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La Carovana

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Il diritto alla sicurezza

di Pasquale Maresca

La legge non è uguale per tutti. L'accesso alla giustizia è di fatto negato ad una larga fetta della popolazione. La riparazione degli errori giudiziari è in pratica inesistente. Né agisce alcuna legislazione a favore delle vittime dei reati, grandi o piccoli che siano. I cittadini non si sentono sicuri di fronte al crimine. Crescono le risposte private ai sentimenti pubblici d'insicurezza. Cresce un bisogno diffuso d'ordine nei cittadini. Questo collasso della giurisdizione - civile, amministrativo e penale - spinge a ricercare nella rappresentazione spettacolare della giustizia la ricerca di quel risarcimento che per via normale non si trova. Così la carcerazione preventiva, di fronte alla lunghezza dei tempi processuali, diventa una forma d'esecuzione anticipata della pena. A tal punto, che le carceri negli ultimi anni hanno raddoppiato la loro popolazione. Gente ferita, dolente di cui spesso non si capisce dove finisca la sanzione della colpa e dove comincia quella del castigo. Il cedimento delle norme giuridiche dello Stato è il segno, uno dei più gravi, della crisi democratica. Il dibattito sulla giustizia spesso si accende di significati del tutto esterni ai fatti penali specifici: diventa una sorta d'imbuto in cui scaricare scontri sociali, politici e talvolta anche conflitti privati. Fare queste considerazioni non vuol dire, per nulla, sminuire i meriti della magistratura e degli organi investigativi. Vuol dire, al contrario, replicare alla stupida e falsa tesi dell'intento politico delle procure, ripetuto fino alla noia da Berlusconi. "Si stava meglio quando si stava peggio". Fatto proprio questo vecchio slogan, il Polo cerca di diffondere l'idea isterica e distorta a tornare indietro, facendo leva sulle tante incertezze del presente. Un processo d'erosione, che tende a rovesciare la verità storica e politica di tanti anni di malgoverno. E proprio dalle nostre parti, questi rumori, si avvertono con più frequenza. Una destra dalla memoria corta, passata in breve tempo dal leggendario decreto Salva-ladri alla cosiddetta giustizia fai da te… Come dire: dalla scarcerazione dei delinquenti condannati, all'esecuzione sul posto dei sospettati! Siamo consapevoli che la criminalità, nei suoi vari aspetti (micro ed organizzata), rappresenta un fenomeno corrosivo di un ordinamento basato su leggi certe. L'ubbidienza alle regole, su cui si fonda la società, è garantito attraverso l'istituzione d'organi giurisdizionali e mediante il ricorso a norme sanzionatorie che puniscano gli inosservanti. Ma il ricorso semplicistico alla forza non basta. È palese che col inasprimento delle pene e con lo smodato impiego delle forze dell'ordine non si determina alcuna diminuzione dei crimini e degli illeciti. Il modello Giuliani, la famosa tolleranza zero, significa credere che il male stia "fuori", sia un immigrato da cacciare, un tossicodipendente da isolare o un delinquente da eliminare, con buona pace del Polo… Al contrario serve Prevenzione, cioè impegno dello Stato, delle istituzioni, della società tutta, per intervenire nelle zone ad alto rischio. Per esempio, s'istituiscano centri sociali in cui attivare azioni complementari alla scuola per tutti quei minori considerati "a rischio". Ma prevenzione significa soprattutto "Giusto Processo", equo tra le parti in causa, ma subito esecutivo, fin dal primo grado. Occorre certezza della pena. La giustizia deve riconciliare i cittadini e la democrazia. Solo in un diritto mite e serio, sta una società giusta ed uno Stato davvero efficiente. Questa è cultura della legalità.

 

 

 

 

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