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Inter e Milan, crollano gli abbonamenti
Effetto calciopoli: 11
mila tessere in meno per i nerazzurri,
dimezzate quelle dei rossoneri (a quota
meno ventimila)
Più che un calo, un
tracollo. Sarà la rovente estate di
scandali
e intercettazioni. Sarà l'ubriacatura
del trionfo al Mondiale tedesco.
Difficile interpretare le alchimie del
tifoso. Più ancora quelle del suo
portafoglio. Sta di fatto che gli
abbonamenti a Inter e Milan non erano
mai stati così pochi negli ultimi anni.
Il saldo rispetto all'anno scorso parla
di 11 mila tessere in meno per i
nerazzurri, addirittura meno ventimila
per i rossoneri. Sponda Milan: la prima
consolazione arriva col preliminare di
Champions che si gioca domani al «Meazza»
contro la Stella Rossa di Belgrado.
Undicimila biglietti venduti nel
weekend, 12 mila ieri. Un record, per la
singola giornata, che si avvicina alla
semifinale Milan-Barcellona dello scorso
aprile. D'accordo, i prezzi sono
scontatissimi: 10 euro (o 30 per i posti
migliori). «Ma è il segnale che la
passione dei tifosi si sta riaccendendo,
insieme alla gioia di venire a San
Siro», sussurra qualcuno in società.
Il paragone tra i dati sugli abbonamenti
resta però pesante: il 4
agosto 2005 il Milan aveva staccato
43.781 tessere, oggi non supera le 24
mila. Rispetto all'Inter, l'anno scorso
i rossoneri erano avanti di 9 mila
abbonamenti. Oggi le due squadre sono
più o meno alla pari. Tessere nerazzurre
vendute: 23 mila 220 (dato di venerdì).
Lo stesso giorno del 2005 erano a quota
34.725. E poi c'è la Champions: l'anno
scorso il Milan aveva già assegnato
oltre 12 mini- abbonamenti per la frase
preliminare. Oggi, causa Calciopoli, non
può ancora venderli. Nel complesso, a
mezza estate 2005 le società avevano
incassato oltre 25 milioni di euro
vendendo 92 mila abbonamenti. Oggi
sospirano: «Aspettiamo settembre».
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Calcio:
iscrizione a campionato
a rischio per Inter e
Milan (Sole)
28/06/2006 8.49
ROMA (MF-DJ)--Oltre
alla partita che si
gioca nelle aule di
tribunali,
entra nella fase calda
anche il match delle
iscrizioni ai campionati
di
calcio di Serie A e B.
Una decina di squadre
tra le 42 complessive,
scrive oggi il Sole 24
Ore,
non rispettano i
parametri patrimoniali e
finanziari per ottenere
il nulla
osta della Covisoc. La
lista di chi non e' in
regola si apre con Milan
e
Inter: ognuna deve
essere ricapitalizzata
per circa 100 mln di
euro, per
coprire i buchi aperti
dalle svalutazioni delle
leggi salva-calcio che i
due club hanno cercato
di coprire con una
vendita del marchio a
societa'
interamente controllate,
Milan Entertainment e
Inter Brand. Questa
operazione e' stata
tuttavia bocciata dalla
Covisoc coma una finta
vendita.
Dovranno aprire i
portafogli anche i
proprietari di Ascoli,
Reggina,
Messina, Pescara,
Crotone e Siena. Sotto
scrutinio anche il
Modena. In
totale, prosegue il
quotidiano, sono in
ballo poco meno di 350
mln di
euro. La Covisoc ha gia'
indicato a ogni societa'
le ricapitalizzazioni
necessarie per il nulla
osta all'iscrizione.
Entro il 9 luglio
completera'
le verifiche.
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Inter,Moratti:
"Senza giustizia Inter all'estero"
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a cura di
redazione |
26/06/2006 |
A pochi giorni dal via
al maxiprocesso sugli illeciti
sportivi, Massimo Moratti si fa
sentire... |
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"In questo momento
mi sento truffato
- spiega il patron
dell'Inter - Penso ai sacrifici di
questi anni e quanto è emerso dimostra
che la situazione era peggio di quanti
pensassi. Lo scudetto va assegnato
alla prima squadra pulita in
classifica. Amnistia? Attendo sentenze
esemplari, altrimenti studierò la
possibilità di portare l'Inter
all'estero".
Pulizia e giustizia, questo l'auspicio
di Massimo Moratti dal processo su
calciopoli che inizierà il prossimo
giovedì e farà definitivamente
chiarezza su responsabili e
responsabilità con le quali club e
persone deferite dovranno fare i
conti.
Il patron nerazzurro si aspetta
sentenze esemplari contro i colpevoli
che vanno puniti con assoluta durezza
per ridare credibilità ad uno sport,
il calcio, che, per quanto sta
accadendo in Italia, sta nauseando i
tifosi.
Ed ecco che Moratti è certo della
legalità di un processo che dovrà
rimettere a posto i conti del passato
e, per questo motivo, ha ribadito che
la società nerazzurra non si
costituirà come parte terza:
"Non interverremo nel processo
- ha detto - Siamo garanti e
rispettosi delle regole, come lo siamo
stati sempre. Assisteremo ai processi,
abbiamo le carte il regola per
ottenere rispetto, se poi..."
Al numero uno dell'Inter non darebbe
fastidio, la mancanza di Juventus e
Milan in serie A e reclama lo scudetto
per la prima squadra "pulita":
"Non sentirei affatto la mancanza
di Milan e Juve e lo scudetto lo
potrebbero assegnare anche al Chievo,
all'Inter o alla Roma: se le squadre
che sono arrivate davanti non si sono
comportate in maniera corretta è
giusto che la prima squadra pulita sia
davvero la prima".
Moratti non vuole sentir parlare di
sanzioni "scontate" già scritte:
"A fronte della gravità di quanto
successo - ha proseguito - se
non ci fossero conseguenze adeguate,
la gente credo che proverebbe
fastidio. Stavolta il calcio deve dare
l'esempio altrimenti rischieremmo che
non si consideri più questo sport come
una cosa seria".
Infine, il patron di Via Durini,
qualora non si arrivasse alla
conclusione del processo su calciopoli
come da lui auspicata, ha ipotizzato
addirittura di portare la sua squadra
all'estero:
"Se il calcio onesto qui non si può
fare e se il calcio disonesto non
viene ripulito, magari ci può essere
il modo di far ospitare un grande club
in un grande campionato straniero.
Voglio farne studiare la fattibilità".
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IL FINTO AGONISMO, FASE SUPREMA
DEL CAPITALISMO "SPORTIVO"
Il sistema-calcio offre un significativo
spaccato della realtà sociale, in quanto
a dettarne le regole è la legge generale
della concentrazione e centralizzazione
del capitale. Perciò il neo-caimano
Moggi, dato in pasto alle masse di
tifosi infuriati come causa di tutti i
mali, non è che lo strumento di un
sistema basato inevitabilmente sul
Capitale divenuto autonomo rispetto agli
uomini. Moggi sta al calcio italiano
Prodi sta all'economia o, se vogliamo
vedere in grande, come gli Stati Uniti
stanno al capitalismo mondiale: tutti
sono l'espressione di un sistema già
morto, che funziona per sé e non per gli
uomini che lo compongono. L'assenza
della vera competizione è un problema
fasullo, in quanto il "libero mercato"
esiste solo nella fantasia dei
liberisti. In effetti il capitalismo
nasce "regolato" e monopolistico e
semmai lo Stato deve intervenire per
obbligarlo a rispettare un minimo di
concorrenza. Ecco perché c'è bisogno di
meccanismi di autoregolamentazione e
istituzioni di vigilanza. Luciano Moggi
non è che un'espressione del mercato
moderno, che non può permettere la
libertà individuale di concorrenza, cioè
il caos. Egli è un degno rappresentante
della decrepita borghesia italica che
già s'inventò il fascismo, adesso
riciclato in democrazia fascista. La
rete di potere di Moggi riduceva al
minimo i rischi derivanti dai risultati
sul campo, grazie alla gestione
dell’intero panorama degli arbitri e di
una discreta parte dei calciatori, degli
allenatori e degli amministratori
societari. La società di procuratori Gea
World, diretta emanazione dei vertici
del Capitale italiano e presieduta tra
gli altri dal figlio dello stesso Moggi,
portava ad anteporre la fedeltà al
Sistema anche rispetto alla propria
squadra d’appartenenza. La variabile dei
risultati lasciava il posto alle
certezze del raggiungimento del massimo
profitto economico, e il tifoso
assisteva ad uno spettacolo
pre-confezionato alla stregua del
wrestling americano. Nell'epoca in cui
anche l'industria è solo uno strumento
del capitale finanziario, figuriamoci
se lo "sport" poteva essere altro.
Infatti è un semplice pretesto per
drenare capitali e dar vita a vere e
proprie piramidi finanziarie. La miopia
arbitrale ricorda molto quella delle
aziende di certificazione e delle banche
nei casi Parmalat, Enron, Worldcom, ecc.
La bufera recente rischia ora di mettere
in discussione il coinvolgimento di
milioni di tifosi, che si trovano
davanti al re nudo. Dato che il "panem"
è scarso, se mancano i "circenses"
succede però un putiferio, come ricorda
lo stesso SISDE, che tiene d'occhio il
fenomeno sociale delle tifoserie. Per
mantenere un minimo di credibilità
saranno quindi probabilmente retrocesse
le società maggiormente coinvolte dalle
intercettazioni telefoniche, e revocati
i loro ultimi titoli, ma il
"sistema-calcio" rinascerà velocemente,
come impone il Dio-denaro e il Ministero
degli Interni. Il "moggismo" non potrà
che riproporsi sotto le vesti di qualche
altro battilocchio.
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Oriali:
"Sono contro gli scudetti a tavolino".
Fatti i cazzacci tuoi.
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FUGA
DAL TITANIC |
Dal comunicato del sito
bulgaro:![[FOTO Venerdì, 16 Giugno 2006 11:26:54]](225.jpg)
MILANO - Pirelli & C. SpA comunica di
aver ceduto una quota del 15,26% di
F.C. Internazionale SpA all’attuale
azionista di maggioranza di tale
società per un corrispettivo pari a
13,5 milioni di euro.
Tale operazione si inquadra
nell’ambito del programma, approvato
dal Consiglio di Amministrazione dello
scorso 14 febbraio, di ulteriore
concentrazione di Pirelli & C. sul
proprio core business anche attraverso
la dismissione di partecipazioni
finanziarie non strategiche.
Pirelli & C. SpA rimane, comunque,
azionista di F.C. Internazionale con
una quota del 4,2%. È intenzione della
società proseguire gli attuali
rapporti di sponsorizzazione che la
legano a F.C Internazionale SpA e
valutare eventuali nuove future
opportunità di collaborazione, anche
alla luce dei notevoli benefici che
tale partnership ha portato al marchio
Pirelli in questi anni."
A quanto pare la situazione
incresciosa dell'investigazione
privata commissionata dal Tronchetto
dell'infelicità ha suggerito la
cessione di buona parte del pacchetto.
Naturalmente lo sveglione massacratore
della Telecom, perdite fino al 15% del
titolo dal'inizio dell'anno, con
debiti da Argentina, smentirà a chiare
lettere, ma è ovvia la fuga per non
concentrare ulteriolmente i sospetti.
M ala domanda che poniamo è un'altra:
a che pro far pedinare un coglione che
ogni anno puntualmente, nelle visite
mediche, presentava un encefalogramma
sempre più piatto? |
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COME SI
AFFOSSA UNA INCHIESTA IN ITALONIA,
AMNISTIA DUE, LA RISCOSSA
La fuga di notizie "dolosa"
che ha affossato l'inchiesta
Così sfumò
l'arresto di Moggi: accuse all'Arma e al
pm Marabotto
di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO
Pierluigi Pairetto
Le cose dovevano andare così. Il
Mondiale "liscio". Poi, a luglio, la
luna nera. A giochi chiusi, Luciano
Moggi, Pierluigi Pairetto e Paolo
Bergamo devono essere arrestati. In
primavera, i pubblici ministeri di
Napoli si mettono al lavoro per
argomentare le richieste di custodia
cautelare. Con i due designatori degli
arbitri e il direttore generale della
Juve, guai anche per Franco Carraro
(presidente della Federazione Gioco
Calcio), Innocenzo Mazzini (vice),
Francesco Ghirelli (segretario
generale), Maria Grazia Fazi (segretaria
della Can, commissione arbitri). Per
loro, interdizione dalle funzioni. Le
fonti di prova che, per i pubblici
ministeri, rendono necessario l'arresto
declassano in inviti a comparire quando
il segreto istruttorio è manomesso e
l'inchiesta sul calcio italiano si
trasforma in una storia di fuga di
notizie, infedeltà istituzionale,
intercettazioni manipolate. In una
cronaca di indagati che conoscono le
parole che li accusano e possono
concordare - sereni - gli argomenti che
possono salvarli.
Gli avvocati di Napoli dicono che
l'inchiesta sul calcio è stato il
segreto meglio custodito della storia
giudiziaria partenopea. Impresa
laboriosa in un palazzo di giustizia
attraversato da spifferi caldi che hanno
fatto epoca nella lotta al crimine
organizzato. In questa occasione, al
contrario, nessuno sa. I due pubblici
ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe
Narducci mostrano in giro l'aria
distratta di chi ha ben altro a cui
pensare che non a partite accomodate.
Il trucco ha buon esito. I due pubblici
ministeri, per tutto il giorno, lavorano
all'ordinario. Quando nel tardo
pomeriggio il falansterio giudiziario di
Napoli si svuota, i due si mettono al
lavoro sulla pila di intercettazioni
trasmessa dalla seconda sezione del
Nucleo operativo dei carabinieri di
Roma. Non è che gli indagati se ne
stiano con le mani in mano. Il più
intrigante, Massimo De Santis, è in
movimento già dall'ottobre 2004.
L'arbitro di Tivoli confida nelle sue
fonti al Csm. Cerca di capire che cosa
cova. Con la prima richiesta di proroga
delle indagini (aprile 2005), gli
indagati hanno la conferma che qualcosa
si muove. Sono vigili e in tensione.
Moggi, soprattutto. "Lucianone" ammette
(interrogatorio, 15 maggio 2006): "Ero
preoccupato per gli sviluppi
dell'indagine di Napoli. Prima del
febbraio 2005, chiesi all'amico
Marabotto - al sostituto procuratore di
Torino Giuseppe Marabotto - di
interessarsi della questione".
Moggi non sa che le sue telefonate sono
controllate né è in grado di dire chi
informa Marabotto, eletto a "consigliere
giuridico". Le mosse dei due non
sfuggono agli investigatori. Scrive la
polizia giudiziaria: "Si registrano
contatti telefonici con magistrati e
conversazioni tra gli indagati in cui si
fa riferimento a magistrati. Tra gli
altri, Maurizio Laudi (procuratore
aggiunto di Torino e giudice federale),
Giuseppe Marabotto, Antonio Rinaudo
(sostituto procuratore di Torino),
Cosimo Maria Ferri (giudice del
tribunale di Massa Carrara, ufficio
vertenze della Figc)".
Nell'aprile del 2006 tutte le carte sono
ancora coperte. Meglio, sembrano
coperte. Una telefonata svela che il
segreto è di carta velina. Il capo della
procura di Torino, Marcello Maddalena,
nell'ultima settimana di aprile, chiama
il suo collega Giovandomenico Lepore,
procuratore capo di Napoli. Chiede lumi
sullo stato di avanzamento
dell'inchiesta. Il procuratore
napoletano casca dalle nuvole, ma
dissimula la sorpresa. Come fanno i
"torinesi" a sapere? Chi li ha
informati? Torino sostiene oggi che la
fonte è un ufficiale dei carabinieri di
Roma. In quel momento l'inchiesta (della
cui esistenza, la stampa darà notizia
soltanto il 5 maggio) si scopre
"malata".
Già intorno all'indagine torinese,
conclusa con l'archiviazione di Moggi e
Pairetto, si era creato un circuito
confidenziale che utilizzava
informazioni riservate per pilotare gli
avvenimenti. Nel settembre 2005,
Berlusconi, informato con riservatezza
da Franco Carraro, discute con Moggi a
Palazzo Grazioli del dossier, "privo di
rilievi penali", che il procuratore
Maddalena ha spedito al presidente della
Figc. Di quell'incontro, ufficialmente
si sa soltanto quel che ne riferisce
Silvio Berlusconi: "Moggi, di sua
iniziativa, è passato a trovarmi nella
sede di Forza Italia, per farmi i
complimenti per una cosa che si era
verificata. Abbiamo parlato delle
intenzioni della terna
Moggi-Giraudo-Capello".
Ufficiosamente, fonti vicine a "Lucianone"
raccontano un'altra storia. Con il
consueto sorriso, come per un bon mot,
il presidente onorario del Milan spiega
come sarebbe importante che i rossoneri
vincessero lo scudetto nell'anno delle
elezioni. Con ciglio preoccupato, il
premier si interroga sul futuro della
patata bollente caduta da Torino nelle
mani di Carraro. Fa qualche domandina
svagata sul modo di fare di Diego Della
Valle, presidente onorario della
Fiorentina.
Il premier, qualche mese dopo, non si
trattiene e vuota il sacco in pubblico.
A Vicenza, il 18 marzo, accusa il patron
della Tod's di comportamenti opachi
protetti dalle toghe rosse: "Gli
imprenditori come Della Valle, che
appoggiano la sinistra, hanno scheletri
nell'armadio e sono sotto il manto
protettivo di Magistratura Democratica".
Si riferisce a quel dossier del calcio
di cui ancora nessuno sa nulla?
Sette mesi dopo, la storia è più
complicata. L'inchiesta è fuori del
controllo esclusivo della giustizia
sportiva. Quei magistrati di Napoli
quali assi hanno in mano? Che cosa
preparano? Nella prima settimana di
maggio, a Roma, c'è l'incontro tra le
procure di Napoli e di Torino (primo
esito del colloquio telefonico tra
Maddalena e Lepore). Oggi, tra i due
uffici non corre buon sangue, ma quel
che conta è altro. E' un fatto che, con
il segreto ormai violato, i napoletani
sono costretti a fare un passo indietro.
Trasformano le richieste di arresto in
avvisi a comparire. Anticipano la
discovery e, con essa, il metodo di
indagine, i contatti tra gli indagati,
la qualità "negativa" dei loro colloqui.
Svelano la coerenza tra gli accordi
manipolatori e ciò che avviene, poi, sui
campi di calcio e alle classifiche.
E' un fatto che l'imbarazzo dei
"torinesi" cresce. Hanno chiuso
precipitosamente un'indagine che i
"napoletani" si sono covati come una
chioccia le uova. I risultati ora sono
in centinaia di intercettazioni che
documentano l'esistenza di un Sistema
che governa il calcio italiano e
lasciano intuire la geografia di poteri.
E' un duopolio. Ha i suoi cardini nel
predominio del Milan su diritti
televisivi e Lega e nel potere della
Juventus su Federazione e arbitri. Può
contare sulla docile cedevolezza di
cinque squadre: Inter, Roma, Lazio,
Parma, obtorto collo della Fiorentina.
Il "mondo a parte" del calcio è tutto
qui. Due Soli e cinque Satelliti che si
spartiscono, in parti molto diseguali,
il "core business" dei diritti
televisivi organizzando uno spettacolo
posticcio dove la vittoria va in
alternanza a due squadre (Milan e Juve)
e viene lasciata alle altre cinque
l'opportunità di contendersi la vetrina
internazionale (e i milioni) della
Champions League. In primavera, il
problema è preservare il Sistema dagli
impiccioni. Accade così qualcosa che
abbiamo scorto già all'opera nei casi "Bpi-Antonveneta"
e "Unipol-Bnl": è la formazione di un
mercato illecito di informazioni
riservate alimentato dal cuore stesso
delle istituzioni, capace di orientare
l'opinione pubblica. Produce
un'affrettata discovery che deforma e
paralizza il lavoro dei pubblici
ministeri, offrendoli impotenti alla
prova del fuoco dei primi interrogatori.
Un esempio può aiutare a capire.
Quando ascolta quel che ha detto al
telefono nei colloqui con Moggi,
(interrogatorio del 25 maggio), Paolo
Bergamo si dice "esterrefatto". Non
trova altra parola, il poveretto. Sembra
un giovanotto sorpreso a rubacchiare nel
portafoglio della nonna. Quasi si
arrende. Stupefatto, appunto. Naturale
che i pubblici ministeri vogliano
approfittare dello smarrimento per
raccogliere una più autentica
testimonianza. E' il loro maligno
mestiere: indebolire gli attori per
comprendere la trama della storia. A
questo servivano anche gli arresti.
Sarebbero stati domiciliari. Senza
possibilità di comunicare con l'esterno.
L'accusa voleva isolare Moggi, Pairetto
e Bergamo dal loro ambiente. Da
pressioni, complicità, magari ricatti. I
pm falliscono. E tuttavia il peggio deve
ancora affacciarsi.
Giorno dopo giorno, in tranche, in
parziali segmenti, in intercettazioni
singole, in sequenza temporale, il
materiale raccolto nelle indagini si
sversa in pubblico con la potenza del
getto di un geyser. Vengono pubblicate
anche intercettazioni mai trascritte e
colloqui mutilati o manipolati per
sottrazione. Conversazioni scherzose, e
per questa ragione eliminate dai
pubblici ministeri, sono offerte come
"prove che inchiodano" (è il caso della
conversazione tra Lorenzo Toffolini,
team manager dell'Udinese e Leonardo
Meani, delegato per gli arbitri del
Milan).
Addirittura, appare un atto di indagine
che non risulta agli atti. Il contenuto
è soltanto verosimile, riguarda il
rapporto tra il Milan e gli arbitri. Il
numero di protocollo è un falso (Borrelli
è venuto a capo del trucco, appena
l'altro giorno). E' un modus operandi
che abbiamo già visto in azione
nell'estate del 2005, quando
intercettazioni ancora non agli atti
dell'inchiesta di Milano e neppure mai
trascritte (colloquio Consorte-Fassino)
sono offerte ai giornali.
La novità è che a Napoli, l'ufficio del
pubblico ministero individua il luogo e
le persone che, uniche, hanno potuto
violare il segreto. I nomi sono ora,
nero su bianco, negli atti trasmessi
alla Procura di Roma. C'è un'accusa
grave in queste carte. La fuga di
notizie, sostengono a Napoli, è stata
così imponente e distruttiva che deve
essere stata "autorizzata dal comando
del Nucleo Provinciale dei carabinieri
di Roma e da alti ufficiali dell'Arma da
cui gerarchicamente dipende quella
struttura".
Soltanto qualche falso ingenuo oggi può
credere che la fuga di notizie sia un
lavoretto storto che si consuma tra
pubblici ministeri e cronisti. Si scorge
un'altra realtà, più raffinata. Aree
infedeli delle istituzioni utilizzano la
fuga di notizie per mutilare il lavoro
dei pubblici ministeri confidando
nell'ansiosa competizione dei media.
L'eterogenesi dei fini fa il resto. Ne
sortisce un "vietnam"
politico-giudiziario-informativo in cui
ognuno ci mette del suo per colpire
sotto la cintola l'avversario.
A metà maggio, il lavoro di scasso ha
offerto il suo bottino squisito. Tutti
sanno tutto. I protagonisti malmessi
sanno che cosa hanno detto, quando e
come lo hanno detto; che cosa gli sarà
contestato in un eventuale
interrogatorio o testimonianza. Il
programma degli impiccioni di Napoli
salta. Era ambizioso. I pubblici
ministeri erano convinti di poter
ricostruire addirittura un ventennio di
storia di "calcio sporco" (1986/2006),
dimostrare la continuità del Sistema e
la discontinuità tra la gestione di
Italo Allodi e la mano di Luciano Moggi.
Ne vedono addirittura la nascita quando
Allodi cade per un'inchiesta del
pubblico ministero di Torino, Giuseppe
Marabotto, che vent'anni dopo ritroviamo
"consulente giuridico" del "nuovo
gestore" del Sistema.
Armando Carbone, che fu "l'uomo di mano"
di Italo Allodi, racconta
(interrogatorio del 20 maggio 2005): "Quell'operazione
giudiziaria fu architettata da Luciano
Moggi per prendere il posto di Allodi.
Non ho esitazioni a riferire che il
giudici Marabotto e Laudi furono
strumenti di Moggi e sono persone con le
quali Moggi ha continuato a intrattenere
rapporti fino ad oggi... Marabotto, ogni
volta che io - imputato in quell'inchiesta
- provavo a parlare del Torino e della
Juventus, mi rispondeva che bisognava
parlare di altro. Laudi (allora
sostituto procuratore e giudice
dell'ufficio inchieste Figc) mi disse
che della Juve non bisognava parlare".
Il castello accusatorio (e la promessa
di verità) mostra il suo sfinimento
quando ha inizio il pellegrinaggio di
testimoni come Pierluigi Collina:
"Moggi? Credo che millantasse. Pairetto
e Bergamo? Non ho elementi per dire se
dipendessero dai poteri forti"
(interrogatorio, 16 maggio).
L'inchiesta è morente. Non può dare più
alcun risultato. I pubblici ministeri di
Napoli se ne rendono conto quando
dinanzi a loro appare Claudio Lotito (9
giugno). Il presidente della Lazio
parla, chiacchiera, straparla. Maneggia
l'intero fascicolo delle informative dei
carabinieri meticolosamente annotate.
Pretende di farsi da solo le domande. Di
darsi da solo le risposte. Quando le
risposte potrebbero sollecitare
pericolose curiosità, tronca il flusso
verbale appellandosi alla facoltà di non
rispondere. La procura di Napoli decide
di fermarsi. La fuga di notizie ha
ottenuto il suo scopo.
Quell'immenso materiale istruttorio che
poteva condurre a significative fonti di
prova non è più utilizzabile. Si va al
deposito di atti che già tutti
conoscono. I pubblici ministeri si
conservano tre sole carte, ancora. Le
presunte responsabilità della
Commissione di appello federale (i
giudici di merito della Figc). Le
rivelazioni di segreto di ufficio che
coinvolgono carabinieri, poliziotti,
finanzieri, magistrati. E, infine,
l'indagine accurata sulla "madre di
tutte le partite truccate". Lecce-Parma
3-3 (29 maggio 2005).
C'è un sospetto.
Perché quella partita, ultima di
campionato, doveva finire proprio con
quel risultato, 3-3? Perché tra le 2.187
combinazioni ancora possibili e capaci
di decidere il destino di chi doveva
andare in serie B, è stato combinato
proprio quell'esito? L'arbitro De Santis
avrebbe potuto lavorare di fino, come ha
dimostrato di saper fare, per dare la
vittoria al Lecce e dannare alla B il
Parma. Era il modo più semplice per
salvare la Fiorentina, come stava a
cuore al Sistema. Il 3-3 è un risultato
astruso, ma forse assai fine. Quel 3-3
può portare diritto nel cuore
dell'affare che il Sistema non
governava, ma di cui si approfittavano
gli uomini del Sistema. Le scommesse
clandestine.
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Forza Ghana!
Forza Ghana! Forza Ghana!
Questi sorridenti ragazzoni del Ghana sono
la nostra speranza, il nostro futuro, la
nostra salvezza.
Se vincono li ospiterò tutti a casa mia, a
mie spese, farò una grande festa
afrogenovese per celebrare la
rinascita del nostro calcio e la sconfitta
dei giggirrriva, dei lippizitti.
Di quelli foraggiati dagli sponsor che non
dicono nienteniente, come
mammoletta Del Piero che sta alla
Juve da una vita e non ha mai visto nulla.
Come Cannavaro, l’avvocato sul campo di
Moggi. Come Buffon che scommetteva sulle
partite e poi ha pianto.
Abbiamo una nazionale che sembra uscita da
Regina Coeli, o che forse
ci deve entrare. Ma ci sono le eccezioni,
e quando mai non ci sono le eccezioni? Ma
queste c..o di eccezioni, un Totti a caso,
dovevano dare l’esempio e starsene a casa.
Questa è la nazionale degli
sponsor.
Questa è una nazionale figlia legittima e
bastarda dello scandalo delle partite
truccate, dei bilanci falsi, dei
procuratori veri che si aggiravano nei
raduni degli azzurri con minacce e
lusinghe. E tra i procuratori veri c’è il
figlio di Lippi.
Ma c..o, Marcello, con tutti i mestieri
che ci stanno, proprio quello dovevi
fargli fare? E pensi seriamente che non ci
sia stato conflitto di interessi
con il tuo ruolo di allenatore
della nazionale?
Dalle dieci pagine di un mese fa
sullo scandalo calcio, i giornali
sono arrivati ad una, a mezza, a nessuna.
Sapete perchè? Credete che si voglia
proteggere la nazionale, il clima, i
risultati?
No, si vogliono
tutelare gli interessi degli sponsor
che pagano la pubblicità nei
giornali, che pagano la pubblicità nelle
televisioni, nelle radio.
Si vogliono tutelare Sky, la Rai,
Publitalia.
Se vince l’Italia siamo spacciati,
il nostro calcio è morto.
Se vogliamo bene all’Italia, al gioco del
calcio, a un minimo di onestà, di decenza,
dobbiamo gridare: FORZA GHANA!!!
Fateli neri i nostri azzurri PREZZOLATI DI
MINCHIA !!. |
STRONZATE,
STRONZATE, STRONZATE D'ITALONIA. E' UN
OCEANO SCONFINATO DI LIQUAME LIMACCIOSO,
IN CUI PRODI HA INDIVIDUATO UN
RESPONSABILE:
«Berlusconi
ha schiavizzato l'Italia». Incalzano
gli interisti.org: "E'
un'inchiesta che sta restituendo
l'immagine forte di un'Italionia
bella, una nazione che proprio
nell'ora del dubbio ha riscoperto
la sua virtù nella fiera onestà
dei suoi figli e nella loro
insospettabilità. Tra procure, ben quattro
in azione, Roma, napoli, Torino e Parma, e
Borrelli, tutti gli indagati
stanno chiarendo la loro posizione,
cancellando affidabilmente ed
inconfutabilmente tutte le ombre generate
da quelle malelingue e da quelle
intercettazioni ambientali, abituate a
dileggiare la nostra specchiata
patria con luoghi comuni
degradanti, con estrapolazioni sui generis
senza curarsi troppo dei toni, che spesso
sono scherzosi. Tra i più grandi figli
d'Italonia, il presidente Della
Valle si è
sorpreso delle accuse:
"Noi non eravamo al
corrente di nulla. Sempre state vittime"
(La stessa cosa la scrisse Hitler nel suo
testamento politico prima di suicidarsi
nel bunker a Berlino).
Il presidente Lotito lustra il
proprio nome
garantendo: "Abbiamo
dimostrato che la Lazio non ha alterato il
rispetto delle norme,[*] il fatto che la
Lazio abbia usufruito di una spalmatura di
25 anni del debito riferibile all'intera
America Latina non dipende da noi".
Il
Milan chiede di essere difeso:
"Vogliono
screditarci. Siamo vittime"( La
stessa cosa l'affermò Di Paola detto "u
licantrupu", il braccio armato di Totò
Riina).
Luciano Moggi
smonta ogni teorema, lamentando anche
la mancanza dello Stato:
"Non esiste nessuna
cupola: ho agito così contro i poteri
forti"(Dello stesso avviso AL ZARKAWI
PRIMA DI MORIRE...).
Quel poveretto dell'arbitro De
Santis commuove tutti dichiarando:
"Ho raccontato la verità (...) Meritavo
i Mondiali(...) e non solo quelli, sono un
artista.". E poi tanti, tanti
innocenti che hanno l'occasione per
vantarsi di quanto erano mondi.
Davvero una grandissima mondezza.
Di più, un mondezzaio: Lippi e suo
figlio sono
amareggiati, Alessandro Moggi
smentisce e dà mandato ai legali
soprattutto per lo sputtanamento con la
D'Amico, la figlia del famoso calciatore,
Giorgio Tosatti d'altronde ha
sempre sostenuto la
necessità di sostituire i designatori
dandogli dei figli di Puttana, Nesta
da
tre anni e mezzo non ha più procuratori
se la procura da se, Materazzi
abbandona la Gea ma non per il suo
stranissimo coinvolgimento
nell'altrettanto stranissima inchiesta,
Tullio Lanese
non ha nulla di cui discolparsi perchè
gli arbitri erano addomesticati da secoli,
una sorta di corruzione semplice, perchè
tutto sommato gli arbitri erano genuflessi
già per cazzi loro, Baldas
ha telefonate con tutti, Biscardi
è
vincitore morale perchè da tifoso
juventino è andato contro chi andava
contro il sistema, Pairetto rileva
solo delle
inopportunità come la storia delle
palline aperte, Giraudo dopo la
piazzata di dicembre ("Sono stati
sette anni e mezzo in cui abbiamo sentito
del facile moralismo, insulti e offese")
ricorda che è necessario proteggere
la società dalla giustizia in
presenza di un'eventuale
disparità di trattamento, ricusando
tutti i cazzi di giudici che non si
presentano alle udienze con la sciarpa e
la bandiera della Juvenilia e anche
Cannavaro preferisce pensare
a chi manca tra gli intercettati
perché, in fondo, era un sistema da
tredici triple integrali: era impossibile
perdere. Un'Italia di cui essere
orgogliosi: la nazione in cui
Annamaria tornava dalla fermata del
bus, Tanzi aveva lusso e l'aereo
privato
per colpa delle banche che vendevano a
sua insaputa bond più scoperti delle
cabriolet, la Venier perde
'Domenica In' a causa del
Vaticano e il Cardinale Ruini,
lui morire che si faccia i cazzacci
suoi." Avete letto di tutta questa gente,
bene, sono tutti dei pezzi di merda,
uniamoci a loro e vaffanculo!!! |

Hey hey hey
Ma dov'è finito Giorgio Tosatti? Vogliamo
leggere la seconda parte della teoria sul
giustificazionismo interista.Pagliuca
sulla Nazionale: "Se penso che
ha un allenatore il cui figlio è implicato
nelle vicende della Gea e il cui capitano
ha fatto un’intervista per difendere
Moggi, non riesco ad entusiasmarmi".
Strano. |
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ALLUCINANTI LE PAROLE DELL'avvocato
Mario
Stagliano, fino a due settimane
fa vice capo dell'Ufficio indagini della
Figc, SE QUESTO E' IL METRO DI GIUDIZIO
ITALIOTA DI CHI DEVE DECIDERE, E'
LAMPANTE, RIPETIAMO LAMPANTE, CHE LE PENE
SARANNO FUTILI, UNA SCORREGGIA NELL'ARIA
FETIDA. Riportiamo le vomitate di tal
figuro che fino a cinque minuti fa
stabiliva la legge nel calcio: "
"Stando a quanto si legge
in queste informative, la Juventus ha
condizionato l'intero campionato
2004/05. Non stiamo parlando del
classico illecito sportivo. Nessuna
delle squadre coinvolte in questo
scandalo si è comprata il portiere della
squadra avversaria o l'arbitro". Nel
numero dell'Espresso in edicola domani
l'avvocato
Mario
Stagliano, fino a due settimane
fa vice capo dell'Ufficio indagini della
Figc, dà il suo parere sullo scandalo
delle intercettazioni. "La Juventus deve
retrocedere in serie B e le si devono
revocare gli scudetti del 2005 e 2006".
"Per quanto riguarda la
Fiorentina - prosegue Stagliano - la
vedo molto male: Diego Della Valle, il
fratello Andrea e l'amministratore
delegato Sandro Mencucci figurano in
modo diretto e significativo nelle
intercettazioni. Prima della partita
decisiva del finale di campionato nel
quale i viola si salvano per il rotto
della cuffia, Mencucci parla con il
vicepresidente della Figc Innocenzo
Mazzini. E' chiaro dal contesto che i
due si preoccupano di sistemare anche le
partite delle squadre concorrenti. Per
me dovrebbe andare in B, ma potrebbe
salvarsi per il principio di gradualità.
Se la Juve va solo in serie B e non
retrocede in C, equiparare la
Fiorentina, mandando anche i viola in
serie B, potrebbe essere ingiusto.Stagliano
parla poi di Lazio e Milan: "Non vedo
rischi reali per i biancazzurri. A
Lotito comunicano gli arbitri dopo che
le designazioni sono pubbliche e lui non
sa nemmeno chi sono. Le partite
incriminate della Lazio non presentano
particolari anomalie. Lui accetta il
sistema e non denuncia nemmeno il
presunto tentativo di combine di Della
Valle. Si potrebbe ipotizzare a carico
di Lotito un'omessa denuncia (art. 6) e
una violazione dell'obbligo di probità
sportiva (art. 1). La Lazio, secondo me,
non rischia quasi nulla. Per quanto
riguarda il Milan, infine, nelle
telefonate del dirigente rossonero
Leonardo Meani non vedo illeciti chiari.
Certo, poi ne approfitta per chiedere di
mandargli un assistente 'gradito' come
Puglisi. Ma potrebbe essere considerata
anche questa una legittima difesa".".
Di fronte a questo
quadro tratteggiato da tal Stagliano, ci
chiediamo dove starebbero le punizioni
esemplari TALI DA DARE UN REALE SVOLTA A
STO CALCIO PUZZOLENTE. Come è possibile
non ritenere gravissimi i metodi mafiosi
di tal Lotito, nel pieno contesto di ciò
che è accaduto?? Come si può stralciare
la posizione del Milan, il cui dirigente
occulto spinge per segnalinee
"milanisti", per non parlare poi
dell'evidente, ulteriore metodo mafioso
di considerare lo sport anche in ambito
internazionale, ci riferiamo a
Milan-Inter del Coppa dei Campioni??
|
L'Italonia
pallonara del tutti dentro mediatico ha
certamente avuto come merito quello di
incrementare le vendite di giornali che
arrancano pesantemente pur se sostenuti
dai pesanti interventi statali. Nel
frattempo zitti zitti, quatti quatti,
coloro che verranno preposti al giudizio
delle nefandezze assolvono il medico
Agricola, assoluzione per PRESCRIZIONE DEI
REATI. Incredibile solo sulla carta, come
giustamente scrive il Corriere dello
Sport. Nell'Italonia dei lodi e delle
leggine ad personam ciò non può destare
meraviglia. Il garantismo per i super
ricchi appare bizzarro in un paese dal
pesante strabismo goudiziario, per cui si
deve dare la recidiva per chi ruba le
arance nei supermercati, mentre si devono
garantire tutti i diritti possibili ed
impossibili per chi AGGIOTA, TRUFFA,
FALSA, RAGGIRA A SUON DI MILIARDI, magari
nemmeno suoi. Un paese dislessico,
ripiegato, macroscopicamente truffaldino e
proprio per questo vivente nell'illusione.
Hanno un ben dire Rossi e Borrelli sopra
una giustizia "impietosa", che non
guarderà in faccia a nessuno, in realtà le
cose già stanno girando in senso inverso.
La Commissione Disciplinare che HA
PRESCRITTO, ovvero non ha potuto procedere
oltre al giudizio del signor Agricola a
causa di una lentezza da tartaruga
incinta, E' LA STESSA CHE DOVRA' GIUDICARE
I MOGGI, I GIRAUDO, I BETTEGA, I CARRARO,
I MEANI, I LOTITO, I DELLA VALLE. Alla
luce evidente di ciò, si capisce in
maniera palese il perchè DELLA TOTALE
OMERTA' di tutti coloro che sono passati
nella Procura di Napoli. In definitiva
tutta sta gente sa benissimo che non
rischierà nulla e che le pene saranno più
leggere delle piume dei piccioni. Non c'è
niente da fare: CHE ALMENO L'INGIUSTIZIA
SIA UGUALE PER TUTTI. |
STRAORDINARIE AMICHEVOLI PER I NECRO
AZZURRI. Amichevoli estive: il
30 luglio al White Hart Lane
contro il Tottenham PER 25
sterline: se l'Euro si rivaluta del
300% in un mese è un prezzo
onesto. |
ULTERIORI
MERDATE NERO AZZURRE. E' BELLO
COLLEZIONARE PUTTANATE ANCOR PRIMA DI
INIZIARE LA NUOVA STAGIONE. SENTITE QUA :
"
RICCHI,
RICCHISSIMI, PRATICAMENTE ITALIANI
- " C'hanne chiammatì Esposito,
nui simmì e figlie d'a Maronna".
Alvaro Recoba ci ha provato
citando i 13 Bastardi e
chiamando ripetutamente il
giudice " Bello guaglione".
Tentativi pregevoli, ma che
non hanno convinto la legge
costringendolo al patteggiamento
sulla questone passaporti:
secondo il Gip di Udine il
campionissimo uruguayano
avrebbe antenati europei
solo risalendo al periodo della
Pangea. Per il fuoriclasse e
Gabriele Oriali ci saranno
21.000 Euro di multa e 6 mesi
di carcere a testa. I
due, dopo un breve consulto
con l' azdimag interista, si
divideranno così la pena: il
Chino paga la sanzione, e
il dirigente si fa un anno al
gabbio. Inattaccato resta
il primato di Nelson Dida,
condannato a sette mesi
nonostante si fosse presentato
in tribunale vestito con spalline
sbuffo alla bavarese, mangiando
pretzel e con la foto di un
prozio, a lui molto caro,
della Ruhr. Nella foto, " signor
giudice, dovreste assaggiare 'stu
babbà"
|
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LE
MERDATE DEL SOCIO DI MORATTI, CHE
OVVIAMENTE NON CONOSCEVA: "'Telecom,
schedati ex clienti'
Il giudice: "Pratiche abusive"
L'azienda telefonica
raccoglieva informazioni sugli utenti che
cambiavano operatore. La corte d'Appello
di Milano: "Violate norme sulla
concorrenza". La replica: "Dati pubblici"
di CARLO BONINI
Il silenzio di Telecom
di G.
D'AVANZO |
«Campionato
falsato»: Elio lo cantava nel '98
Strofa cult del brano:
«Ha detto Umberto Agnelli che son state
solo delle sviste... Due o tre sviste
arbitrali»
|
 |
Un fotogramma del video di Elio
|
MILANO - Frase ricorrente di
questi giorni: «Eeehhh, il calcio è
marcio... lo sapevano tutti...». Già,
forse lo sapevano tutti. Ma chi osava
fare nomi e cognomi? Al più si parlava
di "sudditanza arbitrale". Del non
meglio definito "Palazzo". Del
"sistema". Qualcuno invece, con ironia
iconoclasta, lo cantava forte e chiaro.
E mica sei mesi fa. Ma ben 8 anni fa.
Protagonista di un video che rimbalza su
blog e forum è Elio, cantante degli Elio
e le Storie Tese, che con il fido Rocco
Tanica nel 1998 intonò nell'ultima
puntata di "Mai dire Gol" una profetica
e irresistibile "Ti amo campionato,
perché non sei falsato".
Era l'anno di
Juventus-Inter, 26 aprile 1998,
dell'intervento in area di Iuliano su
Ronaldo non fischiato da Ceccarini,
delle polemiche furibonde che ne
seguirono. Sulla panchina bianconera
c'era Lippi, oggi ct. C'era la Triade. E
il tifo anti-juventino lanciò accuse di
"Juventopoli". Un interista sfegatato
come Elio, all'epoca davvero sulla
cresta dell'onda dopo il successo
mediatico della "Terra dei cachi" a
Sanremo '96, non poteva non raccogliere
la cosa.
Lo fece a modo suo: con la
complicità dei Gialappa's mandò in
onda un video che riassumeva i casi
dubbi a favore della Juve. Riassunti
nella strofa cult «Ha detto Umberto
Agnelli che son state solo delle sviste.
Due o tre sviste arbitrali. Ma a me mi
era sembrato che già da molto tempo
qualcosa stava accadendo». Un brano
irresistibile e attualissimo (pubblicato
dal gruppo nel cofanetto di 5 cd "Perle
ai Porci" e nel cd Bonus "Peerla"),
singoli episodi a parte, che alcuni
tifosi anti-juventini ed "eliofili"
hanno ritirato fuori nelle ultime
settimane. Svelando le inedite facoltà
profetiche del sopraccigliuto frontman
degli "elii".
|
STORIA DEL MERDOSO:
|
Lo scudetto può finire all'Inter...assolutamente
no !!
Noi
pensiamo che l'insospettabilità sia alla base dello sport
professionistico, soprattutto quando in esso rientrano grosse voci di
capitale. Essere al di sopra di ogni sospetto funziona come fondamento
etico morale fondamentale affinchè un evento sportivo sia considerato
come tale. Se viene a mancare ciò con l'insinuazione del dubbio, allora
viene a mancare il valore dell'evento sportivo, già zoppo in partenza.
In passato dizioni come sudditanza psicologica e favore inevitabile
acconsentito alle "grandi" a noi suonava come una campana a morto,
perchè sostanzialmente si dava per scontato che l'evento sportivo fosse
in realtà già falsato. Come si poteva sposare una ideologia del genere e
prenderla come un fatto naturale quando uno sport si configura come
limpida competizione tra esseri umani? La sensazione che il sistema
calcio fosse putrefatto derivava già da questo pensare distorto, eppure
si è proceduti turandosi definitivamente il cervello, non accorgendosi
neanche della spaventosa diaspora che affliggeva il calcio nostrano che
andava perdendo in una sola stagione ben UN MILIONE DI SPETTATORI.
Allucinanti le dichiarazioni del necroforo GALLIANI che all'indomani
della pubblicazione delle prime intercettazioni telefoniche scabrose
affermava limpidamente che secondo lui il movimento era sano perchè a
Parma il settore che ospitava i tifosi del suo club era pieno!! Ancora
più candide le sue intenzioni di non dimettersi affermando in maniera
puerile che la Lega non c'entrava niente con la Federazione Gioco
Calcio, dalla serie è la coda a muovere il cane e non vice versa. Il
livello lisergico raggiunto da siffatte figure putrefatte è talmente
avanzato da misconoscere la stessa realtà oppure indicandola come
riferita ad un unico club: quindi se lo stadio di San Siro rossonero è
pieno , significa che sono pieni anche gli stadi di tutta Italia. Un
sillogismo agghiacciante frutto dell'analisi distorta fuoriuscente da
quello che è poi il suo padrone liftato e bandanato. Noi propendiamo
altresì per l'idea che sostanzialmente LE PUNIZIONI saranno anche più
RIDICOLE DELLE TRUFFE PERPETRATE IN QUEST'ULTIMO DECENNIO ALL'INTERNO
DEL PIANETA CALCIO, DEFINITO ULTIMAMENTE COME LA QUARTA INDUSTRIA
NAZIONALE. Il fatto che un presidente di Lega non si dimetta, come
logico che sia, il fatto che nessuno sia stato raggiunto da un fermo
cautelativo, con possibilità amplissima di inquinare ampiamente
documentazioni e quant'altro, la dicono assai lunga su quale sarà il
responso all'italiota. Un frittura maleodorante nella quale si è gettata
anche l'F.C. Internazionale, fino a cinque secondi prima apparentemente
immune da telefonatine in cambio di tessere ed arbitri. Ahinoi purtroppo
anche la dirigenza nero azzurra si affannava nel ricevere arbitraggi
morbidi non distinguendosi affatto da quello che andavano facendo altri
club. Il poco di buono realizzato dai nero azzurri, e cioè quello di
essere stati effettivamente al di fuori dal prendere quel dannato
telefono per ricevere una corsia preferenziale, purtroppo è andato a
ramengo con la pubblicazione dell'intercettazione del signor Facchetti.
Di una gravità tale da essere anche peggiore, perchè fino ad allora
proprio i nero azzurri si erano dichiarati candidi come la neve. Non è
così. Una enorme amarezza ci pervade per il sintomo di debolezza anche
dei nero azzurri che hanno cercato di pappagallare coloro che venivano
ritenuti come i "vincenti", i "dirigenti migliori", ecc. Deboli
ideologicamente e per questo per sempre perdenti...
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Pagina celebrativa
della Coppa del Patriota: ALL'INTER LA COPPA ITALIA PER IL
SECONDO ANNO CONSECUTIVO |
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CRONISTI
D'ASFALTO - Se il calcio italiano affonda in
un acquitrino rancido di imbrogli, i media che vi hanno sguazzato negli ultimi
anni non possono certo pretendere di non inzaccherarsi. Mentre un dirigente di
altissimo profilo commetteva tutto ciò che alcune procure stanno rivelando in
queste settimane, i giornalisti sportivi tacevano inspiegabilmente. I casi
sono due: è possibile che non denunciassero certi episodi perché completamente
ignari (ma allora, che razza di cronisti sono?) oppure perché totalmente
asfaltati di fronte allo strapotere di certi individui (ma allora, che razza
di cronisti sono?). Così, mentre
un decano della
categoria si affretta a segnalare che, anche in un mondo in cui un sedicenne
può violare il
sito della NASA, il
sistema della supermoviola è
impossibile da taroccare,
un altro rinuncia ad
interrogarsi su certi
moralismi demagogici
cui aveva abituato i suoi lettori, preferendo darsi malato all'ultima puntata
del suo abituale show della domenica. Ai tifosi di questo sport, invece, tocca
di assistere inermi all'ennesimo passaggio ridicolo della vicenda, quello
registrato dai microfoni di alcune tv, con il manager coinvolto nello scandalo
che
dichiara: "Mi hanno
ucciso l'anima".Al posto dei reporter presenti, invece di trincerarci dietro
un dubbio silenzio, avremmo certamente proposto il solo commento possibile:
"Ma vai a cagare". |
FACCHETTI,
DOPO INTER-JUVE DI COPPA ITALIA (febbraio 2004), CHIESE LUMI A
NUCINI...
di LUCA FAZZO
L'arbitro Danilo Nucini
MILANO - Sta in un cd rom registrato dal
presidente dell'Inter Giacinto Facchetti l'ultimo
tassello andato ad aggiungersi al gigantesco puzzle
delle rivelazioni sul lato oscuro del calcio. Nel cd c'è
la registrazione di un colloquio avvenuto un paio di
anni fa tra Facchetti e Danilo Nucini, allora arbitro di
serie A e B. Il cd rom non si sa che fine abbia fatto,
di sicuro non è mai stato consegnato né alla giustizia
sportiva né alla magistratura ordinaria.
Ma in quella registrazione c'erano rivelazioni scottanti
sui rapporti tra il mondo arbitrale e Luciano Moggi,
direttore sportivo della Juventus, e comparivano anche i
nomi di Massimo De Santis, arbitro internazionale, e del
direttore sportivo del Messina Mariano Fabiani.
Interrogato dal pubblico ministero Ilda Boccassini,
l'arbitro Nucini non ha confermato quelle dichiarazioni.
Ma la conversazione tra il dirigente nerazzurro e
l'arbitro è finita ugualmente in una inchiesta
giudiziaria.
Nei giorni scorsi, infatti, un altro pubblico ministero
milanese, Fabio Napoleone, ha interrogato un detective
privato fiorentino, Emanuele Cipriani, nell'ambito di
una indagine apparentemente lontana anni luce dal mondo
del calcio. Si tratta dell'inchiesta sulle attività
svolte da Cipriani per conto di Telecom Italia, tra cui
un lungo elenco di indagini svolte in Italia e
all'estero. In una perquisizione ad un collaboratore di
Cipriani, è stato sequestrato un dvd con il resoconto
completo di queste indagini.
Ed è in quel dvd che è saltato fuori anche l'incarico
assegnato a Cipriani sul "caso Nucini". Non è noto chi
abbia assegnato al detective privato il compito (anche
se va ricordato che il presidente di Telecom Italia,
Marco Tronchetti Provera, è azionista dell'Inter, e che
sponsor dell'Inter è la Pirelli). Di certo c'è che nel
suo interrogatorio della settimana scorsa, Cipriani ha
dovuto spiegare al pm Napoleone la genesi e l'esito dei
suoi accertamenti. Sarà ora la Procura di Milano a
decidere se approfondire in proprio la faccenda o
trasmetterla per competenza alle procure che a Roma e
Napoli stanno già indagando sui legami occulti della
Gea.
Ma cosa c'è nella registrazione del colloquio tra Nucini
e Facchetti? Secondo quanto risulta a Repubblica, si
tratta di una lunga conversazione in cui sia l'arbitro
che il dirigente interista esprimono valutazioni molto
pesanti sulla sudditanza del mondo arbitrale nei
confronti dei "poteri forti" del calcio, in particolare
della Gea. Ma Nucini racconterebbe a Facchetti anche un
fatto preciso. L'arbitro confida al presidente dell'Inter
di essere stato avvicinato da De Santis e da Fabiani.
I due, anche se in teoria svolgono lavori che dovrebbero
tenerli distanti, sono notoriamente assai legati, anche
perché entrambi provengono dai ranghi degli agenti di
custodia. A Nucini sarebbero stati fatti capire i
vantaggi che alla sua carriera potevano venire da un
buon rapporto con Luciano Moggi e il suo entourage. E
sarebbe stato combinato un incontro. L'incontro con
Moggi sarebbe avvenuto in un albergo, raggiunto con
grandi precauzioni. Nel corso dell'incontro sarebbe
stata fornita a Nucini una scheda telefonica Gsm da
utilizzare unicamente per tenere i contatti con
l'organizzazione.
Queste confidenze di Nucini a
Facchetti vengono registrate all'insaputa dell'arbitro.
Il dischetto non viene fatto circolare. Ma dall'Inter in
qualche modo l'input arriva alla Procura della
Repubblica di Milano. Nucini viene convocato con una
telefonata nell'ufficio di Ilda Boccassini. E qui,
sostanzialmente, non apre bocca. Un anno fa, Repubblica
interpella sulla vicenda Giacinto Facchetti, che rifiuta
qualunque dichiarazione. Per mesi, la vicenda rimane
sotto traccia. Poi, l'interrogatorio del private eye
riporta la storia alla luce nel pieno dello scandalo che
ha investito il calcio.
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TOSATTI
: IL RANCORE VERSO I SOLDI DI MORATTI
Ormai il livore di Tosatti nei
confronti dell'Inter rasenta la masturbazione. Siccome NON può
arricchire il suo palmare di genuflessia sopra la "bollita" Unioventus,
affermando che d'altro canto è il Siena ad essere STRABOLLITO (la
prossima volta cosa si inventerà, che gli avversari della Unioventus
sono degli gnomi!!), avendo già consumato il "bonus" di genuflessia sul
Mediaset col "pistolotto omologato" sopra l'uscita ( secondo il
pachiderma immeritata) dalla Coppa dei Ricconi ( per l'enorme dispiacere
di Piccinini e company che volevano chiudere il monopolio Mediaset sui
diritti televisivi con i fuochi d'artificio sopra la già prenotata
finale di Parigi), ecco che si "spreca" in un elgio ironico a mancini ed
alla ricchezza stupida di Moratti: "L’Empoli non superava l’Inter
dall’86. Ci riesce in extremis con un autogol da cineteca di
Materazzi. Nessun problema: Mancini ha buone possibilità di vincere la
Coppa Italia, viste le condizioni dell’organico romanista. Gli
allungheranno anche il contratto. Dopo una stagione così radiosa. I
punti in più rispetto alla precedente si son ridotti a 6 (Juve 3, Milan
5, Fiorentina 30, Roma 25, Lazio e Chievo 14); le sconfitte son salite
da due ad otto. Varrebbe la pena di esaminare il numero dei gol segnati
fuori: appena 19. Contro i 36 della Juve, i 34 della Roma, i 32 del
Milan, i 23 del Siena, i 22 della Fiorentina, i 21 di Chievo e Parma, i
20 dell’Udinese. A quota 19 anche Lazio e Cagliari. Un gol sotto Empoli,
Palermo e Samp. Ma si sa, è tutta colpa di Adriano." Straordinarie le sue statistiche,
decisamente puntuali quando si tratta dell'Inter, un pò meno quando si
tratta delle Ministeriali. Tosatti infatti dovrebbe anche spiegare, nei
suoi editoriali statistici del cazzo, perchè i 60 miliardi di vecchie
lire spesi da "Mister Ricorso" per Gilardino non sono valsi una stagione
migliore di quella precedente con Thomasson, perchè la sportività del
Mediaset si riduce a gol annullati ed a ricriminazioni su raccattapalle
e venti secondi di recupero, perchè nonostante le vittorie il bilancio
del Mediaset è identico a quello dell'Inter; quale sarebbe l'azionista
che comprerebbe azioni "Unioventus" che nel giro di un anno hanno perso
quasi il 50% del loro valore, perchè ha dato credito ai commenti
livorosi di un francesucolo uscito dal grande giro farfugliando di
doping del Marsiglia ed ha bersagliato il giudice Guariniello di
partigianeria solo perchè ha fatto il suo dovere ( a proposito
depositata la memoria per il terzo grado del processo Juventus ed in più
RADDOPPIO con il fascicolo, trasmesso all'UEFA, per altri
"naturalmente presunti" illeciti di alte sfere calciofile nella stagione
2004-2005) nei confronti della Unioventus. Il problema, ormai palese, è
che Tosatti nutre profondo rancore verso i denari di Moratti. Non li
ammette, eppure dovrebbe capire che se esiste un minimo di interesse verso
il campionato italiota è solo perchè esiste, come unica alternativa alle
Ministeriali della Germania est, proprio l'Inter del ricco Moratti.
Senza l'Inter sarebbe il campionato dei Treviso ripescati che ha
totalizzato 50.000 paganti nell'intera stagione, dei silenzi stampa di
una squadra che ha vinto trenta scudetti, e delle marcette e markette targate Forza
Italia lanciate da Mediaset per salutare il torneo interspaziale del
Mediaset di merda appunto. |
NIENTE
DA FARE
Il patron nerazzurro e il futuro
della società
Inter, Moratti conferma Mancini
e si conferma
«Il tecnico resta con noi». E sulle
voci di un possibile addio di Adriano, aggiunge: «Dovrebbe
rimanere a Milano»
 |
Moratti e Mancini ad Appiano Gentile
|
MILANO
- Nessuna rivoluzione. Nonostante le amarezze
per i risultati e per le contestazioni dei
tifosi. Il patron dell'Inter, Massimo Moratti,
conferma prima se stesso
alla guida della società
e poi Roberto Mancini sulla panchina
nerazzurra. «Abbiamo una rosa di grande valore
- ha detto Moratti - e fare cambiamenti
eccessivi potrebbe essere un errore». A chi
gli chiedeva qualche informazione in più
sull'allenatore per la prossima stagione,
Moratti ha mormorato: «Mancini resta».
Smentendo dunque le voci sull'arrivo di Fabio
Capello.
ADRIANO - A questo punto c'è da
capire cosa farà Adriano. «Dovrebbe restare
con noi - ha detto Moratti - e sono sicuro che
farà bene in queste ultime gare». Parole che
però non danno certezze, soprattutto alla luce
delle notizie che arrivano dalla Spagna. Il
quotidiano iberico AS scrive infatti che
Adriano, che all'Inter non si sente più
tranquillo dopo le incomprensioni con Mancini,
gradirebbe molto Madrid come prossima
destinazione: le sue richieste però - nove
milioni di euro netti a stagione - sono
giudicate eccessive dal Real. In partenza,
invece, un nutrito gruppo di giocatori: a
Favalli e Cristiano Zanetti (destinati a Milan
e Juve) potrebbero aggiungersi i vari Kily
Gonzalez, Zé Maria, Pizarro, Wome e Solari,
tutti calciatori scontenti o che hanno deluso
la società nerazzurra. In bilico il futuro di
Veron e Recoba.
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E' FINITA
Purtroppo è finita.
Anche per quest'anno si chiudono i battenti. Noi andremo a
disintossicarci in Cecenia. Addio STRONZI (riferito a tutti
coloro che prendono soldi nell'F.C. Internazionale
CURVE S.P.A.
Dopo la vendita in leasing del
nome per 180 milioni di euro, la società lnter
vende per altri 185 milioni di euro i suoi
“legittimi” diritti alla televisione Mediaset,
per parecchi anni definita dall’alta dirigenza
necro azzurra “ la televisione del Milan”. A
parole il “Signore” Moratti si è sempre
definito “anti – sistema”, biascicando sopra
un calcio “romantico” dove la lealtà ha un
valore massimo ed altissimo. Alla luce dei 365
milioni di euro rastrellati in questi ultimi
sei mesi ce ne siamo convinti anche noi. I
danari a pioggia legittimi ( legittimati cioè
da un bilancio societario simile a quello
dell’Argentina, intesa come nazione…) tuttavia
si scontrano poi con “la convinzione di
essere una forza di second’ordine
costantemente malversata all’interno del
campionato e quindi per questo non considerata
secondo il suo reale peso ( economico), con le
“lamentele verso arbitraggi falsati”, con “la
stigmatizzazione di un mondo giornalistico
definito di parte” ( soprattutto entro l’area
Mediaset i cui danari naturalmente non puzzano
come i suoi giornalisti ) e con una tifoseria
da stadio( legittima la precisazione in
relazione al varo dello stadio virtuale)
ricordata solo ed esclusivamente quando fa
comodo ( e questo puntualmente avviene
all’indomani di una sconfitta per
giustificarne l’esistenza. Le frasi tipo
iniziano con : “…ci dispiace per i tifosi, per
il sacrificio che fanno…ecc” ,una sorta di
socializzazione delle perdite per cui risulta
d’uopo far presente l’esistenza di tifosi
all’indomani di una sconfitta davanti ad
ottantamila spettatori ) salvo poi
stigmatizzarla, naturalmente, quando si
industria a lanciare fumogeni in campo, come
durante l’Euroderby, che tanto hanno
danneggiato l’immagine italiota in corsa per
l’organizzazione degli Europei del 2012. Non
solo, gli stessi tifosi da stadio sono stati
additati nell’occasione rei e quindi
sottoponibili al pesante fardello del rimborso
economico per il mancato introito subito dalla
Società Inter in relazione alla squalifica del
campo subita per l’edizione successiva della
coppa continentale: ora si capisce perché il
Delle Alpi juventino è per tutto l’anno
deserto. Il tifoso che va allo stadio non solo
subisce pesanti restrizioni della propria
libertà personale, striscioni offensivi a
parte, con tutta una teoria di perquisizioni e
ghettizzazioni a latere della tanto agoniata
sicurezza, ma in più rischia di dover sborsare
un sostanzioso surplus in relazione a presunte
offese alla pubblica decenza (come successo
all’indomani di Messina – Inter). Insomma
contano soltanto i soldi, altro che
“campionati lordi e falsati”, mutuando la
pacchiana fraseologia del corpo di “penne
prezzolate” che si affannano a pareggiare il
gap mediatico della società Inter nella
galassia di trasmissioni sportive che
contraddistingue la televisione italiota ed
altro che “sicurezza degli stadi”. Altresì a
tal guisa le curve vuote per protesta
finiscono per favorire ancora di più “la
risoluzione definitiva della questione della
sicurezza degli stadi”. Le società in tal
senso si stanno già muovendo ed “il caso
Roma-Livorno” ne è solo una nota a calce. Dal
CorSer infatti leggiamo: “ ..ieri il club (
giallorosso) ha emesso un comunicato nel quale
si chiede alle tivù di “non inquadrare mai più
messaggi violenti e politici. Se la forza
pubblica non riesce a intercettare lo
striscione all’ingresso, censuriamolo dalla
TRIBUNA (una precisazione non da poco
evidentemente…), evitando che finisca con l’
offendere milioni di italiani e gratificare
chi ha prodotto il reato”. La Roma sostiene
che nei prossimi contratti televisivi chiederà
di essere tutelata…”. In parole povere si
sostiene l’obbligo televisivo di inquadrare
solo ed unicamente il campo, quello che
succede sugli spalti, come ad esempio le
coreografie, non esiste. C’è un solo modo per
“contrastare” questo andamento miliardario: le
curve devono divenire SOCIETA’ PER AZIONI”.
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I
GROTTESCHI
di Obermann sul mo(m)bo del calcio

I prodromi di un
silenzio
che si annuncia
sofferto
"Chi li ripagherà di tutto questo fango?"
DALLO
SPUTTANAMENTO ALL'ENTRATA NELL'ALLUCINAZIONE:
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IL SIGNOR SANDULLI HA ULTERIOLMENTE RIDOTTO LA
PENALIZZAZIONE PER I MERDANERI LADRONI FOTTUTI. ORA SONO
LORO A ROSICARE COME DEI PEZZI DI MERDA DOPO CHE PER
ANNI HANNO LADROCINATO INTERI TORNEI COME LE CARTE DI
BORELLI PARLANO. SONO COMUNQUE DEI NOBILI DECADUTI: A
LORO LA GIUSTIZIA DURA IN ETERNO. HANNO RITIRATO IL
RICORSO AL TAR PER UN PROBABILE ACCORDO SOTTO BANCO
ITALIOTA E PER CERCARE DI AIUTARE ULTERIOLMENTE UNA
SOCIETA' CHE PROVE ALLA MANO DOVEVA FINIRE IN
INTERREGIONALE, COME LE RIMOSTRANZE DEL PRESIDENTE DEL
GENOA CI INFORMANO. MA SIAMO IN TALONIA. NONOSTANTE CIO'
UN MONDIALE FARLOCCO VINTO INCOMINCIA A RIVELARE LA SUA
INCONSISTENZA: L'ITALIA DEGLI EUROPEI E' GIA' ALL'ACQUA
ALLA GOLA, MA SOPRATTUTTO
|
LA DIRETTA.
La sentenza della Caf. Revocato ai bianconeri il titolo
2004/2005, non assegnato l'ultimo. Moggi e Giraudo: 5
anni e chiesta la radiazione. Un anno a Galliani. Lotito:
3 anni e 6 mesi. Diego Della Valle: 4 anni. 4 anni e
mezzo a Carraro, 5 a Mazzini. De Santis: 4 anni.
Prosciolti 5 arbitri su 8. Bergamo non giudicabile.
Pairetto e Lanese: 2 anni e 6 mesi. Ripescate in A
Lecce, Messina e Treviso. Nella foto: Cesare Ruperto /
VIDEO: la lettura della
sentenza
IL TESTO INTEGRALE DELLA
SENTENZA (PDF)
/ LA TABELLA
SONDAGGIO: COME GIUDICATE LA
SENTENZA? OLTRE 5MILA VOTI
IL DOSSIER SULLE
INTERCETTAZIONI /
LE TAPPE DELL'INCHIESTA
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Giraudo: "Questo
mondo è pieno di faziosità". E di ladri.
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9.50 -
"Se i fatti saranno accertati, nella
stagione 2004-05
è evidente che sono accaduti fatti gravi".
Franco
Carraro nella sua autodifesa davanti alla Caf
il giorno dopo le pesanti richieste di sanzioni fatte
dal procuratore federale ammette che quanto avvenuto
nel campionato finito sotto inchiesta è stato
gravissimo. Ma si difende
dicendo di "aver agito in buona fede, e di non essermi
mai comportato sportivamente in maniera truffaldina.
Vi chiedo di non commettere una profonda ingiustizia
nei miei confronti". Carraro ha anche detto di non
aver mai coperto nulla e che si è dimesso "perchè la
Figc potesse affrontare una situazione grave con la
massima serenità".
|
MILANO
- "La giustizia non piace a nessuno, è diventata un
affare privato che ognuno vuole gestire per conto
proprio, compresi i giornalisti". Lo sfogo di Guido
Rossi, commissario della Figc, all'indomani dei
deferimenti comunicati dal procuratore generale Stefano
Palazzi, è quello di un uomo di diritto che combatte la
sua battaglia per il rispetto delle "regole" in un Paese
che non ama le "regole". La
dimostrazione dell'anomalia italiana viene leggendo le
dichiarazioni di Silvio Berlusconi, il quale senza
svolgere alcun processo autoassolve il suo Milan da
qualsiasi comportamento illecito ("il riferimento al
Milan non ha alcun fondamento", ha detto l'ex presidente
del Consiglio) secondo un modo
tutto particolare di intendere la giustizia. Ma ormai la
macchina della giustizia sportiva è avviata e sarà
difficile fermarla. |
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Borrelli: «C'era
anche il sistema Milan»
Consegnati gli
atti alla Figc: relazione di 193 pagine. Le
responsabilità della Juve, casi meno gravi per Lazio e
Fiorentina
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Francesco Saverio Borrelli (Grazia Neri)
|
ROMA - In questi anni il calcio italiano è stato
«un grande inganno ai danni dei tifosi». Così scrive
Francesco Saverio Borrelli nelle 193 pagine di
conclusioni che costituiscono il riassunto della
relazione consegnata ieri al Procuratore federale
Stefano Palazzi. Con diversi livelli di responsabilità,
ma il grande inganno ha prodotto una lunga serie di
«illeciti strutturati» che non dipendevano soltanto
dalla rete moggian-giraudiana. «Esisteva solo il sistema
Juve» disse Adriano Galliani il 3 giugno, frase ripetuta
più volte. L’Ufficio indagini la pensa diversamente. E
dopo averla evitata per due settimane, la parola
«sistema» viene usata da Borrelli per definire due
realtà. Juventus, ovviamente, ma anche Milan, un gradino
più sotto. Se vogliamo, è l’unica vera sorpresa della
relazione consegnata dall’Ufficio indagini al
procuratore federale Stefano Palazzi: il Milan ne esce
male, peggio di Fiorentina e Lazio.
Nella ricostruzione fatta dell’Ufficio indagini,
la società bianconera e il «sistema Moggi» sono al
vertice di questo potere occulto del calcio,
controbilanciato da un «sistema Milan» che ha nel
carneade Leonardo Meani, l’addetto agli arbitri, un mero
esecutore. L’ex procuratore di Mani pulite fa ovviamente
distinzioni sui diversi gradi di responsabilità. La rete
moggiana aveva innumerevoli ramificazioni e un maggiore
potere di penetrazione all’interno del mondo del calcio
grazie alle conoscenze accumulate dall’ex direttore
generale della Juventus e all’uso che ne faceva. Si era
creato un ombrello sotto al quale cercavano di ottenere
vantaggi e prebende altre società e altri tesserati.
L’arbitro Massimo De Santis viene considerato a tutti
gli effetti un esponente di spicco della rete moggiana.
Per l’Ufficio indagini, il sistema Milan è molto
più «autoreferenziale»; la società rossonera badava
insomma soltanto ai propri interessi e alla propria
tutela. Ma si faceva forza di un implicito potere di
persuasione che derivava dal peso politico dei propri
dirigenti. Nella parte della relazione che riguarda i
rossoneri ci sono riferimenti espliciti alla questione
dei diritti televisivi. In controluce, senza essere mai
nominato, emerge il conflitto di interessi tra l’Adriano
Galliani vicepresidente del Milan e il Galliani
presidente della Lega calcio. Una situazione capace di
condizionare designatori, arbitri, e anche l’ex
presidente della Federcalcio Franco Carraro. La
posizione di Galliani è decisiva ai fini di stabilire
una responsabilità diretta del Milan. Di sicuro, sia lui
che Meani non hanno convinto Borrelli, che ha rilevato
alcune discrepanze e incongruenze tra le loro
dichiarazioni. Galliani ha sostenuto che il suo addetto
agli arbitri era inquadrato con un contratto da
co.co.co., ma Meani risulta in carica fino al 30 giugno
2006 in un ruolo delicatissimo e soprattutto unico.
Nessun’altra società dispone di un dirigente con tali
mansioni. Tira aria di deferimento per Meani, ma anche
per Galliani, Palazzi dovrà valutare per quale tipo di
reato.
La relazione dell’Ufficio indagini disegna una specie di
griglia delle responsabilità. Se Juve e Milan
sono in prima fascia, Fiorentina e Lazio vengono dopo.
Vengono inquadrate come società più deboli rispetto alle
due «corazzate», che prima vengono concusse e poi
accettano di farsi coinvolgere dal sistema. È un’altra
piccola sorpresa di questa relazione. L’Ufficio indagini
in qualche modo tiene conto della situazione subalterna
delle due società, però sottolinea anche come i massimi
dirigenti di Fiorentina e Lazio fossero al corrente del
malaffare esistente, ma si siano ben guardati dal
denunciarlo nelle sedi competenti e vi abbiano poi
aderito, seppur con diverse gradazioni (le
intercettazioni riguardanti la Fiorentina vengono
ritenute oggettivamente più gravi di quelle della
Lazio). La posizione della Sampdoria viene ritenuta
molto marginale.
La relazione, che conta 7.000 pagine di allegati,
è divisa in sei capitoli. Il più corposo è quello
riguardante il sistema delle designazioni e gli arbitri.
L’Ufficio indagini lascia capire che nel 2004-2005, il
sistema di suddivisione delle partite in fasce era
facilmente infiltrabile e vulnerabile. Tra le giacchette
nere non si salva quasi nessuno, e i silenzi davanti a
Borrelli hanno finito per trasformarsi in un boomerang.
Dall’inchiesta escono in pochi, figure di secondo piano.
La ricostruzione del ruolo e delle responsabilità degli
ex designatori Bergamo e Pairetto è tra le parti più
dure del testo. Nessuna attenuante. Stesso trattamento
per il designatore dei guardialinee Gennaro Mazzei,
considerato subalterno al Milan, sul quale pesa
l’aggravante dell’assoluto potere discrezionale di cui
disponeva, essendo la scelta degli assistenti arbitrali
sottoposta soltanto al suo libero arbitrio.
Dalle pagine riguardanti Franco Carraro emerge la
sua conoscenza del sistema di potere sul quale si basava
il calcio. L’Ufficio indagini lo riterrebbe responsabile
non soltanto di omesso controllo, ma di una certa
connivenza, dovuta alla necessità di mantenere intatti
gli equilibri politici che gli consentivano di rimanere
in sella alla Federcalcio. Poteva vigilare, ma non lo ha
fatto per convenienza, il senso è questo. Anche la
posizione del segretario della Figc Francesco Ghirelli
(deferibile in quanto anche segretario del consiglio
federale) sembra compromessa. «Il mondo del calcio - ha
detto Borrelli prima di rientrare a Milano - non è
malato alla radice, è malato in certe sue
ramificazioni». A provocare certe anomalie, ha aggiunto,
è il modo di porsi di alcune persone e di determinati
interessi. La sua relazione finale è una fotografia del
calcio italiano. Un atto di accusa che si tirerà dietro
una valanga di deferimenti, per illecito. Luciano Moggi
non è più un tesserato, e quindi ritiene di non dover
essere giudicato dalla giustizia sportiva. In caso di
deferimento, i suoi avvocati si appelleranno al
precedente di Emiliano Salvarezza, ex dirigente della
Sampdoria, che nel 2001 fu deferito per la vicenda dei
passaporti falsi nonostante si fosse dimesso dalla
propria carica. Fece ricorso alla magistratura ordinaria
che gli diede ragione, condannando la Figc a pagare
anche le spese legali. Al processo, Luciano Moggi non
vuole proprio esserci, neppure in spirito.
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Borrelli, linea
dura contro tre società
L'accusa:
«illeciti gravi» di Juve, Fiorentina e Lazio. A
processo anche il Milan
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ROMA — L'arbitro Francesco Saverio Borrelli ha
fischiato il suo calcio di rigore. La relazione che
costituisce l'atto d'accusa al calcio italiano sarà
piuttosto pesante, per dimensioni e contenuti. Il
documento arriverà sul tavolo del procuratore federale
Stefano Palazzi questo pomeriggio, slittando di
qualche ora sulla scadenza prevista. Il capo
dell'Ufficio indagini si è preso del tempo per limare
le sue conclusioni finali, il cappello che dovrà
tenere insieme le varie sezioni di un lavoro di
gruppo. I compiti erano stati definiti fin dall'inizio
delle audizioni, 62 persone ascoltate in sette giorni,
una maratona. Il vicequestore Maria Josè Falcicchia si
è dedicata alla genesi dell'indagine sportiva e alla
Fiorentina; il colonnello Federico D'Andrea ha
vagliato le posizioni di Milan, Juventus. Il resto del
pool ha lavorato alle altre squadre e alle singole
posizioni dei tesserati «sganciati» dalle società
sportive, ovvero arbitri e guardalinee. Il lavoro di
assemblaggio è stato collettivo, con i «vecchi»
dell'Ufficio indagini che si occupavano di far
quadrare i conti in termini di diritto sportivo.
«Comportamenti antisportivi senza alcuna
giustificazione» è una delle espressioni che innervano
i capitoli dedicati alle singole squadre. Le società e
i loro tesserati hanno commesso «illeciti gravi» e in
questo particolare campionato la Juventus è al primo
posto. La relazione parte proprio dai bianconeri per
illustrare le maglie della rete diffusa che
influenzava il mondo del calcio. Toni duri anche nei
capitoli che riguardano Fiorentina e Lazio.
Il fatto che queste squadre siano state
bastonate dagli arbitri all'inizio della stagione
2004-2005 non è considerato un'attenuante. È una
circostanza che non viene neppure citata nei tentativi
fatti dai dirigenti di queste società di ottenere
arbitraggi compiacenti. La Juventus è usata come
prova, non virtuosa, per smontare le obiezioni emerse
durante gli interrogatori. Manca la
prova diretta dell'illecito sportivo, vero. Non c'è
traccia della compravendita di singole partite. Ma il
quadro che emerge dalle intercettazioni — allegate
alla relazione ci sono oltre 5.000 pagine provenienti
dalla procura di Napoli — dimostra che non ce n'era
bisogno, perché era in attività una rete complessa e
ramificata in ogni organo calcistico che portava al
compimento in serie di illeciti diretti. La
mano pesante di Borrelli e dei suoi collaboratori
trova applicazione nel continuo riferimento alla
violazione dell'articolo 6 del codice sportivo
(illecito) e non soltanto dell'articolo 1 (principi di
lealtà, correttezza e probità). È la strada maestra
che porta al deferimento di Juventus, Fiorentina e
Lazio, una porta aperta sul rischio della
retrocessione. Nel gruppo dei deferiti — oltre alla
Sampdoria, la società che rischia di meno — entrerà
anche il Milan, il soggetto giuridicamente più
delicato. Sarà questo il nodo più grande che dovrà
sciogliere il Procuratore federale.
L'Ufficio indagini attribuisce le mosse
contrarie all'etica sportiva ad un collaboratore della
società rossonera, ovvero Leonardo Meani. Non si
esprime sul grado di coinvolgimento di Adriano
Galliani e sul peso della delega che il vicepresidente
del Milan aveva dato al suo addetto agli arbitri.
Dagli interrogatori dei due tesserati non sono emerse
particolari contraddizioni. Ma le ultime
intercettazioni giunte da Napoli (con Meani che
promette un trapianto di capelli ad un arbitro per
ringraziarlo del servizio) non hanno migliorato la
posizione della società rossonera, tutt'altro. Il
giudizio su un eventuale ruolo «attivo» di Galliani —
e quindi una accentuazione della pena sportiva che
toccherà al Milan — spetta soltanto al procuratore
Palazzi, e la sua non sarà una passeggiata. Le
conclusioni della relazione sono durissime per come
ricostruiscono i fatti, ma non contengono
suggerimenti. L'Ufficio indagini è inibito a fare
qualunque considerazione.
Il documento di Borrelli non si
limita però a fotocopiare la carte napoletane. Ai
verbali degli interrogatori degli indagati fatti dai
magistrati sono stati sovrapposti quelli «sportivi»,
per quanto omertosi. La maggiore disponibilità verso
la giustizia ordinaria ha fatto emergere parecchie
contraddizioni tra le deposizioni rese dalle persone
ascoltate in entrambe le sedi. Quello che Borrelli ha
definito «muro di gomma» non sembra essere servito
molto agli indagati sportivi. Fine corsa per questa
parte di lavoro dell'Ufficio indagini, la più
importante. Arriva la stangata.
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«Niente rinvii e
18 squadre per il campionato di A»
Il piano del
commissario Rossi. Due gradi di giudizio per lo
scandalo, sentenza definitiva il 20 luglio
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ROMA — Diverse certezze: tempi rapidi,
due processi, giustizia equa e sicura, niente amnistia,
nessuno slittamento dei campionati. E poi una speranza.
Meglio, un obiettivo: ripartire il 27 agosto (anzi il
26, considerato l'anticipo) con una serie A a 18
squadre. Guido Rossi traccia le linee che dovranno
portare il calcio italiano fuori dallo scandalo e
incontro a nuovi orizzonti, nel giorno in cui presenta
Luigi Agnolin, annuncia la nomina di Cesare Ruperto — ex
presidente della Corte costituzionale — a presidente
della Caf e il plenum del Csm ufficializza lo stop
immediato a tutti i magistrati che ricoprivano incarichi
nella giustizia sportiva.
Il punto di partenza sono le date: «Il 18-19 giugno
l'Ufficio indagini consegnerà la relazione alla Procura
federale — spiega il commissario straordinario della
Figc —. I deferimenti scatteranno tra il 20 e il 21
giugno, mentre tra il 27 e il 28 comincerà il processo
di primo grado davanti alla Commissione d'appello
federale. Sentenza tra il 7 e 9 luglio. Entro il 20 il
verdetto di appello della Corte federale. Non ci saranno
altri gradi di giudizio, né ricorsi alla Camera di
conciliazione del Coni, al Tar o al Consiglio di Stato».
Questo sarà il primo processo. Che riguarderà il filone
principale dell'inchiesta e i 4 grandi club coinvolti:
Juventus, Milan, Fiorentina e Lazio. Il 28 luglio l'Uefa
diramerà i calendari di Champions League e coppa Uefa e
l'Italia dovrà presentarsi — prima di quella data — con
la classifica 2005-06 riscritta e i nomi delle società
«autorizzate» a partecipare alle due competizioni .
Poi scatterà il secondo processo, come ha confermato
Rossi: «Naturalmente prima dell'inizio dei campionati.
Se aspettassimo la conclusione delle indagini della
magistratura ordinaria non inizieremmo mai. Procederemo
per materie, più che per stralci». Questo secondo filone
interessa la Sampdoria (stamane il presidente Riccardo
Garrone, indagato dalla procura di Napoli, verrà
ascoltato a Roma da Francesco Saverio Borrelli),
Reggina, Siena e Udinese. «I campionati partiranno
secondo i tempi previsti, senza rinvii. La giustizia
sportiva sarà rapida ma giusta, completamente autonoma
rispetto a quella ordinaria.
E non voglio nemmeno sentir parlare di amnistia», ha
ribadito il commissario.
Rossi, in queste ore, finirà il lavoro di ricostruzione
della Caf, dopo avere affidato la presidenza a Ruperto.
La decisione del plenum del Csm gli consente di mettere
mano a quasi metà dell'organo federale: ben 15 membri
devono lasciare l'incarico (tra gli altri Martellino,
Torri, De Luca Comandini, D'Ippolito, Labate) e Rossi li
sostituirà — forse già oggi — con magistrati in
pensione, non con avvocati. «I magistrati che scelgo
sono al più alto livello di autorevolezza e competenza e
attitudine a giudicare».
Le prossime settimane, invece, serviranno al commissario
straordinario per valutare la possibilità di riformare
la serie A e di tornare a un torneo composto da 18
squadre e non più a 20. «Me lo sono chiesto — ha ammesso
il professore —. Ma la riflessione è ancora aperta.
Vedremo. Certamente il campionato dovrà essere analogo
nella forma a quello dei Paesi a noi vicini». L'ultima
battuta per Galliani, il presidente della Lega che non
s'è mai dimesso. «Non mi chiedete cose che appartengono
alla sensibilità di altri. Questo non è un mio problema,
deve decidere lui».
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«Calcio, i
verdetti di Laudi concordati al telefono»,
buonanotte....
I pm di Napoli
al Consiglio superiore: ecco i colloqui sospetti del
giudice sportivo. Nuove indagini
|
ROMA — Insieme a Cesare Martellino,
presidente della Corte d’appello federale, l’altro
magistrato indagato nell’inchiesta napoletana sul
calcio truccato è Giuseppe Marabotto, procuratore di
Pinerolo; ipotesi di reato, rivelazione di segreto
d’ufficio.Maci sono «toghe» con incarichi nella
giustizia sportiva, non formalmente inquisite, sui
quali i pubblici ministeri stanno svolgendo
accertamenti per approfondire quanto emerso dalle
intercettazioni o dagli interrogatori. Lo ha
confermato ieri al Csm il procuratore aggiunto di
Napoli Franco Roberti, che all’organo di autogoverno
dei giudici ha spiegato ciò che risulta fin qui dalle
indagini. A cominciare dalle telefonate intercettate
in cui compare Maurizio Laudi, procuratore aggiunto a
Torino e giudice sportivo di primo grado.
Laudi s’è presentato spontaneamente
la scorsa settimana al Csm per chiarire le notizie che
lo riguardavano pubblicate dai giornali. Ora
dall’avviso di chiuse indagini vengono fuori altri
particolari. E agli atti dell’inchiesta ci sono alcune
conversazioni registrate su cui intendono lavorare i
pm napoletani. Tra quelle segnalate dagli
investigatori ce n’è una del 21 marzo 2005, tra Laudi
e il segretario della Federcalcio Francesco Ghirelli.
Stando al brogliaccio compilato dai carabinieri, i due
«discutono del caso del portiere Amelia del Livorno,
che ha tentato di colpire l’assistente con uno
schiaffo nella gara Cagliari-Livorno, 10ª giornata di
ritorno». Laudi gli inflisse tre giornate di
squalifica, poi ridotte a due dalla Caf.
Di interesse vengono poi definite tre
conversazioni del 12 aprile 2004, tutte incentrate
sull’undicesima giornata di ritorno del campionato di
serie A. Alle 7.51 del mattino il presidente della
Figc Carraro chiama Ghirelli e i due «parlano di come
dovrà agire Laudi e, in particolare, che dovrà usare
il pugno duro e che poi provvederanno loro a coprirlo
con la Caf». Due minuti più tardi, alle 7.53, Ghirelli
chiama Laudi. «Ghirelli — si legge nel brogliaccio —
informa Laudi della volontà di Carraro e del fatto che
provvederanno loro a coprirlo con la Disciplinare. Poi
parlano di altre vicende relative ad altri incontri,
accordandosi sulle eventuali sanzioni da comminare».
Passano poco più di due ore e alle 10.14 Laudi e
Ghirelli sono di nuovo al telefono. Secondo il
rapporto «si accordano sulle sanzioni da comminare e
fanno anche ampi riferimenti a Luciano Moggi».
Naturale che i riferimenti agli «accordi»
sulle sanzioni, alle richieste di «pugno duro» e
alle «coperture » garantite al giudice sportivo
facciano sorgere qualche sospetto, anche se molto
dipende dal contenuto esatto delle telefonate nonché
dal tenore. Particolari che andranno verificati anche
nelle conversazioni tra lo stesso Ghirelli e il
giudice Martellino, di cui pure si occuperà il Csm.
Agli atti dell’inchiesta ci sono i brogliacci di
quattro intercettazioni in cui si discute di ricorsi
in arrivo e reclami accolti. E c’è il testo di una
telefonata tra Martellino e l’ex vice-presidente della
Federcalcio Mazzini in cui il giudice spiega al
dirigente: «Ti volevo dire, ho guardato quella cosa...
(...) Io li volevo aiutare...». Ma il ricorso di cui
si parla, secondo Martellino è inammissibile: «Per
forza maggiore non si può eccepire... perché se no io
avrei cercato di aiutarvi in tutti i modi». Mazzini lo
invita a non prendersela: «Perfetto Cesare, alla
grande... Lo so che tu dai sempre... Sei sempre un
caro amico», e Martellino: «Se potevamo dare una mano
la davamo... ». Mazzini lo tranquillizza: «Me l’hai
data ugualmente... La tua disponibilità mi basta».
Il procuratore Roberti ha esposto anche
la situazione del giudice di Massa Carrara Cosimo
Ferri, intercettato nei suoi colloqui con Lotito e
Mazzini e interrogato come testimone, e di altri
magistrati i cui nomi compaiono nell’indagine con
posizioni più defilate. Sugli incarichi sportivi alle
«toghe » il plenum del Consiglio dovrebbe decidere
oggi la data di revoca. A parte le scadenze naturali,
la maggioranza propone di arrivare al 31 dicembre
prossimo, mentre Magistratura democratica è per il
ritiro immediato di tutte le autorizzazioni.
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Samp: indagato presidente Garrone |
Nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli
(ANSA) - NAPOLI, 12
GIU - Tra gli indagati nell'ambito dell'inchiesta
sul calcio condotta dai pm di Napoli figura anche
Riccardo Garrone presidente della Sampdoria. Si
tratta dell'unico nome nuovo dell'inchiesta emerso
dopo gli interrogatori degli ultimi giorni. Il
coinvolgimento di Garrone sarebbe legato a presunte
irregolarita' nella partita Sampdoria-Fiorentina del
campionato 2004-2005. |
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Mondiali: amnistia se si vince |
Lo propone Paniz (Fi), ma e' scontro politico
(ANSA)-ROMA 12 GIU-Se
vincessimo i Mondiali bisognera' valutare se sara'
opportuna o meno un'amnistia nel mondo del calcio".
Lo propone Maurizio Paniz (Fi). Anche il capogruppo
di An alla Camera La Russa, sempre attento alle
vicende del calcio nostrano, non esclude che se ne
possa parlare. Pronte le prese di distanza
dall'Unione ma anche da settori della CdL. Stiffoni
della Lega: 'In caso di gravi inadempienze, giusta
una punizione esemplare'. ''Amnistia? - commenta il
verde Cento - neanche per scherzo'. |
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BORRELLI CERCA IL
MEDIASET DENTRO OMERTA' E FACOLTA' DI NON RISPONDERE.
TRALASCIAMO LE PORCATE SCOMPOSTE DI MISTER TUPE': DOPO LE
ELEZIONI PERSE, IL POTERE PERSO, LE COMMISSIONI PARLAMENTARI
PERSE, LE AMMINISTRATIVE PERSE, SI ATTACCA AGLI SCUDETTI
DELLA JUVENILIA...
Calciopoli,
Paparesta: "Moggi determinante nelle scelte dei
designatori"
|
a
cura di Redazione |
08/06/2006 |
L'arbitro avrebbe confermato l'esistenza
di un sistema che faceva referimento a Moggi.
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Tra gli interrogati di ieri dall'Ufficio Indagini, chi
di certo ha raccontato le cose più utili è stato
Gianluca Paparesta, mentre il collega De Santis ha
continuato a negare tutto così come l'ex presidente
dell'Aia Tullio Lanese.
L'arbitro barese, al centro del "sequestro" da parte di
Luciano Moggi e Antonio Giraudo dopo un controverso
Reggina-Udinese quando venne chiuso nel suo spogliatoio
dai due ex dirigenti bianconeri, dice: "Sono stato,
sono e mi piacerebbe rimanere un arbitro autonomo in
ogni sua decisione tecnica e sportiva e per fare questo
ho deciso di impostare sin dall'inizio la mia carriera
su basi di esclusiva professionalità; questo mio
atteggiamento mi ha portato a non essere inserito in un
contesto dove le logiche dei designatori si sposavano a
loro volta con quelle del sistema cui prima accennavo e
che vede la sua più diretta espressione nel dirigente
Moggi che risulta avere influenza determinante nelle
scelte operate negli anni dai designatori Bergamo e
Pairetto". |
Oggi la terza
giornata di lavoro della giustizia sportiva si apre
alle nove con il primo interrogatorio chiave:
Massimo De Santis, arbitro di 44 anni e di Tivoli,
inquadrato dalla procura di Napoli come uno dei sei
uomini della cupola moggiana. L'arbitro con Jaguar
nel garage è ritenuto il capo della "combriccola
romana", gli arbitri orientati a favorire la
Juventus e acchiappare magliette bianconere: "Ne ho
preso ventitré", disse De Santis a un amico.
Quindici le avrebbe distribuite agli amici della
sezione arbitrale di Roma 1 e 2, di Ostia, capaci di
trasformare la Can "in un porto di mare" (parole
della zarina Fazi). Per loro, come hanno scritto i
carabinieri del nucleo operativo di Roma, "c'era una
corsia di carriera privilegiata".
La combriccola romana e desantiana era formata da
Luca Palanca, Enrico Ceniccola, Marco Alessandroni,
Paolo Ricci, dall'arbitro-assistente di serie C,
Sergio De Santis. E dal funzionario della Can
Manfredi Martino, già collaboratore dei designatori,
ora collaboratore dell'ufficio indagini: la sua
stanza alla Can, ieri, è stata nuovamente perquisita
dai carabinieri. De Santis parlò l'ultima volta lo
scorso dieci maggio: "Sono pulitissimo", disse, "e
andrò ai mondiali in Germania".
Ora, senza mondiale, sospeso da quel che resta
dell'Associazione arbitri, sembra affrontare
l'interrogatorio sportivo con rassegnazione. "Sono
stato massacrato", fa sapere, "distrutto sul piano
dell'immagine. E, come arbitro, ho perso tutto
quello che dovevo perdere". E' consapevole, De
Santis, che con la carriera ha chiuso. Il suo
avvocato, Costantino Cambi, spiega: "Parlerà di
tutto e spiegherà a Borrelli che non si sente
responsabile. Parte da una posizione molto
difficile, cercheremo di limitare i danni". A fine
interrogatorio De Santis consegnerà all'Ufficio
indagini anche una memoria scritta. Sono dodici le
partite del campionato 2004-2005 che lo chiamano in
causa. Tra queste, il Lecce-Parma (3-3) che permise
alla Fiorentina di salvarsi. De Santis dovrà
spiegare il commento regalato ai calciatori del
Parma: "Questa partita non la vincerete mai". Fecero
discutere il Fiorentina-Bologna (1-0) del delitto
perfetto (le ammonizioni dei giocatori rossoblù
diffidati che, la domenica successiva, avrebbero
incontrato la Juventus), Reggina-Cagliari (3-2) e il
Livorno-Siena (3-6) in cui si vantò di aver espulso
Galante per dare una lezione al Livorno ribelle.
Ieri L'Ufficio indagini ha sentito cinque arbitri e
quattro guardalinee e ha approfondito le ipotesi di
illecito di Juventus e Lazio. Dondarini ha dovuto
parlare di Juventus-Sampdoria (3-0), Lazio-Roma
(3-1), Juventus-Lazio (2-1), un paio di partite
della Samp e Chievo-Fiorentina (1-2). L'arbitro
Messina è stato bersagliato per un'ora e mezza su
Juve-Bologna (2-1) e Lazio-Parma (2-0). Rodomonti su
Juve-Udinese (2-1), Inter-Juve (2-2), ma anche
Milan-Brescia (1-1). Tagliavento su Lazio-Bologna
(2-1) e Bologna-Lazio (1-2). A chiudere Rocchi, lui
per Chievo-Lazio (0-1).
In via Allegri sono stati ascoltati i guardalinee
Griselli, Ivaldi, Alvino e l'ex arbitro Carlucci. Si
sono difesi tutti, e hanno collaborato poco.
Borrelli, all'uscita, ha detto: "Qui sono un
poliziotto e non attribuitemi la propensione per
l'una o l'altra parte". Il suo pool oggi chiuderà il
capitolo arbitri ascoltando gli indagati Paolo
Bertini e Marco Gabriele, probabilmente Salvatore
Racalbuto. Quindi Gianluca Paparesta (il sequestrato
di Reggina-Juventus) e il suo assistente d'allora,
Aniello Di Mauro. Ancora, molti guardalinee e Tullio
Lanese, presidente dell'Aia autosospeso.
Giovedì si approfondirà il
capitolo Fiorentina con i fratelli Della Valle e il
dirigente Mencucci e si interrogheranno gli ex
designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. Il
vicepresidente federale Mazzini non si presenterà
"per motivi di salute". Né oggi né mai.
Alle nove del mattino l’unica donna della
presunta «cupola» del calcio appoggia la faccia al
finestrino e sonnecchia beata nella sua Golf rossa
parcheggiata davanti all’ufficio della Federcalcio.
Maria Grazia Fazi ha giocato d’anticipo,
pure troppo. È arrivata prima di Francesco Saverio
Borrelli e dei suoi collaboratori, e se ne va dopo
un’oretta, senza aver risposto a nessuna domanda. Il suo
legale, Bruno Ricciotti, spiega che prima vuole essere
ascoltata dai magistrati di Napoli. La linea difensiva
comunque è chiara. «È solo una professionista efficiente,
come tutti i segretari dei personaggi importanti».
Il ritratto che emerge dalle intercettazioni
è un altro, quello di una donna potente, che al posto
delle orecchie aveva radar, e nella sua posizione di
segretaria della Commissione Arbitri Nazionali ne sentiva
molte, tutte da riferire all’ex designatore Paolo Bergamo
e a Luciano Moggi. «Per favore, non chiamatela zarina, è
soltanto una brava impiegata» implora il suo legale. Il
dubbio tra le due definizioni probabilmente non verrà
sciolto dall’Ufficio Indagini, visti i tempi è difficile
che arrivi una seconda convocazione. Sarà difficile che
risponda anche il Grande imputato, al secolo Luciano
Moggi. L’ex direttore generale della Juventus in questi
giorni ha molto a cui pensare, con tre Procure alle
costole, e nuove nuvole si stanno addensando sul suo
orizzonte. I magistrati di Napoli potrebbero risentirlo
nei prossimi giorni, ma questa volta non per parlare di
pallone. Si sono infatti convinti che Moggi sia il
burattinaio non solo del calcio, ma anche delle fughe di
notizie di questi giorni. Ci sarebbe lui dietro alle
intercettazioni sparse ai quattro venti, e lo avrebbe
fatto per evitare così un arresto sul quale gli inquirenti
stavano meditando. Se ne riparlerà nei prossimi giorni.
Anche per la giustizia sportiva i ritmi sono
da fonderia. In sei ore vengono interrogate altre
sette persone, contando anche la Fazi in totale sono otto
dei 41 indagati dell’inchiesta di Napoli. Basta scorrere i
nomi e si capisce qual è l’argomento principale di questa
prima giornata di audizioni. A farla breve: A.C. Milan. Il
secondo della lista infatti è la persona che sussurrava al
telefono a Leonardo Meani, l’addetto arbitri della società
rossonera. Il designatore dei guardalinee Gennaro Mazzei
si presenta vestito a lutto, scarpe, cravatta e giacca
nera. Esce dopo tre ore, accompagnato dal suo legale
Giuseppe Fonisto, che in questa storia difende anche i
direttori di gara Baglioni e Racalbuto. Indubbiamente è
del ramo, essendo stato anche lui arbitro di buon livello
(serie C1) nonché compagno di corso del celebre Massimo De
Santis.
L’uomo in nero, nel senso di Mazzei, si dice
«sereno e tranquillissimo» e mentre cerca l’auto
posteggiata chissà dove accetta di parlare. «È un grande
equivoco — sostiene —. Quelle che ricevevo io da parte di
Meani, ma anche di altri, erano telefonate di protesta, e
non di accomodamento». Scusi Mazzei, ma veramente le
intercettazioni... «Io non accontentavo nessuno. Ogni
tanto uscivano i guardalinee "giusti"? Ogni tanto è
statisticamente inevitabile che accada, ma non ho mai
deciso sulla base delle pressioni che ricevevo da tutti».
Davanti a Borrelli, Mazzei avrebbe lasciato intendere che
le sue funzioni erano in realtà «supervisionate » dai due
ex designatori arbitrali Bergamo e Pairetto.
In rapida sequenza, dopo Mazzei c’è una
infornata di guardalinee, Gabriele Contini, Silvio
Gemignani e Giuseppe Foschetti, Enrico Ceniccola, tutti in
qualche modo finiti nelle conversazioni telefoniche di
Meani. I primi tre erano considerati «buoni» dal dirigente
milanista, l’ultimo invece era nella lista dei cattivi,
ovvero favorevole alla Juventus. La scelta di Borrelli
sembra chiara. Concentrarsi sulle zone meno nitide della
«rete estesa» della quale parla l’ex Procuratore di
Milano. Se quello della Juventus è ormai alla luce del
sole, di un eventuale «metodo Milan » si sa ancora poco.
Sono stati ascoltati anche il segretario
della Can Manfredi Martino, sotto inchiesta a Napoli,
e per ultimo il segretario generale della Federcalcio
Francesco Ghirelli, che è risultato anche il più loquace
del gruppo, con qualche timido riferimento ad un
«malcostume diffuso», così lo ha definito. A fine giornata
Borrelli un’idea se l’è fatta e la sta seguendo: «Resta
però da vedere se è veritiera. Qualche risultato comunque
c’è». Poche ore prima aveva toccato con mano cosa
significa questo nuovo incarico: «Siamo ai confini del
reato penale, questa è violenza privata», ha esclamato,
comprensibilmente irritato, quando si è visto avvolgere da
uno sciame di microfoni, telecamere e taccuini, ad occhio
più di un centinaio. Non è Mani Pulite, ma può essere
anche peggio. Galliani, uscita IN
SCIOLTA morbida dalla Lega
Borrelli: "Qualche risultato c'è"
Giornata densa di interrogatori
all'ufficio indagini della Figc
L'ex segretaria Can Fazi non risponde. Sentito Geronzi a
Roma
Il
commissario straordinario
della Figc Guido Rossi
ROMA
- E' stato un lunedì di fuoco. Tra le varie procure e la
Federcalcio. Con nomi eccellenti a sfilare davanti ai
magistrati che indagano sullo scandalo calcio e una
novità su tutte. Che riguarda il vertice della Lega
Calcio: Adriano Galliani sarà affiancato da un "uomo di
garanzia" alla presidenza della Lega, con l'obiettivo di
gestire l'uscita dell'attuale presidente. E' stato
questo l'esito dell'incontro di quasi due ore che si è
svolto nel pomeriggio tra il commissario straordinario
della Figc, Guido Rossi, e lo stesso Galliani. Secondo
alcune indiscrezioni, Rossi avrebbe posto il problema
della presidenza della Lega, nella consapevolezza che la
fase attuale "non è gestibile da Galliani". Tuttavia
quest'ultimo ha posto un'obiezione che Rossi ha trovato
fondata: un avvicendamento ai vertici della Lega calcio
proprio alla vigilia dei mondiali rischia di scatenare
il caos. Perciò si è optato per una soluzione di
transizione. Non è stato ancora individuato il nome di
chi affiancherà Galliani, ma è certo che non potrà
essere uno dei presidenti delle società affiliate alla
Lega.
Intanto tra Roma e Napoli il calcio italiano ha
cominciato la settimana delle inchieste con una giornata
davvero intensa, e su tutti i fronti. Nella capitale si
è mossa la giustizia sportiva, con gli interrogatori
dell'Ufficio indagini nella sede della Figc, ed è
proseguito il lavoro dei pm ministeri Luca Palamara e
Cristina Palaia che indagano sulla Gea. A Napoli altra
'sfilata' davanti ai pm Giuseppe Narducci e Filippo
Beatrice.
La giornata è cominciata molto presto, ancor prima delle
9, quando nella sede della Figc in via Allegri è
arrivato Francesco Saverio Borrelli. Davanti ai
componenti dell'Ufficio indagini della Federcalcio si è
seduta per prima Maria Grazia Fazi, ex segretaria della
Commissione nazionale arbitri, che però non ha risposto
alle domande. "Questo ufficio non ha nessun potere su di
lei", ha poi precisato il suo avvocato. "La Fazi è
impiegata, non è tesserata, non è dirigente. Comunque
non abbiamo risposto per rispetto della Procura della
Repubblica di Napoli che ci deve convocare per i
prossimi giorni. Tuttavia l'ufficio indagini se vorrà
potrà riconvocarci dopo che avremo risposto alle domande
dei pubblici ministeri di Napoli che, a quanto pare,
vogliono concludere in tempi rapidi le loro indagini".
Subito dopo è stata la volta di Gennaro Mazzei, ex
designatore dei guardalinee, che dopo essere stato
ascoltato ha liquidato i cronisti con due parole: "Sono
tranquillissimo". Più loquace il suo legale: "Non c'è
stata nessuna subordinazione a Leonardo Meani (addetto
agli arbitri del Milan, ndr). C'è solo una
subordinazione gerarchica all'interno della Can di serie
A e B. Si è parlato di tutto, si è parlato delle cose
che sono uscite sui giornali". "Le intercettazioni? Si
tratta di parole - ha proseguito l'avvocato del
dirigente milanista - che possono solo essere
interpretate. Non pensiamo che verremmo riascoltati,
anche se come tesserati abbiamo l'obbligo di rimanere a
disposizione. Il mio assistito ha avuto un atteggiamento
collaborativo come da statuto".
Tra via Allegri e via Po, sede dell'Ufficio indagini, il
lavoro del pool è proseguito fino al tardo pomeriggio.
Sono stati ascoltati gli assistenti Enrico Ceniccola,
Giuseppe Foschetti e Gabriele Contini, quindi il
segretario della Can Manfredi Martino. "Sono sereno - ha
detto quest'ultimo - e non sono così importante...".
Il punto della situazione, almeno parziale, lo ha fatto
proprio Borrelli a fine giornata. "Non abbiamo giocato,
abbiamo lavorato per parecchie ore e qualche risultato
lo abbiamo portato a casa", ha detto lasciando la sede
della Figc. "Non voglio esprimere giudizi. Adesso
abbiamo un'idea. Dobbiamo verificare se sia veritiera o
meno e ma solo alla fine tireremo le conclusioni".
A Napoli la giornata si è invece aperta con l'arrivo di
Massimo De Santis che, accompagnato dagli avvocati
Costantino Cambi e Silvia Morescanti, ha presentato
un'istanza per incompetenza territoriale e chiede il
trasferimento degli atti alla Procura di Roma. Nel
capoluogo partenopeo sono stati ascoltati l'allenatore
della Reggina, Walter Mazzarri, e il capitano calabrese
Ivan Franceschini. I pm hanno ascoltato anche Gianluca
Pagliuca, Giancarlo Marocchi e Cristian Ledesma.
Ha sfilato anche la 'delegazione' della Lazio, con il
team manager Maurizio Mancini, l'ex allenatore Mimmo
Caso e l'ex difensore Fernando Couto, attualmente in
forza al Parma. Per due, ore, infine, è rimasto in
Procura anche l'allenatore del Livorno Carlo Mazzone.
"Mi auguro che si vada fino in fondo e che queste
indagine non si fermi", ha detto all'uscita il tecnico,
che alla fine del campionato 2004/2005 finì in serie B
con il Bologna. "Adesso - ha aggiunto Mazzone - so che
la retrocessione è meno amara dopo avere dato le mie
spiegazioni ai pm della Procura di Napoli. Riuscirò
anche a pensare a quegli anni con più tranquillità e non
con la stessa agitazione degli ultimi tempi".
Domani toccherà ad un altro allenatore: Luciano
Spalletti, il tecnico della Roma, incontrerà i
magistrati napoletani nella Capitale, nella caserma del
comando provinciale dei carabinieri, dove verranno
effettuati anche altri interrogatori.
Il fitto carnet di impegni di oggi riguardava anche la
Procura di Roma, dove è stato ascoltato Cesare Geronzi.
Il presidente di Capitalia è stato sentito dai pubblici
ministeri Luca Palamara e Cristina Palaia come persona
informata sui fatti nell'ambito dell'inchiesta sulla
Gea, la società che rappresenta numerosi calciatori e
personaggi del mondo del calcio. Al centro
dell'interrogatorio, l'affitto di un immobile in via
Barberini dove ha sede la Gea, la posizione di alcuni
calciatori e alcuni conti di conto corrente. Tra gli
argomenti affrontati, anche il passaggio di Alessandro
Nesta alla Gea. Secondo una testimonianza raccolta dai
magistrati Geronzi avrebbe contribuito a convincere il
calciatore a passare alla Gea della quale fa parte
anchela figlia di Geronzi, Chiara, a sua volta indagata
nell'ambito dell'inchiesta per associazione per
delinquere e illecita concorrenza con violenze e
minacce.
Novità in arrivo, infine, anche da
Torino. E' atteso in questi giorni, probabilmente per
domani, il deposito della decisione del gip Elisabetta
Chinaglia sulla richiesta avanzata dal Procuratore capo
Marcello Maddalena di riaprire l'inchiesta sulle
designazioni arbitrali. L'inchiesta era stata archiviata
la scorsa estate. E' probabile che il giudice si esprima
a favore della riapertura dell'indagine che è stata
richiesta dal capo della Procura torinese in base agli
elementi emersi nell'inchiesta dei magistrati
napoletani, quella nota come 'scandalo delle
intercettazioni'. Nelle settimane scorse il procuratore
Maddalena con gli aggiunti Raffaele Guariniello e Bruno
Tinti, titolare quest'ultimo di un'inchiesta su un
presunto falso in bilancio alla Juventus, erano stati a
Napoli per un incontro con i colleghi partenopei e
romani. Dopo quell'incontro è maturata la decisione di
chiedere la riapertura delle indagini, su cui è ora
attesa la decisione del gip.
La procura antidoping del Coni
ricorrerà alla Caf contro la prescrizione per il dottor
Riccardo Agricola, decisa dalla Disciplinare. Il 20 giugno
2005 l'allora responsabile del settore medico della Juventus
era stato deferito alla commissione disciplinare della Lega
calcio da parte della procura antidoping del Coni, e avrebbe
dovuto essere ascoltato lo scorso 13 gennaio.
Nuove
intercettazioni Milan, Meani: "A Trefoloni
gli fai un bel discorsetto". Bergamo: "Tranquillo,
altrimenti gliela tagliamo noi la testa".
Classici discorsi tra
vittime. 
Capello su Moggi: "E' stato superficiale". Su
Franco disse: "Ha riportato ordine alla Spagna". Beh, a
'sto punto aspettiamo due paroline di conforto per Pol Pot.
«Anche in Europa
Pairetto favorì la Juve»
La rabbia di
Riva: «Mazzini fece entrare i procuratori Gea nel
ritiro della nazionale e Riva s’infuriò»
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Anche il vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini
aveva un occhio di riguardo per la Gea World. E
infatti faceva entrare i procuratori della società ora
sotto inchiesta, persino nei ritiri della Nazionale.
L’ultima informativa consegnata dai carabinieri del
reparto operativo di Roma ai magistrati napoletani,
fornisce nuovi elementi per evidenziare quanta
influenza avessero Luciano Moggi e i suoi amici non
soltanto sul sistema della scelta degli arbitri,ma
anche sul mercato del calcio. Poi svela i contatti con
gli arbitri internazionali che sarebbero stati
garantiti alla «combriccola moggiana» da uno dei suoi
protagonisti: Pierluigi Pairetto. «Metodi—sottolineano
gli investigatori— che vengono definiti dagli stessi
addetti ai lavori e dagli operatori mafiate».
Gli azzurri e la Gea
Il 28 aprile 2005 il dirigente del Milan Leonardo
Meani parla con l’assistente Gabriele Contini. «È
quest’ultimo — si legge nel rapporto — ad esprimere le
sue considerazioni sui vertici federali: «...per
questo è che la Federazione non conta niente!
D’altronde che c’è? Lui (Mazzini), Abete che è un
altro ebete, Ghirelli, tutta sta gente qui! Oh,
Mazzini è quello che faceva entrare i procuratori
della Gea nel ritiro della Nazionale, eh? chiedilo un
po’ ai tuoi giocatori del Milan». Offrendo riferimenti
contestuali e temporali a quanto sta affermando,
aggiunge con tratti di certezza, ulteriori particolari
anche sulla reazione che una simile situazione ha
suscitato nell’entourage azzurro: «È quello che faceva
entrare i procuratori della Gea nel ritiro della
Nazionale questa estate! Eh!... cazzo! Che si è
incazzato Riva (accompagnatore ufficiale). Che roba è?
L’albergo sembra... sembra un carnevale?». Le
affermazioni del guardalinee forniscono ulteriori
elementi sui metodi della Gea di poter operare sul
mercato calcistico da una posizione privilegiata e di
assoluta esclusività, proprio perché si avvale di
canali collusivi e associativi ai massimi livelli
istituzionali».
Le partite di Coppa
Il 4 aprile 2005 Meani chiama l’assistente Claudio
Puglisi, «commentano la designazione della terna
arbitrale per Milan-Inter valevole per i quarti di
andata di Champions League. Proseguendo Puglisi fa
notare al suo interlocutore che a dirigere la Juventus,
impegnata nella medesima competizione contro il
Liverpool, sarà l’arbitro De Bleeckere ed entrambi
concordano che quest’ultimo è "uomo di Pairetto" e che
la dirigenza bianconera «riesce anche ad influenzare
le designazioni a livello europeo». Dieci minuti dopo
Meani parla con l’arbitro Emidio Morganti e «si
lamenta della designazione per i bianconeri: "mi fa
incazzare come... a me, relativamente, però cazzo
allora De Bleeckere è, praticamente, il figlioccio di
Pairetto in Uefa, no!!... quell’arbitro belga arbitra
la Juve a Liverpool. Io... io dico perché gli inglesi
dormono all’umido, ma se io fossi gli inglesi, vedete
che casino, questo qui è venuto a fare il raduno qua
in Italia, dai, con tutti gli arbitri che c’erano
dovevano proprio prendere De Bleeckere..."». La
Juventus perde la partita per 2-1. Il giorno
successivo all’incontro di ritorno che determina
l’eliminazione dei bianconeri Meani parla con il
segretario della Commissione arbitri Manfredi Martino
e «approfitta per scherzare su Pairetto, che si
rammenta anche essere designatore Uefa, il quale
sicuramente sarà stato rimproverato duramente dai
dirigenti juventini per non aver designato per i
bianconeri un arbitro ritenuto da loro gradito».
Ibra squalificato
L’8 maggio 2005 è in programma la sfida scudetto
Milan-Juventus. Uomochiave potrebbe essere Ibrahimovic
che però è stato squalificato per un fallo commesso
durante la sfida dei bianconeri con l’Inter del 20
aprile. «Nella serata del 28 aprile—scrivono i
carabinieri nel rapporto—si consuma nel volgere di
pochi minuti una rapida e concitata sequenza di
contatti tra Bergamo e Meani, in cui il primo è spinto
a chiamare il secondo per chiedergli di essere messo
in contatto conGalliani con la massima premura. Nel
corso dei contatti intervenuti, traspare la serrata
attività del gruppo moggiano in fermento per
l’approssimarsi della sfida scudetto con il Milan, che
trova nell’intermezzo la squalifica di Ibrahimovic.
Una tale situazione fornisce la chiave di lettura alle
pressanti sollecitazioni esercitate dalla compagine
moggiana sull’ambiente federale. Infatti, nell’ultima
comunicazione tra il dirigente milanista e il
designatore arbitrale, dopo che questi aveva parlato
con Galliani, emerge che Bergamo fa presente
all’interlocutore una manovra indiretta portata avanti
in quei giorni mediante la stampa perché la
commissione disciplinare rivedesse il suo giudizio ».
La Juventus presenta ricorso alla Caf contro la
squalifica, ma perde. «La giustizia
sportiva—sottolineano gli investigatori— perviene
liberamente alla sua determinazione, dal momento che
dal tenore delle conversazioni e dal succedersi dei
contatti, si evince che i vertici della Lega
Professionisti abbiano blindato istituzionalmente
l’organo giudicante e l’ambiente federale dalle
incursioni condizionanti della compagine moggiana».
|
Nell'informativa
anche l'influenza juventina sui calendari
ANCORA MILAN-MEDIASET:Quel
dossier a Letta, un favore a Paparesta ALTRO
GENUFLESSO SCOMPOSTO |
MILANO — La reazione del Milan alle
intercettazioni pubblicate ieri
dal Corriere è stata riassunta in un
documento in quattro punti, nei
quali insiste sulla correttezza dei
propri dirigenti. È interessante
approfondire l’argomento toccato nel
terzo punto: «Il dossier Paparesta è
cosa del tutto estranea al ruolo del
signor Paparesta quale arbitro, del
signor Galliani quale amministratore
delegato del Milan e dello stesso
Milan». È vero: come lo stesso
Paparesta ha spiegato ai carabinieri
del maggiore Auricchio il 12 maggio,
«riguarda attività connesse al
Consorzio Assobiodiesel»,
l’Associazione Italiana dei
Produttori di Biodiesel della quale
Paparesta è «revisore contabile.
Chiedevo se vi era la possibilità di
consegnare documentazione al
sottosegretario Letta».
Operazione regolarmente e
felicemente portata a termine,
come spiegato da Galliani a Meani.
In una seconda telefonata, ha
spiegato lo stesso Paparesta al
maggiore Auricchio, «Meani coglieva
l’occasione per dialogare con me
sulle attuali problematiche del
mondo arbitrale, cercando di carpire
alcune mie valutazioni che evitavo
di dare». È evidente che fra le
qualità di Paparesta non spicca
quella di saper mantenere le
distanze dalle società. Soffre di
forte soggezione nei confronti delle
grandi. Primasi fa chiudere nello
spogliatoio di Reggio Calabria da
Luciano Moggi, omettendo di
raccontare l’episodio nel referto;
poi chiede un favore extracalcistico
ai dirigenti di una squadra che deve
arbitrare.
Non il massimo dell’indipendenza,
anche perché resta da dimostrare che
un arbitro possa avere contatti di
lavoro sia pure indiretti con un
club. Ma il record del mondo della
sudditanza Paparesta l’aveva battuto
proprio in Reggina-Juve (6 novembre
2004). Ci vuole una bella fantasia
per chiamare Moggi l’8 novembre,
chiedendogli sommessamente scusa. Di
che cosa? Di essersi fatto chiudere
nello spogliatoio o di aver
occultato l’episodio? Anche il 12
febbraio 2006, Paparesta ha
confermato di non essere uno spirito
libero. Figo disse di aver visto
Moggi entrare nello spogliatoio di
Paparesta prima di Inter-Juve,
perché l’ex d.g. bianconero, con
Giraudo e Bettega, aveva forzato il
blocco delle maschere («non provate
a fermarci») ed era passato dove
Moratti, Facchetti e gli altri
dirigenti mai si erano infilati in
tanti anni, in quanto accesso
vietato, proprio per evitare
contatti fra dirigenti e arbitri.
Paparesta e gli uomini del’Ufficio
Indagini avevano omesso
l’episodio e Figo era stato multato.
Quanto al quarto punto del
documento, nel quale il Milan
rivendica la propria estraneità ad
un «sistema organizzato da terzi»,
saranno la Procura della Federcalcio
ed eventualmente gli organi
giudicanti ad esprimersi. Resta da
capire se è illecito chiedere
arbitri (Juve) ed è lecito chiedere
assistenti ad hoc (Milan). Come
l’assicuratore vogherese Puglisi.
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Moggi nel Presepio
Non solo Juve,
nelle intercettazioni la posizione
difficile
di biancazzurri e Fiorentina. I Della
Valle preparano la difesa
Le strane manovre
di Lotito & compagni
Telefonata a
Mazzini sui designatori: "Bisogna che te
li lavori tutti e due..."
di MARINO BISSO e CORRADO ZUNINO
Claudio Lotito
presidente della Lazio
ROMA - Raccontano i carabinieri
del nucleo operativo di Roma, a
proposito della Lazio: "Il sistema
moggiano si offre di gestire tre gare
della Lazio, contro il Chievo a Verona
(vittoria 0-1), la successiva con il
Parma (vittoria 2-0) e il Bologna alla
12ª giornata (vittoria 1-2). A ciò si
aggiunge la richiesta di Lotito di
gestire la gara fuori casa con il
Messina, richiesta declinata perché
quella è una società vicina all'area
moggiana". Il vicepresidente federale
Innocenzo Mazzini dirà allo stesso
Lotito: "Quella è roba di Luciano". Con
il Messina la Lazio perderà 1-0. Nel
dossier emergono dettagli importanti sul
coinvolgimento di molti club nello
scandalo.
"Trefoloni è un amico".
Sull'arbitro Trefoloni designato per
Lazio-Juve (0-1) c'è scontro. Mazzini
spiega a Lotito: "È un grande amico
mio". Nello scontro diretto con la Juve,
però, l'amico della Cupola non può che
favorire la Juve: "Non è stato amico
questa volta lo sarà la prossima",
Mazzini prova a rabbonire un Lotito
arrabbiato che comprende e dice:
"Cerchiamo de riparà 'sti danni".
Mazzini: "Parla poco per telefono...
Questo è un ambiente difficile, un
giorno devi essere lepre e un giorno
devi essere cane". Lotito chiede a
Mazzini gli arbitri in anticipo, ogni
settimana: "Come sono le previsioni del
tempo... Ma non è uno dei tre dell'Ave
Maria, quello con la D., quello con la
R., quello con la P.".
Carraro interviene per la Lazio e la
Fiorentina. L'8 febbraio 2005, alle
22,30, i carabinieri intercettano una
"breve e inquietante conversazione tra
Lotito e Mazzini in cui emerge
chiaramente l'opera del presidente
federale Carraro per favorire la Lazio".
Più avanti, a torneo inoltrato, si
parlerà dell'opera di Carraro e del vice
Abete "per favorire la Fiorentina".
Ancora, Lotito invita Mazzini a
convincere i designatori: "Bisogna che
te li lavori tutti e due e ci parli in
modo chiaro". Mazzini replica svelando
il fianco scoperto di Carraro: "Lui c'ha
paura di Gianfranco Fini e di Letta".
Sono continue le telefonate di Lotito al
vicepresidente federale. Chiede sempre
un arbitro di favore: "... Domenica c'ho
il Parma, che è importante".
Ottenuto l'arbitro giusto e il rigore,
Mazzini gli urlerà al telefono:
"T'arrestano... T'arrestano...". Ma il
famelico Lotito non s'accontenta:
"Domenica abbiamo il Messina, è
importante...". Più avanti: "Ho tre
nemici, Gazzoni, Cellino e... E'
importante". "Per te è sempre
importante", sfinito, Mazzini.
Lotito è a conoscenza del tentativo di
mettere sui binari giusti l'ormai famoso
Lazio-Fiorentina. Dopo l'1-1 finale, che
non consente ancora di salvare la
Fiorentina, il gruppo Moggi-Mazzini
tenta di organizzare l'ultima giornata.
Mazzini e il designatore Bergamo
architettano il coinvolgimento di
Pantaleo Corvino, ds del Lecce, per
addomesticare Lecce-Parma: "Lui farà il
massimo, anche se è in uscita...". Per
le altre partite Mazzini dice: "Ho
convocato l'ordine del collettivo". E
dopo la gara gonfia il petto con il
dirigente viola Mencucci: "Le nostre
pedine funzionano sempre".
La difesa di Della Valle. Sul
discusso finale 2004-2005 della
Fiorentina i fratelli Della Valle
saranno sentiti a Napoli all'inizio
della prossima settimana. La difesa
punterà l'indice contro Innocenzo
Mazzini, vicepresidente federale che -
sostengono i Della Valle - dopo numerose
proteste arbitrali si offrì come il
rappresentante della federazione
incaricato di sorvegliare sulla
"regolarità del campionato". I Della
Valle negano di essersi piegati alla
Cupola perché a fine campionato
restituirono tre giocatori alla Juventus,
cominciarono la battaglia sui diritti tv
e si scontrarono con Galliani in Lega. E
Collina all'ultima giornata non era
certo un arbitro "controllabile".
Intanto Ieri la procura di Torino che
indaga sui falsi in bilancio della Juve
ha perquisito le sedi di Palermo,
Reggina, Crotone, Bologna. A Roma
interrogato il procuratore di Chiellini,
Paolo Bordonaro: secondo lui Lippi jr.
gli portò via il calciatore
prospettandogli la Juve. Chiellini
rischia di essere indagato, Blasi vuole
collaborare. Oggi a Napoli c'è l'ex
designatore Paolo Bergamo. (ha
collaborato rusum tesfai)
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Federcalcio,
Carraro si dimette.
Moggi: "Tradito
da Galliani"
C'è anche il Milan sotto inchiesta. |
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Borsa Juve,
continua la picchiata
"Nella
caduta degli dèi juventini vien fuori che la
preoccupazione maggiore di Luciano Moggi, il
direttore generale, è stata, nei giorni
spasmodici dello scandalo, di contrattare la
liquidazione più alta, e di Giraudo,
amministratore delegato, di difendere i dieci
milioni di euro che valgono le sue azioni della
società. Di Bettega, il terzo della triade, si
sa soltanto che al momento del congedo ha pianto
senza nascondere le lacrime, non si sa se per la
caduta dall'altare o per la perdita degli
emolumenti. "
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1 – ROSSI
REVOLUTION
L’uomo delle pulizie è già al lavoro (gratis, non riceverà un euro
dalla Federcalcio) con un programma ben preciso, e condiviso dagli
esperti del settore. Guido Rossi avrebbe in mente di
riportare il campionato a 16 squadre e di riscrivere le regole delle
società quotate in Borsa. E con il commissario Rossi finisce
anche la pacchia dei bilanci taroccati a colpi di plusvalenze: e
gran parte delle società sportive sono a rischio di crac, in primis
la Lazio.
I dolori arriveranno, naturalmente, dal fronte della giustizia
sportiva. Il quadro che si prospetta è da brivido per Juve, Lazio,
Fiorentina. A quanto risulta a Dagospia, tutte le tre squadre
dovrebbero essere sbattute in Serie B. Per quanto riguarda il Milan
si parla di punti di penalizzazione per la partita con il Brescia.
All’inferno la Vecchia Signora, dietro la lavagna il Diavolo
rossonero, l’Inter verrebbe quindi proclamata campione del
campionato 2005/06; al secondo posto la Roma che le varrebbe un
posto in Champion’s League.
Il neo commissario straordinario, intanto, nominerà d'intesa col
Coni 4 vice commissari e uno si occuperà dell'area della giustizia
sportiva. Dove sicuramente resteranno al loro posto i qualificati
componenti che hanno svolto con particolare rigore il loro compito,
dallo scandalo delle scommesse al caso Genoa, senza fare sconti a
nessuno.
2 - OLIVIERO TOSCANI: JUVE
RIPARTA CON LAPO ELKANN, MA NON DA B, DA INTERREGIONALE
(ANSA)
- ''La Juve in B? Se fossi un club di serie B mi incazzerei a
giocare con loro. Devono ripartire dall' Interregionale'', parola di Oliviero Toscani, fuoriclasse della comunicazione, che
in un'intervista ad Affaritaliani.it, individua anche l'uomo giusto
per far ripartire i bianconeri: ''Lapo Elkann sarebbe
perfetto. Ho parlato un paio di volte con lui di calcio e mi aveva
detto che questa dirigenza proprio non gli piaceva''. ''E' una
vergogna - dice Toscani delle intercettazioni - Tutti
sapevamo questo da tempo, quante voci si sentivano? Siamo i soliti
italiani, sappiamo tutto, siamo consci che smottera' il terreno e
poi ci mettiamo a piangere quando piove. Siamo un popolo poco
coraggioso non vogliamo mai affrontare i problemi''. ''Come se ne
esce? - prosegue - Male. La Juventus dovrebbe partire da zero. Ma
non in B, ci sono squadre che hanno fatto fatica ad arrivare tra i
cadetti. No, deve giocare in C1... CZ, cosa c'e' di piu' basso?''.
Dall' Interregionale, tra i dilettanti?
''Certo. Se fossi un club di serie B mi incazzerei. E tutti quelli
che hanno imbrogliato che ripartano pure loro dal basso. In piu', ai
Mondiali non si dovrebbe andare. E' una vergogna, non voglio essere
rappresentato da questa Nazionale. Che perdano tutti. Nel mondo
sarebbero piu' felici''. Secondo il pubblicitario, alla dirigenza
della nuova Juve dovrebbe andare Lapo Elkann.
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(Chiara Geronzi e
Cesare Romiti-U.Pizzi) |
''Lapo perfetto. Mi ricordo che parlando un paio di volte con
lui mi disse che questa dirigenza non gli piaceva. Lui e' uno
juventino vero, ma non apprezzava la Juve gestita cosi'. Poi mi
prendeva in giro perché sono interista. E sa cosa gli rispondevo?
'E' chiaro che vincete avete gli arbitri in mano'. E aggiungevo:
'Giocare con la Juventus vuol dire partire da meno due'. Comunque
poi non so, non e' che io e Lapo parlassimo sempre di
calcio...''. E se Lapo prendesse in mano la Juve dovrebbe
''Avere il coraggio di ripartire da zero''. Ammira
Zeman Oliviero Toscani (''E' un grande. Aveva ragione'') e
rivaluta l'immagine di Massimo Moratti: ''Fantastico. Abbiamo vinto
noi tutti gli scudetti''.
3 – GIRAUDO: ROMITI LO CONOSCEVA BENE
Non c’è solo Lapo: tra i nemici della Triade nessuno ha
segnato il nome di Cesare Romiti. Che fu il
responsabile dell’estromissione di Antonio Giraudo
dalla Fiat: all’epoca curava il settore immobiliare del Sestriere.
Uscito dalla porta, Giraudo rientrò dalla finestra di Umberto Agnelli, in compagnia di Moggi. Romitone espresse
direttamente all’Avvocato le sue riserve (eufemismo) ma
Gianni Agnelli replicò che non poteva
permettersi di spaccare la famiglia.
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ROMA - C'è il folklore: Luciano Moggi
chiama Aldo Biscardi ("amore", "angelo"), il
giornalista gli rinfaccia una scommessa vinta e
mai pagata, allora il direttore generale della
Juventus è costretto a ricordargli di averlo già
onorato con "un orologio da 40 milioni". C'è il
conflitto d'interessi di Alessandro Moggi,
figlio d'arte, che con la sua società Gea smista
giocatori a destra e manca con l'amorevole aiuto
e consiglio di papà Luciano nella sua tripla
veste di genitore, dg della Juventus e regista
di una bella fetta del mercato pallonaro. C'è il
controllo militare sui designatori arbitrali: da
un lato Pierluigi Pairetto, che Moggi al
telefono chiama "Pinochet"; dall'altro Paolo
Bergamo, detto "Atalanta". Ci sono i dirigenti
delle istituzioni, Figc e Uefa, piegate a
interessi di parte: per sistemare gli amici e
soprattutto per avere arbitri amici, in
campionato (sorteggio parziale con le cosiddette
griglie) e in Champions League (designazione
diretta). E c'è addirittura una riunione in casa
di Antonio Giraudo, amministratore delegato
della Juventus, con Lucianone e i due
designatori.
C'è un po' di tutto, insomma, nelle
intercettazioni telefoniche disposte dalla
Procura di Torino fra il 10 agosto e il 27
settembre 2004 nell'ambito del fascicolo (poi
archiviato) su Moggi, Giraudo e Pairetto per
associazione a delinquere finalizzata alla frode
sportiva, ora sui tavoli di Figc, Uefa e Procura
di Roma. Mattatore indiscusso Luciano Moggi.
MOGGI DESIGNATORE - Il 10 agosto 2004 si
gioca a Torino l'andata dei preliminari di
Champions League tra la Juve e gli svedesi del
Djugarden. L'arbitro tedesco Herbert Fandel
annulla un gol a Miccoli, finisce 2-2.
L'indomani Moggi chiama Pairetto: "Gigi, ma che
cazzo di arbitro ci avete mandato?". Pairetto
tenta di difenderlo: "Fandel è uno dei primi, il
top". Moggi: "Ma può andare a fare in culo, te
lo dico io. Oh, mi raccomando per Stoccolma (la
partita di ritorno, ndr), eh?". Pairetto: "Porco
Giuda, mamma mia, questa veramente dev'essere
una partita... ". Già che c'è, Lucianone dà
disposizioni anche per un'amichevole a Messina:
"Oh, a Messina mandami Consolo e Battaglia. Con
Cassarà, eh?". Pairetto: "Già fatto". Anche per
l'amichevole di Livorno, tutto a posto. Moggi:
"A Livorno Rocchi, eh?". Pairetto: "A Livorno
Rocchi, sì". Un pensierino anche alla
partitissima d'agosto con il Milan, il Trofeo
Luigi Berlusconi. Anche lì, l'arbitro lo sceglie
Moggi: "E al "Berlusconi" Pieri, mi raccomando".
Pairetto: "Non l'abbiamo ancora fatto". Moggi:
"Lo facciamo dopo, dai". Puntualmente, il 27
agosto, l'arbitro al Meazza sarà Pieri.
"Con Gigi (Pairetto ndr) è una cannonata", si
compiace Moggi con Giraudo: l'amico designatore
ha appena telefonato dall'Uefa comunicando
l'ottimo arbitro per il ritorno di Champions:
"Mi ha detto "Pinochet" che viene Cardoso, è
buono". Ma poi, a sorpresa, arriva l'inglese
Graham Poll (Moggi lo chiama "Paul Green"): "Ci
han cambiato l'arbitro, li mortacci loro. Che
cazzo, oggi li voglio sentì". Sente Pairetto:
"All'anima di Cardoso, eh?". Il designatore è
imbarazzato: "E' successo qualcosa all'ultimo
momento, io ho Cardoso: si vede che è andato
male qualcosa". Andrà tutto bene: 4-1 in
trasferta con il Djugarden, Juve qualificata.
IL PETTINE DEL CAVALIERE - Al Trofeo
Berlusconi, dopo la partita, il premier
Berlusconi organizza una cena con Galliani,
Giraudo, l'arbitro Pieri e altri vip. L'indomani
Giraudo chiama Moggi: "Berlusconi e Galliani
sono andati al tavolo con Pieri e allora sono
andato anch'io, li ho tallonati". Ma il meglio è
accaduto negli spogliatoi dove, racconta Moggi
divertito: "Berlusconi ha preso il pettine e ha
pettinato "Pinochet" col pettine suo. Tanto i
risultati sono relativi, eh eh". Infatti
Pairetto continua a rivelarsi una cannonata. Il
1° settembre chiama Moggi: "Ho messo un grande
arbitro per la partita di Amsterdam: Majer".
Moggi: "Alla grande, dai!". Pairetto: "Vedi che
io mi ricordo di te, anche se tu ormai ti sei
scordato di me". Moggi: "Ma non rompere, vedrai
quando torno, poi te lo dico se mi son
scordato".
DI PADRE IN FIGLIO - Alessandro Moggi
discute con papà del destino di giocatori come
Cristiano Zanetti, Galante, Chiellini, Zalayeta,
Salas, Jankulovski, ma anche dei procuratori
Terraneo e Perinetti. Moggi jr. offre a Moggi
sr. il laziale Liverani. Ma per Luciano è
"troppo lento", mentre "Baiocco si potrebbe
vedere". I due sono molto interessati al Napoli,
a metà strada fra il presidente dell'Udinese,
Pozzo, e il produttore De Laurentiis.
Il 28 agosto 2004 padre e figlio parlano della
trattativa per Miccoli con la Lazio. Luciano:
"Io a Lotito gli ho chiesto 10 milioni e lui mi
ha detto 5, no? Tu gli devi dire: guarda che io
posso convincere mio padre a farlo a 7,5. Fagli
un po' di storie all'inizio". Ale, che gestisce
Miccoli, prende nota. Ma Miccoli fa le bizze.
Moggi sr. chiama un suo amico perché gli dica
"di fare meno lo stupido" altrimenti "non lo
faccio chiamare in Nazionale, così gli metto
giudizio, perché in Nazionale ce l'ho mandato
io".
UNA BIONDA A RISCHIO - Nei grandi giochi
dell'Italia pallonara c'è pure tempo per
questioni più prosaiche, come la sistemazione di
una dirigente della Can (commissione arbitri
nazionale) che segue i due designatori. E' molto
legata a Bergamo, è amica di Moggi, ma invisa a
Pairetto dopo avere sparlato di lui ("dopo quel
che ha detto in giro di me - tuona Gigi - non la
voglio più, una serpe in seno"). Bisogna
paracadutarla in un altro ufficio, ma senza
scontentarla, perché è depositaria di molti
segreti. Chi interviene a sistemare quel piccolo
affare di Stato? Moggi, naturalmente.
Il primo settembre telefona a Franco Carraro. La
prende alla lontana. Parla del destino del
Napoli, ormai nelle mani di De Laurentiis (Carraro:
"E' un matto totale", Moggi: "Lì son tutti
matti, ma ora poi ci faccio una chiacchiera
io"). Poi butta lì che il nuovo ct della
Nazionale, Marcello Lippi, va "tenuto a bada,
riordinato". Come? "Creandogli un ufficio con
una segretaria, una che conosce arbitri
internazionali". Ecco, lui ne avrebbe una che fa
proprio il caso: "Quella bionda, rampante, che
conosce tutto l'ambiente". Una certa G. F. Moggi
ne parla con il vice di Carraro, Innocenzo
Mazzini, suo fedelissimo. Che mangia la foglia:
"C'hai un culo da impiantare, eh, sudicione?".
Moggi confessa il movente del trasferimento:
"Bisogna toglierla da dov'è". Mazzini: "La
bionda va dicendo in giro che han messo di mezzo
gli avvocati, e se non le danno ogni cosa fa
scoppiare un gran casino, un bel bubbone".
Moggi, prudente: "Io non so quel che ha fatto
lei lì, ma non parliamone per telefono".
Mazzini: "Mi avevi detto che non hai nessun
controllo". Moggi ha un presentimento: "Eh, che
ne so io di quel che combinano". L'importante è
tenere Carraro all'oscuro dei retroscena: "Lui -
raccomanda Moggi - non deve sapere, del
meccanismo non sa niente". Lippi però fa
resistenza. E Bergamo difende "la bionda".
Mazzini teme ricatti: "Vuole una bella carriera,
sennò canta ai giornali".
Moggi batte i pugni: se i due designatori
continuano a litigare "vado da Carraro e faccio
alzà di peso tutti e due. Se me fanno 'ncazzà il
duo indivisibile va a casa prima del tempo".
Anzi, "faccio mandare via Bergamo". Come se i
designatori fossero cosa sua. Mazzini,
terrorizzato: "Stai attento ai giornali, sanno
tutto, lei si è premunita e se apre bocca". Alla
fine G. F. è stata spostata dalla Can
(commissione arbitri) a un altro ufficio della
Federcalcio.
CENA A CASA DI GIRAUDO - Tutto è bene
quel che finisce bene, salvo per il povero
designatore Bergamo, strapazzato da Carraro
davanti a tutti nel vertice del 17 settembre.
Moggi se la ride con Giraudo: "Ha fatto una
cazziata all'"Atalanta", che è colpevolissimo!".
Poi chiama Bergamo e lo rincuora: "Martedì vieni
a cena da Giraudo? Ti devo dire quel che mi ha
detto Carraro, ce l'ha con te di brutto".
Bergamo è ancora "incazzato nero" con il
presidente per "come mi ha trattato, mi ha
levato il rispetto". Cova propositi di vendetta:
"Gliela faccio pagare, non so quanto resisto
ancora, gli fò fare una figura sui giornali che
si deve vergognà per tutta la vita". Moggi tenta
di placarlo: "Stà calmo, ci ho parlato io, ormai
è superato, dai, su. L'aggiusto io, non ti
preoccupà, ho già messo tutto a posto io.
Vediamoci martedì alle 7,30 a casa di Antonio".
La cena si tiene martedì 21
settembre, vigilia di Sampdoria-Juventus. Pare
che partecipi anche Pairetto: alle 22,36
telefona al figlio (in lontananza si sente la
voce di Moggi) per farsi leggere "il calendario
di sabato-domenica", quarta di campionato.
Evidentemente i due designatori ne stanno
parlando con i due massimi dirigenti della Juve.
A quale scopo, non si saprà mai: pochi giorni
dopo le intercettazioni s'interrompono. |
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ELEGIE DUDEKIANE
Grazie all'amico Noi Borg,
Inshallah Dudek vi risolverà la giornata.
DI
NUOVO LA FARMACIA DELL' IG FARBEN - Dopo il
successo de "BENZEDRINA E III REICH", tutto è
pronto per il nuovo reality show della tv mondialista:
"La Farmacia sportiva della nuova IG Farben". Il
programma è stato registrato negli anni passati ( tra il
1933 ed il 1945, con 100 tonnellate di Zyclon B prodotti) e
prevedeva un bombardamento farmaceutico su un gruppo di giocatori impegnati a disputare campionati
nazionali e internazionali. Scopo del format è
assistere alle eventuali mutazioni genetiche che
investiranno i concorrenti nel corso degli anni, nonché
all'eventuale rinascita del movimento nazista testando i farmaci
sopra soggetti considerati geneticamente propensi a quella
mutazione. Nella foto, il Bayer Leverkusen: una delle due
squadre europee diretta diramazione dell' IG Farben
nonché test principale per l'osservazione della mutazione.
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