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SURFCASTING- LEZIONE 8 (by Graziano)

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CANNE MULINELLI E ATTREZZATURE VARIE (BY GRAZIANO)

Una delle differenze tra il Surfcasting e la Pesca a fondo sta proprio nelle
attrezzature, dalle più importanti come canne e mulinelli, fino ai rotolini
che servono per avvolgere i calamenti. Il Surfcastman per eccellenza non si
accontenterà mai di quello che ha, e sarà sempre alla ricerca del non plus
ultra, delle migliori innovazioni tecniche, talvolta utili talvolta no.
Basta vedere quello che sta succedendo con le canne, che da pesanti e di
grossa sezione sono diventate fuscelli quasi invisibili.
Partendo dal presupposto che la canna è buona quando chi la usa è
soddisfatto delle sue prestazioni, e che la migliore canna per me può essere
la peggiore per voi, vediamo in dettaglio queste attrezzature, considerando
anche che è inutile comprare ciò che non è adeguato alle proprie esigenze.

CANNA AD AZIONE PARABOLICA (telescopica 4,5 metri e oltre)
Sono le più facili da usare e soprattutto le più economiche. Per contro i
materiali utilizzati per la costruzione non sono tra i migliori, e lamentano
una certa pesantezza. Sono canne molto elastiche, si piegano dalla punta
alla fine, e per questo non permettono lanci esageratamente lunghi, ma come
ho detto, sono facili da usare e sicuramente aiutano durante il recupero del
pesce, e sono da consigliare a chi non ha troppo da chiedere all’attrezzo
per via dell’età e a chi, va a pesca solo d’estate e non ha troppi soldi da
spendere. È inutile dire da quali modelli sono rappresentati, basta vedere
il prezzo nuovo. Se è inferiore alle 180.000 200.000 mila quasi sempre non
può che trattarsi di questi attrezzi.

CANNA AD AZIONE PARABOLICA DIFFERENZIATA. (telescopica)
Rispetto alla precedente è una canna che è elastica fino al manico, dove
diventa più rigida. Questo permette alla canna di unire una buona
sensibilità del cimino, alla capacità di avere buone prestazioni di lancio,
senza avere una tecnica da campione.
È sicuramente il tipo di canna che io consiglio di comprare a chi si
avvicina a questo tipo di pesca o a chi non ha un “fisico bestiale”. Ti
permette subito di avere il massimo in fase di lancio, ma ti fa capire anche
che tanto più in là non puoi andare.
I materiali utilizzati sono ottimi(carbonio alto modulo) e la leggerezza
così come la sezione sono ottime. La lunghezza va dai 4 ai 4,5 metri. La 4
metri è consigliabile a chi è più basso e a più forza nelle braccia, le 4,5
a chi è più alto e veloce. I modelli sul mercato sono tanti, tantissimi. Si
può dire che ogni casa ne ha diversi. Io consiglio le Evoluzioni e le Dedra
dell’Italcanna, le XMX della Tecnofish i tanti modelli della Bad Bass(tranne
Trio e Mad Black e qualcos’altro), le Cromocast della Tecnofish. Il prezzo è
variabile tra le 200.000 e le 300.000 mila.
Sono sicuramente gli attrezzi più venduti in Italia.

CANNA AD AZIONE SEMI-RIPARTITA (telescopica e due pezzi)
Il cimino è morbido e sensibile, ma appena oltre la canna si irrigidisce
sempre di più e diventa un vero e proprio “bastone”.
E’ impossibile lanciarla al massimo delle sue prestazioni anche per chi è
avvezzo da tanto a questo tipo di pesca. Bisogna essere rapidi e potenti, e
avere un fisico compatto. Se non si è in possesso di queste doti, si rischia
di fare meno metri rispetto ad una canna più facile, e soprattutto di
stramazzare a terra dopo una decina di lanci fatti bene. Per quanto siano
costruiti con materiali usati anche in aeronautica e quindi i migliori, non
sono sempre leggerissime(ma rispetto ad anni fa non c’è paragone) e di
questo se ne risente soprattutto durante l’azione di recupero del piombo.
Anche per queste le misure vanno dai 4 ai 4,5 metri con le stesse
considerazioni fatte in precedenza. E’ la classica canna che tutti noi
compriamo e che quasi tutti, dopo un mese la vendiamo!!
I modelli li conosciamo tutti: Futura e Black Fury per l’Italcanna, Mad
Black e Trio per la Bad Bass, New Sea Storm per la Triana (la mia
preferita), la IDRAS PLUS della Veret e tanti altri. Fra le due pezzi, le
HPB della Daiwa, le ALL BASS della Tecnofish, l’UNICA della Ultramarine le
TRESEI della Track.

CANNA AD AZIONE RIPARTITA (due pezzi)
E’ quella per la quale chi è invidioso ci ripete sempre la classica frase:
“ma che vai a batte le olive??”. Tanto belle quanto difficili da usare. Guai
a lanciarle in Side. Si rischia di vedere il piombo cascarci sotto i piedi!!
Ma che belle che sono quando ti concentri, esegui la pendolata e boom, il
piombo parte sparato a razzo dalla canna, da solo, senza che tu ci hai messo
la forza(se ce la metti pure i 220 metri non te li toglie nessuno). Questo
avviene perché la struttura della canna è fatta in modo di caricarsi sotto l
’azione del piombo durante la pendolata e poco dopo(lo capirete quando
spiegheremo il Pendulum), e poi con la chiusura del lancio, l’energia
immagazzinata dalla canna esplode tutta insieme, scagliando il piombo
laggiù, dove non lo si vede più. Naturalmente le stesse canne possono essere
lanciate anche in ground, ma qui l’unica cosa che conta per fare i metri è
la violenza che si mette sulla canna. A parole è facile, ma per fare queste
distanze c’è bisogno di anni di allenamento e soprattutto tanta tanta
costanza. E’ la classica canna che va utilizzata insieme al mulinello
rotante, e per questo è il sogno di tutti quelli che aspirano ad essere
chiamati SURFCASTMAN con la ESSE maiuscola. Chi vi dice che non c’è bisogno
di imparare ad usare questi attrezzi, capisce poco o niente di Surf!! Il
problema è che per imparare c’è bisogno di tanto tempo, ma una volta capaci,
davanti a noi si aprono prospettive inimmaginabili. E queste si che fanno la
differenza tra una orata di 500 grammi e una di 3,2 kili. Quello che voglio
dire è che chi sa pescare a 170 metri lo sa fare anche a 50, mentre
viceversa non sempre è possibile!!
Unica controindicazione, il cimino quasi sempre sordo e di conseguenza una
non ottimale lavorazione del pesce.
Tra i modelli più diffusi, naturalmente le mitiche ZZIPLEX o le bellissime
OLTREMARE dell’Italcanna. Da preferire anche le WB2000 della Veret e
soprattutto le AWB della Daiwa(difficili da trovare)
IL prezzo?? Da 400.000 al milione e passa.
Avrete capito che sono le mie preferite(anche se non in gara!!)

CANNE DA BEACH-LEDGERING (telescopiche e due pezzi)
Sono la nuova frontiera del Surfcasting, quello leggero, quello specifico
del Mediterraneo. Leggere al punto da permettere di tenerle in mano
(Trainetta) senza stancarsi minimamente. Permettono di lanciare piombi da 50
a 100 grammi anche a notevole distanza da riva, e soprattutto sono una
libidine con un bel pesce in canna. Impossibile perdere il pesce, grazie
alla grande elasticità del cimino, che ne ammortizza i tentativi di fuga.
Sono le classiche attrezzature da periodo estivo, quando il mare è calmo e
il pesce è più vicino a riva. Peccato però che stiamo parlando di pesca a
fondo e non più di Surfcasting!!! I materiali con cui vengono costruite sono
ottimi, e i prezzi sono contenuti.
Tra i modelli telescopici, il migliore senza ombra di dubbio è la DREAMING
dell’italcanna, ma anche la XMX SALTLEDGERING della Tecnofish è una ottima
canna. Notevole è poi la produzione delle cosiddette 1-3 once, leggerissime
due pezzi che pesano pochissimo. Fra queste le mitiche 1-3 della Trakline o
le ALL BASS della Tecnofish, e la grande produzione Mitchell e Ultramarine.


Volete sapere come si fa a riconoscere in generale una canna tecnica da una
che non lo è??
Si apre e si frusta quasi a lanciarla(senza mulinello) fuori dei negozi. La
cosa importante è vedere quanto tempo ci mette la canna per smorzare le
oscillazioni del cimino(sfarfallamento). Meno ci mette e meglio è. E poi con
questa operazione si può capire il grado di elasticità della canna. Se vi si
piega fino elle mani, sarà ad azione parabolica, altrimenti se vi sembrerà
di non piegarla nemmeno, sarà ad azione semi-ripartita o ripartita.

Per quanto riguarda le canne c’è da dire che io preferisco comprarle
nude(senza anelli e senza placca) in modo da poterle anellare con i FUJI
SIC. Anelli in pietra dura che non si rovinano mai e che non rovinano
neanche il filo, credetemi!! Certo, si spende qualcosa in più, ma si ha un
lavoro perfetto(ma fatele montare da chi è veramente maestro in questo) e
soprattutto la possibilità di sovradimensionare gli anelli(la larghezza) in
modo da non avere problemi eccessivi con le alghe. Pensate inoltre che
mettere l’anello più basso(verso il mulinello) più grande un (40 per le
canne da surf un 30 per le Beach) ci fa guadagnare metri perché riduce l’
attrito fra il filo che esce dal mulinello e il primo anello che ha il
compito di “strozzarlo”.


Vediamo ora i mulinelli, che nel Surfcasting possono essere divisi in due
parti: a BOBINA FISSA e a BOBINA ROTANTE.

BOBINA FISSA: Chi di noi non li conosce!! Sono i più diffusi(in Italia)
sicuramente, facili, anzi facilissimi da usare. Ha bisogno di pochissima
manutenzione(basta sciacquarlo e via). Ha due unici difetti. Uno è la
torsione a cui viene sottoposto il filo durante l’azione di recupero del
piombo, dovuto ad un passaggio da direzione rettilinea a direzione
elicoidale, e l’altro è l’affidabilità con prede di notevoli dimensioni.
Avete mai visto recuperare un tonno con un fisso!!! Fatte le dovute
proporzioni, ho visto con i miei occhi uno di questi piegarsi per la fuga di
una Razza enorme!
Non c’è bisogno di descrivere come è fatto un fisso, lo conosciamo tutti.
Importante però è dire quali devono essere le caratteristiche principali per
un mulinello da Surfcasting.
Leggero il più possibile per non appesantire troppo la canna e quindi le
nostre braccia! Grande abbastanza, sicuramente più del necessario. Negli
ultimi anni si ha la tendenza a sovradimensionare i mulinelli rispetto alla
canna, questo per avere una bobina più grande(larga) e guadagnare metri in
fase di lancio. Per capirci, sulle canne da Beach si può mettere un EMBLEM S
3500A o 4000A oppure i REGAL(ultima generazione) sempre della Daiwa. Per le
canne da Surf, serve un EMBLEM XT 5000 o 5500 oppure un BIOMASTER GT 7000
della Shimano o il nuovo TITANOS sempre della Shimano oppure i POWER AEREO,
gli ULTEGRA sempre Shimano. Questi che ho detto rappresentano il meglio ed
hanno tutte le caratteristiche ideali per il surf.
Importante è che abbia una capienza di almeno 300 metri dello 0,35, e che
abbia almeno 3 cuscinetti a sfera che assicurano la massima fluidità di
movimento.
Importante è anche la possibilità di avere bobine di ricambio, che ci
permettono di variare i fili(diametro) con cui vengono imbobinati in modo da
avere sempre quello più adatto in ogni condizione. Io ho 4 bobine per
ognuno(ma sono malato!!). Due con 0,16 o 0,18 o 0,20 per guadagnare metri ed
avere un ottima tenuta anche con mare poco mosso e senza alghe con un piombo
di 125 grammi(minore è la superficie del filo in acqua, minore è anche la
trazione perpendicolare che esso subisce per il vento e le correnti). Una
con 0,25 o 0,26 o 0,28(non si sa mai con chi bisogna combattere) e una con
0,35 o 0,40 diretto, senza schokleader(parastrappi) che utilizzo quando ci
sono alghe in quantità( ma anche pesce, oppure sto in gara!) e elimino così
anche il nodo dello schok.
Altra cosa da considerare è il rapporto di recupero. Quello ideale va da
4:1(più potente) a 5,2:1(più veloce) giri dell’archetto rispetto ad un giro
di manovella.
Importantissima poi per guadagnare qualche metro è il disegno alto e conico
della bobina. Durante la fase di lancio in questo modo, si riduce lo
svuotamento della bobina e si riducono gli attriti con il bordo della
bobina(è anche il motivo per cui si mettono fili tipo 0,16 o 0,18).
Un buon fisso deve avere il recupero a spire incrociate (importantissimo per
fili fini). Ciò permette al filo di disporsi in maniera omogenea sulla
bobina e non creare pericolosi avvallamenti che provocherebbero una
fuoriuscita del filo non perfetta, con conseguente possibilità di “fare la
parrucca”.
Ultima cosa importante la frizione. Tassativamente frontale(sopra al
mulinello) deve essere affidabile progressiva, mai brusca nella
registrazione e soprattutto deve garantire un perfetto serraggio durante il
lancio, pena dolorosissime ferite all’indice.

Un consiglio per fare un imbobinamento preciso: cominciate a riempire la
bobina con 180-200-250 metri di ottimo monofilo (abbastanza morbido, non
troppo elastico, siliconato e privo di memoria). Poi unitelo con il nodo di
sangue(o un altro nodo affidabile che sicuramente conoscete) un monofilo
scadente dello 0,25-0,28. Riempite cosi la bobina fino all’orlo e quasi
oltre!(più è piena più metri si fanno). Ora non rimane che rivoltare il
tutto su un’altra bobina. Abbiamo cosi un preciso imbobinamento, sappiamo
quanti metri di monofilo buono ci sono e soprattutto quando dovremo cambiare
il filo, non lo sprecheremo, perché quello vecchio andrà tolto fino al nodo
di giunzione!!

Altro consiglio: lanciate sempre con la bobina completamente abbassata sull’
asse e la frizione ben serrata!! e non dimenticatevi di aprire l’
archetto(eeh eeh eeh scherzo!!)

MULINELLO ROTANTE
Il migliore in assoluto, sotto tutti i ponti di vista(costo, frizione,
stress del filo, potenza di recupero, peso, distanze di lancio, stacco del
dito), ma anche difficilissimo da imparare ad usare, e sottolineo imparare,
perché vi assicuro che una volta imparato(con l’aiuto di chi lo sa usare
bene ci vorranno una decina di uscite a pesca e qualche kilometro di filo!!)
ad usare vi risulterà molto più facile del fisso. Unico difetto è la
lentezza dell’operazione di recupero(più potente però) che si fa sentire
soprattutto in gara(numero minore di lanci rispetto al concorrente vicino).
La bobina del rotante è “libera”( gira su un asse aiutata da due cuscinetti
a sfera) e va quindi frenata con dispositivi come il freno magnetico o i
registri laterali che tendono a stringerla e bloccarla(secondo la
registrazione). Questa fase di taratura del rotante è una delle cose più
difficili da imparare, pena numerose “parruche” con conseguente spreco di
filo e tempo. Si ottiene con l’esperienza e con l’aiuto della miscela di
olio che viene messa nei cuscinetti a sfera, più densa d’estate, più fluida
d’inverno (il caldo rende l’olio più fluido). Come si fa questa operazione?
Si tolgono i cuscinetti dalla bobina(aprendo il mulinello), si puliscono
immergendoli per una decina di minuti nella benzina dello zippo oppure nel
sovente alla nitro. Poi si asciugano soffiandoci dentro(ma la benzina
evapora da sola) e si immergono per una nottata nell’olio preparato.
La taratura della velocità della bobina è importante perché essendo “libera”
, è il piombo che trascina nella sua corsa il filo: al contrario se è la
bobina che gira più velocemente , fuoriuscirà del filo che non viene
raccolto, creando le tanto temute parrucche. Queste si creano anche quando
il piombo arriva in acqua e la bobina non viene fermata(un attimo prima) con
il pollice. Questa è una grande differenza con il fisso, e vi chiederete: se
di giorno il piombo si riesce a seguire con lo sguardo nel suo volo, di
notte come capperi si fa?? La risposta sta che bisogna imparare a “sentire”
il mulinello, come un motore, perché quando il piombo comincia la fase di
discesa, il rumore del mulinello cambia diventando sempre più un “dolce”
sibillio che si andrà ad esaurire. Ecco è quello il momento in cui la bobina
va fermata con il pollice. Questa è la seconda difficoltà da superare! Per
rendere poi il rotante ascoltabile e necessario che la bobina sia
perfettamente equilibrata. Per farlo si toglie la bobina(carica di filo), si
mette sull’asse e si fa girare dandogli una spinta con la mano su un banco
prova. Quando si ferma(che deve essere graduale), deve rimanere immobile. Se
torna indietro vuol dire che non c’è equilibrio, c’è una parte più pesante
dell’altra(quello in basso quando la bobina si ferma di nuovo e
definitivamente) e si deve intervenire aggiungendo a poco a poco gocce di
colla al silicone sul bordo esterno della bobina, nella parte più leggera,
quella in alto. Si prova a far girare di nuovo la bobina, e si seguirà lo
stesso procedimento fino ad ottenere una precisa equilibratura. NON
SPAVENTATEVI, questa operazione andrà fatta una volta sola, e ve la farà e
spiegherà il vostro “insegnante di rotante”(e nel modello 7HT Daiwa non è da
fare perché la bobina è solidale con l’asse). Importante però e che il filo
venga messo bene, stando attenti che all’inizio, la disposizione di questo
sulla bobina sia una spira accanto all’altra almeno per qualche millimetro
di spessore e poi che si disponga uniformemente su tutta la bobina senza
creare avvallamenti da una o l’altra parte della bobina stessa. Anche per il
rotante si utilizza il concetto di riempitivo, cioè mettere una parte di
filo che non verrà mai più tolta e mettere solo 250 metri di ottimo
monofilo(qui non bisogna rivoltarlo come nel fisso). Il monofilo migliore
per un rotante ha la caratteristica di essere più rigido e meno elastico di
quello del fisso.
Il mulinello rotante da Surfcasting non deve avere il guidafilo, altrimenti
si perderanno i metri guadagnati dal fatto che il filo esce senza attriti,
neanche quello con gli anelli della canna.
Un vantaggio oltre alla potenza di recupero è sicuramente offerto dalla
registrazione della frizione tarabile a piacimento senza la necessità di
eseguire ritocchi in fase di lancio. La frizione è dotata di comando “a
stella”, posto proprio sulla base della manovella in modo da poter essere
variata senza staccare la mano dalla sua posizione.
Rispetto al fisso, fidatevi un rotante vi da 20 metri in più soprattutto
dopo aver imparato ad usarlo molto bene, per cui è possibile scendere da un
filo 0,30(con il quale consiglio di iniziare) ad uno 0,23 o anche 0,20 nei
casi più estremi(più il filo è piccolo più diventa impossibile districare le
parrucche quando non sono enormi).
Un consiglio: usate sempre il ditale sul pollice che dovrà tenere la bobina
in fase di lancio, altrimenti il nodo dello schock che va posizionato su un
lato della bobina ci può tagliare. Un ottimo ditale si ottiene tagliando una
parte di camera d’aria da bicicletta, di sezione adatta al nostro pollice.
Ci sono solo due modelli al top dei mulinelli da Surf e sono il 7HT della
Daiwa (150.000 mila) e soprattutto i modelli 6500 della Abu. Per me il
migliore è il 6500 CT C3 ELITE (è di colore blu 250.000 mila).

Parliamo ora di monofili:
Per il Surf deve avere caratteristiche come: leggerezza, morbidezza,
moderata elasticità, resistenza alla salsedine, elevato carico di rottura.
Ce ne sono troppi in commercio, non chiedetemi giudizi, anche perché
cambieremo tipo di filo molto spesso!!

Monofilo in bobina: leggerezza e morbidezza facilitano l’azione trascinante
del piombo durante il lancio(più metri). La ridotta elasticità aiuta la
ferrata. La resistenza aiuta la durata del filo e il carico di rottura aiuta
a non farci perdere i pesci.

Monofilo per terminali: Più è rigido(ma non troppo), meno sono i grovigli
provocati dalle turbolenze. Io preferisco il THOR della Mustad o il FALCON.
La misura va dallo 0,12 allo 0,50 per i gronghi.

PARASTRAPPI(o shock leader): Innanzitutto per chi non sa cosa è, è quello
spezzone di filo (8-10 metri)dello 0,50-0,60-0,70(dipende se la canna è più
elastica(0,50) o più rigida e soprattutto dal tipo di lancio(0,70 per il
Pendolare)) che ci permette di lanciare piombi di 150 grammi e oltre anche
se abbiamo in bobina fili dello 0,18!! Inoltre ci aiuta anche nel recupero
del pesce, negli ultimi metri, quelli più difficili(è come se avessimo uno
0,60 in tutto il mulinello). Deve essere rigido e ricoperto da robusta
corteccia. Il migliore è sicuramente il BLACK POWER.
Ultimamente esistono degli spezzoni di shock leader conici.
Sono buoni, ma sicuramente meno resistenti di uno non conico.

Parliamo ora di PIOMBI:
La tenuta della zavorra al fondo è molto importante ai fini della pesca, ma
anche la forma affusolata per facilitare il lancio.
Bisogna quindi saper scegliere il compromesso migliore.
Fra i piombi ad alta tenuta sicuramente coni e piramidi(mare mosso), fra
quelli adatti al lancio i Beach bomb (supposta), gli Acquazoom e i vari
RoccoTop e RoccoBomb(mare calmo). Da menzionare il piombo Sportenn, ottima
tenuta(alla corrente) e ottima penetrazione in fase di lancio. Con mare
molto mosso sono da utilizzare gli “Spike”: piombi con i grappini ma di
forma affusolata(acquazoom). Quando richiamiamo il piombo, i grappini si
aprono e il piombo viene via facilmente. Utilizzato soprattutto nel
pendolare con mare mosso.

Parliamo ora di ami:
Si dividono in ami per esche tenere, dure e per grandi inneschi. Ma tutti
hanno la caratteristica di essere leggeri e affilatissimi.

Gli ami per esche teneri, come i vermi e il cannolicchio, sono
caratterizzati dall’essere molto leggeri e fini. Hanno il gambo lungo e il
collo stretto per facilitare l’innesco e l’ingoio da parte del pesce.
Io preferisco i 120N(misura 8-10) della Gamakatsu perché sono dritti e non
storti e per la pesca delle mormore questo è un vantaggio, perché la mormora
tende ad aspirare e sputare diverse volte prima di ingoiare, e un amo dritto
in questo caso è più difficile da sentire.

Quelli per esche dure, murici, bibi, granchi, calamaro,.. sono invece corti
e storti, con punta ad artiglio d’aquila. Ce ne sono in carbonio(più leggeri
e meno resistenti) e in acciaio. Si usano quando il mare non è calmo e il
pesce mangia a ”stappo”. In questo caso l’amo si appunta sulle labbra e
difficilmente si toglie. Io uso i 5314F(o giù di lì) della gamakatsu nella
misure 4-6 anche per la pesca delle Orate a mare calmo con l’Arenicola. Non
hanno mai fallito!!

Quelli per grandi inneschi, sarda, cefalo, vivo, sono gli O’Shaughnessy,
gambo corto, punta dritta, collo a gomito, larga sezione. Si usano
misurazioni dall’ 1 al 4/0.


Parliamo ora infine di tutte quelle attrezzature e piccole cose, alcune
utilissime altre un po’ meno, che caratterizzano il Surfcastman.

TREPPIEDE: serve a sostenere le canne nell’azione di pesca. Ci permette di
poter mettere i cimini delle due canne uguali, molto vicini fra loro, per
poter così vedere perfettamente le mangiate, valutando eventuali differenze
con l’altro cimino. Sono da preferire quelli di stampo inglese in alluminio.
Costo per un treppiedi ottimo, che non butterete mai, 130.000 mila.(Ho un
amico che li fa per professione, telescopici e indistruttibili, se volete
chiedetemelo, è il meglio che c’è in giro).

PICCHETTO: serve per sostenere la singola canna.

T DA PESCA: già spiegata in precedenza è fatta d’alluminio e serve per
velocizzare l’azione di pesca. Io aggancio l’asola del calamento ai gancetti
della parte superiore, quella orizzontale, della T. Quando recupero non
faccio altro che cambiare il calamento con uno già innescato presente sulla
T, dove ne stipo 5 o 6. Costo 25.000 mila.

SERBIDORA: è un piano d’appoggio rialzato da terra, dove poggiamo tutta l’
attrezzatura di piccole dimensioni, che ci serve durante la pescata, escha
compresa. Costo per le migliori, quelle in alluminio, 50000 mila

OMBRELLONE CON O SENZA TENDINA: se c’è vento, pioggia, caldo o umidità, sarà
sempre l’ideale ricovero per noi e per la nostra attrezzatura. Costa dalle
60.000 alle 120.000 mila con tendina.

SACCA PORTA ATTREZZI: indispensabile per proteggere e trasportare le canne,
il treppiedi e l’ombrellone.

CARRELLO: è usato soprattutto dagli agonisti, consente di mantenere l’
attrezzatura tutta a portata di mano e raccolta in particolari
cassettoni(quelli inglesi LEDA sono i migliori). Da evitare come l’AIDS su
quelle spiagge dove si sprofonda solo a camminarci. Costa intorno alle
120.000 mila e anche fra questi, quelli che costruisce il mio amico, tutti
in alluminio leggerissimo e resistente sono insuperabili. Chiedeteli se vi
va!!
In alternativa, lo zaino.

FRIGO PORTATILE: quelli portaviveri sono l’ideale, di dimensioni tali da
accogliere le scatole di arenicola e americano. Io uso delle scatole di
plastica(quelle che vanno in congelatore) dove conservo l’arenicola che mi
avanza dopo una pescata.
INDISPENSABILE!!

PENDOLINO o SEGNALATORE DI ABBOCCATA: molte volte costruiti “in casa”(anche
se il mio amico……), sono formati da un gancio al quale è appeso un piombo di
peso variabile, che sarà in rapporto al piombo in acqua(100 grammi in acqua
50 fuori 150 in acqua 100 fuori). In qualche maniera è fissato uno starlite
oppure un led alimentato dalla batteria che servirà a farci vedere le
mangiate durante la notte. Da usare solo con mare calmo o con poco vento,
funzionano soprattutto con pesci come mormore e orate che preferiscono non
sentire il piombo(filo in bando). Si agganciano all’anello più basso e si
abbassano sfruttando la frizione del mulinello, fino ad un palmo da terra.
Se il pesce mangia in bando, vanno giù, se tira vanno su, se è una Orata di
3 kili bisogna andarlo a cercare a qualche metro di distanza!!!

SCARPONCINI O STIVALI: c’è chi preferisce gli uni o gli altri. La differenza
sta che se lanci in ground o pendolare bisogna preferire gli scarponcini, se
fai un side e devi guadagnare metri meglio mettersi gli stivali.

AGO DA INNESCO: indispensabile per velocizzare l’innesco dell’esca,
qualsiasi essa sia. Sono tubetti di alluminio finissimo con un foro che
accoglierà la punta dell’amo da una parte(dall’altra io metto uno
spessore(galleggiantino)per evitare che l’arenicola fuoriesca. Si infila il
verme e poi lo si fa scorrere su l’amo e su un poco di filo.

ROTOLINI AVVOLGI TERMINALI: sono di sughero o meglio ancora colorati di un
materiale particolare. Rotondi, con o senza bordo, servono per conservare
una serie di terminali(finale) già pronti. È importantissimo per guadagnare
tempo senza dover di volta in volta legare gli ami sul posto. Qualcuno
avvolge tutto il calamento(trave più finale) su quelli con i bordi, ma così,
bisogna prepararsene qualche centinaia per avere tutte le combinazioni
possibili. Meglio come faccio io: una ventina di travi pronti e un centinaio
di ami legati. L’assemblaggio poi avviene in spiaggia, secondo le condizioni
del mare.

Fra le cose poi che dobbiamo sempre portarci dietro, sicuramente il FILO
ELASTICO per legare le esche più fragili e per preparare i filetti di sarda,
i GALLEGGIANTINI fosforescenti o no, per insidiare le specie a galla,
soprattutto nel periodo estivo, ma anche per rendere flottanti le esche
pesanti. PERLINE FOSFORESCENTI da mettere vicino l’amo e usare come
richiamo(c’è chi ci crede e chi no!!) e poi la LUCE DA TESTA(Petzl)
indispensabile per la notte così come la TUTA TERMICA, STRACCI,
SFILETTATORE, SCOTCH per qualsiasi evenienza e COLLA A CALDO per riparare
eventuali Puntali che si staccano.

Poi ognuno ha le sue piccole manie!!

La prossima volta, ora che abbiamo tutto l’indispensabile, parleremo di
TRAVI(asola o girella, snodo o snodi, piombo) e di FINALI o TREMINALI(Il
tutto si chiama CALAMENTO o PARATURA) sfruttando soprattutto l’ottimo lavoro
svolto da Aber Rock che ringrazio.

Ciao Graziano

le foto sono una cortesia del Surf Casting Site

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sei il pescatore nr. che e' entrato a dare un'occhiata a questa pagina dal 21/01/2000.