Escursione effettuata mercoledì e giovedì 2-3 luglio 2003 con Remo, Andrea, Giovanna e Giuseppe    >>>>>    Salita molto impegnativa da effettuare con guida alpina se non accompagnati da persone esperte e attrezzate che conoscano il percorso

Altre escursioni nel Gruppo  Brenta

Cima Tosa

Ore cammino. Ore: 4+14

Dislivello da percorrere Disliv. m. 2.625

La cresta sommitale della Cima Tosa - (3 luglio 2003)
  • Pernottamento al rif. Agostini

 

Tragitto stradale

Trento – Sarche – San Lorenzo in Banale - Baesa

Condizioni meteo

Primo giorno discreto, secondo bello al mattino poi temporali con grandine neve ecc.

 

Si parte alle 7.30 da Trento verso le Sarche e San Lorenzo in Banale per arrivare alle 8.40 a Baesa (m. 850) dove ci si ristora con un buon caffè che ci aiuta ad affrontare la salita con zaini piuttosto pesanti (imbraghi, caschi, ramponi, una corda da 32 metri e una da 20). Alle ore 10.00 si raggiunge Ponte de Broca (m. 1.300) dove si sosta. Dopo poco si decide di salire da Malga Senaso e si deve guadare il torrente Ambiez perchè il ponte è in via di rifacimento. Alle 11.20 si raggiunge  Malga Prato di Sotto e alle 13.30 siamo al Rifugio Agostini m. 2.410 (4 ore). Pranzo a base di panini nei pressi della graziosa chiesetta e poi sistemazione nella stanza assegnataci nel rifugio. Visto che il pomeriggio è ancora lungo ci si incammina verso la Forcolotta di Noghera superandola di un bel po’ arrivando fino alla Pozza di Tramontana in vista del Rifugio Pedrotti. Alle 22.00, dopo una lauta cenetta, tutti a letto. Sveglia alle 5.40, colazione e alle 6.30 partenza, seguendo il sentiero dell’Ideale n. 358 che porta alla Bocca d’Ambiez. Si mettono i ramponi perché la neve è piuttosto ghiacciata. Si sale ripidamente, l’ultimo tratto è attrezzato con cordino. In cima alla Bocca d’Ambiez si indossa l’imbrago, si scende qualche metro e poi con qualche incertezza, perché non c’è nessuna indicazione, si incomincia a salire per la via Migotti. Ci sono alcuni passaggi lungo i quali ci si assicura, quasi a metà si incomincia a trovare qualche ometto e segni rossi, il percorso è gradinato ma si deve stare attenti perché si scarica molto materiale. Si raggiunge così lo spallone sommitale dove un pendio nevoso conduce facilmente in alto fin sulla esile crestina che porta senza ulteriori difficoltà al punto più alto dell’intero Gruppo di Brenta. Sono le 10.40 e le condizioni atmosferiche stanno mutando rapidamente. Il tempo di fare qualche fotografia e già la luce del Sole è sparita. Al suo posto arriva una intensa nebbia che preoccupa. Si riesce comunque a seguire una parvenza di traccia sulla neve che conduce al margine di un ripiano che si attraversa fino a toccare una cresta innevata. Raggiunta e superata anche la seconda depressione, si attraversa verso destra. Alcuni ometti suggeriscono di percorrere una cengia che conduce all’imbocco del camino. La nebbia è sempre più fitta e incominciano a cadere pure pioggia, neve e grandine per complicare ulteriormente le cose. Le condizioni atmosferiche non permettono di proseguire in sicurezza, quindi decidiamo di attendere, sperando in un miglioramento, e ci fermiamo a ridosso di alcuni massi. Quando finalmente (trascorse un paio d’ore) uno spiraglio nella spessa coltre di nebbia ci permette di intravvedere il nevaio sottostante e quindi la giusta direzione da prendere, si inizia a scendere con cautela per via delle rocce scivolose. Ormai fradici e infreddoliti raggiungiamo il nevaio e, accompagnati da tuoni e fulmini, riusciamo a scendere in direzione del rif. Pedrotti (non ci sembrava il caso di percorrere la ferrata Brentari come avevamo in programma). Prima di arrivare al rifugio, dato che il tempo sembra migliorare, si decide di prendere a destra il bivio per il sentiero Palmieri che attraverso la Pozza di Tramontana e la Forcolotta di Noghera ci riporta al rifugio Agostini, dove arriviamo alle 18.30. Si decide quindi di rientrare a Trento, anche se l’ora è tarda, e iniziamo una lunga discesa di 3 ore che ci permetterà di arrivare alla macchina verso le 22. L'inconveniente atmosferico ha fatto sballare tutte le previsioni ritardando notevolmente un'escursione già di per sè molto impengativa, ma che comunque si effettua normalmente nell'arco delle 6 ore. Se non si conosce già il percorso è indispensabile essere accompagnati da una guida alpina.

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