Perché sono anglicano

Pierre Weité Whalon

~ E’il 973° vescovo della Chiesa Episcopale degli Stati Uniti.
Dal gennaio del 2002, sovrintende a otto chiese e otto missioni che dipendono dalla diocesi europea della sua Chiesa, la cui sede è a Parigi. 
E’ sposato e padre di una figlia.
Articolo tratto da ‘Actualité des Religions’, ottobre 2002. 
Traduzione dal francese a cura di Ikthys ~



Sono nato cattolico romano. In passato, prima di diventare vescovo, avevo intitolato uno dei miei articoli: «Per essere un buon cattolico, ho dovuto lasciare la Chiesa di Roma...».
La mia carica episcopale mi impone ora di essere più preciso.
Sono dunque nato cattolico romano. Mi sono convertito all'anglicanesimo all'età di venticinque anni, ma già da molto tempo prima avevo capito di non essere «romano» nella profondità del mio animo.
Infatti, per quanto mi è dato di ricordare, il problema dei cristiani separati, protestanti o ortodossi, mi è sempre stato a cuore: perché mai costoro venivano esclusi da quella mia Chiesa che pur tuttavia si proclamava la vera, la sola Chiesa, ovverosia quella di tutti? Sulla base di questa affermazione essa non poteva permettersi d'escludere nessuno! Pensavo e continuo a pensare che sulla Chiesa di Roma grava la grande responsabilità, anche se non esclusiva, della divisione dei cristiani.
Essa si definisce cattolica e universale. Sia pure. Spetta dunque a lei assumersi la responsabilità di riunire i cristiani attorno ad una stessa tavola e di discutere con loro, senza stabilire come condizione preliminare, il loro obbligo di aderire a dogmi e a dottrine definite nel corso del XIX secolo.
Da bambino sognavo di diventare prete. Il problema dei cristiani separati mi ha però sempre impedito di muovermi in tale direzione. Mi sono dunque fidanzato. Quella che in seguito è diventata mia moglie era anglicana e apparteneva alla Chiesa episcopale americana. E’ con lei che ho attraversato per la prima volta la soglia di una chiesa anglicana. In un primo momento con molta esitazione, in quanto ero ancora imbevuto della falsa idea secondo cui questa Chiesa sarebbe stata costruita su un divorzio, quello di Enrico VIII d’Inghilterra. Comunque, ci sono entrato… e mi sono sentito immediatamente a casa mia.
Ho forse ritrovato in essa la fede di mia madre, una francese il cui cattolicesimo era più aperto di quello dei cattolici americani, in quel momento molto irlandese? E’ probabile. Le parole che vi ho sentite mi hanno sedotto, in quanto riprendevano la mia vecchia idea secondo cui la vera Chiesa di Cristo non potrà trovare concreta realizzazione finché ci saranno dei cristiani esclusi.
Molto presto appresi che l’anglicanesimo è una Chiesa transitoria, che durerà finché persisterà questo periodo di disunione, una Chiesa che è destinata a scomparire il giorno in cui tutte le Chiese si riuniranno in una sola.
E’ in funzione di questo obiettivo che la comunione anglicana, di concerto con le Chiese protestanti, ha lanciato il movimento ecumenico, al quale ha totalmente aderito. E’ un modo straordinario di essere cristiani!
Già prima della mia conversione, ho fatto la comunione insieme agli anglicani. Una cosa assolutamente banale: ogni cristiano battezzato da un prete, ordinato da un vescovo, sia esso ortodosso, cattolico o luterano, può partecipare alla tavola del Signore. Non è questa una magnifica prova d’amore? D’altronde, noi non ci riteniamo infallibili. Cosa che ci protegge da un errore fatale…
Nel novembre del 2001, sono stato consacrato vescovo. Il mio arcivescovo, il primate della Chiesa episcopale americana, che co-presiede la commissione del dialogo anglicani-cattolici, si trovava a Roma. E’ lì che si è tenuta la cerimonia.
Il giorno prima, sono stato presentato al Papa: è la prima volta che ciò accade nella storia della nostra Chiesa.
Mi ha molto colpito l’affermazione del Papa secondo cui la disunione dei cristiani è il più grande ostacolo alla predicazione del Vangelo.
Come è infatti possibile parlare di amore se offriamo agli altri l’immagine di fratelli che si detestano?
Finché la Chiesa si manterrà immersa nella disunione, resteremo tutti alla deriva. Ecco perché ho scelto di diventare cattolico riformato. Ovverosia anglicano…

              Ikthys