da Giovanni Scoto e più tardi da Berengario di Tours, ma trionfò ugualmente e dal dodicesimo secolo si è imposta ufficialmente la parola «transustanziazione».
Questa teoria sarà consacrata in modo definitivo dal concilio del Laterano del 1215 (quarta sessione). Di conseguenza il rito dell’Eucarestia soppiantò definitivamente la predicazione della Parola di Dio. Successivamente, nel 1220, Papa Onorio III ordina l'elevazione dell'ostia durante la celebrazione dell’Eucarestia enel 1264, Urbano IV istituisce la festa del Corpus Domini e le processioni del sacramento. Saranno poi Tommaso d'Aquino e Alberto Magno a formulare nel suo insieme la teoria della messa, che in seguito non cambierà di molto. Al concilio di Costanza, nel 1415, dopo il martirio di Giovanni Hus, (sostenitore del corretto insegnamento evangelico che il calice del vino fosse passato a tutti i fedeli) sopprime per sempre la coppa ai fedeli e nella sessione dell'11 Ottobre 1551 il Concilio di Trento formula la dottrina dell'Eucarestia e quella del sacrificio della messa nella sessione del 17 Settembre 1562.

Qual è il vero significato della Santa Cena secondo la Bibbia?

La Comunione o Santa Cena è certamente la commemorazione del sacrificio compiuto da Gesù Cristo sulla croce del Calvario, in favore dell'umanità. Le Sue parole ce lo insegnano: 

“Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me... Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me” (1Corinzi 11: 24, 25 V.R.).

“Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il qua-le è sparso per molti per la remissione dei peccati” (Matteo 26:28 V.R.).

   Come abbiamo detto prima, però, nella Santa Cena il Signore è particolarmente presente nello Spirito e conferisce particolari benedizioni ai credenti che vi partecipano con la giusta attitudine. Infatti coloro che partecipano ad essa in modo indegno si rendono colpevoli verso il corpo ed il sangue di Gesù Cristo:

1Corinzi 11:27Perciò, chiunque avrà mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore, indegnamente, sarà colpevole del corpo, e del sangue del Signore.

1Corinzi 11:29 Poichè chi ne mangia, e beve indegnamente, mangia e beve giudicio a sè stesso, non discernendo il corpo del Signore.

1Corinzi 11:30 Perciò fra voi vi son molti infermi, e malati; e molti dormono.

   Queste parole dell’Apostolo Paolo ci fanno comprendere che la Santa Cena non è dunque una semplice commemorazione con dei simboli. Discernere il corpo di Cristo di Cristo, nell’accostarsi alla Santa Cena, significa comprendere il valore inestimabile del sacrificio di Gesù e che la partecipazione al rito stesso impartirà benedizioni particolari ai fedeli degni. Non discernere il corpo di Cristo, partecipandovi indegnamente, è peccato gravissimo direttamente contro il Signore stesso.
Il pane azzimo spezzato rappresenta il corpo perfetto ed immacolato di Gesù Cristo che è stato immolato per noi. Il vino non fermentato è un simbolo del sangue puro di Cristo versato per i peccatori, quale suggello del Nuovo Patto.
Il sacrificio di Gesù Cristo era puro, perfetto, e coronava una vita pura e perfetta.Cristo era l'agnello « senza difetto né macchia ». Ecco perché nella Comunione il pane usato, che rappresenta il Suo corpo, dovrebbe essere senza lievito (azzimo) e il vino che simbolizza il suo sangue dovrebbe essere non fermentato.Il lievito, è segno di fermentazione, cioè di peccato e di morte (Matteo 16: 6, 11, 12). La Legge prescriveva che durante la festa di Pasqua era vietato consumare e tenere in casa tutti i prodotti fermentati o derivati da fermentazione, quale il pane comune e il vino alcolico (Esodo 12:8; Levitico 23:5, 6; Matteo 26:17); Ciò significava che essi dovevano fuggire la corruzione dell'ipocrisia e del peccato. Perciò, quando Cristo Gesù istituì la Santa Cena utilizzò, senz’ombra di dubbio, prodotti non fermentati, vale a dire, pane azzimo e puro succo d’uva, non alcolico.

Gesù Cristo, la nostra vita

  Se il pane e il vino sono simboli del corpo e del sangue di Cristo, il fatto di mangiare il pane e di bere il vino diventa un atto simbolico significante la partecipazione ai benefici dell'espiazione di Cristo, partecipazione ottenuta attraverso la comunione stabilitasi tra il salvato e il Salvatore che è in modo speciale presente in Spirito nella Comunione.
Il pane della Santa Cena è l’immagine del sostentamento dell'esistenza spirituale; mangiare significa nutrirsi spiritualmente.Il vino è un'immagine del sangue, che è la vita (“Poiché la vita della carne è nel sangue” - Levitico 17:11); bere significa sottoporsi al beneficio della trasmissione di un fluido vitale.Il pane e il vino simbolizzano così la pienezza della vita che Cristo comunica ai suoi discepoli.Questa vita deve sostituirsi alla loro, come il tronco comunica la sua vita ai tralci. Il cristiano deve poter dire con L’Apostolo Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Galati 2:20 V.R.).
La Santa Cena simbolizza dunque la santificazione immediata e progressiva dei credenti. La Santa Cena ci insegna a realizzare l'appropriazione di una vita santa attraverso la nostra comunione con Cristo: con Gesù Cristo crocifisso che, ci fa morire a noi stessi, e con Cristo risuscitato che ci risuscita a novità di vita. Il lato negativo della santificazione, cioè la morte a noi stessi, è raffigurato dal pane e dal vino, poiché essi sono i segni della morte di Cristo; il lato positivo o l'infusione della vita nuova è raffigurato dallo stesso pane e dallo stesso vino, poiché essi rappresentano Cristo che viene in noi, per mezzo del Suo Spirito, per sviluppare il Suo carattere santo, la Sua natura divina.  
Il pane e il vino, simboli del corpo e del sangue di Cristo, rappresentano pure la Sua Parola e il suo Spirito, che nutrono la nostra anima, diventando parte integrante della nostra anima, proprio come il letterale pane e vino diventano parte integrante del nostro corpo fisico attraverso la loro assunzione.Dal nutrirci spiritualmente, ogni giorno, della Parola di Dio, ne deriva una comunione intima e personale con Cristo. Così, le seguenti parole di Cristo non hanno niente di oscuro né di misterioso:

“Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il, pane che darò è la mia carne, che darò per la vita dei mondo... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui.Come il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a cagion del Padre, così chi mi mangia vivrà anch'egli a cagion di me” (Giovanni 6: 51, 56,57 V.R.)

   Appropriandoci della vita di Cristo, vita sacrificata sulla croce, contenuta nella sua Parola, noi viviamo come lui, nella sua santità.Cristo abita veramente nei nostri cuori in Ispirito, per mezzo della fede (Efesini 3:17).
La Santa Cena oltre ad essere la Comunione del credente con Cristo, è anche la Comunione dei credenti tra loro, perché li unisce gli uni agli altri e da loro il senso che fanno parte di un'unica e medesima famiglia, quella di Dio: 

“Siccome v'è un unico pane, noi, che siam molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane” (I Corinzi 10:17 V.R.).

La comunione tra Cristo e il credente è lacondizione della comunione dei fedeli tra loro. La Santa Cena è stata paragonata ai due pali della croce: quella verticale è l'immagine della comunione tra Dio (o Cristo) e noi; quella orizzontale è la comunione dei credenti tra loro.

  Segno della Grande Speranza

    La Santa Cena è un annuncio alla preparazione per un grande avvenimento, quello che realizza le speranze più profonde di ogni figliuolo di Dio: il ritorno di Gesù Cristo. La Comunione, dunque, ha pure un carattere escatologico ed è il segno col quale il Signore ha lasciato ai discepoli l'impressione più consolante. Gesù dice loro infatti: “Io vi dico che d'ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio” (Matteo 26:29 V.R.). E l'apostolo Paolo dice, in I Corinzi 11: 26: “Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch'egli venga”.
Ecco dunque le tre cose chiaramente ricordate, realizzate e annunciate nel Sacramento della Santa Cena:

In relazione al passato esso ci mostra il riscatto della Chiesa operato dal sacrificio espiatorio di Gesù Cristo, sulla croce del Calvario;

In relazione al presente esso è l'alimento spirituale della Chiesa e della sua unità in Cristo Gesù;

In relazione al futuro esso è annuncio della felicità eterna della Chiesa, al ritorno di Gesù Cristo.

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