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Avanti un altro… 
Pena di morte: quando la giustizia diventa vendetta

di Angela Longobardi

Pronti ricominciare, dopo Rocco Barnabei gli USA si apprestano a giustiziare altri detenuti. Non si è fermata, non si ferma e non si fermerà neanche questa volta la mano del boia, per l'ennesima esecuzione di routine. Ancora una volta gli echi delle cronache che arrivano da oltre oceano ci sbattono in faccia la nostra impotenza, e la nostra incapacità di comprendere fino in fondo. Ad andare in scena è sempre lo stesso spettacolo: i ricorsi del condannato, il silenzio fatale di un governatore, gli ultimi passi del "dead man walking", il boia pronto a pigiare il pulsante che azionerà la sedia elettrica, o a preparare il cocktail di farmaci che porterà il gelo nelle vene. Non è servito e non è durato l'orrore dopo il caso dell'italo americano Rocco Barnabei, neanche questa volta gli appelli, le fiaccolate, i sit-in faranno breccia nel cuore del continente del grande sogno. Anche questa volta con ferma lucidità la mano del boia colpirà ancora. Forte dei consensi di molti e dei silenzi inspiegabili di altri. "A morte l'assassino", "tolleranza zero" "se ha ucciso deve pagare", affermazioni ricorrenti, non solo laggiù, anche nel nostro civile Belpaese capita di ascoltare nei discorsi di più di un esponente o simpatizzante della nuova destra italiana frasi del genere. Affermazioni di chi pensa che la giustizia sia un mattatoio, di chi non vuole ammettere che l'iniezione letale e la sedia elettrica sono la negazione stessa del concetto di pena inteso come possibilità di cambiamento. Uno Stato non può porsi sullo stesso piano del singolo individuo, un individuo singolo agisce per rabbia, per passione, per difesa. Lo Stato è troppo più forte del singolo individuo per avere bisogno di spegnere una vita umana per difendersi dal mostro di turno o dalla criminalità che imperversa. Diceva il principe Mirskij di Dostoevskij: "Non uccidere. Allora perché se uno ha ucciso s'ha da uccidere anche lui? Uccidere chi ha ucciso è un castigo senza confronto maggiore del delitto stesso. L'assassinio legale è incomparabilmente più orrendo dell'assassinio brigantesco". Le statistiche per chi non se né fosse ancora accorto lo dimostrano mandare un essere umano sulla sedia elettrica non fa diminuire il tasso di omicidi, né è un valido deterrente contro le violenze di ogni genere. Nei tristi giorni immediatamente prima della morte di Rocco Barnabei si sono sentite molte accuse d'ipocrisia nei confronti di chi bolla gli USA nell'applicare la pena di morte e tace di fronte alle fucilazioni pubbliche in Ruanda e a quelle di massa in Cina. Non si può tacere di fronte a nessuna condanna a morte in qualsiasi parte del mondo essa venga commessa, e ancora maggiormente se essa viene eseguita in un paese, considerato dai più caposaldo della democrazia, e faro di civiltà. Terra dei grandi eroi pronti a salvare il mondo con imprese spettacolari, ma solo nelle sale cinematografiche! L'America degli eroi spettacolari e del grande sogno è anche l'America della giustizia "che ha il cartellino del prezzo degli avvocati", l'America che dietro la morte dei Barnabei, degli O' Dell, dei Mc Ginn, prepara le carriere politiche di chi si appresta a reggere le sorti della Casa Bianca, l'America dei processi sommari... l'America dei Sacco e Vanzetti.

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