Convitto Nazionale Statale " G. Bruno "

Maddaloni ( CE )

 

                       

E' la più antica istituzione scolastica pubblica della provincia di Caserta. Il Convitto nasce da una legge di Giuseppe Bonaparte del 1807 e nei  successivi decreti dell' 8/3 e del 1/9/1808 si legge " Il Collegio Reale della provincia di Terra di Lavoro avrà la sua residenza in Maddaloni nel soppresso monastero dei Conventuali..." . Il Governo, nel 1861, avocava a se la direzione e l'amministrazione e l' antico Collegio veniva chiamato Regio Convitto Nazionale e ,nel 1865,intitolato al  nolano Giordano Bruno ( frate domenicano  accusato di eresia e bruciato vivo per le sue idee filosofiche a Roma nel 1600, era il simbolo dell ' anticonformismo, all' insofferenza al dogmatismo cattolico e alla cultura ufficiale del secolo XVI° ) . Il Convitto annovera, tra i suoi allievi più famosi, Luigi Settembrini, che frequentò il Collegio dal 1821 al 1827 e fin dal 1 gennaio 1861, in qualità di ispettore generale degli studi delle province meridionali del Regno sabaudo, lo riformò. L'attività del G. Bruno, come quella degli altri Convitti Nazionali, è regolata dai R. R. D. D. 1054/23 e 2009/25, i quali ne individuano le finalità e ne disciplinano il funzionamento. E' gestito da un Consiglio di Amministrazione di cui fanno parte, rappresentanti del Comune, della Provincia, del Ministero dell 'Istruzione e dell 'Intendenza di Finanza, oltre al Rettore ,che ne è  Presidente, e all ' Economo. Trattandosi di Ente Pubblico del tutto privo di finalità di lucro, tutte le entrate, che peraltro coincidono con le rette pagate dalle famiglie degli alunni stessi, sono utilizzate in funzione dei bisogni degli alunni stessi. Accoglie giovani studenti delle annesse Scuole Elementari, Medie, del Liceo Classico e del Liceo Classico Europeo ai quali è assicurato l'esercizio del diritto allo studio. Figura importante per questi alunni è quella degli Istitutori che nell'ambito della loro funzione  partecipano al processo di formazione e di educazione degli stessi in un quadro coordinato di rapporti e di intese con i docenti delle scuole da essi frequentate. L'attività educativa è volta alla promozione dei processi di crescita umana, civile e culturale, nonchè di socializzazione degli allievi, convittori e semiconvittori, i quali sono cosi' assistiti e guidati nella loro partecipazione ai vari momenti della vita comune nel convitto. La stessa attività è finalizzata anche all'organizzazione degli studi e del tempo libero, delle iniziative culturali, sportive e ricreative, nonchè alla definizione delle rispettive metodologie, anche per gli aspetti psicopedagogici e di orientamento. Grazie ai propri servizi sanitari,         ( medicina generica e assistenza infermieristica ), erogati esclusivamente per gli alunni interni, il Convitto esercita una costante vigilanza sulla salute dei giovani ospiti, realizzando un' efficacia opera di prevenzione e di informazione. Il regime alimentare, cui sono sottoposti gli alunni, è conforme ai parametri nutrizionali stabiliti dalla legge, mentre la preparazione dei pasti è affidata a personale di elevata professionalità. Negli ultimi anni l ' edificio che ospita il Convitto ha subito importanti interventi di consolidamento strutturale ( resisi necessari a seguito degli eventi sismici dell' 80) e di sicurezza di tutti gli impianti  funzionanti in base alle  normative vigenti.

Ubicazione e notizie storiche - architettoniche - artistiche della struttura

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  VEDUTA DEL  CONVITTO AGLI INIZI DEL 1900                                                  VEDUTA DEL CONVITTO PUNTELLATO NEL 1960

 Nel punto in cui via S. Francesco si allarga a formare una piccola piazza che guarda verso via Concezione è situato il Convitto Nazionale , adiacente alla chiesa di S. Francesco, di cui era convento. Secondo la leggenda ne sarebbe stata iniziata la costruzione dallo stesso S. Francesco, di passaggio per Maddaloni . Il portone di piperno grigio e pietra di Bellona, recante sulla sommità lo stemma dei francescani, cioè due braccia che si incrociano, introduce nel chiostro, un cortile delimitato ad ogni lato da archi sorretti da piloni. Al centro, elevato su una base di due gradini, un pozzo di pietra con il ricorrente stemma dei francescani e, alla sua destra, un alto contenitore di pietra che custodisce un albero di limoni a ricordo di quello che, secondo la leggenda, sarebbe stato piantato da S. Francesco. Un epigrafe in latino ci ricorda il potere miracoloso dei suoi  frutti  e tradotta in italiano dice : Se sei malato, viandante, fermati. Guarda l ' albero verdeggiante. Sappi : il suo frutto guarisce le malattie, perchè lo piantò S. Francesco : abbi fede, stai bene ! La statua di G. Bruno (opera di S. Castrorani - 1889 ) domina il corridoio situato di fronte all ' ingresso e che conduce alle due rampe dello scalone in pietra lavica. La luce, penetrando attraverso tre finestroni arcuati, da rilievo al pianerottolo dove ci sorprendono tre affreschi, racchiusi in altrettanto nicchie. Rappresentano: il primo S. Gioachino, il secondo la fuga in Egitto, il terzo S. Anna. Ad essi e al salone avrebbero lavorato i fratelli  Giovanni e Giuseppe Funaro originari di S. Maria C. V. Alla fine delle scale, attraverso tre grandi porte si accede al salone lungo m. 72, largo m. 10,80, dall' elegante pavimento in cotto la cui uniformità è interrotta da una mattonella bianca che indica il centro preciso del salone e il fuoco delle prospettive. Il salone riceve la luce da due grandi portali ornati da colonne dipinte sulle quali si avvolgono tralci di rose e da angeli che suonano le trombe. La tecnica è quella del trompe - l ' oeil, cioè d ' inganno dell ' occhio, che ha l ' illusione di trovarsi di fronte ad un architettura vera. Alle due estremità del salone, quattro porte, disposte l ' una di fronte all ' altra, permettono di accedere ai corridoi laterali, lungo il salone, poi, dal lato dello scalone cinque porte piccole introducono in ambienti, oggi destinati ad aule. Al di sopra di esse sono dipinte finte finestre e medaglioni raffiguranti cardinali proveniente dall ' ordine francescano, del periodo che va dal 1302 al 1407. Sul lato opposto otto porte piccole e al di sopra di esse altrettanto finestroni, simmetrici a quelli ciechi, danno luce all ' ambiente. Anche sulle porte di questo lato sono raffigurati personaggi francescani, precisamente i pontefici del periodo 1274 - 1651. La grande tela del soffitto centrale reca tre scene di contenuto religioso a cui si aggiungono soggetti mitologici e fantasiosi. La scena centrale raffigura la Vergine in mezzo a due grandi sostenitori del mistero dell'Immacolata concezione, il filosofo Giovanni Scoto, protetto dalla fede che regge il calice, simbolo della Redenzione, e il papa Sisto V°.  Sul capo della Vergine la colomba che ricorda l ' incarnazione ad opera dello Spirito Santo e in basso gli angeli che mettono in fuga i demoni, ovvero le eresie. I libri scompaginati alludono alla cultura laica. Procedendo verso l ' uscita , attraverso una delle tre porte centrali si giunge ad una sala piccola che si affaccia sullo scalone attraverso tre aperture arcuate. La tela del soffitto di quest'ambiente è stata ormai rimossa ed attende di essere restaurata. Degli affreschi laterali di questa sala restano soltanto le decorazioni con tralci di fiori degli archi delle balconate. Il Convitto, però, è costituito anche da corridoi, stanze e sotterranei altrettanto suggestivi da visitare in quanto rievocano la vita monastica che un tempo dovette fervere tra queste mura. Esso, quindi, resta nell'ambito della città un monumento colmo di  fascino che gli deriva e dalla ricchezza artistica e dalla non meno prestigiosa ricchezza culturale, legata alle sue origini, alla sua storia e a personaggi importanti quali G. Bruno, F. Fiorentino e L. Settembrini; perciò, unitamente alle opere d'arte presenti a Maddaloni, dà particolare prestigio alla nostra città.

               

Buona parte di queste notizie storiche sono tratte dall' opuscolo distribuito dal Museo Civico di Maddaloni in occasione della XII Settimana per i Beni Culturali..

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