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LA PESCA ALL'INGLESE
(by Malauros)
Questo ciclo di "lezioni", che
sarebbe più appropriato chiamare "suggerimenti", non ha la pretesa di insegnare
qualcosa di speciale, ma solamente di portare a conoscenza dei partecipanti al NG e dei
pescatori sportivi in genere, alcuni aspetti della pesca della "all'inglese"
che, forse, si conoscevano solo superficialmente.
Prima di vedere in dettaglio questa tecnica facciamo un breve preambolo per capire come la
pesca all'inglese sia arrivata in Italia e perché è diventata così popolare.
Questa tipo particolare di pesca, guarda un po', è originaria dell'Inghilterra, dove le
particolari condizioni meteo-climatiche hanno suggerito ai pescasportivi le soluzioni per
eliminare i problemi che, vento, pioggia e quant'altro, ostacolavano la corretta azione di
pesca.
Come è risaputo, uno dei peggiori nemici di chi vuol pescare sui laghi a grandi distanze
è il vento: non solo modifica la traiettoria del lancio, ma provoca anche quelle
"pance" del filo sul pelo dell'acqua, deleterie in fase di ferrata. Questo
avviene se si pesca con un classico galleggiante (scorrevole o fisso) fissato alla lenza
in due punti; il classico galleggiante da inglese (waggler) prevede invece l'uso di
galleggianti con un solo punto di fissaggio, quello inferiore, quindi il filo
"lavora" sommerso; più avanti vedremo la tecnica per far affondare il filo una
volta terminato il lancio.
Nel nostro paese abbiamo cominciato a vederla praticare negli anni 80 (si parla di
agonismo) da campioni del calibro di Bob Nudd e Tom Pickering, nel corso di Campionati del
Mondo svoltisi in Italia.
Gli agonisti italiani, hanno capito subito che questa tecnica sarebbe risultata vincente
per cercare i pesci su distanze che, con bolognesi e a parità di peso sulla lenza,
sarebbero quasi impossibili da raggiungere.
Come spesso accade in questi casi, l'agonismo è lo spunto per diffondere le tecniche di
pesca per chi agonisti non è e molti ne hanno fatto la loro tecnica preferita.
Un altro indubbio vantaggio di tale tecnica è quello di non necessitare di chili e chili
di attrezzatura, cosa che è purtroppo quasi indispensabile per la pesca con roubaisienne,
tanto per fare un esempio. Come vedremo più avanti, bastano poche cose.
Non è necessario essere un superesperto per capire che le cose principali sono le canne,
i mulinelli, il monofilo, i galleggianti e la minuteria (ami, piombi, girelle ecc.), ci
potranno servire poi due appoggiacanna completi di paletti, il guadino a maglie fini (per
non danneggiare troppo il pesce) e quant'altro che la nostra fantasia ci suggerirà per
renderci più agevole l'azione di pesca.
Pensando a due canne complete di mulinello, una cassetta con qualche galleggiante
assortito, piombi, ami eccetera, si potrà andare a pesca con non più di 5 kg di roba.
Nello scegliere la canna dovremo tener presente due caratteristiche principali, azione e
potenza: con la prima si indica la parabola che la canna forma quando è sottoposta ad un
peso, una canna può quindi avere un'azione parabolica, di punta o media; con
"potenza" si intende il peso massimo che la canna può lanciare senza subire
danni, il materiale con cui sono costruite è essenzialmente il carbonio, anzi la fibra di
carbonio, che viene impastata con vari tipi di resine cui possono essere aggiunti
materiali come boron e litio che conferiscono al materiale le conosciute doti di
robustezza ed elasticità.
La canna poi può essere telescopica o ad innesti. La prima ha il vantaggio di consentire
il trasporto con la lenza già montata ed è veloce da aprire, ma ha anche un grosso
limite: cioè di avere un piede (l'impugnatura) che per poter contenere tutti i pezzi (a
parità di lunghezza) non potrà mai competere con una canna ad innesti e tutti sappiamo
che più l'impugnatura è ridotta meno si affatica la mano: la canna ad innesti presenta
qualche difficoltà per il trasporto con la lenza montata, ma con l'esperienza si impara a
fare anche questo senza problemi.
La canna ad innesti (generalmente 3 pezzi) può essere di due tipi; innesto a cappuccio
dritto o cappuccio rovesciato in base al fatto che il pezzo superiore sia maschio o
femmina e innesto spigot dove il pezzo inferiore presenta uno spinotto che si innesta nel
superiore: nelle canne di più alto livello l'innesto spigot viene modellato al tornio
direttamente sul materiale grezzo, quindi è corpo unico con il pezzo.
Altra caratteristica importante è la lunghezza che originariamente era espressa in piedi,
ma siccome siamo in Italia parleremo di metri. Le misure più diffuse sono mt. 3,60 - 3,90
- 4,20 - 4,60 che corrispondono rispettivamente e 12, 13, 14 e 15 piedi (1 feet = ca 30
cm), oggi sono però già in commercio canne da 4,90 di potenza impressionante.
Le prime due sono più adatte per pesca su corte distanze, molto maneggevoli sono adatte
per la pesca su canali dove la taglia dei pesci è medio piccola, le altre due sono
generalmente canne molto potenti, in grado di lanciare galleggianti con pesi oltre i 30
gr.
Una cosa che colpisce subito chi acquista una canna da inglese è l'elevato numero di
anelli montati e la loro dimensione, sono infatti notevolmente più piccoli di quelli
montati su una normale bolognese; in una canna da m. 4,60 gli anelli, apicale compreso,
possono arrivare fino a 20, e sono molto ravvicinati: un così alto numero serve a far sì
che la lenza scorra più dolcemente e, in caso di pioggia, il rischio che il filo si
incolli alla canna è notevolmente ridotto se non assente del tutto.
Anche per questo attrezzo, al momento dell'acquisto si dovrà tenere conto di alcuni
requisiti importanti, per evitare di combattere con parrucche inestricabili e di
sottostare a lanci limitati.
I mulinelli più adatti sono i cosiddetti "long cast" (lancio lungo) dotati di
bobina conica e di un meccanismo (worm gear dilven levelwind) che permette l'imbobinamento
del filo a spire incrociate: in fase di lancio, lo srotolamento del monofilo avviene con
estrema fluidità.
Esistono anche mulinelli a bobina conica, ma privi del meccanismo suddetto, dove le spire
del filo vengono raccolte in modo disordinato, questo fattore oltre che limitare di molto
la distanza di lancio (circa 15% in meno), comportano i rischi di uscite indesiderate di
filo dalla bobina con i risultati che tutti conosciamo.
In quasi tutti i mulinelli, inoltre, la bobina presenta una sorta di gancetto dove si
potrà agganciare il filo (una volta terminato il lancio) per avere la garanzia di
raggiungere sempre la medesima distanza: normalmente si usa questa tecnica nei canali,
dove la pesca viene fatta a ridosso della sponda opposta.
I monofili più comunemente usati avranno un diametro oscillante tra lo 0,12 e lo 0,16,
quindi il mulinello scelto dovrà avere almeno 1 bobina di ricambio e una dovranno poter
contenere almeno 150 mt dello 0,16.
Generalmente le due bobine hanno profondità diverse quindi, potrebbe capitare che una
bobina da 100 mt dello 0,16 non la riempia a sufficienza: un trucco consiste del caricare
prima il mulinello con un filo di minor pregio, poi completare l'imbobinamento con il
monofilo prescelto che, per la precisione, dovrà essere necessariamente del tipo
affondante.
In ultimo un consiglio, sostituire il filo almeno una volta all'anno, o quando ci
accorgiamo che esso ha perso molte delle sue doti, ricordiamoci che il calore, la
salsedine, l'acidità di alcune acque, lo stress da lancio, a lungo andare intaccano la
sua composizione rendendolo fragile.
Molto utili sono i portacanna, soprattutto se si pesca stando dentro l'acqua, per
appoggiare la nostra canna durante i tempi di attesa dell'abboccata e per pasturare.
Hanno la forma di una U molto larga e bassa, dove le due estremità superiori sono unite
da un tubicino di gomma o plastica, si avvitano agli appositi paletti da piantare nel
terreno.
Dovranno essere due, quello più arretrato sosterrà la canna appena dietro il mulinello,
quello anteriore dovrebbe avere il tubicino di gomma sagomato al con al centro una V dove
appoggeremo la canna a circa 1,5 mt dalla punta: quello più arretrato sarà più alto
dell'altro e in questo modo la canna sarà inclinata verso l'acqua e il cimino immerso per
ca 10/15 cm. per mantenere immerso il filo dalla canna al galleggiante.
I piombi
Si useranno essenzialmente piombi spaccati e, particolare attenzione si dovrà porre su
questa minuteria che spesso viene sottovalutata; sarà preferibile usare piombi morbidi,
perfettamente tagliati nel centro perché una corretta centratura sul filo, darà anche
una perfetta equilibratura della nostra lenza.
I classici piombi da inglese sono disponibili in tre misure particolari: SSG, AAA e BB,
rispettivamente da gr .1,68, gr. 0,84 gr, e gr. 0,42: come si vede sono pallini molto
grossi che si useranno da soli o unitamente a quelli di misure tradizionali, come vedremo
più avanti nella sezione destinata alle lenze.
I galleggianti
Il classico galleggiante da inglese è il cosiddetto waggler, che potrà essere piombato o
completamente neutro: i waggler piombati inoltre potranno avere la zavorra fissa o
variabile; adatto per acque ferme o a moto molto lento come quello di alcuni canali, non
sarà possibile l'uso di tale galleggiante in acque correnti perché ad ogni minima
trattenuta esso affonderà.
I waggler a zavorra variabile hanno nella loro estremità inferiore una piombatura
costituita da diversi anelli (in piombo o in ottone) e un fermo finale a vite dove, di
norma, vi è anche la parte maggiore di zavorra: togliendo quindi uno o più anelli
potremo mettere maggior piombatura sulla lenza.
Entrambi i waggler piombati, hanno una taratura espressa con due numeri, ad esempio 12 + 2
gr, dove il primo valore è quello riferito al peso del galleggiante e il secondo è
relativo a quanto potremo aggiungere in lenza per la definitiva taratura: è evidente che
nei waggler a piombatura variabile, la possibilità di aggiungere piombi sulla lenza
diventa indispensabile in caso di pesca con scorrevoli per grandi profondità.
I waggler sono costruiti con un anellino sulla loro estremità inferiore, che è anche
l'unico punto di aggancio alla lenza, quindi sono esclusivamente scorrevoli, tuttavia
potremo farli diventare fissi bloccandoli tra due piombi, sopra e sotto l'anellino:
esistono però in commercio dei fermi fatti come una piccola croce con una girellina ed un
piccolo moschettone. Per il loro utilizzo sarà necessario prima inserire due tubicini di
silicone sulla lenza, in questi andranno inseriti i braccetti del fermo; per evitare poi
che il galleggiante scorra sulla lenza ad ogni lancio procederemo come segue: inserire il
tubicino superiore nel braccetto del fermo, fare un giro con la lenza sull'estremità
superiore del fermo quindi inserire il tubicino inferiore. Questi fermi hanno un loro
peso, seppur minimo, quindi si dovrà tenerne conto in fase di taratura.
Un vantaggio nell'uso di questi fermi è che si potrà sostituire il galleggiante con
rapidità lasciando invariata la profondità e la taratura del galleggiante, ricordo che
usando un waggler a taratura variabile, quest'operazione risulterà molto rapida e
precisa.
Un altro tipo di galleggiante è lo stick: con questo nome si definisce il classico
galleggiante da passata con due punti di aggancio alla lenza. Si adatta per pesche su
acque correnti ma su brevi distanze perché in caso contrario la limitata lunghezza della
canna non consentirà di mantenere il filo, tra il cimino e il galleggiante, lontano
dall'acqua: il filo verrebbe trascinato dalla corrente più velocemente del galleggiante e
ciò falserebbe la correttezza della passata. In questi casi sarà più adatta una lunga
bolognese (dai 6 mt in su).......ma questa è un'altra storia.
Vi sono due scuole di pensiero circa il modo di lanciare con la canna da inglese.
Alcuni sono per il lancio violento, frustante e con un gesto relativamente breve, altri
per una tecnica più morbida e con movimento più lungo, sempre però con lo scopo di
lanciare con estrema precisione.
Per chi è abituato alla canna lancio bolognese, nei primi tentativi con canna da inglese
succederà di lanciare a pochi metri da riva facendo fare tonfi terribili alla propria
lenza con il risultato di grovigli tremendi, si ricorda che la piombatura maggiore è
generalmente molto concentrata appena sotto il galleggiante: si suggerisce quindi di
iniziare con lanci morbidi laterali per imparare a sincronizzare bene la fine del lancio
con il rilascio del dito dal filo.
Solo successivamente provare il lancio diritto, che si effettua nel modo seguente:
portare la canna davanti a sé (il galleggiante a ca 15 cm dal cimino) impugnandola con la sinistra quasi sul calcio e con la destra sopra il mulinello
aprire l'archetto e tenere il filo con l'indice della mano sinistra premendolo sulla canna
ruotare la canna sopra la testa portandola dietro di noi fino a che percepiremo il peso della zavorra
riportare la canna in avanti con un movimento fluido ma deciso e sincronizzare bene l'arresto del lancio con il rilascio del filo, ricordandosi di non abbassare troppo la canna, l'angolazione giusta sarebbe a ca 45° rispetto ad un ideale piano orizzontale della propria cintola
seguire con lo sguardo la traiettoria del galleggiante e, pochi istanti prima che tocchi l'acqua, rallentarne leggermente la corsa sfiorando il filo che fuoriesce dal mulinello per distendere la lenza: non bloccarla altrimenti si avrà un effetto boomerang
immergere velocemente la punta della canna
in acqua e effettuare un breve e veloce recupero della lenza per far affondare il
monofilo, pertanto il lancio dovrà essere sempre più lungo del punto in cui andremo in
pesca. L'affondamento del filo è indispensabile se vogliamo mantenere sempre una linea
retta tra canna e galleggiante, quindi avere una ferrata più veloce.
mantenere il cimino in acqua fino ad un nuovo
lancio o ad una ferrata
naturalmente la posizione delle mani è soggettiva alle abitudini di ognuno, ad esempio un
mancino le invertirà.
Per i principianti, il lancio dritto dovrebbe essere garanzia di precisione, essenziale
soprattutto in gara, per lanciare la nostra esca sempre nello stesso punto e dove avremo
effettuato la pasturazione: in campo agonistico però, si usa anche il lancio laterale con
altrettanta precisione, ma si parla di autentici campioni.
Prima di illustrare alcune delle montature più usate, è bene fare una distinzione; la
lenza da inglese avrà generalmente due tipologie di piombatura: quella di taratura e
quella accessoria.
La piombatura accessoria è quella che permetterà una corretta presentazione dell'esca,
sarà quindi costituita da pochi piccoli pallini concentrati alla fine del trave, cioè i
più vicini all'amo; quella di taratura, sarà costituita da piombi di grosse dimensioni
(AA o BBB ecc.) che concorreranno alla definitiva taratura del galleggiante.
Ricordando che la tecnica inglese si usa principalmente in acque ferme o quasi, non sarà
necessaria una lenza con una lunga fila di piombi, che tra l'altro concorrono nel rischio
di grovigli, ma basteranno pochi piombi distribuiti appena sotto il galleggiante.
Per la pesca con waggler fisso, si metterà un piccolo piombino (n. 8/9) nel punto in cui
avremo stabilito il fondo in cui pescare, poi 5 cm circa più sotto inizieremo a
posizionare i piombi di taratura; questa tecnica ha però un rischio che consiste nel
fatto che il piombino di fermo, se troppo schiacciato, non scorrerà sul filo quando si
dovrà variare la profondità e comporterà il rischio di rotture: si useranno allora
degli appositi fermi a forma di crocetta, come descritto nella sezione galleggianti, che
rendono l'operazione di modifica del fondo veloce e sicura.
Volendo pescare a maggiori profondità, dovremo utilizzare il waggler scorrevole, ed
allora dovremo preventivamente inserire il monofilo del trave nell'anellino del
galleggiante, ma saremo costretti ad usare sempre quello, salvo rifare la lenza.
Esistono in commercio degli anellini di plastica con moschettone, da inserire sul
monofilo, però comportano rischi di scarso scorrimento e di facili rotture, essendo molto
fragili; la tecnica migliore consiste nel inserire sul filo proveniente del mulinello:
prima una piccola perlina, poi una girellina con moschettone, a cui attaccheremo il nostro
galleggiante e l'eventuale sostituzione sarà molto rapida.
In tutti i casi descritti, però è consigliabile adottare i waggler a taratura variabile,
perché giostrando tra gli anellini facili da aggiungere o togliere e la piombatura sulla
lenza, la precisa taratura diventa una cosa estremamente facile da fare.
Malauros
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