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Consigli di Aber sulla attrezzatura per il surf casting

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foto: cortesia di Surf Casting site

Spesso, sia sul newsgroup che in posta privata mi vengono chiesti consigli su questa o quella attrezzatura per la pesca dalla spiaggia. Più che limitarmi a qualche indicazione di massima è bene dare qualche consiglio più nel merito della questione. Le aziende Italiane dispongono di un know-how tecnologico di grande livello nella lavorazione del carbonio, e le dimensioni medio piccole delle aziende consentono, ed è questo che ci importa come pescatori, una grande flessibilità dell'azienda ad adattarsi alle richieste o ai desideri dell'utenza. Ciò vuol dire poter avere, nel surfcasting, una vasta scelta di canne di ottima qualità e di grandi prestazioni tagliate con precisione sulle esigenze dei nostri mari. Per convenzione, la pesca dalla spiaggia possiamo dividerla in tre grandi settori, il beach ledgering che si effettua con mare piatto o poco mosso nell'ambito dei 60/70metri (ma talvolta più lontano) con zavorre fino a 75grammi, il surf fishing che si situa in condizioni di mare più mosso con distanze operative maggiori e zavorre  da 75 a 125 grammi, e il surfcasting vero e proprio che viene praticato con zavorre da 125 grammi e più e sempre più spesso con la necessità di arrivare anche a 150metri da riva. Gli abbinamenti sono ovviamente forzati, visto che c'è chi è in grado di pescare con successo con una beach in mano di fronte ad un unico frangente alto due metri, chi pesca mormore a distanze siderali con il 14 in bobina e 150grammi di piombo. Ciascuno, con il tempo può personalizzare l'utilizzo della propria attrezzatura: ora il problema è decidere cosa comprare... La scelta della prima canna, o della prima coppia di canne è a mio avviso da fare nell'ambito del light surf, una canna da 70 a 130 grammi sarà da sola in grado di affrontare la stragrande maggioranza delle situazioni. Ci vuole il carbonio, e magari anche buono, in grado di restituire una buona potenza insieme ad un azione parabolica, dolce e progressiva. La lunghezza tra i 4 e i 4,20mt e il taglio telescopico in 4 pezzi sono secondo me l'ideale per chi comincia, perché non ci obbliga ad usare sempre e soltanto lo stesso stile di lancio, e nemmeno a spaccarci la schiena a spingere per una intera notte su canne di certo più dure delle nostre braccine. Ve ne sono tanti di attrezzi del genere. E' un'opinione personale, ma senza nulla togliere agli altri marchi trovo che la leggerezza e l'eclettismo della Italcanna Dedra 120, 4,20mt non abbiano paragoni. E' una canna confortevole da usare, molto leggera e adatta anche alla pesca dagli scogli su fondali misti. La tecnofish Saltwater, alcuni modelli di Bad Bass, della Artico e della Olympus vanno ugualmente molto molto bene. Buone distanze, comfort, semplicità d'uso. In sintesi è questo ciò che serve. Per chi voglia avvicinarsi anche al beach ledgering avendo già avuto modo di maneggiare canne più prestanti, chi voglia dedicarsi prevalentemente alle mormore estive o piaccia la pesca "di fino" avrà bisogno di attrezzi diversi, ottimizzati sulla sensibilità, in grado di far volare lontano piombini da 60 grammi e anche meno... Qui si pone già un problema in più:  spesso infatti queste canne dispongono di almeno un paio di vette in vetro colorato ad innesto, con potenza differenziata. Sono un grande aiuto a pesca, ma pongono dei problemi in più, quali la possibilità che si sfilino durante il lancio o gli anelli piccolissimi che si intasano alla prima alga. A memoria mi vengono in mente le varie Guscu della Bad Bass, alcuni modelli della Tecnofish e di Maver, la leggendaria Dreaming dell'Italcanna, la bella e costosa Mediterraneé 400 della Mitchell. Un'altra scuola invece vuole una sola vetta, più sottile e rigida in carbonio pieno e qui troviamo diverse canne interessanti per la capacità di gestire distanze o range di peso ancora più elevate come la nuova Guscu Premium o la Murphy light della stessa casa, l'Evoluzione 120 di Italcanna, già al limite del surf fishing ma molto sensibile, la beach ledgering della Track line che ha un cimino in fibra sensibile innestato telescopicamente, e qualcosa di Triana e della Mitchell. Infine vengono le canne da surf casting vero e proprio, una tipologia piuttosto variegata e complessa difficile da descrivere come un'unica categoria solo in base alla potenza di lancio. Senza dilungarci troppo su un argomento estremamente complesso le ultime tendenze prevedono canne potenti dalla vetta sottile, lunghe intorno ai 4,5 metri e in grado di lanciare zavorre ottimali da 125 a 150gr a grandissimi distanze per pescare a mare piatto grosse mormore o orate, e nel contempo destreggiarsi con sicurezza con gronghi o spigole di diversi chilogrammi nel mosso. Diciamolo subito però: non è sempre roba per tutti. Per ottenere una buona resa è necessario una buona tecnica e potenza nel lancio, e almeno un centomila in più da spendere rispetto a canne meno esagerate. Però, e va detto, se si può si gode davvero. Fanno parte di questa famiglia l'Evoluzione 170 Italcanna, l'Artico Aquila marina, La Triana Sea Storm, La Bad Bass Mad Black e Mad Black Mini 160, la apprezzata Idrhas 2 della Veret, le Tecnofish serie XMX tournament, ormai un pò datate ma sempre efficacissime. Se si vuole fare una pesca più tranquilla, generica, anche in mezzo ai cavalloni ci si può orientare su attrezzi di provata affidabilità come la Tecnofish Saltwater o 453 da 150gr, la Bad Bass SCS, la Dedra 150 Italcanna. Canne che hanno fatto storia, e che continuano ad essere riproposte in molte versioni e non stufano mai. Non è finita qui: c'è una categoria a parte destinata ai caparbi, agli esperti e ai molto esigenti, ossia le canne ad innesti. Ve ne sono due grosse categorie: le canne a ripartizione di sezioni, in due pezzi, adatte al lancio pendolare e al lancio tecnico in generale e le tre pezzi, lunghe, robuste e affidabili adatte a pesche più impegnative e all'uso in mari tropicali o ben frequentati. Per le canne a ripartizione di sezioni va fatta una premessa. Due pezzi: un cimino flessibile, una parte centrale potente e un manico rigidissimo. Non danno molto di sé fino a che non le si usa con il ground cast o con il pendolare, due tecniche di lancio complesse, difficili da imparare perché poco intuitive,  ma in grado di dare gittate impressionanti, meglio ancora se abbinate a mulinelli a bobina rotante opportunamente modificati e regolati ad arte. Il record mondiale di distanza, in assetto da lancio tecnico (filo 0,35 e shock "almeno" del 70) lo ha fatto un bestione belga alto due metri, con una canna anch'essa decisamente fuori misura: 5metri in pezzo unico. Ha scagliato 150 grammi a 288metri!!! In pesca una canna del genere non avrebbe alcun motivo di esistere, ma il bass fishing, con canne più corte e sottili, e meno rigide, in grado di gestire in lancio pendolare zavorre da 1oz (28grammi) fino a 5oz (140) è in Italia uno stile ancora molto amato e direi anche fruttuoso. Le tre pezzi invece si attestano sui 4,5 metri di lunghezza, hanno un'azione solitamente meno rigida delle rip e vanno abbinate a fissi di grandi dimensioni. Particolarmente indicate per i pesci di grossa mole e per alcune tecniche particolari, come il rock fishing pesante o la pesca del palombo, delle grosse razze, pesci serra e leccie amia col vivo. Situazioni di cui solo in pochi sono in grado di approfittare per limiti "geografici".

Aber Rock

 

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