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DISCUSSIONE
Dall'analisi dei risultati ottenuti durante l'attività
di monitoraggio è
possibile effettuare un confronto tra le due aree oggetto del nostro
studio. La
pressoché
identica percentuale di località visitate in rapporto a tutte quelle
presenti nelle due aree (in entrambi i casi compresa fra il 91 e il 92%)
consente
una ottimale comparazione dei dati raccolti.
La percentuale di
località in cui è stata accertata l'esistenza di nidi (41%
in Chianti e 35,8% in Alto Mugello) e il numero dei nidi stessi (vedi
tabelle a pag.
19 e 21) sono risultati sensibilmente superiori per l'area chiantigiana;
per
quest'ultima il numero di nidificazioni accertate per km2 nel 1999 (anno
nel quale
il numero di nidi di attività incerta è molto ridotto) è circa il
doppio rispetto all'altra
(rispettivamente 3,58 e 1,92 nidi attivi/km2), mentre è quadruplo il
numero dei siti
interessati dalla nidificazione della rondine. Questo è dovuto a una
diversa
diffusione della specie nei due territori- percentualmente, fatto salvo
lo stesso
valore relativo alle località interessate dalla riproduzione di 1-2
coppie, in Alto
Mugello sono più frequenti le colonie medio-grandi, mentre in Chianti
se ne
ritrovano soprattutto di piccole (v. grafici i e 2). La maggior densità
assoluta
della rondine nell'area chiantigiana è da mettere in relazione con il
più alto
numero di
insediamenti umani che
vi si trovano.
Essi si mostrano
particolarmente favorevoli nei casi in cui la loro estensione non sia
molto
elevata; la rondine sembra prediligere agglomerati con un numero di
edifici pari
o inferiori a 4. Una situazione un pò diversa si riscontra in Alto
Mugello dove la
maggior parte dei nidi è stata rinvenuta all'interno di borghi. Questo
fenomeno e
da ricondurre alla frequente collocazione delle stalle, particolarmente
ricche di
rondini nidificanti, all'interno ditale categoria di nuclei abitati.
Nonostante la
maggior quantità assoluta di nidi e colonie in Chianti, la
percentuale di siti riproduttivi abbandonati, è però circa doppia
rispetto a quella
dell'Alto Mugello, fatto che presumibilmente dipende da minori
cambiamenti
intervenuti in questa seconda area negli ultimi anni. La scomparsa delle
rondini
in alcune località
chiantigiane è spesso imputabile
a drastici lavori di
ristrutturazione che hanno riguardato gli edifici che le ospitavano e a
sostanziali
variazioni della loro destinazione d'uso. Abbiamo infatti avuto modo di
verificare
che, laddove le ristrutturazioni hanno mantenuto inalterata una
favorevole
destinazione d'uso, l'anno successivo il numero delle coppie nidificanti
risultava
inalterato o addirittura superiore. Non sono sembrati determinanti o
limitanti
nella scelta dei luoghi dove edificare il nido, fattori come l'altezza
da terra dei soffitti o il tipo di soffitto (a travi di legno o in
muratura) mentre è stata riscontrata
una marcata preferenza per i locali adibiti al ricovero degli animali o
posti nelle immediate vicinanze di essi.
L'incremento constatato nel 1999 del numero di nidi attivi
censiti in
entrambe le aree di studio è stato determinato in gran parte dalla
migliore conoscenza del territorio acquisita dai rilevatori e dalla
minor diffidenza dei proprietari degli edifici, che hanno permesso di
investigare alcuni luoghi in maniera
più approfondita rispetto all'anno precedente. Ci sembra
inoltre prematuro effettuare confronti fra dati relativi solo a
due anni consecutivi in una specie come la rondine in cui le popolazioni
mostrano di frequente sensibili flessioni, per lo più temporanee,
dovute ad avversità climatiche.
Per la comprensione dello status della specie nei territori in
esame è
stato comunque importante che la ricerca non si sia limitata a rilevare
i dati relativi a una sola stagione riproduttiva, ma. per poter
evidenziare eventuali trend numerici all'interno delle popolazioni,
sarà fondamentale poter effettuare un simile monitoraggio di verifica a
distanza di qualche anno.
Sebbene
il nostro studio fosse diretto soprattutto al monitoraggio, nel corso
delle nostre osservazioni sono stati raccolti anche alcuni dati
riguardanti la biologia riproduttiva della rondine. I calcoli eseguiti
evidenziano una dimensione media della covata pari a 4,89(t 0,38) uova
per nido nel Chianti e a 4,60(t 0,28) uova per nido nell'Alto Mugello.
Analogamente il valore medio del numero di uova schiuse per ogni nido
corrisponde a 4,78(t 0,33> per l'area chiantigiana e a 4,36(t 0,34)
per quella alto-mugellana.
Questi dati costituiscono un elemento importante nella
valutazione dello
stato di salute della colonia: il numero medio di uova e di pulcini per
nido (nelle due aree
investigate nella provincia di Firenze) non mostra differenze
significative con i valori ottenuti in studi sulla biologia riproduttiva
della rondine in colonie della Sicilia (DIMARCA & Lo VALVO, 1987) e
del Bresciano (BRICHETTI & CAFFI, 1992). In particolare, riguardo
alla dimensione media della covata i valori del Chianti sono più vicini
a quelli della Sicilia e quelli dell'Alto Mugello a quelli del Bresciano.
Dimensione
media della covata
-
Chianti 1998-99
4,89
- Mugello 1998-99
4,60
- Brescia 1992
4,5
- Sicilia 1983-84
4,8
Dimensione
media della covata alla schiusa
-
Chianti 1998-99
4,78
- Mugello 1998-99 4,36
- Brescia 1992
4,5
- Sicilia 1983-84
4,52
I
nostri risultati, sebbene abbiano un rilevante valore indicativo, sono
stati ottenuti conteggiando insieme i dati riferiti alla prima e alla
seconda covata e quelli complessivi dei due anni, a causa del numero
relativamente basso di nidi su cui è stato svolto questo tipo di
indagine. Nonostante non siano state effettuate osservazioni precise
riguardo il momento di arrivo delle rondini e quello dell'inizio della
deposizione, abbiamo potuto notare, in entrambi gli anni, un certo
ritardo (di 1-2 settimane) per le colonie dell'Alto Mugello; questo
fatto può essere facilmente spiegato con le quote mediamente più alte
e il clima più rigido che caratterizzano questa area.
Alcuni
risultati interessanti sono emersi
grazie all'attività
di inanellamento intrapresa durante le nostre ricerche. La
maggior quantità di adulti catturati e inanellati nell'Alto Mugello è
legato alle condi7ioni particolarmente favorevoli per il montaggio delle
reti presentate dagli edifici
in cui abbiamo operato e anche il più alto numero di nidiacei
inanellati in queste località dipende dalla posizione generalmente più
agevole dei nidi. lì fattore più importante, per entrambe le
categorie, è stato comunque quello delle dimensioni delle colonie, che
nell'area dell'Alto Mugello sono risultate molto più consistenti di
quelle chiantigiane. lì basso numero di individui giovani che abbiamo
inanellato è dovuto essenzialmente al metodo utilizzato per le catture;
le reti sono state infatti montate a chiudere porte e finestre degli
edifici contenenti i nidi, in modo da intercettare gli adulti che
avevano necessità di entrare e uscire per nutrire i piccoli o
aggiustare i nidi. Gli esemplari giovani, non presentando queste
esigenze, rimangono poco tempo in prossimità del nido e la loro cattura
avviene più facilmente con reti montate in luoghi aperti.
Le ricatture
effettuate nel secondo anno di studio hanno evidenziato un'alta fedeltà
al sito riproduttivo in quanto tutti gli adulti sono stati ripresi
all'interno degli stessi locali in cui erano stati inanellati l'anno
precedente. In una località del
Chianti (Cipressaia) abbiamo
constatato che
l'unica coppia nidificante nel 1999 era composta da individui che
già vi avevano nidificato nel 1998. Questi due esemplari sono stati
inoltre protagonisti di un fatto curioso: dopo 3 settimane dal loro
ritrovamento abbiamo nuovamente montato le reti e catturato un maschio e
una femmina che stavano costruendo un nuovo nido; con stupore ci siamo
accorti che, mentre il maschio corrispondeva a quello già catturato 20
giorni prima, la
femmina era diversa e priva di anello. La spiegazione più probabile è
che la prima femmina sia morta e che il maschio abbia provveduto a
formare una nuova coppia.
Un altro dato
interessante è quello della cattura nel
1999 di un esemplare inanellato come nidiaceo nel primo anno alla
stalla de La Badia (Alto Mugello).
La sua ricattura è
infatti avvenuta nel corso dell'attività
di inanellamento eseguita a La Selva, una località distante in linea
d'aria circa un km da quella dove è nato. Questa osservazione sembra
confermare la bassa fedeltà dei giovani al sito di nascita pur
riproducendosi all'interno della stessa popolazione, in colonie diverse,
cosa che limiterebbe il rischio di accoppiamenti fra consanguinei.
L'elaborazione
statistica dei dati biometrici rilevati sugli individui caduti nelle
reti ci ha permesso di effettuare alcuni interessanti confronti fra le
due popolazioni indagate e fra esemplari di sesso diverso.
Le misure di lunghezza relative all'ala e alla coda non hanno
evidenziato nessuna
differenza significativa fra gli individui delle due aree se non un
valore
medio leggermente più grande per le rondini dell'Alto Mugello nelle
dimensioni
della forcatura della coda e della macchia bianca della VI timoniera
(vedi tabelle
1
e 2).
Significativamente
importanti si sono rivelate, per alcune misurazioni, le
differenze tra i valori riscontrati nei maschi rispetto a quelli delle
femmine. Le
misure della lunghezza della terza remigante primaria non hanno mostrato
grosse discrepanze fra i sessi in nessuna delle due popolazioni e, per
quanto riguarda quelle della lunghezza della corda massima dell'ala, si
osserva una differenza significativa solo per la popolazione dell'Alto
Mugello. In entrambe le aree, sia nella misura della corda massima sia
in quella della terza remigante primaria, si è registrato un range
dimensionale lievemente più ampio nelle femmine rispetto ai maschi.
Altamente significative si sono invece dimostrate le misure relative
alla lunghezza della forcatura della coda e a quella della macchia
bianca presente sulla timoniera esterna. In tutte e due le aree di
studio è risultato che per quest'ultime misure non si ha
sovrapposizione degli intervalli fiduciali calcolati per un'esattezza
del 99% e oltretutto il valore massimo ditale intervallo nelle misure
delle femmine è notevolmente distante dal valore minimo di quello
calcolato per i maschi. Nell'area chiantigiana l'intervallo fiduciale
delle femmine per quanto riguarda la forcatura della coda è di
39,92-43,18 mm mentre quello dei maschi va da 56,12 a 62,78 mm;
nell'Alto Mugello i due intervalli sono rispettivamente di 41,19-44,39
mm e di 58,59-64,81 mm. Risultati analoghi sono quelli che si
riferiscono alla misura della macchia bianca pari a 17,84-20,3 mm per le
femmine e 23,46-27 mm per i maschi in Chianti, e a 18,01-21,27 mm per le
femmine e 24,66-27,98 mm per i maschi nell'Alto Mugello.
Dopo
aver analizzato i risultati ottenuti in questi due anni di studio
possiamo concludere che, almeno per quanto riguarda i 100 km del
territorio provinciale fiorentino da noi indagato, lo status della
rondine non sembra particolarmente preoccupante anche se il numero di
siti riproduttivi rinvenuti abbandonati indica, soprattutto in Chianti,
una progressiva diminuzione della diffusione della rondine, legata al
cambiamento dell'utilizzo antropico del territorio.
I dati preliminari raccolti sulle dimensioni delle covate
indicano la regolare potenzialità riproduttiva delle popolazioni
indagate. Occorrerà, tuttavia, un'ulteriore ricerca finalizzata allo
studio del successo riproduttivo, per valutare lo stato di salute e
l'effettiva produttività delle colonie di rondine in provincia di
Firenze.
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