AREA DI STUDIO E METODI

AREA DI STUDIO

          Per il monitoraggio, all'interno del territorio provinciale di Firenze, sono state individuate due aree d'indagine, una in Chianti e l'altra in Alto Mugello, rappresentative di tipologie ambientali ben distinte tra loro.
          La prima, localizzata nel comune di Greve in Chianti, si estende dal capoluogo stesso verso sud tino a toccare il confine con la Provincia di Siena, comprendendo paesi come Montefioralle, Panzano, Lamole, e include una superficie che ad est raggiunge le pendici occidentali del monte più alto di tutta la dorsale chiantigiana, il Monte San Michele (892 m), mentre ad ovest sfiora, senza comprenderli, il Monte Calvario e il Monte Fili. L'area è interamente attraversata dagli affluenti di destra e di sinistra del Fiume Greve e dal fiume stesso nel suo tratto superiore (v. carta 1).
          La seconda si sviluppa dal capoluogo Firenzuola verso nord fino quasi a raggiungere il confine emiliano, includendo paesi come Pagliana, Pietramala, Montalbano e rilievi montuosi come il Monte Canda (1158 m), il Sasso di San Zanobi (906 m, sul limite settentrionale dell'area monitorata), il Monte Beni (1263 m, di quest'ultimo escluse le pendici occidentali). Risultano compresi l'alto bacino idrografico del Torrente Diaterna Vàlica e l'area interessata da alcuni affluenti di sinistra del Torrente Santerno, mentre rimane appena fuori dagli ambiti di studio il paese di Covighaio (v. carta 2).
          Il  territorio chiantigiano presenta una fisionomia morfologica e paesaggistica piuttosto varia, ad alta intensità di rilievo collinare, con fasce altimetriche tra i 200 e i 600 metri e con una media copertura boschiva che aumenta nelle pendici di maggior declivio a scapito del seminativo; nelle valli più aperte prevalgono le coltivazioni arboree (in prevalenza vigneti e oliveti) e l'attività agricola  in generale (soprattutto colture cerealicole o comunque monocolture e, in piccola parte, foraggicolture)
          Varie sono le specie forestali presenti: sul versante orientale dell'area predominano le cerrete (35,3% della zona orientale e 11,6% dell'intera area di studio) anche se ben rappresentati risultano il pino e il castagno (rispettivamente 8% e 4% del totale), quest'ultimo in particolare sul Monte San Michele; nella restante superficie meno aspra e più collinare sono scarsamente presenti querceti di roverella, ostrieti e boschi misti di latifoglie decidue e conifere (ARRIGONI & MENICAGLI, 1999).
          Il clima del territorio chiantigiano è tipicamente mediterraneo, ma risente della vicina presenza delle regioni montane; è infatti caratterizzato da estati calde scarsamente piovose e da inverni miti intervallati da gelate improvvise che si manifestano anche nel periodo primaverile.
          Geologicamente l'area presenta un terreno costituito principalmente da formazioni arenacee, arenaceo-marnose e calcareo-marnose del Paleogene e del Cretacico, intercalate con complessi caotici di varia età (MAFFEI CARDELLINI, 1994).
          Nel Chianti l'evoluzione di un'economia improntata in massima parte sullo sviluppo della produzione vinicola e sulla crescita della monocoltura, ha comportato una serie di trasformazioni sull'assetto agrario e sulle componenti agricola e ambientale in genere (la scomparsa quasi radicale dell'attività di allevamento e la presenza di vasti vigneti spesso impiantati su territori inadatti perché insufficientemente drenati sono solo due esempi); la torte e crescente pressione  turistica si inserisce in  questa dinamica di modificazione del paesaggio determinando pesanti trasformazioni strutturali e di destinazione d'uso degli insediamenti rurali (a discapito proprio di quell'habitat a cui è fortemente legata la rondine).

          La scelta della seconda area da censire è ricaduta sull'Alto Mugello in quanto rappresentativo di un diverso contesto ambientale. La permanenza delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali e in particolare la pratica del pascolo e dell'allevamento  hanno   permesso    la conservazione di alcune   tipologie paesaggistiche quasi ormai interamente scomparse nel resto della provincia (e non solo).
          Il territorio, ricco di rilievi montuosi che sfiorano in media 950-1000 metri di altitudine, presenta un'alta copertura vegetale con prevalenza di boschi decidui e pascoli.
          Per quanto riguarda la vegetazione forestale, il tipo più rappresentato, soprattutto nel versante sud-occidentale dell'area da noi considerata, è la cerreta (11,5%), pur essendo frequenti anche boschi di latifoglie decidue termofile come la roverella, il carpino nero, la robinia (8,9%) e boschi di conifere quali il cipresso e il pino nero (3,9%); sporadica è la presenza di faggete e latifoglie decidue sciafile (ad esempio betulla e acero). Le zone cacuminali (come quella del Sasso di San Zanobi) risultano coperte da praterie spazzate in inverno da forti venti (ARRIGONI & MENICAGLI, 1999).
          Durante le stagioni fredde la concentrazione delle piogge è notevole così come sono frequenti, anche se discontinui, gli innevamenti; nel periodo estivo le precipitazioni risultano scarse ma alquanto violente, determinando una siccità piuttosto variabile di anno in anno.
          Il substrato pedogenetico è sommariamente quello tipico della dorsale appenninica, con formazioni arenacee e marnoso-arenacee del Miocene e del Paleogene-Cretacico Superiore e complessi caotici di varia età; sono presenti inoltre isolati nuclei calcarei del Cretacico-Giurassico Superiore e alcune formazioni ofiolitiche, come la Rocca di Cavrenno e il Sasso di San Zanobi, che emergono in prossimità del confine regionale (MAFFEI CARDELLINI, 1994).
          A eccezione di Firenzuola e di Pietramala, la zona rivela una densità media di edifici piuttosto bassa,  presentando  insediamenti sparsi   e accentramenti urbani modesti (piccoli paesi ma anche semplici nuclei abitativi, questi ultimi soprattutto addensati in prossimità della statale della Futa).

          All'interno delle due unità monitorate si è cercato di comprendere alcune realtà comparabili tra loro come la presenza, in entrambe di almeno un'area urbana di una certa rilevanza (Greve in Chianti e Firenzuola) e al tempo stesso una porzione di territorio a regime agro-silvo-pastorale. Con la stessa ottica è stato previsto l'inserimento, nella zona collinare del Chianti, del Monte San Michele, una superficie a carattere più boscoso e selvatico.
          Con l'ausilio della cartografia IGM 1:25000, i margini per entrambe le unità sono stati definiti calcolando un'estensione comprendente 50 quadranti UTM di 1 km2 ciascuno. Nell'area alto-mugellana questa operazione si è rivelata immediata, in quanto è stato possibile localizzare una superficie dalla forma quasi rettangolare. Anche l'area chiantigiana è stata calcolata cercando di delineare questa forma geometrica ma il confine con la provincia senese ha comportato la presenza di 9 quadranti non completi che hanno reso difficoltoso il calcolo della superficie totale;  il problema è stato risolto valutando che, approssimativamente, la somma delle 9 porzioni di suolo risultava corrispondente a 5 settori integri. Per conseguire il valore prefissato di 50 km2 è stato aggiunto, sul lato settentrionale dell'area, un ultimo quadrante che raggiunge, senza comprenderlo, il paese di Uzzano e che si presenta come una sporgenza nel tratto studiato.
           Le  coordinate che   identificano  l'unità chiantigiana sono: 43°35'30"N - 01°09'30"W (riferibile all'angolo NW); 43°35'30"N - 01°04'20"W (riferibile all'angolo NE); 43°31 `20"N - 01°09'30"W (riferibile all'angolo SW il quale, mancando una definizione geometrica, è stato fatto coincidere con il punto più meridionale del confine con Siena); 43°32'00"N - 01°04'40"W (riferibile all'angolo SE).
          Per l'Alto Mugello le coordinate sono: 44°12'00"N - 01°08'00"W (riferibile all'angolo NW); 44°12'00"N - 01°03'40"W (riferibile all'angolo NE); 44°07'15"N - 01°08'30"W (riferibile all'angolo 5W); 44°07'00"N - 01°04'00"W (riferibile all'angolo SE).