ultimo aggiornamento    
novembre 2011   

 


LOCALITA' "LA DOCCE" > Forti perplessità sui lavori e sui fini dell’opera nei dintorni di Crocialoni

Occhi puntati sulle Cerbaie

Sorgono dubbi a nostro parere sul drastico intervento che stanno attuando a “La Docce”, vicino Crocialoni (non quindi nel lago di Crocialoni come erroneamente è stato scritto e detto in precedenza), zona lacustre immersa tra i boschi delle Cerbaie.

Un lavoro fatto passare come “intervento di stabilizzazione di un habitat”, adatto per esempio ad ospitare specie di uccelli migratori, sembra nascondere in realtà altri scopi tutt’altro che naturalistici.
Lacune e inesattezze sospette emergono dalla bozza del progetto, che parla di intervento su un’area boschiva omogenea.
Basta infatti fare due passi in quei boschi per rendersi conto della straordinaria varietà ed eterogeneità di quell’associazione unica di specie vegetali tra cui risaltano, tra gli altri, il faggio, la polmonaria, i campanellini e splendidi bucaneve che, come noto, non sono esattamente flora tipica della zona, ma piuttosto relitti dell’era glaciale, ultime testimonianze di ecosistemi scomparsi.
Ragionevoli dubbi suscita anche la proposta di rimboschimento successivo allo scasso di questo raro bosco preesistente.
La specie eletta sarebbe infatti la Robinia pseudoacacia, pianta originaria del Nord-America, competitiva e fortemente infestante, del tutto priva del valore naturalistico a cui si fa riferimento nel progetto. Tanto più che tutto quello che ruota attorno a questa scelta, a partire dalle modalità d’impianto (si è mai visto un bosco naturale con filari di piante tutte uguali e a distanze regolari di tre metri per tre? Da notare che, forse non a caso, questo è il giusto spazio per far passare macchine da raccolta di legname), fino ai dati che parlano di crescita rapida, rusticità tale da non richiedere grande cura, ma soprattutto grande produttività, fa pensare a un’ottima coltura industriale, piuttosto che a un bosco che sostituisca quello originale.
Come se ciò non bastasse, a coronare il tutto si pone un interrogativo sui possibili sviluppi del progetto.
Voci più o meno confermate parlano di una pista per acqua-scooter o canottaggio e di un camping, che è francamente impossibile immaginare conciliati col delicato equilibrio instaurato tra gli animali migratori e un ambiente che diverrà per loro irriconoscibile.
La possibilità di sfruttare il bacino come invaso per il controllo degli incendi non merita commento.
Intanto i lavori sono iniziati e procedono velocemente mostrando già i primi frutti: sono state tagliate querce secolari, i pesci morti sono stati portati via con i camion e il lago che era chiamato dalle scolaresche “Lago delle ninfee” adesso dovrà trovare un altro nome, perché le ninfee non ci sono più.
Trattandosi di un’area di proprietà privata, la nostra opinione non è certo legata allo scopo di impedire ai proprietari di trarne un profitto economico; quello che chiediamo è di rispettare un prezioso patrimonio naturale, nell’ottica di una selvicoltura ragionata e non indiscriminata come nel caso in questione.
Senza un intervento deciso e tempestivo la ricchezza di molteplici ecosistemi verrà rimpiazzata da un unico ambiente lacustre che prenderà il sopravvento, rendendo veramente a quel punto “omogeneo” un luogo singolarmente ed eccezionalmente vario.
Si ripresenta quindi, in modo ancora più forte, la necessità di piani di intervento e tutela che interessino tutto il monumento naturale delle Cerbaie, di cui speriamo si faranno carico Comune, Provincia e Regione. Lo scempio è all’ordine del giorno.

Denise e Lorenzo Zingoni

 
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