Grammatica

Abbiamo preso spunto per questo capitolo dagli "Elementi di grammatica" del volume "Parole e gente" di I. Santagiuliana, pubblicato dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio, semplificando le regole e adattandole naturalmente al dialetto di Casirate.

Rimandiamo chi volesse approfondire l'argomento al volume citato, fatte salve le differenze tra i due dialetti.

Queste note sono scritte solo per dare un'idea della grammatica del nostro dialetto; ci siamo limitati alle regole base senza la pretesa di essere esaurienti; ringraziamo fin d'ora chi, più esperto di noi, ci potesse aiutare a redigere una grammatica più completa. A nostro parere comunque dettare regole grammaticali per il dialetto è abbastanza arduo, proprio per il fatto che questa è sempre stata la lingua della gente illetterata e spesso analfabeta e che una grammatica non è mai stata codificata.

La frase prende la forma negativa con la particella mìa posta dopo il verbo (es.: 'l è mìa bu non è buono, capace) o fra il verbo e il participio passato (es.: 'l ó mìa ést non l'ho visto) in caso di tempo composto.

Sta davanti al verbo nel caso questo sia all'infinito (laùr da mìa crèt cose da non credere).

Non esiste una regola per passare da un termine al suo femminile o al suo plurale, le forme femminili e plurali che abbiamo voluto in qualche modo esemplificare dipendono molto spesso da quelle della lingua da cui il vocabolo è stato preso, gli esempi citati sono perciò suscettibili di un alto numero di eccezioni. Comunque abbiamo cercato di citare sempre le forme irregolari.


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