ultimo aggiornamento    
novembre 2012    

 


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Ieri, oggi e domani?

Fulcro della vita d'allora (nel Medio Evo) nonché di quella odierna, soprattutto grazie alla biblioteca comunale, al CIAF e al pub "La Limonaia", il Parco Corsini ha dietro di sé una lunga e intensa storia, ricca di momenti drastici e intensi.

Ne diamo un breve spaccato, per giungere ai giorni attuali e ad alcune proposte per il futuro. Già pienamente utilizzato in età feudale dai Conti Cadolingi per la prima costruzione del Castello "Salamarzana" e quindi Rocca Fiorentina nel XIV secolo (da notare l'interessante plastico ospitato all'interno del museo civico per la ricostruzione dell'antica area), il parco vede tuttora presenti alcune torri medievali ed altre strutture di importanza primaria quali 'Casa Banti' sede di alcuni uffici comunali e dell'Informagiovani del Comune di Fucecchio e il grande, interessantissimo Museo Civico ripristinato nel 2004. Fino al XV la storia ha visto sviluppi differenti per l'area delle torri e per il Palazzo Corsini: castello cadolingio e successivamente Rocca Fiorentina l'una, palazzo nobiliare in mano ai Rosselmini l'altro. In particolare la Rocca viene ricostruita nel 1322 sull'antico nucleo cadolingio (da notare le antiche pietre tuttora in vista alla base della Torre Grossa) durante la guerra contro Castruccio Castracani. La scelta del colle per la fortificazione non è casuale (sia per i Cadolingi che per i fiorentini) ma senza dubbio strategica: una posizione centrale, dominante e utile per frenare gli eventuali 'riottosi' locali antifiorentini. Le torri (oggi ne rimangono tre: la torre Grossa, la torre di Mezzo e quella del Soccorso) erano utilizzate sia come luogo di avvistamento che per comunicare con i paesi vicini con canali quali i segnali di fumo e di fuoco. Questo fino al XV secolo.
A partire dal Quattrocento le due aree hanno cominciato ad aver vita comune, grazie al passaggio di proprietà dell'intera area in mano a una ricca famiglia fiorentina qual era quella dei Medici. Nel 1460 infatti il palazzo funge da centro amministrativo di fattoria e prima di pervenire sotto l'Ospedale di Altopascio, lo troviamo in mano a Giovanni di Cosimo e quindi a Lorenzo il Magnifico. Sono questi gli anni in cui il palazzo subisce mutamenti e ristrutturazioni che lo portano allo stato attuale (nel frattempo l'area militare viene usata a scopo di deposito agricolo). A partire dal 1643 entrano in scena i Marchesi Corsini che una volta acquistata la fattoria, nel 1864 divengono proprietari anche della Rocca acquistandola dal Comune. Solo nel 1981 il Comune rientrerà in pieno possesso dell'intera area e come già accennato, dopo l'inizio dei lavori di restauro, dobbiamo attendere il 2004 per la inaugurazione ufficiale.
Oggi l'area del Corsini è altamente (anche troppo?!) vissuta: il pratone è stato ribattezzato "Parco della pace e della libertà" e c'è da dire che ha trovato una sua pubblica utilità grazie alla presenza di numerosi ragazzi che giocano (a calcio, ma pure a criquet!) e di persone che vi fanno passeggiate. L'aia di fronte alla Limonaia è utilizzata per concerti e manifestazioni (non rientro nella questione 'Eloisa' su cui già a suo tempo il nostro Consiglio spiego' le sue valutazioni in merito a tale istallazione). La Limonaia poi è straripante di giovani praticamente ogni sera, il Ciaf è praticato dai piu piccoli e la biblioteca dagli studenti. Rimangono per ora due nodi cruciali che meriterebbero forse maggior attenzione e visibilità: il Museo Civico ospitato presso Palazzo Corsini che nulla ha da invidiare ad altri importanti e notevoli Musei del Comprensorio o di alte città toscane, vista la sua enorme e completa collezione, che va dalla preistoria all'arte contemporanea ma che, nonostante tutto continua a ricevere pochi visitatori (compensati comunque da un elevata presenza di scolaresche durante l'anno); e l'area compresa tra le torri. In merito a quest'ultima zona si aprono a sua volta due questioni: il tuttora mancato riuso dei bastioni come possibile luogo di piccole esposizioni o di un possibile Museo dell'arte della guerra medievale e come punti per vedute panoramiche; l'alto tasso di degrado in cui versa tale zona. Soprattutto quest'anno infatti numerose sono state le lamentele di vicini e testimonianze di chi ha praticato il Parco per cui sono stati avvistate bande di adolescenti lasciare segni indelebili (scritte, disegni assurdi) sulle antiche mura, nonché rifiuti e sporcizia nei vari prati. A poco sono servite le varie telecamere installate per ottener un maggior controllo. Tutto ciò è comprovato anche da numerosi articoli usciti nella cronaca locale.
Noi di Italia Nostra ne abbiamo discusso in più occasioni durante gli incontri mensili dell'associazione e non è certo facile trovare, soprattutto di questi tempi, una soluzione senza dover attingere a grandi risorse. Ma forse una assidua presenza di personale e un maggior livello di vigilanza e controllo potrebbe ancora salvar il salvabile. In particolare, ci siamo confrontati con l'architetto Luca De Lorenzo, le idee e proposte sono riassunte in questa seconda parte del nostro articolo. I nostri avi ben riconoscevano le potenzialità intrinseche di un luogo, al contrario dell' uomo di oggi il quale sembra aver perso questo "talento".
Il castello della "Salamartana", come in generale i centri storici, è uno spazio mal interpretato, risultato di progettualità e necessità poco compatibile. Il riuso a volte si ferma ad una riqualificazione formale che con il "talento" di cui parlavamo ha ben poco a che fare: basti pensare che oggi lo spazio fra le due torri altro non è che un giardino "imbalsamato" senza alcuna relazione fisica, visiva o funzionale col contesto. Leggendo cosa è stato il castello e tutto ciò che gli ruota attorno, vengono alla mente spunti progettuali facilmente condivisibili e determinati per un sviluppo armonico della parte storica della città. Il tema del "recinto", spazio delimitato, integrabile ed accessibile dall'esterno, trasformerebbe il giardino in uno spazio a supporto per attività e piccole manifestazioni storiche promosse da attori fucecchiesi e non. Al suo interno, le torri, contenitori più o meno flessibili (museo attivo sul territorio, spazio dibattiti, spazi espositivi) completerebbero la visione di un luogo reinterpretato e condiviso da attività già presenti. Si potrebbe pensare a stanze verticali integrate alle torri, collegate al paesaggio, in cui muoversi, sostare, conoscere e ammirare.
Pensare che il castello, come in passato, "comunichi" ovvero metta in relazione persone e brani di territorio è un ulteriore chiave di lettura: un domani le torri con il giardino potrebbero diventare un portale, uno spazio di sintesi dal quale osservare e conoscere luoghi, da approfondire in un secondo tempo visitandoli (ad es. il padule). Infine l'aspetto emozionale, la verticalità: spazi al culmine, verso il cielo, spingono da sempre l'uomo ad essere percorsi, vissuti, ricordati, come se non si finisse mai di scoprirli. Le torri quindi, oltre a diventare l'immagine della nuova Fucecchio con l'apertura del nuovo ponte sull'arno, diventerebbero luogo di apprendimento attivo sul territorio e, vissute ed utilizzate, non avrebbero più necessità di essere "protette e sorvegliate".

 
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