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Sissi, avvicinatasi alla soglia dei cinquant'anni,
insoddisfatta nei confronti della vita, che le stava portando via
la sua famosa bellezza e che colpiva il suo corpo con dolori che
le impedivano di cavalcare, riversò il proprio spirito sulle
pagine di un diario: ogni esperienza, ogni sensazione, ogni
gioia ed ogni dolore si trasformò in versi, rivolti ad un
futuro lettore che ancora doveva venire al mondo. Un'attività
intensa durata purtroppo solo pochi anni. Senza contare alcune
poesie scritte in età giovanile, il materiale raccolto riguarda
il periodo compreso tra il febbraio 1885 ed il novembre1888.
Così come improvvisamente Sissi fu arsa dal desiderio di
scrivere, così improvvisamente la fiamma si spense: nel gennaio
1989 morì Rodolfo, e da quel momento in poi l'animo
dell'Imperatrice si inaridì non permettendole più di scrivere
versi.
L'imperatrice si sentiva perseguitata dalla corte viennese: temeva che se le sue poesie fossero cadute nelle mani
delle autorità austriache o dei suoi parenti asburgici, non
sarebbero mai state conservate fedelmente. Stabilì allora delle
complicate disposizioni per far arrivare i suoi scritti alle
anime del futuro.
Nel 1890 architettò un piano complicato ma ben preciso
per evitare alla sua generazione di venire a conoscenza dei suoi
scritti.
Pose gli originali e le copie a stampa in una cassetta, che
affidò alla sua dama ed amica Ida Ferenczy, perché la
consegnasse, dopo la sua morte, a suo fratello Carlo Teodoro;
questi, a sua volta, dopo sessant'anni, cioè nel 1950, avrebbe
dovuto consegnarla al Presidente della Confederazione Elvetica.
Questo avvenne effettivamente nel 1951 per opera del figlio di
Carlo Teodoro, Ludwig di Baviera. Elisabetta affidò altre copie
dei suoi scritti a persone di fiducia, ma di queste ci pervennero,
sempre nel 1951, solamente quelle affidate al principe Rodolfo Liechtenstein. Delle altre non si è mai saputo nulla.
Oltre alle poesie, raccolte in due volumi stampati intitolati "Canti
del Mare del Nord" e "Canti d'Inverno" più una parte
manoscritta intitolata provvisoriamente "1888 Poesie varie",
nella cassetta vi era una lettera scritta di proprio pugno da
Elisabetta, indirizzata a colui che avrebbe preso in visione e
stampato le sue poesie:
Cara anima del futuro!
Ti affido questi scritti. Il grande maestro che li ha ispirati
mi ha suggerito anche cosa farne: potranno essere pubblicati
solo quando saranno trascorsi sessant'anni a partire dal 1890 ed
i proventi dovranno essere impiegati per aiutare i perseguitati
politici e i loro familiari bisognosi. Anche fra sessant'anni,
la felicità e la pace ovvero la libertà continueranno infatti a
non essere di casa su questo nostro piccolo pianeta così come
non lo sono state ai miei tempi. Forse lo saranno un giorno in
un mondo diverso. Oggi non sono in grado di dirlo, forse però
quando leggerai queste righe…
Un saluto di cuore. Ti sento vicino,
Titania
P.S.: scritta nel 1890, in piena estate, sul treno speciale che
fischia e corre veloce.
La scelta di firmare col nome Titania
deriva dall'amore dell'Imperatrice per "sogno di una notte di
mezza estate", dramma scritto da Shakespeare di cui la regina
delle fate Titania è la protagonista.
Nonostante il preciso piano dell'Imperatrice e nonostante la
cassetta contenente il lascito poetico fosse giunto a
destinazione nel 1951, gli scritti di Sissi, a causa di scelte
politiche, non furono pubblicati. Solo nel 1980, grazie alla
scrittrice Brigitte Hamann, fu dato il permesso da parte del
Consiglio Federale elvetico di pubblicare il "diario poetico",
realizzando così, seppur con trenta anni di ritardo, il
desiderio dell'Imperatrice.
Nella sua attività poetica continui furono
i richiami a colui che fu il suo grande maestro: Heinrich Heine.
Essa ebbe uno stretto legame spirituale col defunto poeta (era
morto a Parigi nel 1856), arrivando a dichiarare che i suoi
versi le venivano dettati da lui in persona. Va comunque detto
che la poesia di Heine risulta essere ricca di spirito, ironia e
acume cinico ed al suo confronto le poesie dell'allieva, come ci
dice la scrittrice Gabriele Praschl-Bichler, "sono soltanto
pallide imitazioni dell'originale".
Ciò che però bisogna tenere presente è che
i componimenti dell'imperatrice, raccolti sotto forma di diario,
non risultano essere oggetto di studio per la loro qualità
artistica, che come rilevato da molti biografi, non è
sicuramente elevata; ciò che affascina ed interessa è il loro
contenuto, che risulta essere un'importante fonte storica:
nelle affermazioni di Elisabetta possiamo cogliere, infatti, il
ritratto di una donna che non voleva essere imperatrice, ma
preferiva dedicarsi ai suoi passatempi, e del mondo che le
gravitava attorno. E sarà indispensabile, per riuscire a meglio
comprendere questa strana, misteriosa ed affascinante figura,
che è appunto Elisabetta d'Austria, tenere presenti le
affermazioni fatte da lei stessa in prima persona.
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