Il discorso di Kaccanagotta

Kaccanagottasutta
(Samyutta Nikaya, 2.12.2.5)

 


Così ho udito. Una volta il Beato soggiornava nel boschetto di Jeta, presso Savatthi, all'interno del parco di Anathapindika. Un giorno il venerabile Kaccanagotta si recò lì dov'era il Beato, lo riverì e gli assise a un canto. E dopo essersi seduto lì accanto, Kaccanagotta così gli disse: "Retta visione, retta visione, o signore, si dice! Ma cosa è realmente questa retta visione?".

"il mondo, o Kaccana, generalmente si basa su queste concezioni, cioè l'eternalismo o il nichilismo. Ma chi, o Kaccana, considera alla luce di una retta conoscenza e secondo realtà, la nascita del mondo, costui non può che rimanere immune da ogni forma di nichilismo nei riguardi del mondo.

E chi, o Kaccana, considera alla luce di una retta conoscenza e secondo realtà, il dissolvimento del mondo, costui non può che rimanere immune da ogni forma di eternalismo nei riguardi del mondo.

Il mondo, o Kaccana, è vincolato dalla propensione, dall'appropriazione e dall'adesione. Ma il saggio rimane immune dalla propensione e dall'appropriazione, dall'ostinazione mentale, dall'adesione e dalla proclività, non si aggrappa ad essi né si fissa sull'idea "Questo è il mio sé".

Egli non ha alcun dubbio né incertezza sul fatto che tutto quel che sorge è solo dolore e tutto quel che perisce è solo dolore, e la sua consapevolezza di ciò non dipende da altri. Questa, o Kaccana, è la retta visione.

La teoria secondo cui tutto esiste è un estremo, o Kaccana, e così quella secondo cui tutto non esiste. Ebbene, o Kaccana, il Tathagata rifiutando entrambi questi estremi, insegna il Dhamma di mezzo".

 


 

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