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Parmigianino: Cupido che fabbrica l'arco (Francis G. Mayer /Corbis)                                                     Cupido

 Cupido, dio dell'amore, il cui nome deriva dal verbo latino cupere, "bramare", era considerato nella mitologia romana il figlio di Venere e Vulcano.
Lo scrittore latino Apuleio racconta nell'Asino d'oro che il giovane dio si innamorò della bellissima fanciulla Psiche.
In altre storie viene descritto come ragazzo dispettoso che si diverte a colpire uomini e dei con le proprie frecce d'argento per farli innamorare perdutamente.
A Cupido corrisponde Eros nella mitologia greca ed in origine egli è figlio del Caos, l'abisso buio e silenzioso da cui nacquero tutte le cose, e personificazione dell'armonia.
In seguito viene visto come giovane bello ed affascinante accompagnato da Imero, "desiderio", e Foto, "bramosia", ed in epoca più tarda è descritto sempre vicino alla madre Afrodite.
Nelle raffigurazioni artistiche il dio viene rappresentato come giovane fanciullo nudo e alato con spesso in mano arco e frecce magiche, a volte bendato per ricordare la cecità dell'amore.

 

Psyche's Dream, by Josephine Wall

                                              

                                                     Psiche

 

Psiche è una figura della mitologia romana.Il suo nome significa "anima".Era una eroina, protagonista dell'Asino d'oro di Apuleio (libri IV-VI).
La dea Venere era gelosa della bellezza di Psiche, chiese quindi a Cupido di fa innamorare la ragazza dell'uomo più brutto che esistesse. Ma fu proprio il dio dell'amore ad innamorarsi di lei.
 

 

                                                            Venere                    
 

I greci la chiamavano Afrodite, perché era nata dalla spuma (aphròs) del mare. Era figlia del Cielo e del Mare: divinità più mediterranea di così…!
Ed era bella, bellissima, anzi la raffigurazione divina della bellezza assoluta: e fu sùbito annoverata fra i vip dell’Olimpo, perché una bellezza così folgorante non poteva essere mortale.
Venere vive, si può dire, ancora oggi, perché è la dea dell’amore e della seduzione: persino dèi rozzi come il brutto Vulcano, che ne fu il marito, o “rambo” nerboruti come Marte, che ne fu uno degli amanti, ne subirono il fascino ( godendone ovviamente anche delle… generose prestazioni ). Mentre altre dèe nutrivano verso di lei un forse giustificabile risentimento.
Fu una dea capricciosa e volubile, e molti guai combinò ai mortali suscitando o sciogliendo vincoli e passioni amorose. Capricci di cui essa stessa fu poi a sua volta vittima, quando il suo malizioso figlio, Amore (Eros), le scagliò una delle sue frecce e la fece invaghire di Adone: un giovane e bellissimo cacciatore, la cui prematura morte gettò l’innamorata dea nella disperazione. Il burbero-benefico Giove, che di amori e amorazzi se ne intendeva, se ne impietosì e consentì che ogni anno il bell’Adone tornasse fra i vivi e trascorresse quattro mesi con l’amata dea. Ed è in questa resurrezione che gli antichi videro l’eterno rifiorire della natura e il risorgere di ogni tenace amore.

 

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