STANDARD DI LAVORO DEL CIRNECO DELL’ETNA

REDATTO DAL COMITATO GIUDICI IN BASE ALLA DOCUMENTAZIONE TRASMESSA DALLA SOCIETÀ SPECIALIZZATA. 1/6/93.

Il Cirneco dell’Etna è una razza recentemente classificata fra i cani “primitivi” ed è inserita nel V gruppo. La sua vocazione venatoria è il coniglio selvatico.
LA CERCA: L’esplorazione è inframmezzata da tempi di trotto sciolto o galoppo leggero a tempi di passo brioso in relazione alle asperità del terreno.
La ricerca della emanazione è sempre meticolosa, dettagliata, attenta e riflessiva.  Queste caratteristiche diventano peculiari nella “sciarra” delle zone vulcaniche.  L’ispezione deve essere, ovunque e sempre, minuziosa e incisiva.
IL METODO: quando il Cirneco ha la percezione della presenza del selvatico, scatta e si dirige rapido, naso fedele all’emanazione, verso la provenienza dell’usta lasciata impressa sul terreno dal coniglio al suo passaggio; accortosi però che l’emanazione svanisce o si attenua e che comunque non porta al selvatico, si ricompone nel suo atteggiamento da “cerca” e continua ad esplorare il terreno.  Se invece procedendo sulla passata si rende conto che quella porta al selvatico, continua con lo stesso atteggiamento di massimo impegno seguendo ed interpretando con sollecita prontezza la qualità dell’usta per giungere al selvatico.  La sua espressività si fà più concreta e l’azione aumenta d’impeto man mano che la distanza dal coniglio diminuisce.  Nell’ultimo brevissimo tratto il Cirneco inizia a dare qualche scagno saltuario, acuto che via via diventa più frequente, quasi a divenire rabbioso quando presume d’essere al “forte” o al giusto cunicolo d’ingresso del selvatico. Qui il Cirneco si impegna in tentativi di scavo con gli arti anteriori, annusa con violente inspirazioni all’interno del buco, sbuffa sonoro e gli scagni si trasformano in latrati vivi, vibranti, categorici, per divenire a tratti smorzati, lamentevoli, perneati di rabbia di impotenza, mentre insiste nei tentativi di scavo.  La voce riprende sonora e vibrante  per denunciare che il coniglio si muove e si sposta all’interno della tana.
A questo punto entra in azione il furetto: il cane deve rispettare il mustelide, deve sospendere gli scavi e farsi da parte, in assoluto silenzio, magari acciambellandosi con apparente distacco ma in effetti con sornione e viva attenzione per quanto sta per accadere.
Nel caso di Cirnechi particolarmente nervosi è tollerato levarsi in disparte. Quando durante la cerca il Cirneco s’imbatte in un’emanazione intensa che lo porta al selvatico acquattato in giaciglio lontano dal “forte”, sia esso in cespuglio o a ridosso di una pietra, alla base di un muretto, ai margini di un rovo, sotto poche pietre o in qualsiasi altro sito non sotterraneo, il suo comportamento è identico a quello già descritto per l’ultimo tratto dell’approssimarsi al “forte”.
Nei cespugli intricati ed impenetrabili, per giungere al coniglio, il Cirneco addenta e strappa con determinazione rami, rovi e spinaie, dimostrando coraggio e determinazione.
Se viene a trovarsi improvvisamente a ridosso del selvatico in giaciglio, il Cirneco scatterà forzando il covo e costringendo il selvatico alla fuga.
Alcuni soggetti, in circostanze di questo genere, esprimono atteggiamento di punta, più o meno prolungato ed espressiva.  Questo atteggiamento va tenuto in somma considerazione dal giudice.
Sul covo caldo di coniglio, partito di soppiatto, è consentito un breve indugiare, senza insistenza ne voce. Il cane dovrà però rilevare l’emanazione e risalirla speditamente e con fedeltà alla traccia.
Se scovato in una delle condizioni prese in esame, il coniglio, in breve, avrà guadagnato un “forte” o un cunicolo di varia natura che presenti caratteristiche di notevole sicurezza, il cane, allora deve ripartire, riprendere l’emanazione e risalirla senza tentennamenti, distrazioni o errori, fino al nuovo ricovero del roditore, questa l’unica seguita del Cirneco, prerogativa tanto ambita ed indispensabile sia nelle “sciarre”, sia nei cespugliati, sia in terreno spoglio.
LO STILE: Il portamento di testa del Cirneco è quello di un cane che cerca l’emanazione a terra, quindi con muso non molto discosto dal terreno. La coda portata a grande arco sopra la linea dorsale, a tratti si distende e segna con grande dimenio le fasi della cerca. Le orecchie alternano alla erezione massima nei movimenti di sospetto un certo abbassamento sulla nuca nei momenti di impegno motorio, ma di modesta tensione percettiva. Comunque le orecchie mai devono essere rilassate.
Quando durante la cerca il Cirneco ha la percezione della presenza del selvatico, erige immediatamente la orecchie, si contrae fino ad evidenziare enormemente la sua massa muscolare, distende contemporaneamente la coda abbassandola fin quasi all’orizzontale e dimenandola lateralmente con impeto frenetico.
Lo stile è una armonica fusione di qualità fisiche, psichiche e fisiologiche, pertanto anche il timbro della voce nonché l’eleganza e la tipicità dell’andatura concorrono alla valutazione delle salienti caratteristiche di razza.
CRITERI DI VALUTAZIONE: Il riporto non è prerogativa peculiare della razza.  Qualche soggetto lo esplica in maniera esemplare; qualche altro si esibisce in recuperi a distanza di grande effetto venatorio; i più si limitano ad addentare il coniglio per scaricarsi, poi lo abbandonano. Ognuno di questi comportamenti è accettabile e non determinante nella valutazione, ma costituisce nota di merito.
 
 




 
REGOLAMENTO DELLE PROVE DI CACCIA

1) Le prove si svolgono esclusivamente su selvaggina naturale (conigli) e sono così suddivise:
a) Prove con abbattimento del selvatico.
b) Prove senza l’abbattimento del selvatico.
Ai fini del Campionato Italiano di lavoro devono essere ottenuti due C.A.C., non importa in quale delle due prove, oppure un C.A.C., in ciascuna di esse.
2) Sono ammessi alle prove cani Cirnechi iscritti al L.O.I. oppure al L.I.R..
3) Per i cani non iscritti potranno essere previste parallelamente delle prove apposite, ma senza l’assegnazione del C.A.C..
4) E’ facoltà degli organizzatori programmare prove in cui i cani lavoreranno individualmente (a solo) oppure in coppia, purché in quest’ultima tipo di prova la valutazione del Giudice e quindi la qualifica venga espressa individualmente per ciascun elemento della coppia. L’ordine di successione dei turni sarà determinato dal sorteggio.
5) Il turno avrà la durata minima di venti minuti e massima di mezz’ora.
6) Le prove possono essere giudicate da un Giudice unico o da una giuria plurima. Il Giudice può ricorrere, con il consenso del comitato organizzatore, all’aiuto di un assistente. Nelle prove a selvatico abbattuto il giudice potrà, qualora fosse opportuno, fungere egli stesso da sparatore, oppure essere affiancato da uno sparatore ufficiale.
7) Trascorsi cinque minuti dall’inizio del turno il soggetto che non manifesti impegno costante, che indugi su tracce varie, che dimostri distrazione o non affronti il terreno di caccia assegnatogli, verrà eliminato dalla prova.
8) Accederà alla massima qualifica il cane che avrà evidenziato prestazioni perfettamente aderenti allo standard di lavoro, purché il succedersi di queste prestazioni avvenga nella maniera più fluida, spontanea e relativamente rapida.
9) Non accederanno alla massima qualifica, pur nella rispondenza del lavoro nelle varie fasi: il soggetto che non dà la voce su emanazione calda dell’avvicinarsi del forte; il soggetto che non dà la voce al forte; il soggetto che, pervenuto al cunicolo, non dimostri impeto ed accanimento; il soggetto che abbia segnato il “forte” dal quale, però, non sia stato possibile verificare l’uscita del coniglio mediante l’impegno del furetto; il soggetto che abbandona una emanazione per seguirne un’altra, anche se successivamente torna sulla prima e la conclude positivamente; il soggetto che non è in grado di seguire l’emanazione del coniglio che si è allontanato dal ricovero e del quale è stato possibile controllare a vista o intuire il percorso ed il rifugio; il soggetto che insisterà a cacciare a distanza eccessiva dal conduttore, o non esprimerà collegamento, o non manifesterà normale sensibilità al richiamo; il soggetto che darà la voce in maniera non conveniente durante la cerca o con una certa insistenza.
10) Il giudice valuterà in ogni caso l’entità della non completa rispondenza allo standard di lavoro ed assegnerà per gradi le qualifiche inferiori; altresì tenendo in considerazione massima l’intelligenza, l’intensità dell’azione, il metodo di cerca, la resistenza alla fatica, il coraggio nell’affrontare ostacoli, l’autonomia nel collegamento, il senso del selvatico, l’andatura.
11) Difetti ed errori che comportano sempre l’eliminazione del cane:
a) mancanza di passione,
b) trascuro di selvatico che spontaneamente si palesi al passaggio del Giudice, del conduttore, in campo utile o per qualsiasi altro motivo,
c) mancanza di capacità, in condizioni ottimali, a risalire l’emanazione certa di selvatico visto dal giudice,
d) far schizzare casualmente il selvatico senza averlo tempestivamente avvertito,
e) dare la voce insistentemente durante tutte le fasi della cerca;
f) indugiare, sin dall’inizio del turno, su emanazione per oltre cinque minuti, o ritornare più volte sulla stessa, senza pervenire a qualcosa di concreto,
g) paura del colpo di fucile o del selvatico.
12) Per tutto ciò che esuli dai criteri specifici della prova per Cirnechi, e rientri nelle norme generali che disciplinano le “Manifestazioni Canine” si fa riferimento al Regolamento generale delle Manifestazioni Canine e delle Prove di Lavoro riconosciute dall’E.N.C.I..