Primo
giorno - Partiti alle 4 da
Trento si raggiunge Madonna di Campiglio e si prosegue per
Vallesinella dove si lasciano le macchine. Sono le 5.30 quando si
inizia a salire con il sentiero 317 fra bosco scalinato fino
al rifugio Casinei m. 1.825 per proseguire sul sentiero 318
che porta al rifugio Brentei m. 2.182. Da qui si risale il
vallone dei Brentei e dopo circa 40 minuti si giunge quasi a ridosso
delle gialle pareti della Cima Mandron. Sorpassata a sinistra la
diramazione del sentiero SOSAT si raggiunge la base dei Gemelli e,
piegando a destra alzandosi su placche di roccia biancastra, si
intravvede il rifugio Alimonta m. 2.591. Con il sentiero 323,
che percorre un facile nevaio, si raggiunge la base delle pareti di Cima
Molveno 40’, dirimpetto alla Vedretta degli Sfulmini
che precede di poco la Bocca degli Armi, dove ci si inserisce
sul percorso delle Bocchette Centrali con il sentiero 305.
Qui hanno inizio le attrezzature che permettono di salire
su un
bastione addossato alla Torre di Brenta. Al termine delle scale si
imbocca una caratteristica cengia orizzontale che taglia la parete
Est di Cima Brenta. Si oltrepassa quindi il canale sottostante la
Bocchetta Alta degli Sfulmini per continuare con il tratto che con
esposta cengia permette di attraversare il versante orientale degli
Sfulmini. Si transita alla base del Campanil Alto per valicare la
Bocchetta della Sentinella nei pressi della quale si gode della più
splendida vista del Campanil Basso. Si scende quindi per rocce
gradinate alla Bocchetta del Campanil Basso m. 2.630 fino a
percorrere l’ultimo tratto di cenge che, ottimamente attrezzate,
superano lo spigolo di Cima Brenta Alta e con due ponticelli in
legno, si raggiunge la parete Sud-Ovest, dove, nei pressi di una
fontanella (tubicino nella roccia), si scende con una scala sul
nevaio sottostante della Bocca di Brenta m. 2.552 (bivio
318). Lungo il tragitto si è dovuto ricorrere all’uso di una
corda per poter superare in tranquillità alcuni canaloni innevati.
Risalita per poco la bocca si scende al rifugio Pedrotti m. 2.486
dove si pernotta.
Secondo
giorno - Dal Rifugio Pedrotti m. 2.486 si segue il
segnavia 358 del sentiero Brentari che oltrepassato lo
spigolo di Cima Brenta Bassa, supera il bivio del sentiero Palmieri
e corre quasi in piano al di sotto della Cima Margherita. Si
giunge al bivio (ometto) per la via normale alla Cima Tosa e si gira
quindi a Nord-Ovest, salendo sulle terrazze detritiche. Si toccano
le bianche pareti, sottostanti la fascia di roccia da superare. Un
camino nero, spesso bagnato, solca questa cintura rocciosa: è
affiancato da un'altra spaccatura che si può salire più o meno con
le stesse difficoltà. Per il camino si sale arrampicando in
sicurezza utilizzando la corda assicurata ai
chiodi che si trovano in cima alla spaccatura. È possibile,
con le stesse difficoltà, salire per una paretina a destra del
camino. Arrivati al margine superiore delle rocce, si sale per
facili gradoni alla prima conca di ghiaie. Per facile percorso si
guadagna ripidamente un secondo scalino roccioso. A questo fa
seguito una seconda depressione detritica (neve) che consente di
accedere alla cima. Dirigendosi a Sud-Ovest (sinistra) si giunge
sulla cresta di neve che forma il punto più elevato delle Dolomiti
di Brenta, Cima Tosa m. 3.171. La discesa si effettua per la
stessa via, a corda doppia. Giunti al bivio con il sentiero Brentari
si gira a destra innalzandosi fino a raggiungere la Sella della
Tosa m. 2.859 a Sud-Est della Cima Tosa. Si prosegue verso Ovest
e, dopo aver attraversato una passerella, si cala su cenge
attrezzate alla Bocca della Tosa m. 2.845.
Si scende ora sfruttando gradoni di roccia e utilizzando
corde fisse e scalette fino a superare il tratto roccioso e toccare
la neve della Vedretta d’Ambiez m. 2.591. Una traccia sulla
neve in discesa verso destra porta sotto la parete della Cima d’Ambiez
fino a guadagnare un sentierino fra le ghiaie che punta al
sottostante Rifugio Agostini m. 2.410. Prima di raggiungere
il rifugio si possono notare
sulla sinistra gli enormi massi squadrati della Torre Jandl,
crollata nel ’57, senza provocare per fortuna danni alle persone e
all’edificio.
Terzo
giorno - Dal Rifugio
Agostini m. 2.410 si segue il segnavia 321 fino a
raggiungere il vicino bivio con il sentiero percorso il giorno
precedente (358) m. 2.500. Si gira a sinistra superando un bastione
di roccia e si arriva alla base di un canalino. Qui ha inizio il
percorso artificiale, in un ambiente ricco di fiori anche rari come
il Raponzolo di roccia. Con una serie di scale e funi metalliche, la
ferrata supera un balzo di 150 metri circa. Raggiunto un
incavo roccioso si guadagna la Bocchetta dei Due Denti m. 2.859
con un bel panorama. Si scende quindi sull’opposto versante
utilizzando i ramponi per il primo tratto in quanto, essendo la zona
ancora in ombra, la neve è ghiacciata. Si procede per ghiaie e
roccette traversando la base delle pareti delle Cime d’Agola e in
breve si raggiunge il Rifugio 12 Apostoli m. 2.487. Da qui si
imbocca il sentiero n. 304 che risale un valloncello a fianco
della Vedretta d’Agola e raggiunge la Vedretta dei Camosci
e quindi la Bocca omonima m. 2.784. Si scende fra
roccette, per toccare la vedretta ed attraversare, sempre con
ramponi ai piedi, per pochi metri in direzione di Bocca d'Ambiez
con il sentiero 327.
Poi si gira, quasi in piano, leggermente verso sinistra, portandosi
a ridosso della verticale parete Ovest di Cima Tosa. Attraversata la
vedretta, si scende un primo comodo tratto a cui fa seguito un più
ripido scivolo fra detriti e roccette. Si continua la discesa sempre
sul versante orientale della conca raggiungendo lo spigolo del
Crozzon, si gira verso destra in direzione della Val Brenta e, con
più comodo percorso, sul Sentiero Martinazzi, si cala un
po’ per risalire poi al vicino Rifugio Brentei m. 2.182. Da
qui in poi si scende con il percorso già noto (318 e 317, fatto due
giorni prima nel senso inverso) transitando per il rif. Casinei
e raggiungendo il parcheggio di Vallesinella. |