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Criminalità oggi

di Angela Longobardi

Viviamo in un mondo che si caratterizza per un alto tasso di criminalità. Criminalità che si manifesta con particolare virulenza nei paesi economicamente più sviluppati. Terribili storie d'aggressioni, omicidi, rapine, ed estorsioni, stupri, quotidianamente c'investono riportandoci ad un viaggio nel passato fatto di primitive barbarie dove non si tiene di certo conto dell'evoluzione sociale compiuta, nel corso degli anni. I dati pubblicati dagli ultimi sondaggi fatti parlano chiaramente: anche il nostro "bel Paese" non si è sottratto a questo destino comune calato come un triste tramonto sulle nostre teste. Storicamente in Italia i fenomeni delinquenziali hanno proliferato maggiormente nelle regioni meridionali, afflitte da mali secolari. Le condizioni d'arretratezza culturale ed industriale hanno rappresentato il terreno fertile ed ideale per la nascita e la crescita della criminalità organizzata sempre più assetata di profitto e di potere. Tanto da raggiungere l'assetto di grande impresa, il cui fatturato tocca picchi altissimi. Ma oggi la criminalità è un fenomeno, non più e non solo, legato al sud del Paese. Basta scorrere le pagine dei quotidiani o guardare un qualsiasi TG per rendersene conto. Parlando di criminalità, come non ci si può soffermare sulla situazione stabiese. Anche se il sangue non scorre più cospicuo tra le strade della città, anche se le canne delle pistole sembrano apparentemente ammutolite ciò non vuol dire che miracolosamente, non ci sia più il problema. Intanto, tra le strade, continuano i fenomeni legati alla microcriminalità e alla micro-estorsione, e tra le viuzze più buie lo spaccio di stupefacenti non è mai finito. Anche se i "capi", capaci di raccogliere intorno alle loro corti grandi consensi, sono reclusi, questo non vuol affermare che non ci siano segnali d'interessamento da parte d'altri boss, o di qualche "cane sciolto". Da più parti s'invita a non abbassare la guardia. Alla società civile che ancora non conosce i nuovi volti della criminalità stabiese, spetta il compito di rispondere al silenzio. Continuare a parlare, proprio come si fece l'estate scorsa nel campo nazionale contro la criminalità, che ebbe come sede questa città. Proprio da lì emerse la voglia di parlare direttamente di criminalità, a chi né è protagonista, di scucire le bocche, di operare un cambiamento sociale, di vedere la politica non solo come gestione di potere e bagaglio di voti, di ritrovare il coraggio di investire seriamente al sud. Parlare di tutto questo non con uno Stato ideale ed immaginario, ma con questo Stato. Come sosteneva un grande "servitore dello Stato" Giovanni Falcone: "Dovremo confrontarci ancora a lungo con la criminalità ma non per l'eternità. Perché la criminalità come tutti i fenomeni umani ha un principio, un'evoluzione, e quindi una fine. Sarà difficile ma bisognerà arrivarci".

 

 

 

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