Il nostro Signore Gesù Cristo, alla vigilia della sua
crocifissione, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, istituì il
sacramento della Santa Cena, conosciuto anche con i nomi di “comunione”
(1Corinti 10:16), “mensa del Signore” (1Corinti 10:21), “sacramento”,
“eucaristia” (che significa: «azione di grazie »). Ad
Israele era stato comandato dal Signore di celebrare la festa di Pasqua ogni
anno. Essa era stata istituita nel deserto per commemorare l'Esodo del popolo
d'Israele e la sua liberazione dalla schiavitù d’Egitto e dall’egemonia
del Faraone. La Pasqua (da Pésakh, passaggio, e da Pâsakh, oltrepassare,
risparmiare, in ricordo dell'angelo sterminatore dei primogeniti egiziani che
risparmiò tutte le famiglie che avevano ucciso l'agnello e spruzzato di
sangue le colonne e gli stipiti delle porte delle loro case) era una festa
prefigurativa e tipica che preannunciava e simbolizzava la grande liberazione
che Gesù Cristo avrebbe compiuta salvando il popolo dalla schiavitù del
mondo e del peccato (prefigurato dall’Egitto), quindi dall’egemonia del
diavolo (l’antitipico Faraone).Gesù Cristo era pure rappresentato
dall’agnello perfetto, senza alcun difetto, del quale neppure un osso
avrebbe dovuto essere spezzato quando veniva mangiato (Esodo 12:46; Giovanni
19:36).Spruzzando col sangue dell'agnello gli stipiti della porta, l'Israelita
fedele veniva risparmiato con la sua famiglia.Ciò simbolizzava che ogni
credente, accettando, con una fede operante, il sacrificio espiatorio compiuto
da Cristo sul Calvario, si appropria dei suoi meriti ed ottiene la liberazione
dal peccato e dalla morte. La
Pasqua ebraica, al tempo di Gesù, veniva ancora celebrata così e, per
partecipare alle cerimonie del Tempio, una folla numerosa veniva a Gerusalemme
da ogni parte del mondo allora conosciuto. Cristo stesso, quale pio
ebreo, nella sua umanità, vi partecipava regolarmente, ed i Vangeli ricordano
che dal principio del Suo ministero, vi partecipò tre o forse quattro volte
(Giovanni 2: 13; 5: 1; 6: 4; 13: 1), nell’ultima delle quali, divenne
Lui stesso l’Agnello sacrificato per i peccati degli uomini. L'ultima Pasqua
alla quale partecipò Cristo ebbe luogo il giovedì sera ed il venerdì Egli
morì sulla croce del Calvario, come l'Agnello perfetto, senza macchia,
prefigurato dall’agnello che si sacrificava in quel giorno. Gesù
Cristo introdusse quindi dei cambiamenti alla festa della Pasqua, che la sua
morte avrebbe reso necessari.Questi cambiamenti sono in realtà una
sostituzione, vale a dire il passaggio dall'antico al nuovo patto.La Pasqua
ebraica non aveva più motivo di continuare perché tutto l'insieme dei tipi e
delle cerimonie che prefiguravano il sacrificio di Cristo era stato ormai
adempiuto e quindi abolito.Il Signore Gesù, servendosi di due elementi
naturali – quale il pane senza lievito e il vino non fermentato - istituì
il rito della Comunione abolendo la Pasqua ebraica. Attraverso i secoli, della
dispensazione evangelica, per i credenti, questa istituzione è diventata il
memoriale della Sua morte e il perfetto simbolo della redenzione compiuta dal
sacrificio del Calvario e della necessità di cibarsi ogni giorno del pane
spirituale che è la Parola di Dio, il pane della vita.
1Corinzi 11:27 Perciò, chiunque
avrà mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore, indegnamente, sarà
colpevole del corpo, e del sangue del Signore. 1Corinzi 11:28 Or provi l'uomo sé
stesso, e così mangi di questo pane, e beva di questo calice. 1Corinzi 11:29 Poiché chi ne
mangia, e beve indegnamente, mangia e beve giudicio a se stesso, non
discernendo il corpo del Signore. Le parole di Gesù Cristo:
“quest'è il mio corpo…quest’è il mio sangue” sono state motivo di
controversia attraverso i secoli in seno alla cristianità. Sono state
formulate diverse teorie sulla presenza di Gesù negli elementi della Santa
Cena. Qui di seguito ne elenchiamo le quattro più diffuse e più conosciute.
La
teoria della Transustanziazione. Questa teoria è dogma della Chiesa
Cattolica Romana, ma è accettata anche dalle cosiddette Chiese Ortodosse e da
altri gruppi simili. Questa dottrina insegna il senso pienamente materiale
delle parole di Gesù: “Quest’è il mio corpo…. quest’è il mio
sangue” come pure alle parole di Gesù: “Io sono il pan della vita… Io
sono il vivo pane, ch'è disceso dal cielo; se alcun mangia di questo pane
vivrà in eterno; or il pane che io darò è la mia carne, la quale io darò
per la vita del mondo…. chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, ha
vita eterna; ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perciocché la mia
carne è veramente cibo, ed il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la
mia carne, e beve il mio sangue, dimora in me, ed io in lui” (Giovanni 6:
48, 51, 54-56). Il dogma insegna che al momento in cui il sacerdote officiante
il rito della Comunione, pronuncia le parole sacramentali “questo è il mio
corpo”, in virtù del
potere sacerdotale che ha ricevuto, sostituisce al pane e al vino, il corpo e
il sangue di Cristo, cioè la persona stessa di Cristo, corpo, anima e Deità.
I propugnatori di questa teoria dicono che le sostanze spariscono ma le apparenze
(forma, colore e gusto) rimangono. La
teoria della Consustanziazione. Questa teoria è condivisa soprattutto dai
luterani e altri simili gruppi cristiani. L’insegnamento, simile a quello
della transustanziazione, è che nel momento in cui l’Officiante benedice il
pane e il vino, si aggiungono ad essi, in senso letterale e materiale, sebbene
invisibile agli occhi umani, il corpo e il sangue
di Gesù Cristo, cosicché al posto di un’unica sostanza ce ne sono
due. Teoria
della Commemorazione Semplice. Questa teoria è più liberale. Durante il
periodo della Riforma Protestante del XVI° secolo, è stata per prima
formulata dal riformatore svizzero Hulrich Zwingli, sebbene verso la fine
della sua vita si era poi ravvicinato all’insegnamento propugnato da
Giovanni Calvino (della quale diremo appresso). Questa teoria insegna che la
Cena non è altro che una semplice Commemorazione della morte di Gesù Cristo
e non c’è presenza alcuna del Signore, né spirituale né materiale, negli
elementi del pane e del vino poiché egli non è assolutamente
presente oggi sulla terra.
La
teoria della Impanazione o della presenza spirituale di Cristo. Questa
teoria insegna che la Santa Cena è un mezzo della grazia di Dio. Gli emblemi
del pane e del vino rimangono tali anche dopo la consacrazione e sono
un'immagine del corpo e
del sangue del Signore Gesù Cristo, il quale, comunque è realmente presente,
ma spiritualmente. Questo vuol dire che Cristo Gesù è presente col suo
Spirito negli elementi in virtù della Sua Onnipresenza, per cui può essere
presente dappertutto nello stesso tempo; il pane e il vino non si
trasformano e non agiscono da soli, meccanicamente, come insegna la teoria
della transustanziazione dei cattolici, però essi sono mezzi di grazia che
assicurano preziose benedizioni a coloro che partecipano alla Santa Cena con
la giusta disposizione d'animo.
Di queste quattro teorie, le prime tre sono
da scartare, in quanto non esprimono il concetto esatto delle parole di Gesù.Se
ci si attiene esclusivamente alla Bibbia, che non si oppone mai, comunque, al
buon senso, non è possibile accettare l'insegnamento della
transustanziazione né tanto meno quello della consustanziazione. La terza
teoria, inoltre, quella della commemorazione semplice, mette in dubbio
l’Onnipotenza e l’Onnipresenza stessa di Cristo quale vero Dio. Il
Nuovo Testamento è stato scritto nella lingua greca comune di allora (il koinè
dialektos). Comunque, Gesù Cristo, quale ebreo, si esprimeva nella lingua
comune più parlata dal popolo ebraico, che allora era l’aramaico, lingua
simile all’ebraico, dello stesso ceppo semitico. Nella lingua aramaica, con
la quale sicuramente Gesù si espresse quando disse “quest’è il mio
corpo…quest’è il mio sangue”, non si adopera la
copula (parola che lega l'attributo al
soggetto) e che in ebraico come in
greco l'uso di legare l'attributo al soggetto indica, come in Luca
12:1; Galati 4:24; Ebrei 10:20, che si tratta spesso di termini allegorici.
Gesù in un’occasione ha detto pure: “Io sono la porta... Io sono la
via... Io sono la vite... » (Giovanni 10: 9; 14: 6; 15: 1), mentre l'apostolo
Paolo ha detto di Gesù Cristo che Egli è la roccia (I Corinzi 10: 4);
nell'Antico Testamento troviamo pure che, tantissime volte, Dio è chiamato:
rocca, scudo, sole ecc.- Nessuno, ovviamente, ha mai pensato trattarsi d'altro
che di paragoni. Non si deve perdere di vista il fatto che Gesù stesso,
costatando che i Giudei si erano sbagliati sul significato delle sue parole
circa il pane di vita (“Io sono il pan della vita... se voi non mangiate la
carne del Figliuol dell'uomo, e non bevete il suo sangue, voi non avete la
vita in voi”), li avverte che si tratta di un paragone e che non dovevano
prendere quelle parole nel senso letterale: “Lo spirito è quel che
vivifica, la carne non giova nulla; le parole che io vi ragiono sono spirito e
vita”(Giovanni 6:63). Matteo 18:20 …dovunque due, o
tre, son raunati nel nome mio, quivi son io nel mezzo di loro.
L’insegnamento corretto ed originale della
Santa Cena, purtroppo, è andato nei secoli trasformandosi per far posto a
nuovi concetti, pieni di reminiscenze pagane. Tra i cosiddetti Padri
Apostolici, l'idea che la Santa Cena fosse una commemorazione e che gli
elementi fossero dei simboli, permane, ma il concetto di sacrificio dato a
questa istituzione fa una timida apparizione negli scritti di Ignazio d’Antiochia,
Giustino Martire, Ireneo e Cipriano. La
Comunione o Santa Cena è certamente la commemorazione del sacrificio compiuto
da Gesù Cristo sulla croce del Calvario, in favore dell'umanità. Le Sue
parole ce lo insegnano:
“Bevetene
tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il qua-le è
sparso per molti per la remissione dei peccati” (Matteo 26:28 V.R.).
1Corinzi 11:27Perciò, chiunque avrà
mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore, indegnamente, sarà
colpevole del corpo, e del sangue del Signore.
Se il pane e il vino sono simboli del corpo e
del sangue di Cristo, il fatto di mangiare il pane e di bere il vino diventa
un atto simbolico significante la partecipazione ai benefici dell'espiazione
di Cristo, partecipazione ottenuta attraverso la comunione stabilitasi tra il
salvato e il Salvatore che è in modo speciale presente in Spirito nella
Comunione.
Appropriandoci della vita di Cristo, vita
sacrificata sulla croce, contenuta nella sua Parola, noi viviamo come lui,
nella sua santità.Cristo abita veramente nei nostri cuori in Ispirito, per
mezzo della fede (Efesini 3:17). “Siccome
v'è un unico pane, noi, che siam molti, siamo un corpo unico, perché
partecipiamo tutti a
quell'unico pane” (I Corinzi 10:17 V.R.).
La
Santa Cena è un annuncio alla preparazione per un grande avvenimento, quello
che realizza le speranze più profonde di ogni figliuolo di Dio: il ritorno di
Gesù Cristo. La Comunione, dunque, ha pure un carattere escatologico ed è il
segno col quale il Signore ha lasciato ai discepoli l'impressione più
consolante. Gesù dice loro infatti: “Io vi dico che d'ora in poi non berrò
più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi
nel regno del Padre mio” (Matteo 26:29 V.R.). E l'apostolo Paolo dice, in I
Corinzi 11: 26: “Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di
questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch'egli venga”. Sullo stesso tema: EUCARISTIA:
DIFESA Enciclica «Ecclesia
de Eucharestia» di Giovanni Paolo II
L'Enciclica del papa e i protestanti italiani
La Santa Cena
(Chiesa di Cristo di
Padova)
(Secondo la concezione della Chiesa Evangelica Pentecostale)
(http://www.chiesacristiana.it)
Vedremo
ora il significato di questa istituzione alla luce della Bibbia e, alla luce
della storia, noteremo pure le trasformazioni che la hanno accompagnata
attraverso i secoli.
Uno studioso biblico così descrive la celebrazione della Pasqua nelle
famiglie ebraiche, al tempo della vita terrena del Signore Gesù Cristo:
«Il sacrificio doveva essere offerto dal padrone di casa o da qualcuno dei
suoi servitori.Dopo che l'agnello era stato arrostito, secondo le regole
tradizionali, la famiglia si riuniva in una stanza dove dovevano esserci dei
divani. «Anche i poveri in Israele, dice il Talmud, dovranno stendersi sul
divano e prendere il proprio pasto in segno di libertà e non dovranno bere
meno delle quattro coppe regolamentari, anche coloro che vivono della carità
pubblica». La prima era accompagnata da un'azione di grazia per il vino e per
la festa, poi si mangiavano le erbe amare e gli azzimi e infine l'agnello
arrostito.Quando veniva versata la seconda coppa, il figlio primogenito
interrogava il padre sulla festa che si stava celebrando.Il padre rispondeva
allora in modo adatto all'età del figlio, gli ricordava le sofferenze
d'Israele in Egitto e la sua liberazione dalla schiavitù fatta
dall'Eterno.Dopo si cantava la prima parte dell'Hallel (Salmi da 113 a
118).Veniva poi la terza coppa seguita dalla benedizione del pasto e la quarta
dopo la quale si terminava l'Hallel ».
Al Calvario la
realtà si incontrò con il tipo. Quando si lacerò la “cortina” del
tempio, che separava il luogo Santo dal luogo Santissimo, fu il segnale che
non ci sarebbe più stata separazione tra Dio ed gli uomini credenti che Gli
si accostavano e quindi i sacrifici di animali d'allora in poi erano ormai
vani: Cristo aveva operato la riconciliazione con il versamento del Suo
Sangue.Ora Cristo Gesù è diventato « la nostra pasqua », e non è più
necessario compiere alcun sacrificio di animali. (I Corinzi 5: 7; Giovanni 19:
30).
Tre Evangeli riferiscono alcuni particolari dell’istituzione della Santa
Cena (Matteo 26:26-29; Marco14:22-25; Luca 22: 15-20).Leggiamo il racconto
dell’Evangelo di Luca:
La
Comunione, o Santa Cena, non è comunque una semplice commemorazione della
morte di Gesù Gesù Cristo come insegnava Zwingli e come oggi insegnano
molti. Gesù Cristo impartisce realmente delle meravigliose benedizioni a
coloro che partecipano con la giusta attitudine spirituale alla Santa Cena,
prendendo del pane e del vino. Come non si può ammettere nel rito della
Comunione o Santa Cena, quand’è celebrata in modo biblico, la particolare
presenza spirituale di Gesù Cristo? Egli è L’Iddio Onnipotente e
Onnipresente! Gesù stesso assicurò i suoi discepoli che dove due o tre si
fossero riuniti nel Suo nome Egli sarebbe stato con loro e che sarebbe stato
con loro fino alla fine del mondo.
In un’occasione affermò che mentre Egli
si trovava sulla terra si trovava contemporaneamente pure in cielo. Leggiamo
questi passi:
Per quanto riguarda la teoria della Transustanziazione aggiungiamo che, le
parole stesse di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo 26:29 indicano con
sufficiente chiarezza che gli elementi della Cena non sono
trasformati e rimangono tali: il pane rimane pane ed il vino rimane vino:
“Io non berrò più di questo frutto della vigna, fino al
giorno che lo berrò di nuovo con voi nel regno del Padre mio” (V.R.).
Inoltre, il sacrificio di Cristo è stato unico e non deve
ripetersi, essendo stato compiuto una volta per tutte ed essendo stato
accettato da Dio. L'Apostolo Paolo, nell’epistola agli Ebrei conferma
chiaramente questa verità (7:27; 9:11, 12, 26, 28; 10:12, 14).
Intanto, anziché pane azzimo (senza lievito)
cominciò a darsi del pane comune e del vino alcoolico, anziché puro succo
d’uva non fermentato. Quest’ultimo, i cristiani se lo procuravano nella
stagione della vendemmia e lo conservavano facendolo bollire a lungo,
rendendolo sciropposo, per impedirne la fermentazione. Quando i cristiani
celebravano la Comunione allungavano con dell’acqua questo succo d’uva
sciroppato. Ma pian piano le cose cambiarono e ai tempi di questi scrittori si
mescolava l'acqua col vino volendo simboleggiare invece l'unione dello Spirito
di Dio con lo spirito del credente. Inoltre, cominciò ad attribuirsi ai
simboli una virtù sanatrice. I cosiddetti Padri del IV e del V secolo
raggiunsero infine una nuova tappa e proclamano tutti che l'Eucarestia è un
sacrificio, sebbene esitano nel determinare chiaramente questo concetto; cosa
che sarebbe stato fatto nei secoli successivi.
Del resto, il sacrificio non è tanto quello
di Gesù (benché Cirillo di Gerusalemme, Gregorio di Nizza, Crisostomo e
soprattutto Gregorio I propendano piuttosto per l'idea di un rinnovamento del
sacrificio di Gesù) quanto l'offerta dei fedeli.
Quindi cominciarono ad essere offerti sacrifici per i morti con le cosiddette
messe di suffragio, credendo che il sacrificio della messa abbia effetti
propiziatori anche per i defunti oltre che per i vivi.
Benchè Agostino,
Teodoro, Ambrogio e in particolare il papa Gelasio I restano fedeli all'idea
che il pane e il vino sono dei simboli e che la Santa Cena costituisce un
mezzo della grazia per entrare in comunione spirituale con Dio, cominciò ad
essere insegnata pure la teoria della presenza reale del corpo e del sangue di
Cristo negli elementi eucaristici.Di conseguenza, la stessa liturgia comincia
a svilupparsi sempre di più e lo svolgimento delle messe viene regolato con
accuratezza. Cominciò a sparire la semplicità evangelica.
Nell'831, in uno scritto di Paschase Radbert, monaco di Corbia, dedicato a
Carlo il Calvo, fece la sua apparizione in Occidente, la dottrina secondo la
quale il pane e il vino sono trasformati nel corpo e nel sangue di Cristo,
sebbene essa era stata già presentata in Oriente durante il secondo Concilio
di Nicea nel 787, nel secolo precedente. Questa teoria fu subito combattuta da
Raban Maur, abate di Fulda, da Ratrainme, da Giovanni Scoto e più tardi da
Berengario di Tours, ma trionfò ugualmente e dal dodicesimo secolo si è
imposta ufficialmente la parola «transustanziazione».
Questa teoria sarà consacrata in modo definitivo dal concilio del Laterano
del 1215 (quarta sessione). Di conseguenza il rito dell’Eucarestia soppiantò
definitivamente la predicazione della Parola di Dio. Successivamente, nel
1220, Papa Onorio III ordina l'elevazione dell'ostia durante la celebrazione
dell’Eucarestia enel 1264, Urbano IV istituisce la festa del Corpus Domini e
le processioni del sacramento. Saranno poi Tommaso d'Aquino e Alberto Magno a
formulare nel suo insieme la teoria della messa, che in seguito non cambierà
di molto. Al concilio di Costanza, nel 1415, dopo il martirio di Giovanni Hus,
(sostenitore del corretto insegnamento evangelico che il calice del vino fosse
passato a tutti i fedeli) sopprime per sempre la coppa ai fedeli e nella
sessione dell'11 Ottobre 1551 il Concilio di Trento formula la dottrina dell'Eucarestia
e quella del sacrificio della messa nella sessione del 17 Settembre 1562.
Il pane azzimo spezzato rappresenta il corpo
perfetto ed immacolato di Gesù Cristo che è stato immolato per noi. Il vino
non fermentato è un simbolo del sangue puro di Cristo versato per i
peccatori, quale suggello del Nuovo Patto.
Il sacrificio di Gesù Cristo era puro, perfetto, e coronava una vita pura e
perfetta.Cristo era l'agnello « senza difetto né macchia ». Ecco perché
nella Comunione il pane usato, che rappresenta il Suo corpo, dovrebbe essere
senza lievito (azzimo) e il vino che simbolizza il suo sangue dovrebbe essere
non fermentato.Il lievito, è segno di fermentazione, cioè di peccato e di
morte (Matteo 16: 6, 11, 12). La Legge prescriveva che durante la festa di
Pasqua era vietato consumare e tenere in casa tutti i prodotti fermentati o
derivati da fermentazione, quale il pane comune e il vino alcolico (Esodo
12:8; Levitico 23:5, 6; Matteo 26:17); Ciò significava che essi dovevano
fuggire la corruzione dell'ipocrisia e del peccato. Perciò, quando Cristo Gesù
istituì la Santa Cena utilizzò, senz’ombra di dubbio, prodotti non
fermentati, vale a dire, pane azzimo e puro succo d’uva, non alcolico.
Il
pane della Santa Cena è l’immagine del sostentamento dell'esistenza
spirituale; mangiare significa nutrirsi spiritualmente.Il vino è un'immagine
del sangue, che è la vita (“Poiché la vita della carne è nel sangue” -
Levitico 17:11); bere significa sottoporsi al beneficio della trasmissione di
un fluido vitale.Il pane e il vino simbolizzano così la pienezza della vita
che Cristo comunica ai suoi discepoli.Questa vita deve sostituirsi alla loro,
come il tronco comunica la sua vita ai tralci. Il cristiano deve poter dire
con L’Apostolo Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più
io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Galati 2:20 V.R.).
La Santa Cena simbolizza dunque la santificazione immediata e progressiva dei
credenti. La Santa Cena ci insegna a realizzare l'appropriazione di una vita
santa attraverso la nostra comunione con Cristo: con Gesù Cristo crocifisso
che, ci fa morire a noi stessi, e con Cristo risuscitato che ci risuscita a
novità di vita. Il lato negativo della santificazione, cioè la morte a noi
stessi, è raffigurato dal pane e dal vino, poiché essi sono i segni della
morte di Cristo; il lato positivo o l'infusione della vita nuova è
raffigurato dallo stesso pane e dallo stesso vino, poiché essi rappresentano
Cristo che viene in noi, per mezzo del Suo Spirito, per sviluppare il Suo
carattere santo, la Sua natura divina.
Il pane e il vino, simboli del corpo e del sangue di Cristo, rappresentano
pure la Sua Parola e il suo Spirito, che nutrono la nostra anima, diventando
parte integrante della nostra anima, proprio come il letterale pane e vino
diventano parte integrante del nostro corpo fisico attraverso la loro
assunzione.Dal nutrirci spiritualmente, ogni giorno, della Parola di Dio, ne
deriva una comunione intima e personale con Cristo. Così, le seguenti parole
di Cristo non hanno niente di oscuro né di misterioso:
La Santa Cena oltre ad essere la Comunione del credente con Cristo,
è anche la Comunione dei credenti tra loro, perché li unisce gli uni agli
altri e da loro il senso che fanno parte di un'unica e medesima famiglia,
quella di Dio:
Ecco
dunque le tre cose chiaramente ricordate, realizzate e annunciate nel
Sacramento della Santa Cena:
In
relazione al passato esso ci mostra il riscatto della Chiesa operato dal
sacrificio espiatorio di Gesù Cristo, sulla croce del Calvario;
In
relazione al presente esso è l'alimento spirituale della Chiesa e
della sua unità in Cristo Gesù;
In relazione al futuro esso è annuncio della felicità eterna della Chiesa, al
ritorno di Gesù Cristo.