Si
parte alle 7.30 da
Trento verso le Sarche e San Lorenzo in Banale per arrivare alle
8.40 a Baesa (m. 850) dove ci si ristora con un
buon caffè che ci aiuta ad affrontare la salita con zaini piuttosto
pesanti (imbraghi, caschi, ramponi, una corda da 32 metri e una da
20). Alle ore 10.00 si raggiunge Ponte de Broca (m. 1.300)
dove si sosta. Dopo poco si decide di salire da Malga Senaso e si
deve guadare il torrente Ambiez perchè il ponte è in via di
rifacimento. Alle 11.20 si raggiunge Malga Prato di Sotto
e alle 13.30 siamo al Rifugio Agostini m. 2.410 (4
ore). Pranzo a base di panini nei pressi della graziosa chiesetta e
poi sistemazione nella stanza assegnataci nel rifugio. Visto che il
pomeriggio è ancora lungo ci si incammina verso la Forcolotta di
Noghera superandola di un bel po’ arrivando fino alla Pozza
di Tramontana in vista del Rifugio Pedrotti. Alle 22.00,
dopo una lauta cenetta, tutti a letto. Sveglia alle 5.40, colazione
e alle 6.30 partenza, seguendo il sentiero dell’Ideale n. 358
che porta alla Bocca d’Ambiez. Si mettono i ramponi perché
la neve è piuttosto ghiacciata. Si sale ripidamente, l’ultimo
tratto è attrezzato con cordino. In cima alla Bocca d’Ambiez
si indossa l’imbrago, si scende qualche metro e poi con qualche
incertezza, perché non c’è nessuna indicazione, si incomincia a
salire per la via Migotti. Ci sono alcuni passaggi lungo i quali ci
si assicura, quasi a metà si incomincia a trovare qualche
ometto e segni rossi, il percorso è gradinato ma si deve stare
attenti perché si scarica molto materiale. Si raggiunge così lo
spallone sommitale dove un pendio nevoso conduce facilmente in alto
fin sulla esile crestina che porta senza ulteriori difficoltà al
punto più alto dell’intero Gruppo di Brenta. Sono le 10.40 e le
condizioni atmosferiche stanno mutando rapidamente. Il tempo di fare
qualche fotografia e già la luce del Sole è sparita. Al suo posto
arriva una intensa nebbia che preoccupa. Si riesce comunque a
seguire una parvenza di traccia sulla neve che conduce al margine di
un ripiano che si attraversa fino a toccare una cresta innevata.
Raggiunta e superata anche la seconda depressione, si attraversa
verso destra. Alcuni ometti suggeriscono di percorrere una cengia
che conduce all’imbocco del camino. La nebbia è sempre più fitta
e incominciano a cadere pure pioggia, neve e grandine per complicare
ulteriormente le cose. Le condizioni atmosferiche non permettono di proseguire in
sicurezza, quindi decidiamo di attendere, sperando in un
miglioramento, e ci fermiamo a ridosso
di alcuni massi. Quando finalmente (trascorse un paio d’ore) uno
spiraglio nella spessa coltre di nebbia ci permette di intravvedere
il nevaio sottostante e quindi la giusta direzione da prendere, si
inizia a scendere con cautela per via delle rocce scivolose. Ormai
fradici e infreddoliti raggiungiamo il nevaio e, accompagnati da
tuoni e fulmini, riusciamo a scendere in direzione del rif. Pedrotti
(non ci sembrava il caso di percorrere la ferrata Brentari come
avevamo in programma). Prima di arrivare al rifugio, dato che il
tempo sembra migliorare, si decide di prendere a destra il bivio per
il sentiero Palmieri che attraverso la Pozza di Tramontana e
la Forcolotta di Noghera ci riporta al rifugio Agostini, dove
arriviamo alle 18.30. Si decide quindi di rientrare a Trento, anche
se l’ora è tarda, e iniziamo una lunga discesa di 3 ore che ci
permetterà di arrivare
alla macchina verso le 22. L'inconveniente atmosferico ha
fatto sballare tutte le previsioni ritardando notevolmente
un'escursione già di per sè molto impengativa, ma che comunque si
effettua normalmente nell'arco delle 6 ore. Se non si conosce già
il percorso è indispensabile essere accompagnati da una guida
alpina. |