Si definiscono maree quelle oscillazioni periodiche del livello dei mari
che sono principalmente dovute allazione gravitazionale del Sole e della
Luna, le quali, interagendo con proporzioni diverse, danno luogo, ogni 12 ore
e 26 minuti, ad una fase di marea calante, detta anche bassa, ed una fase
montante, detta alta.
Le maree non hanno la stessa incidenza in tutti i
luoghi del pianeta e man mano che ci avviciniamo allequatore il suo
effetto tende a scemare. Se nel mediterraneo italiano abbiamo escursioni
medie nellordine dei 40 o 50 centimetri, in alcune località del nord
Europa si raggiungono i 6 o 7 metri. Periodicamente si hanno delle fasi di
marea più accentuate del normale, sia nella fase di bassa che in quella
alta, chiamate maree Sigiziali; dette maree si verificano quando Sole e Luna
si trovano allineate con la Terra e corrispondono ai fenomeni di Luna piena e
Luna nuova. Per contro si avranno fasi di marea con unescursione inferiore
al normale, chiamate maree delle Quadrature; ciò si verifica quando la Luna
forma un angolo retto rispetto al sole e corrispondono ai fenomeni del primo
e dellultimo quarto. Tutte le escursioni delle maree sono influenzate
anche dalla pressione atmosferica e dal vento che possono essere di aiuto
alla marea stessa anticipandone le fasi o di ostacolo, annullandone gli
effetti.
Si provi ad immaginare una marea montante di luna piena accompagnata
da mare in scaduta: gli effetti sullecosistema costiero dovrebbero essere
notevoli. Per contro una fase calante della quadratura, accompagnata da vento
di terra, tenderebbe ad appiattire oltre misura il mare ed a tenere lontana
dalla riva anche la successiva fase montante.
Ciò che in questo momento ci
interessa sottolineare delle maree è che le loro fasi, anche se di modesta
entità, creano dei movimenti di corrente marina, ossigenano le acque e
strappano dai fondali microrganismi che permettono il nutrimento dei pesci
più piccoli e possono innescare la catena alimentare con la presenza dei
predatori.
I venti, come abbiamo visto in precedenza, in forma leggera, possono
contribuire agli effetti della marea e, comunque, da soli sono in grado di
creare movimenti della superficie marina, cioè vere e proprie correnti che,
pur essendo di modesta entità in rapporto alla forza del mare, sono in grado
di creare quel giusto movimento delle acque sottocosta. In forma più corposa
e sostenuta i venti creano dei movimenti tali della superficie marina che
danno luogo alle mareggiate.
E' certamente superfluo ricordare che durante
una mareggiata venga amplificato fino agli estremi lo sconvolgimento dellecosistema
costiero.
Quando il mare inizia la sua fase di scaduta, cioè unattenuazione
del moto ondoso, si ha una fase di pesca estremamente produttiva poiché lo
sconvolgimento del fondale e la sua momentanea ricchezza di risorse
alimentari richiama il cosiddetto pesce-foraggio, normalmente grufolatori
che, a loro volta, richiamano i pesci predatori. Il moto ondoso ancora attivo
permette di mantenere in sospensione le risorse organiche di cui si cibano i
grufolatori e contribuisce a farli permanere sottocosta. Le acque intorbidite
dal moto ondoso, inoltre, consentono ai predatori di sfruttare anche un
mimetismo naturale nello sferrare i loro attacchi.
Il livello di torbidità delle acque è, in effetti, un fattore non
secondario in qualsiasi azione di pesca ed è strettamente correlato con la
luminosità del cielo. Entrambi i fattori possono giocare a nostro favore
durante la pesca. Per valutarne fino in fondo limportanza sarà il caso di
rispolverare le nostre conoscenze circa la biologia dei pesci ed in
particolare il capitolo dedicato alla vista. Nellocchio umano la pupilla
ha un funzionamento uguale a quello del diaframma di una macchina
fotografica; al variare dellintensità luminosa varia lapertura delliride
regolando lintensità della luce che permette di disegnare limmagine
di ciò che ci circonda. Nei pesci, mancando liride, non sono possibili
regolazioni della luminosità e per questo motivo essi vedono meglio con le
luci basse e diffuse dellalba o del tramonto anziché con quelle intense
ed incidenti delle ore centrali della giornata. La sovraesposizione
dellocchio del pesce, nei momenti di luce più intensa, causerebbe unimmagine
con scarsa definizione, dai contorni bruciati ed indefiniti. Ciò
spiegherebbe anche il perché degli attacchi ad artificiali di scarso effetto
realistico. Una situazione temporanea, ma che permette un notevole
abbassamento dellintensità della luce è senza dubbio qualsiasi
condizione di nuvolosità che consenta di avere il cielo coperto, ma anche la
mareggiata che intorbidisce le acque del sottocosta, oppure lacquazzone
che trasporta il terriccio in acqua o, meglio ancora, la foce di un fiume o
lo sbocco di una laguna dopo un fortunale. Il deflusso dacqua in uscita,
oltre a creare un movimento di corrente, intorbidisce lo sbocco a mare e crea
le condizioni ottimali per linnesco della catena alimentare.
Ultimo fattore, ma non per importanza, è la pressione atmosferica. Nella
personale esperienza di molti pescatori, lavvicinamento
di una perturbazione o di un fronte di bassa pressione è spesso accompagnato
da un palese aumento dellattività predatoria del pesce. Sembrerebbe quasi
che allaumento dellelettricità statica nellaria e di conseguenza
negli strati superficiali dellacqua, corrisponda una sorta di frenesia
alimentare (o irascibilità da difesa del territorio) da parte dei predatori.
Sebbene non esistano teorie scientifiche a suffragio di queste affermazioni,
non dobbiamo dimenticare che un grosso studio di carattere empirico è stato
svolto dallarchitettura biologica sulle influenze di campi magnetici ed
elettricità statica nei comportamenti umani, da cui, probabilmente, non sono
esenti nemmeno i pesci, anzi vi è ragione di credere che il sistema
percettivo dei pesci ne risenta in misura maggiore.