VENERDI'

In questo giorno si devono meditare il mistero della croce e le sette frasi che il Signore pronunciò.

Destati dunque, anima mia, e comincia a pensare al mistero della santa croce, il cui frutto risanò il male del velenoso frutto dell'albero vietato. Guarda in primo luogo come, giunto il Salvatore a quel luogo, quei perversi nemici (perché la sua morte fosse più vergognosa) lo spogliano di tutte le sue vesti fino alla tunica intima che era inconsutile. Guarda dunque con quanta mansuetudine si lascia spogliare quel santissimo Agnello senza aprir bocca né proferii parola contro coloro che così lo trattavano.

Con buona volontà consentiva di farsi spogliare delle sue vesti e di restare ignominiosamente ignudo perché di quelle vesti, meglio che con le foglie di fico, si ricoprisse la nudità in cui cademmo col peccato originale.

Alcuni padri della Chiesa dicono che, per togliere al Signore quella tunica, gli tolsero crudelmente la corona di spine che aveva sul capo e poi, dopo che era spogliato, tornarono a rimettergliela e a conficcargli di nuovo le spine sulla fronte, facendolo di nuovo grandemente soffrire. E bisogna credere, certo, che avranno usato questa crudeltà coloro che molte altre e terribili ne avevano usate nei suoi riguardi durante tutto il processo della sua passione, tanto più che l'evangelista dice che fecero di lui quello che volevano. E poiché la tunica era attaccata alle piaghe prodotte dalle percosse e il sangue era già rappreso e appiccicato alla veste, quei malvagi tanto incapaci di pietà, lo spogliarono togliendogliela di colpo e riaprendo tutte le piaghe delle percosse, in modo che il santo corpo fu aperto e come scorticato e trasformato in una grande piaga che gettava sangue da ogni parte.

Considera dunque, qui, anima mia, la divina bontà e misericordia che in questo mistero così chiaramente risplende, guarda come colui che rivestì il cielo di nubi e i campi di fiori e di bellezza, sia qui spogliato di tutte le sue vesti. Pensa a quanto freddo avrà patito quel santo corpo che era straziato e ignudo, privo non solo delle sue vesti, ma anche della sua pelle, con tante piaghe aperte su tutto il corpo. E se Pietro che aveva veste e calzari, la notte prima aveva avuto freddo, quanto di più ne avrà avuto quel delicatissimo corpo così ferito e senza riparo!

Dopo di ciò, pensa a come il Signore fu inchiodato alla croce e al dolore che avrà sofferto quando quei chiodi grossi e appuntiti saranno entrati nelle parti più sensibili del più delicato dei corpi. E pensa anche a quello che avrà provato la Vergine quando avrà visto coi suoi occhi e udito con le sue orecchie i crudeli e duri colpi che cadevano così frequenti su quelle membra divine, poiché veramente quei colpi di martello e quei chiodi trapassavano le mani al figlio, ma spezzavano il cuore alla Madre.

Guarda poi come sollevarono in alto la croce piantandola in una buca che avevano preparato a questo scopo e come (essendo così crudeli i carnefici) per sistemarla, la lasciarono cadere di colpo, così che quel santo corpo avrà sobbalzato nell'aria e si saranno aperti ancora di più i fori dei chiodi, producendo intollerabile dolore.

O mio Salvatore e Redentore, quale cuore di pietra ci sarà che non si spezzi di dolore (e in quel giorno infatti si spezzarono le pietre) ripensando a quanto hai sofferto su quella croce? Ti hanno circondato dolori di morte e hanno infuriato sopra di te tutti i venti e le onde del mare. Sei caduto nel più profondo degli abissi e non trovi dove aggrapparti. Il Padre ti ha abbandonato, che cosa speri, Signore, dagli uomini?

I nemici ti scherniscono, gli amici ti spezzano il cuore, la tua anima è afflitta e tu, per amor mio, non vuoi conforto. Terribili furono certo i miei peccati e la penitenza che ne hai subito lo dimostra.

Ti vedo, mio Re, attaccato a un legno: non c'è altro a sostenere il tuo corpo che tre ganci di ferro; da essi, senza alcun altro sollievo, pende la tua santa carne. Quando appoggi il corpo sui piedi, si strappano le ferite dei piedi a causa dei chiodi che li attraversano, quando lo appoggi sulle mani, si strappano le ferite delle mani per il peso del corpo.

E la santa testa stanca e tormentata dalla corona di spine, che cuscino avrà a sostenerla?

O come sarebbero ben impiegate ora a questo compito le vostre santissime braccia, o Vergine dolcissima, ma ora non le vostre serviranno, ma quelle della croce. Sopra di esse reclinerà la santa testa quando vorrà riposare e l'unico sollievo che ne ritrarrà sarà il configgersi più forte delle spine nella carne.

I dolori del figlio erano aumentati dalla presenza della Madre, dai quali dolori il suo cuore era intimamente straziato come esteriormente lo era il sacro corpo. Ci sono due croci per te, o buon Gesù, in questo giorno! una per il tuo corpo, una per la tua anima; una della passione, l'altra della compassione; una trafigge il corpo con chiodi di ferro, l'altra la tua santissima anima con chiodi di dolore. Chi potrebbe, buon Gesù, spiegare quello che hai sofferto vedendo le angosce di quell'anima santissima, che sapevi così chiaramente essere con tè crocifissa alla croce? Vedendo quel cuore pietoso trafitto e attraversato da un coltello di dolore, volgendo gli occhi insanguinati e guardando quel volto divino coperto da un pallore di morte? E le angosce del tuo animo senza morte, ma già più che morto? E i fiumi di lacrime che scorrevano da quegli occhi purissimi? E udendo i gemiti strappati da quel santo petto e generati dal peso di tanto grande dolore?

Dopo di ciò, puoi meditare le sette frasi che il Signore pronunciò sulla croce. Delle quali, la prima fu: Padre perdona loro, che non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). La seconda al ladrone: Oggi sarai con me in paradiso (Lc 23, 43). La terza alla sua Santissima Madre: Donna, ecco tuo figlio (Gv 19, 26). La quarta: Ho sete (Gv 19, 28). La quinta: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27, 46). La sesta: Tutto è compiuto! (20). La settima: Padre, nelle tue mani, raccomando il mio spirito (Lc 23, 46).

Pensa, dunque, anima mia, con quanta carità in queste parole raccomandò i suoi nemici al Padre, con quanta misericordia accolse il ladrone che gli proclamava la sua fede, con quanta tenerezza raccomandò il discepolo amato alla pietosa Madre, con quale ardente sete mostrò di desiderare la salvezza degli uomini, con che voce dolente sparse la sua preghiera e dichiarò la sua sofferenza prima della divina sottomissione, come perfettamente portò a termine la sua obbedienza al Padre e come, infine, gli raccomandò lo spirito e tutto si consegnò nelle sue benedettissime mani. Da ciò appare evidente che in ciascuna di questa è racchiusa una testimonianza di virtù. Nella prima si raccomanda la carità verso i nemici, nella seconda la misericordia verso i peccatori, nella terza il rispetto verso i genitori, nella quarta il desiderio di salvezza del prossimo, nella quinta la preghiera del dolore e dell'abbandono di Dio, nella sesta la virtù dell'obbedienza e della perseveranza, nella settima la perfetta rassegnazione nelle mani di Dio, che è la più alta di tutte le nostre perfezioni.