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L'Austria nel XIX secolo

 
 

Agli inizi del XIX secolo si ha un mutamento delle condizioni generali dell'Europa. Iniziato nel novembre del 1814 e conclusosi nel giugno del 1815, il Congresso di Vienna, al quale parteciparono l'Austria, la Russia, la Prussia, l'Inghilterra e la Francia, uscita sconfitta dalle guerre napoleoniche, decise di riorganizzare politicamente l'Europa: riconobbe 39 stati tedeschi, tra i quali i principali sono l'impero d'Austria, il regno di Prussia, il regno di Baviera, il regno di Sassonia, il regno del Württemberg e il granducato del Baden, e ridimensionò anche i confini. Per quanto riguarda l'Austria, essa riacquistò i territori ceduti alla Baviera ed ottenne la supremazia in Italia e la presidenza della Confederazione Germanica, che, nata l'8 giugno del 1815, riuniva sotto di sé gli stati tedeschi. Inoltre l'Austria stipulò nel novembre del 1815 insieme a Prussia, Russia e Inghilterra la Quadruplice Alleanza, che aveva il compito di far rispettare gli accordi presi dal Congresso di Vienna, e nel settembre del 1815 insieme a Russia e Prussia la Santa Alleanza, che, sulla base della Santa Religione Cristiana, aveva il compito di difendere il Cristianesimo dall'Illuminismo.
I moti del '21 videro l'Austria far fronte al malcontento dell'Italia e alle rivendicazioni delle antiche autonomie da parte dell'Ungheria.
L'intreccio fra liberalismo e contrastanti nazionalismi fu fatale all'esplosione rivoluzionaria del 1848. Nel marzo le sommosse portarono alla cacciata di Metternich, chiamato nel 1809 alla guida del paese da Francesco II, e dell'imperatore Ferdinando. L'Impero risultò essere in pericolo a causa delle ribellioni in Ungheria, a Milano e a Venezia, che cercava di tornare Serenissima come un tempo. A questo punto non c'era altro da fare: il 2 dicembre 1848 il debole imperatore Ferdinando abdicò e il suo cadetto Francesco Carlo, non essendo anch'egli all'altezza della reggenza dell'Impero, spinto dalla moglie Sofia di Baviera, politicamente più capace del marito, abdicò a sua volta in favore del figlio diciottenne Francesco Giuseppe.
Nel 1849 l'Austria, guidata dal nuovo imperatore, riuscì a vincere la prima Guerra d'Indipendenza, sconfiggendo il Piemonte a Novara (23 marzo), e a porre fine a tutte le esperienze democratiche presenti in Europa: in Toscana, a Venezia e in Ungheria.
Intervenne, poi, a fianco della Francia e dell'Inghilterra durante la Guerra di Crimea (1853-1856). Il lungo conflitto deteriorò i rapporti con la Russia e peggiorò le condizioni finanziarie austriache, costrette ad affrontare nel giro di pochi anni un nuovo scontro col Regno di Sardegna.
Il Congresso di Vienna aveva posto l'Italia sotto l'influenza austriaca e il suo assetto politico rimase invariato fino al 1859. Nel 1858 si tenne l'incontro di Plombières tra Napoleone III e lo statista Camillo Benso conte di Cavour, durante il quale venne stipulato un trattato segreto franco-piemontese, in cui si assicurava al Regno di Sardegna l'intervento della Francia in caso di attacco dall'Austria. L'eventuale guerra si sarebbe chiusa con la formazione del regno dell'Alta Italia, con a capo re Vittorio Emanuele II di Savoia e comprendente il Piemonte, il Lombardo-Veneto e l'Emilia, il regno dell'Italia Centrale, da assegnare a un principe francese, il regno dell'Italia del Sud, il tutto in una federazione sotto la presidenza onoraria del pontefice che avrebbe mantenuto Roma. Create da Cavour le premesse affinché l'Austria entrasse in guerra, iniziò il 29 aprile 1859 la seconda Guerra d'Indipendenza con l'immediato intervento dei Francesi al fianco dei Piemontesi. Le sorti della guerra volsero subito a vantaggio delle truppe franco-piemontesi: le truppe alleate vinsero a Montebello, Palestro, Magenta, Solferino e San Martino. Nell'esercito austriaco, dopo queste sconfitte, il comando delle operazioni venne assunto direttamente da Francesco Giuseppe.
Ci fu però una serie di impreviste insurrezioni nell'Italia Centrale (Toscana, Parma, Modena, Legazioni Pontificie), con il conseguente rovesciamento dei vigenti regimi assolutistici. Napoleone III era molto preoccupato per il fatto che vedeva sfumare il progetto di un Centro Italia francese. Decise, allora, senza aver preavvisato gli alleati piemontesi, di firmare con gli Austriaci un armistizio a Villafranca (11 luglio 1860). Questo armistizio prevedeva la consegna della Lombardia al Piemonte e il ritorno dei territori liberati dell'Italia Centrale alle antiche dinastie regnanti. Le popolazioni locali, però, si opposero al ritorno dei vecchi regimi e con una serie di plebisciti sancirono l'annessione al Piemonte. Il 17 marzo 1861, ottenuto anche il Regno delle Due Sicilie, fu proclamato il Regno d'Italia.
La politica di Bismarck, volta a realizzare il suo disegno di una Germania unita, portò nel 1863 allo scoppio della questione dei Ducati danesi (Schleswig, Holstein e Lauenburg) posseduti dal re di Danimarca, ma abitati gli ultimi due da popolazioni per lo più tedesche e facenti parte della Confederazione germanica, e ad una conseguente guerra che vedeva schierati da una parte la Danimarca e dall'altra l'Austria e la Prussia. La rapida vittoria austro-prussiana, raggiunta nel 1864, permise ai due vincitori la spartizione dei Ducati danesi. Questa spartizione fu, però, causa di dissenso tra le due potenze, tanto che si giunse ad una guerra di predominio. Lo scontro fu breve. L'esercito prussiano inflisse senza fatica all'Austria una sconfitta presso Sadowa nel 1866, anche perché era dotato di un armamento più moderno, era più rapido nei movimenti grazie all'uso delle ferrovie e poteva contare sull'aiuto del Regno d'Italia, al quale promise il Veneto in caso di vittoria.
L'Impero asburgico fu costretto a firmare la pace di Praga che segnò non solo la perdita da parte dell'Austria dell'Holstein e del Veneto, offerto a Napoleone perché lo cedesse all'Italia, ma anche lo scioglimento della Confederazione Germanica e quindi la fine dell'influenza austriaca sugli Stati tedeschi. La Prussia intanto annetteva alcuni territori a nord della Germania e la città libera di Francoforte, diventando lo Stato dominante di una Confederazione della Germania del Nord, presieduta dal re di Prussia e comprendente ventidue Stati.
In seguito la guerra franco-prussiana, con la conseguente vittoria della Prussia a Sedan nel 1870, portò alla nascita dell'Impero Tedesco, proclamato il 18 gennaio 1871 nella reggia di Versailles, comprendente i territori della Confederazione della Germania del Nord e gli Stati tedeschi del Sud rimasti indipendenti nel 1866. La Prussia fu poi in grado di rinsaldare i propri legami con l'Italia, l'Austria e la Russia. Nel 1882 si unirono Austria, Germania e Italia nella Triplice Alleanza.
Per quanto riguarda la questione ungherese, Francesco Giuseppe, viste le difficoltà incontrate sul fronte italiano, decise di essere conciliante verso le richieste magiare. Venne stesa nel 1865 una nuova costituzione ungherese, nella quale l'Ungheria poté rafforzare le proprie posizioni in seguito alla sconfitta dell'Austria nella guerra austro-prussiana. Il compromesso raggiunto nel 1867 (conosciuto col nome di Ausgleich) portò alla Duplice monarchia austro-ungherese: l'impero fu diviso in due monarchie (il confine era segnato dal corso del fiume Leitha, ed è da questo che deriva il nome Cisleitania dato all'Austria e il nome Transleitania dato all'Ungheria) e Francesco Giuseppe, insieme alla moglie Elisabetta di Baviera, fu incoronato a Budapest re d'Ungheria.
Le inappagate aspirazioni nazionali delle diverse etnie all'interno dell'impero asburgico costituirono la nota dominante della vita politica dell'Austria-Ungheria tra gli anni '70 dell'ottocento e la prima Guerra Mondiale. Il compromesso del 1867 non servì a eliminare i contrasti delle varie etnie; e neppure la politica degli Asburgo, volta allo sfruttamento delle ostilità fra le varie nazionalità, concedendo favori e privilegi alle classi dominanti delle singole regioni, riuscì a contrastare le tendenze centrifughe che minacciavano di disgregare l'impero.
In particolare non furono soddisfatte le richieste della popolazione ceca, il gruppo slavo che aveva raggiunto la maggiore maturazione nazionale, culturale ed economica. L'opposizione a Vienna divenne più forte a partire dal 1899, anno in cui era stato abolito il provvedimento che due anni prima aveva parificato la lingua ceca a quella tedesca. Da allora il nazionalismo ceco si organizzò nel movimento dei "piccoli cechi" ed ebbe come leader Tomàš Masaryk (1850-1937).
Le autorità di Budapest, forti del privilegio attribuito nel 1867 agli ungheresi, intensificarono il processo di magiarizzazione ai danni dei rumeni e dei croati. In Croazia accrebbe la potenza del movimento nazionalista che voleva la nascita di una "grande Croazia" autonoma della quale facessero parte tutti gli slavi meridionali abitanti nell'impero. Questo irredentismo si inasprì con l'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina all'Austria-Ungheria nel 1908.
Per frenare il malcontento popolare il governo di Vienna, dopo aver allargato l'elettorato nel 1897, concesse nel 1907 il suffragio universale. Le elezioni di quello stesso anno videro l'affermazione dei cristiano-sociali e soprattutto dei socialdemocratici, passati da 11 a 87 seggi.
Nei primi anni del nuovo secolo si inasprirono i rapporti dell'Ungheria nei confronti di Vienna: il Partito dell'indipendenza voleva la creazione di un esercito nazionale ungherese e l'autonomia assoluta dell'Ungheria. A queste richieste l'Austria rispose con misure di forza come lo scioglimento del Parlamento ungherese.
Il dualismo, quindi, non risolse i problemi di un impero soggetto sempre più alla Germania e continuamente minato dal moto di rivolta slavo. L'impero cadde così in uno stato di crisi permanente che porterà alla sua dissoluzione, avvenuta alla fine della prima Guerra Mondiale.


Bibliografia:
Capra, Carlo - Chittolini, Giorgio - Della Peruta, Franco, CORSO DI STORIA: l'ottocento e il novecento, Le Monnier, 1992.
Cracco - Prandi - Traniello, L'EUROPA E IL MONDO nell'età contemporanea, SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE-TORINO, 1992.
Enciclopedia multimediale, GEDEA, DeAGOSTINI, 1996/97.
Enciclopedia multimediale, ENCARTA, Microsoft Corporation, 1998.