Il tema del doppio (the Double Theme) esisteva già in Gran
Bretagna a partire dal Romanticismo: si riteneva che esistessero forze oscure
capaci di impossessarsi di un corpo, presenti nell’anima umana assieme a quelle
positive, e il fatto che prevalessero le une o le altre dipendeva dal destino
dell’individuo (secondo la teoria calvinista e agostiniana della
predestinazione).
In verità, proprio come in quella italiana, nella letteratura inglese il tema
della metamorfosi era da sempre stato uno dei prediletti, a partire
dal teatro di Shakespeare (1564-1616). L’opera certamente più ricca di
metamorfosi è la commedia “A Midsummer Night’s Dream”: Piramo e Tisbe sono due
personaggi delle Metamorfosi di Ovidio, e Titania è un nome che troviamo sempre
in quell’opera, la testa d’asino è un richiamo alle Metamorfosi di Apuleio,
infine Oberon è una metamorfosi, per quanto irriconoscibile, di Alberich, il
nano nibelungo di The Discovery of Witchcraft (1584). La metamorfosi in
Shakespeare, a partire da quella di Bottom in asino, serve a sottolineare il
continuo passaggio dal mondo umano a quello degli spiriti della natura, due
mondi ugualmente reali e esistenti, e a mostrare il volto nascosto della
realtà, costituito appunto dal mistero che si cela dietro la natura.
|
Chi non ha mai visto un film sui vampiri? La metamorfosi in vampiro è infatti
una delle più famose, ed è stata resa celebre dal noto “Dracula” di Bram Stoker
(1847-1912).
La metamorfosi avviene per contagio: il morso di un vampiro provoca nella
vittima la lenta perdita del proprio Io, schiacciato dalla nuova malvagia
personalità. Ciò che rende questa metamorfosi interessante è inoltre il fatto
che, pur malvagia e negativa, la nuova forma è superiore rispetto alla prima:
il vampiro è infatti una sorta di divinità delle tenebre, dotata di poteri
straordinari (tra cui quello di tramutarsi in animali) e quasi immortale.
Il pretesto della metamorfosi nel romanzo serve a dare un messaggio ai lettori,
che è espresso in un punto del capitolo XIV, dove il professor Van Helsing dice
al dottor Seward’s: “you are too prejudiced. You do not let your eyes see nor
yours ears hear, and that which is outside your daily life is not of account to
you. Do you not think that there are things which you cannot understand, and
yet which are; that some people see things that others cannot? But there are
things old and new which must not be contemplate by men’s eyes, because they
know –or think they know- some things which other men have told them. Ah, it is
the fault of our science that it wants to explain all”. Non è un’accusa contro
la scienza quella di Van Helsing, piuttosto è un riconoscerne i limiti: la
scienza non può spiegare tutto, ci sono certi fenomeni che essa non potrà mai
dimostrare, al massimo potrà solo fare ipotesi. Poiché la metamorfosi che ha
colpito Lucy e l’ha uccisa deriva da un essere soprannaturale, non è possibile
cercarne cause scientifiche (come una perdita eccessiva di sangue) così come
non sono servite le cure tradizionali (come il riposo a letto). Come in
Shakespeare, anche qui l’invito è a meditare su una realtà non visibile a
tutti.
Un’altra metamorfosi che comporta la perdita dell’Io è quella del Dr Jekyll in
Mr Hyde descritta da Robert L. Stevenson (1850-1894). Oltre ad essere una
metamorfosi fisica (“and as I looked, ther came, I thought, a change – he
seemed to swell – his face became suddenly black, and the features seemed to
melt and alter”) è soprattutto un cambiamento di personalità: l’una è buona,
l’altra è cattiva.
Il doppio, Mr Hide, si attiva quando il dottore beve la pozione, ma col passare
del tempo riesce sempre più difficile tornare Jekyll, mentre l’altro lentamente
comincia a prendere possesso della sua intera vita, fino al punto da portare il
dottore alla morte. Con questo romanzo Stevenson vuole mostrare la vera natura
del bene e del male, e lo fa utilizzando le nuove scoperte della psicologia che
davano credito al concetto romantico del doppio: esiste una seconda personalità
che si attiva in precise circostanze (come nel sonnambulismo), ed è capace di
prendere possesso dell’intero corpo schiacciando l’Io precedente. Essi però non
davano giudizi morali, non c’era la personalità buona e quella cattiva, mentre
Stevenson approda ad una dimensione morale attraverso l’uso allegorico del tema
del doppio.
Con Oscar Wilde (1854-1900) la dimensione morale non ha più importanza. In “The
Picture of Dorian Gray” egli afferma il suo credo da esteta, e lo fa
utilizzando la metamorfosi, quella di un dipinto che, grazie ad un desiderio di
Dorian, invecchia e si imbruttisce al posto suo. Il quadro col tempo diventa
irriconoscibile, anche per lo stesso autore: “Good heavens! It was Dorian
Gray’s own face that he was looking at! The horror, whatever it was, had not
yet entirely spoiled that marvellous beauty.”. Poichè il pittore lo rimprovera,
in un attacco d’ira Dorian lo uccide, ma a questo punto il ritratto, con le
mani sporche di sangue perché omicida e col volto di un vecchio satiro, diventa
un capo d’accusa pericoloso per chi lo vedesse: Dorian lo squarcia a
coltellate, ma nel medesimo tempo muore anche lui, e a terra rimane il cadavere
di un vecchio accanto al ritratto di un bellissimo giovane. Il significato di
questa metamorfosi è che l’arte, a differenza della vita che si macchia di
brutture, conserva la sua purezza e trionfa su di essa.
|