ultimo aggiornamento    
novembre 2011   

 


SANTA MARIA A MONTE

Anche Santa Maria a Monte ha i suoi ecomostri

Il paesaggio della Toscana è caratterizzato dalle sue dolci, bellissime colline. Colline famose in tutta Europa, forse nel mondo. Ne sono testimoni le migliaia di turisti, che anno dopo anno, calano a frotte nelle nostre campagne. E questo per noi è, non solo motivo di orgoglio, ma anche e soprattutto fonte di ricchezza. Ci sono, cosi, migliaia di operatori che lavorano nel campo della ristorazione, nelle attività alberghiere ecc. ecc.

Anche Santa Maria a Monte, guarda un po’, ha avuto la fortuna di essere adagiata in questo stupendo paesaggio. Vive su una collina, ed è al tempo stesso circondata da altre stupende colline, le così dette “Colline delle Cerbaie”. Potrebbe apparire un situazione felice. Ma non è cosi!
L’amministrazione comunale, infatti, in questi anni, a Santa Maria a Monte, non sempre ha rispettato dovutamente questi meravigliosi scenari.
È stata data la possibilità di cementificare zone bellissime, zone di verde insostituibili. Così facendo è stato stravolto l’aspetto del paesaggio. Per quale motivo? Cosa ne ha ricavato la comunità? E si passi su quelle singole abitazioni, che riuscendo a confondersi col verde che le circonda, possono, al limite, fare “arredamento”. Risaltano agli occhi, soprattutto, certi appartamenti, certi agglomerati stile “Colonia Stella Maris”, per cui troviamo difficilmente parole di elogio. Oltretutto costruite proprio sulla cresta della collina.
E quella nuova costruzione in via del Crinale ne è un fulgido esempio. È visibile da chilometri di distanza. In qualsiasi luogo della valle dell’Arno si ha la possibilità di osservarla. In tutta sincerità, non riteniamo tale tipologia di costruzione la scelta più proficua per l’ambiente e il paesaggio, che qui, proprio vicino alle Cerbaie, è (o era?) tra i più rappresentativi d’Italia. Ricordiamo che vi sono altre zone su cui poter costruire. È da meravigliarsi che la giurisdizione ambientale acconsenta a tali interventi e che gli architetti e i progettisti abbiano avuto tale libertà di campo d’azione.

Alberto Fausto Vanni

 
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